I
DEMONI
(Mini-raccolta di
racconti)
L’Abbandono
La luna, la luna… Sempre la
luna.
Il corpo della donna giaceva
esanime fra le lenzuola sporche di sangue, il collo completamente distrutto da
un lato, gli occhi spalancati, la bocca aperta in un ultimo, estremo grido di
supplica.
Nel frattempo, a chilometri di
distanza, lui correva ansimando nella foresta.
Amore, è tempo
ormai.
So che ti arrabbierai dopo aver
letto questa missiva, ma non ha importanza.
Sai che devo
andare.
Era uno stupido. Come aveva fatto
a scordarsi un particolare del genere?! Da giorni ormai aveva deciso di
andarsene, e aveva preparato tutto nei minimi dettagli. Era a dir poco
impensabile, inconcepibile che si fosse potuto dimenticare che quella notte
sarebbe stata La notte di quel mese,
eppure era successo, se n’era scordato, e non riusciva a darsi
pace.
Ti amo, ti amo con tutto me
stesso, ed è proprio per questo che devo lasciarti.
Ti meriti una vita con la ‘V’
maiuscola, ed io non sono altro che una misera creatura di Dio, non posso darti
altro che una vita di terrore e pena.
Doveva lasciarla vivere,
nonostante ciò che lei potesse dirgli per convincerlo a non
abbandonarla.
Le aveva scritto una lettera di
congedo. Gliel’avrebbe lasciata in cucina, prima di uscire con la scusa di
andare a comprare le sigarette e poi scappare via.
“Ha telefonato mia sorella, viene
a cena!” gli aveva detto lei con entusiasmo nel pomeriggio, e lui aveva dovuto
tenere nascosta ancora un po’ la lettera. Non voleva rinunciare a vedere la sua
simpatica cognata un’ultima volta. Avrebbe posticipato la fuga alla
notte.
Non sono fatto per la vita di
casa, amore, lo sappiamo entrambi.
Lasciami andare amore, lasciami
vivere serenamente, sapendo che tu sei sana e salva, fra le braccia di un altro
uomo che possa renderti davvero felice.
Avevano trascorso una bella
serata, poi sua sorella era andata via, e loro erano rimasti
soli.
Avrebbe aspettato che lei si fosse
addormentata, poi sarebbe sgattaiolato via di soppiatto, lasciandole la lettera
sul comodino. Ma lei aveva voglia di fare l’amore. L’aveva sedotto, e lui non
aveva saputo resistere. Ricordava distintamente di aver pensato che partire il
giorno successivo non avrebbe fatto differenza e che poteva concedersi un’ultima
notte d’amore con lei.
Aveva dimenticato che quella notte
sarebbe stata una delle sue notti speciali, e probabilmente l’aveva dimenticato
anche lei. Dio, come aveva fatto?!
Credimi tesoro, forse all’inizio
soffrirai un po’, ma poi passerà, e magari ti dimenticherai di
me.
Ti lascio col pianto nel cuore, ma
voglio che tu non sia triste. Sorridi, amore.
L’ultima cosa che ricordava era
l’abbraccio di passione che l’aveva unito per l’ultima volta alla sua anima
gemella.
Al risveglio si era ritrovato
nudo, disteso a terra, e quando si era alzato in piedi aveva visto il cadavere
di lei e la stanza a soqquadro, ed era scoppiato a
piangere.
Aveva sbirciato fuori dalla
finestra e aveva notato che la luna era momentaneamente oscurata da un gregge di
nubi passeggere. Aveva capito immediatamente che di lì a pochi secondi avrebbe
di nuovo perso i sensi.
Aveva sentito la solita scarica di
adrenalina corrergli nelle vene, e un attimo dopo si era gettato fuori dalla
finestra, mandandola in frantumi.
Correva ciecamente nella foresta,
percepiva l’erba farsi largo sotto le sue zampe possenti. Il vento gli scivolava
addosso e fuggiva via, quasi come se perfino l’aria fosse schifata e
terrorizzata dalla sua presenza.
Sentiva un terribile senso
d’abbandono.
Solo. Solo un’altra volta. Solo
per sempre.
Era una punizione che Dio gli
aveva inflitto? Costretto alla mostruosità? Costretto ad essere quasi immortale?
Costretto a non avere neanche la facoltà di potersi
uccidere?
… Perché?! Si divertiva forse Dio
a vederlo soffrire da lassù?!
So che non ci rivedremo. Io sono
destinato all’inferno. Tu però rimarrai sempre nel mio cuore.
Ti amo,
Nicole.
~Tuo, Justin.
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Manca poco ormai al sorgere del
sole.
La maledizione di quella notte sta
per finire, quella di tutta la sua vita purtroppo forse
no.
Justin corre ancora, alla
disperata ricerca di qualcuno che possa piantargli nel petto un proiettile
d’argento.
La sciagurata follia di un
licantropo innamorato.
Fine.