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Autore: Manu_00    21/01/2022    7 recensioni
[Hazbin Hotel]
Uscita viva dall'ultima litigata con Innozenz, Mihaela è stata ingaggiata per indagare su un'attività di scavi presso il complesso della metropolitana di Pentagram City.
Avventuratasi nel grande mondo sotterraneo formato da linee della metro iniziate e mai portate a termine, deposti di gang criminali, rifugi improvvisati ed evidenti sintomi della megalomania di qualche overlord, dovrà avvalersi di una guida per non smarrirsi.
Anche se, tutto sommato, tra la compagnia della guida ed il perdersi sotto terra, non saprebbe dire quale sia l'alternativa peggiore.
[Seguito diretto di Radioactive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VIII


Le urla le arrivavano ovattate, ma le arrivavano, poteva sentire i suoni di una pesante colluttazione e di passi attorno a lei.
Le faceva male la testa, forse perché le avevano schiantato un carrello minerario sulla capoccia?
Ne aveva prese di botte in vita e dopo la vita (principalmente con il suo vicino verso l'ora di pranzo), ma questa le superava decisamente tutte.
Porco cazzo, qualcuno lassù doveva volerle bene se la sua testa non si era aperta come un'anguria.
O forse si stava divertendo a vederla soffrire, possibilità da non escludere.
Perché si sentiva proprio una merda, non riusciva ad alzarsi, un po' per il dolore un po' per la cappa di piombo fuso che le aveva ricoperto il corpo.
Anche il terreno sotto di lei si stava fondendo, di questo passo si sarebbe scavata da sola una tomba di roccia e metallo.
In più, anche se il suo corpo non soffriva il calore, avere metallo liquido sopra gli occhi, nel naso e nelle orecchie certamente non contribuiva a renderle l'esperienza migliore, se apriva la bocca per sputare ne usciva fuori piombo fuso.
Uno dei tanti inconvenienti dell'essere lei: la botta deve avere allentato i suoi freni ed ora il suo corpo stava operando come una centrale nucleare.
O almeno così credeva.
Il punto è che la temperatura corporea stava aumentando e la cosa certamente non era un bene per lei.
Se non altro nessuno avrebbe voluto toccarla in quelle condizioni, quindi non le avrebbe prese come gli altri due stronzi.
Provò a fare appello alle sue forze, era troppo dolorante, incazzata e disorientata per provare a contenersi, e certamente non ci sarebbe riuscita con ben sei persone che si correvano dietro attorno a lei.
Facendo forza sulle sue gambe, qualche modo riuscì a mettersi sulle ginocchia, per quanto queste continuassero ad affondare nel terreno via via sempre più molle, ormai era come stare nelle sabbie mobili, solo che chiunque al posto suo avrebbe già fatto una fine orribile.
Non che ci tenesse a scoprire cosa le sarebbe successo a forza di affondare, quindi portò le braccia in avanti, toccando un muro di roccia, doveva ormai essere sprofondata di mezzo metro, attorno a lei si doveva essere formato un piccolo stagno di materiale fuso.
Un calcio la colpì sullo zigomo, a cui non seguì nessun urlo di dolore, eppure l'aggressore avrebbe dovuto come minimo bruciarsi il piede.
Nemmeno lei urlò, anche se poteva già sentire la guancia offesa che si gonfiava.
Se non altro tra l'avere alzato la testa e lo spostamento provocato dalla botta, le si era liberato il viso da tutto il metallo fuso che le occludeva la vista.
Ovviamente il suo assalitore non volle perdere tempo e tirò un'altra violenta pedata che questa volta la centrò in fronte.
Per un attimo Mihaela vide tutto nero mentre le sue narici venivano assalite dal puzzo di carne bruciata.
Il colpo la spinse indietro, al bordo della piscina di lava che si stava creando attorno a sé.
Non fu piacevole, specie dal momento che non doveva esserci molto spazio tra la sua schiena e l'orlo della piattaforma, se si fondeva quella parte sarebbe precipitata nel vuoto e allora solo Lucifer in persona poteva sapere dove sarebbe finita.
In compenso, quel brusco spostamento le aveva dato modo di mettere un po' di distanza tra lei e il bastardo così da concederle qualche minuto di tregua, quanto bastava per sentire il sapore del sangue in bocca e visualizzare a dovere l'avversario.
Era grosso, lo stesso stronzo che le aveva schiantato il carro in testa, sulla faccia aveva ancora quella bruttissima maschera raffigurante un sorriso stilizzato.
Beh, aveva tutto l'aspetto di un serial killer, un serial killer molto stupido considerato che si era bruciato un piede per colpirla in faccia.
Due volte.
I suoi vestiti bianchi lo coprivano del tutto, e l'unica zona di pelle esposta era quella del piede, di cui era impossibile capirne il colore ora che pareva più un tizzone annerito.
Eppure malgrado l'evidente ferita che non poteva non causargli non poco dolore, il focus di quell'affare rimaneva su di lei, come se il piede annerito fosse un problema da poco.
Mihaela capì presto che se doveva affrontare un nemico che non esitava a mettere a rischio la propria incolumità, perciò doveva affrontarlo in maniera intelligente.
Prima che il bastardo provasse ad avvicinarsi, si tuffò in avanti, spostandosi più veloce che poteva in mezzo alla pietra fusa.
Il colpo arrivò come previsto, il piede buono la centrò sullo zigomo (quello buono) facendole vedere nero (di nuovo) per qualche secondo, ma le sue braccia furono comunque reattive:
Si avvinghiò con tutte le forze alla gamba di quel bastardo e si spinse verso il basso, affondandosi nella piscina rovente assieme al suo assalitore.
Il bestione quasi la schiacciò sotto il suo peso, ma bastarono ben pochi secondi perché del suo corpo non rimanesse molto mentre Mihaela toccava il fondo di quel lago magmatico che stava scavando con il suo corpo.
Aveva eliminato quello grosso, questo l'avrebbe aiutata a calmarsi prima di scavare un tunnel fino al centro dell'inferno.
Abituata com'era a queste situazioni, fece forza per tornare a galla e per smettere di sciogliere ogni cosa attorno a lei, fortunatamente (o sfortunatamente), non era la prima volta che si trovava ad annegare nella pietra fusa da lei stessa, e quelle ripetute evasioni le avevano comunque messo un po' più di forza nelle braccia.
Fu questione di secondi prima di raggiungere la superficie, e dopo qualche tentativo dove la roccia sotto i suoi palmi si scioglieva, riuscì ad aggrapparsi, tirarsi su e gattonare fuori dalla pozza di pietra fusa.
Le arrivò un calcio sul fianco, da qualcuno che probabilmente ci teneva che lei tornasse ad affondare nel magma, ma il colpo non era certamente come quelli del bestione di prima, e non ottenne molto a parte una lieve bestemmia tra i denti.
Il secondo calcio fu anche meno efficace del primo, così come lo furono quelli successivi.
Girando la testa, Mihaela vide un secondo uomo mascherato, molto più magro e secco di quello con cui aveva avuto a che fare prima, che la stava prendendo a calci con insistenza malgrado la gamba stesse praticamente andando a fuoco.
Una squadra di laureandi non c'è che dire.
Senza particolari difficoltà, l'ex securitate, ora non più appesantita dal metallo e dalla pietra fusa, intercettò il colpo prendendogli il piede annerito tra le mani ed eseguendo rapidamente una violenta torsione.
Si sentii un deciso scricchiolio provenire dalla zona del malleolo, ma nonostante questa piccola tecnica avesse fatto strillare di dolore numerosi sfortunati nel corso della sua carriera nel controspionaggio, il mascherato non sembrò accusare il tutto, limitandosi a dimenarsi per sfuggire alla presa.
La demone lo accontentò spingendolo all'indietro, così da farlo finire a terra con un piede rotto e bruciacchiato.
Non aveva tempo per punzecchiarlo, piuttosto doveva prestare soccorso agli altri due imbecilli... anche se non se la stavano cavando particolarmente male.
Certo, nemmeno bene, ma certamente non avevano passato gli ultimi minuti a lottare per non affondare in una pozza magmatica scavata da loro stessi:
Jack stava prendendo schiaffi da una demone particolarmente agile, ma dal momento che la sua pelle era in buona parte bruciata nella zona della faccia i suoi recettori del dolore non sembravano stare funzionando, e l'ex militare pertanto si limitava ad inveire contro la sua avversaria a suo di insulti sessisti e inviti a fare del suo peggio.
E lo faceva del tutto ignaro del fatto che i suoi compagni di viaggio stavano lottando per la vita così come la signora mascherata sembrava ignara del fatto che a parte il far tirare fuori a Faccia Bruciata il peggio del suo repertorio maschilista, i suoi colpi non erano particolarmente efficaci, sebbene Jack dal canto suo era troppo stupido per fare qualcosa in ogni caso, pertanto lo scontro poteva considerarsi un pareggio.
Nathan dal canto suo sta venendo inseguito da un demone basso e grassoccio che cercava di acchiapparlo per la coda, mostrando anche una notevole resistenza nella corsa nonostante la sua figura adiposa.
Questo la lasciò un po' indisposta:
Mentre stava a lottare contro quel colosso questi altri si stavano esibendo in numeri da circo?
Ok, il suo desiderio di rilassarsi era svanito in una nube di fumo, come quello che stava venendo su dal piede del disgraziato che aveva appena buttato a terra.
E che a proposito si era rialzato, questa volta Mihaela si fece trovare in piedi e lo buttò a terra con un calcio sul petto, facendolo rovinare a terra una seconda volta e probabilmente, a giudicare dallo scricchiolio che seguì il colpo, con qualche costola rotta.
Pochi secondi dopo le passò accanto Nathan, e assieme a lui il suo inseguitore.
La demone non si fece sfuggire l'occasione, afferrò la testa del diavolo grassoccio e gliela girò con violenza, rompendogli il collo nonostante per molti sarebbe stato difficile capire se ne aveva uno.
Il disgraziato crollò a terra come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili, con la testa girata e due evidenti segni di bruciatura sul collo.
Ma dal momento che per uccidere un demone ci voleva ben altro, lo scagliò nella pozza magmatica, che stava lentamente iniziando a solidificarsi.
E così due avversari su quattro erano fuori dai giochi, probabilmente per sempre.
Il tipetto smilzo provò ancora a rialzarsi, e la demone rispose assestandogli un violento calcio sulla spalla, e dal nuovo scricchiolio che si levò subito dopo poté intuire di avergli rotto anche il braccio.
Neutralizzato l'avversario per il momento, si avvicinò alla tizia che si stava impegnando in una gara di schiaffi con Jack, il quale ovviamente non aveva mutato di una virgola la propria strategia insultante.
Anzi qualcosa stava facendo, aveva iniziato a ricambiare gli schiaffi, che a sua volta la sua avversaria sembrava non accusare minimamente.
Le afferrò la faccia con violenza, bruciandole il viso mentre la trascinava fino al bordo della piattaforma, per poi lanciarla via dalla stessa senza troppi complimenti.
La sfortunata vittima scomparve presto dalla sua vita, senza gridare o emettere altri suoni che non fossero lo sfrigolio delle fiamme che si erano generate sulla sua maschera.
Dalla donna radioattiva si alzò giusto un dito medio in segno di saluto.
Meno tre.
<< Ehi! Me la stavo vedendo da solo! E stavo anche vincendo! >>
Sorda alle lamentele di Jack, Mihaela si avvicinò al tizio smilzo, quello a cui aveva rotto un piede, un braccio e una costola, mandandolo di nuovo a terra dopo che era riuscito ad alzarsi, sta volta con un pugno ben assestato, abbastanza da dover probabilmente aggiungere una mascella fratturata al già disastrato quadro clinico del suo avversario.
E fatto questo, siccome era abbastanza stufa di giocare con un sacco da boxe. gli afferrò la gamba buona e gliela spezzò con una ginocchiata, adesso tre arti su quattro non erano utilizzabili, non che al bastardo sembrasse importare: si limitava a strisciare sulla nuda pietra verso la piattaforma metallica da cui approdavano i diversi carrelli, Nathan si era infatti nascosto dentro uno di essi non appena Mihaela lo aveva liberato dal suo inseguitore.
Ma vedendosi davanti un avversario tutt'altro che minaccioso, iniziò a tirargli in testa dei sassolini raccattati attorno alla piattaforma.
Sfortunatamente mancò qualche colpo quando l'ex agente afferrò la vittima per trascinarla a sé e poi la rigirò fino a renderla supina.
Messe le mani sul bastardo, anche con lui Mihaela poté constatare la mancanza di dolore o autoconservazione del suo avversario: malgrado avesse tre arti rotti e non poche bruciature sul corpo, lo stronzo continuava a dimenarsi per cercare di colpirla con l'unico arto funzionante.
Messo così più che spaventoso era patetico, come un insetto a cui avevano staccato tutte le gambe per gioco.
Capendo che non era più una minaccia, presto tutta la squadra si trovò attorno al disgraziato, che però non pareva per nulla intimidito dai rinforzi e non modificò una virgola del proprio atteggiamento.
Jack sputò, o almeno provò a farlo, sul demone a terra.
<< Hah! Sembra quel contadino vietnamita a cui avevamo fatto ingoiare le pasticche di captagon! >>
<< E menomale che dovevate essere i buoni... >>
<< Certo che lo siamo! O avremmo perso contro i vietcong! >>
<< Per l'ennesima volta, voi AVETE perso contro i vietcong! >>
Sarà pure il momento meno adatto per questo genere di discussioni, eppure la donna si sentiva in dovere di riaffermare la verità.
Forse tutta quella propaganda a cui era stata esposta in vita era ancora dura a morire.
<< Lo dici perché è quello che dicono i giornali comunisti! Mentite su tutto! >>
<< Oh porca puttana non puoi essere serio! >>
Nathan, decisamente poco interessato al tipo di discussione che stava per crearsi, iniziò a tossicchiare.
<< Ehm lungi dal voler interrompere questo affascinante dibattito storiografico, cosa facciamo con questo qui? >>
Giustamente il piccolo spacciatore riportò l'attenzione sul cultista ai loro piedi, che non la smetteva di dimenarsi come un granchio rimasto con soltanto una chela.
Mihaela non ci pensò molto, e si chinò su di lui per strappargli la maschera.
Nello stesso momento in cui lo fece, il disgraziato smise di muoversi, il braccio buono e la gamba ancora funzionante escluso il piede caddero inerti.
<< Gli abbiamo tagliato i fili... >>
<< Mihaela no! Gli abbiamo tolto una maschera! La maschera non è un filo! >>
La demone sospirò, ma dopotutto non poteva fargliene una colpa a Jack solo perché non era in grado di comprendere anche le cose più semplici.
Cioè probabilmente sì, ma sarebbe stato troppo aspettarsi che lo avrebbe capito, e tutto sommato chi era lei per provare a cercare il successo dove educatori, psicologhi e probabilmente numerosi centri di recupero avevano decisamente fallito?
Tornò a concentrarsi su quanto rimaneva del loro avversario, anche se la vista non era proprio entusiasmante.
Il demone a terra aveva una faccia piccola e secca. ricoperta di peluria blu, e una bocca molto stretta da cui sporgevano piccoli denti giallastri.
Malgrado le botte che aveva preso non era morto, ma il dolore delle bruciature e di tre arti danneggiati doveva averlo fatto svenire.
<< Quindi... qualcuno fa indossare le maschere alle persone e queste diventano degli schiavi, buono a sapersi. >>
Nathan squittì indispettito.
<< Buono a sapersi?! Questi qui ci volevano massacrare! Sono come degli zombie! Anzi, peggio, sono come i miei clienti il lunedì sera! >>
<< O come i soldati neri del mio plotone dopo che gli passavamo le siringhe usate! >>
<< Possiamo concludere una discussione senza parlare di droga?! >>
I due fecero per ribattere, al che Mihaela alzò il pugno con aria molto, molto minacciosa.
E visto come aveva ridotto il poveraccio ai loro piedi e gli altri suoi tre compagni, sia Nathan che Jack si convinsero a non ribattere.
Incredibile a dirsi, ma anche Faccia Bruciata aveva un minimo istinto di autoconservazione.
<< Sono dei burattini, non provano dolore ma non sono nemmeno molto intelligenti, se ne troveremo altri basterà essere più furbi di loro, e non so voi ma io credo di riuscirci. >>
<< E se ci prendono e ci mettono quella maschera in faccia?! >>
Comprensibilmente, Nathan non era molto affascinato all'idea.
<< Beh, nel mio caso si squaglierebbe dopo un po' e tornerei libera. >>
<< E NEL NOSTRO CASO?! >>
<< Sperate sia lì per darvi una mano. >>
<< E se non ci fossi?? >>
<< Vorrei dire che è stato un piacere conoscervi ma sarebbe una bugia, però posso consigliarvi di non separarci. >>
Il demone le mostrò il medio, a cui Mihaela non diede molto peso, troppo impegnata a tirare fuori magma solidificato dalle tasche della sua divisa innaturalmente resistente al calore (anche se molte toppe erano andate ed adesso aveva l'abito bucherellato, più qualche nuovo strappo che doveva essersi procurato nella colluttazione).
<< Dite che questo qui si sveglierà? Vorrei porgli qualche domanda. >>
Tutti si avvicinarono al demone svenuto, che però non diede segno di volersi svegliare, neanche dopo che Jack iniziò a schiaffeggiarlo e Nathan a tirargli i peli.
<< Ehm mi sa che è andato. >>
<< Ci abbiamo provato, va bene, proseguiamo. >>
<< E lui? >> chiese Nathan preso da un improvviso moto di coscienza << Lo lasciamo qui? >>
Calò brevemente il silenzio, mentre gli sguardi dei tre tornarono a posarsi sull'unico sopravvissuto della battaglia, a terra e ferito per avere fatto cose che nemmeno aveva deciso, si sarebbe svegliato da solo e dolorante in un posto trafficato da strani cultisti che conservano organi e altre schifezze in dei barili per motivi non meglio chiariti.
Una sorta terrificante che la maggioranza degli esseri viventi o non più viventi non se la meriterebbero in ogni caso.
Potevano davvero essere così insensibili?
<< Ok, tu lo prendi per i piedi e tu per le mani. >>
Jack e Nathan si misero subito in moto, afferrando lo sfortunato demone per le sue estremità.
Una volta sollevato, si avvicinarono a passi leggeri ad uno dei carrelli in attesa nella piattaforma, ce lo buttarono dentro e tirarono la leva vicina.
Il carrello prese a viaggiare accompagnato da un fastidioso suono cigolante fino a quando non scomparve nel buio.
Presto fu lontano dai loro occhi, dai loro occhi e dai loro cuori.
<< Dite che se la caverà? >>
Mihaela alzò le spalle.
<< Ne dubito, ma più di così non potevamo fare. >>
Lo scontro si era interrotto abbastanza rapidamente, peccato che l'unica persona che poteva dare loro qualche informazione era priva di sensi e certamente non avevano tempo per stare lì ad aspettare che si riprendesse.
Anche perché messo com'era, sarebbe stato abbastanza imbarazzante spiegargli che lo avrebbero lasciato lì ad aspettare che il prossimo gruppi di cultisti arrivasse sulla piattaforma perché non potevano permettersi (o più che quello, non avevano l'intenzione) di trasportare un ferito.
Anzi no, onde prevenire l'eventualità di lasciarsi un informatore dietro sarebbe stato più saggio buttarlo nel vuoto.
Quindi, potevano comunque persuadersi di avere preso la decisione più umana!

Forse.
In ogni caso, adesso non era più un loro problema, e davanti ai loro occhi si ergeva l'ingresso di quello che doveva essere un piccolo tunnel, la meta della loro destinazione.
<< Quindi... vogliamo davvero proseguire? >>
Mihaela fulminò l'ultimo arrivato con lo sguardo.
<< Puoi prendere uno dei carrelli e provare a tornare in superficie, noi dobbiamo proseguire. >>
Nathan deglutì, per nulla intenzionato a viaggiare da solo in quel terrificante complesso sotterraneo abitato da torturatori mascherati.
<< Uh... mi arrendo, dovrò stare dietro i vostri culi fino alla fine di questo incubo e sperare di non pentirmene. >>
<< Ben detto pusher! >> gridò Jack tirandogli una sonora pacca sulla testa che sembrava più uno schiaffo, Nathan strinse i denti ma decise di non lamentarsi.
Non dopo che la sua compagna di viaggio aveva sciolto due demoni in uno stagno di metallo e roccia fusa.
Aveva decisamente capito chi non voleva far incazzare per nessun motivo.
<< Li abbiamo distrutti! Ho dato a quella bastarda delle sberle che non si dimenticherà! >>
E poi c'era l'altro imbecille che giocava a tirarsi gli schiaffi mentre loro due lottavano per la vita, incoraggiante.
<< Quella bastarda forse è morta. >>
<< Perché le ho distrutto la faccia! >>
In tutta sincerità, non sapeva se doveva temere più quegli assassini o i due con cui viaggiava, specie considerando che militari e governativi non erano mai state esattamente due categorie di persone con cui solitamente si trovava a suo agio.
Insomma, la situazione in cui si era cacciato non lo metteva minimamente a suo agio.
Ma le alternative non erano molte e di tornare indietro da solo non se ne parlava.
<< Quindi... andiamo? >>
La demone sollevò un sopracciglio a questa curiosa impazienza di mettersi in pericolo.
<< Beh, mi sta venendo l'ansia a stare qui, prima ce ne andiamo meglio è! >>
<< Allora andiamo! Apriamo il culo a quei musi bianchi! >>
E senza aggiungere altro, Jack si lanciò verso il tunnel.
<< Dovremmo... >>
<< Eh, mi serve vivo per orientarmi. >>
Detto questo Mihaela si fece avanti a sua volta, sperando che la sua guida non si suicidasse entro la fine del viaggio.
Vedendoli proseguire senza nessuna preoccupazione verso un covo di killer e assassini, Nathan doveva proprio dirlo:
<< Sono finito assieme a due pazzi... >>
   
 
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