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Autore: Donatozilla    23/01/2022    1 recensioni
[Ambientato dopo la Saga dello Shie Hassaikai]
Dopo la sconfitta di Overhaul e la salvezza di Eri, Izuku Midoriya e i suoi compagni della 1-A possono finalmente passare un periodo di tranquillità e serenità. Ma la pace è interrotta dopo l'apparizione di un misterioso e violento vigilante con mostruosi poteri che non si fa scrupoli ad uccidere i criminali nelle maniere più brutali... e che sembra nutra un profondo odio e disprezzo nei confronti di Katsuki Bakugo. Chi è questo misterioso vigilante? E perché odia così tanto Bakugo al punto da volerlo uccidere?
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 28: Aftermath

Ci fu un altro tuono, mentre la pioggia continuava a cadere.

Ma Venom ignorava tutto ciò.

Continuava a saltare da un palazzo all’altro, ignorando qualsiasi cosa.

Sembrava quasi sordo da come non sentiva più alcun suono.

La pioggia lo aveva ripulito totalmente dal sangue di Shocker che aveva in faccia e sul petto, ma lui non lo notò neanche.

Era come se dopo aver ucciso Shocker… dopo aver minacciato Bakugo in diretta… stesse correndo in automatico, con la mente spenta.

Alla fine si gettò in un vicolo e, una volta atterrato, ritornò nei panni di Ryo con il simbionte che ritornava dentro di lui.

Si appoggiò al muro, gli occhi spalancati e la bocca chiusa in un espressione del tutto neutrale, totalmente differente da quella estatica che aveva avuto fino a vari minuti prima.

“Lo… lo abbiamo fatto davvero…?” Chiese Ryo a nessuno in particolare.

“Sì, Ryo. Lo abbiamo fatto.”. Rispose V, la voce totalmente calma.

Ryo rimase in silenzio per qualche secondo.

Poi sorrise.

Sorriso in maniera soddisfatta e fiera.

Ce l’aveva fatta.

Aveva ucciso Shocker.

Quasi non sembrava reale, sembrava quasi un sogno per lui per quanto fosse sembrato tutto così surreale.

Ryo si riprese dai suoi pensieri quando sentì fuori dal vicolo delle macchine della polizia e delle ambulanze passare a gran velocità, molto probabilmente dirette verso la base del Dragone Nero.

“Dobbiamo andarcene di qui, Ryo” disse V “Non dobbiamo farci trovare dalla polizia e dagli Heroes. Non ora.”.

“Okay…” annuì semplicemente Ryo, quel sorriso ancora dipinto sul suo volto “Okay…”.


Nella base del Dragone Nero, nel mentre, il resto della polizia e le ambulanze erano arrivate.

I cinque membri dei Sinistri Sei erano stati fatti entrare in un grosso furgone dopo esser stati resi inoffensivi da Venom, con manette che avrebbe impedito loro di giocare brutti scherzi in caso si sarebbero risvegliati e sarebbero stati portati immediatamente al Tartarus. Il resto dei criminali, nel mentre, veniva messi nelle auto della polizia che non erano sate distrutte nello scontro e in quelle che erano appena arrivate, e sarebbero stati portati nel penitenziario Insengard il quale, a differenza del Tartarus che teneva rinchiuso il peggio del peggio, rinchiudeva i criminali comuni non importa se avessero Quirk o no.

Mr Brave, Shishido, Gunhead e Fourth Kind stavano aiutando i vari poliziotti portandoli nelle ambulanze e Naomasa, nel mentre, osservava con uno sguardo cupo e con le mani nelle tasche il corpo di Shocker venir portato via.

Non doveva finire così.

Non SAREBBE dovuto finire così.

Il piano era quello di arrestare Shocker insieme ai suoi cinque secondi in comando, ma Venom aveva mandato tutto in malora.

Fourth Kind si avvicinò al detective dicendo “Tutto apposto, detective?”.

Naomasa scosse la testa “Per niente. Per niente affatto… non doveva finire così.”.

Fourth Kind tirò un sospiro “Lo so. Almeno c’è un lato positivo in tutto questo: con Shocker morto e i suoi cinque secondi in comando arrestati sarà solo questione di tempo prima che il Dragone Nero finisca per essere smantellato una volta per tutte.”.

“È vero… ciò non cambia che l’operazione doveva finire in maniera differente. Shocker non doveva morire… neanche in una maniera così… violenta.”.

Fisò per qualche altro secondo il punto in cui fino a quel momento si era trovato il copro di Shocker, il suo sangue che ancora sporcava il terreno e che non si decideva a sparire nonostante la pioggia ora divenuta scrosciante.

Il modo in cui Venom aveva ucciso Shocker… non riusciva a toglierselo dalla testa.

Certo, Venom finora aveva ucciso Villains arrivando anche a divorar loro le teste… ma non era mai stato così… violento.

I suoi pensieri furono interrotti quando vide uscire a gran fretta da uno dei grossi buchi sul muro Gang Orca e Fat Gum insieme a Pixie Bob e Tiger. Mentre Gang Orca aiutava questi ultimi a camminare date le loro ferite, Fat Gum teneva tra le braccia Mandalay la quale era svenuta a causa delle ferite ben presenti e visibili.

“Oddio…” mormorò Naomasa correndo verso il gruppetto insieme a Fourth Kind.

“Pussycats! State bene?” Chiese Fourth Kind.

“Noi due siamo messi meno peggio…” rispose Tiger.

“Mandalay invece…” continuò Pixie Bob osservando preoccupata la compagna svenuta, per poi sbarrare gli occhi quando video che il respiro di Mandalay si stava a fare più lento “Oh no…”.

“MANDALAY!” Urlò Tiger mentre Naomasa sbarrava gli occhi insieme a Fat Gum, Gang Orca e Fourth Kind.

“Dobbiamo andare subito all’ospedale!” Urlò Fat Gum correndo verso l’ambulanza più vicina.

Nel mentre che tutto ciò accadeva, Fujimori continuava a filmare il tutto con Nakano che continuava a narrare “Come… come potete vedere, amici telespettatori, dopo che il vigilante Venom ha brutalmente ucciso il leader del Dragone Nero, sono arrivati altri poliziotti e ambulanze che si occuperanno dei feriti e… Mandalay la leader dei Wild, Wild, Pussycats sembra sia ferita gravemente a giudicare dalle reazioni dei suoi colleghi. Al momento sta venendo portata ad una delle ambulanze per essere portata all’ospedale per le sue cure e…”.


Ragdoll si portò le mani alla bocca, gli occhi spalancati a sentire quella notizia.

Oh no…

No, no, no.

No, doveva subito raggiungerli!

Doveva subito sapere in che ospedale sarebbero stati portati, fare qualche telefonata e…

Un singhiozzo la interruppe dai suoi pensieri.

Si voltò ritrovandosi Kota che osservava con lacrime che scendevano dagli occhi la TV, la notizia che era stata appena annunciata che continuava a ripetersi nella sua testa.

Ragdoll si avvicinò lentamente al bambino, inginocchiandosi davanti a lui dicendo “Kota…”.

Il bambino abbracciò immediatamente la donna, singhiozzando, e Ragdoll ricambiò immediatemnet l’abbraccio.

“D-dobbiamo andare all’ospedale…” disse Kota.

Ragdoll annuì semplicemente, cercando di mostrarsi più calma possibile “Sì Kota. Farò subito delle chiamate, tu… tu sta tranquillo. Andrà tutto bene.”.


Gli studenti della 1-A stavano parlando tra di loro mentre la TV continuava a postare ciò che stava succedendo al momento dinnanzi a quella che era la base del Dragone Nero. Ciò che avevano appena assistito li aveva appena scioccati, e si aggiunge anche un enorme preoccupazione nel vedere Mandalay, la stessa donna che ansime ai suoi compagni di squadra li aveva allenati durante il ritiro nei boschi, ritrovarsi in quelle terribili condizioni e di essere porta in ospedale con enorme urgenza.

I pensieri di Midoriya andarono a Kota: aveva già perso i genitori, e Mandalay era praticamente una second madre per lui… se fosse morta… Kota ne sarebbe stato devastato.

Il suo sguardo si spostò verso Bakugo, il quale, se ne stava in piedi dinanzi alla finestra a osservare fuori. I suoi occhi erano ora delle fessure, uno sguardo serio e pensante dipinto sul volto.

Midoriya si avvicinò a lui “Kacchan?”.

Silenzio.

“Kacchan… senti, io…”.

“Stai zitto, Deku. Al momento non ho nessuna voglia di sentire te o nessun latro.” Ringhiò Bakugo a denti stretti.

Midoriya non disse nulla. Si limitò ad annuire e a tornare dagli altri che continuavano a parlare tra loro preoccupati e scioccati.

Bakugo, nel mentre, si limitò a continuare ad osservare fuori dalla finestra.

Fantastico. Ora era di novo paranoico dopo quanto ciò che era successo.

Ryo aveva detto che lui sarebbe stato il prossimo… che sarebbe venuto per lui.

Ma quando, era ciò che si chiedeva Bakugo?

Il giorno dopo? 

La settimana dopo?

Il mese dopo?

Poteva colpire in qualsiasi momento ora.

Bakugo strinse i pugni.

“Così sarei il prossimo, Honda?” Pensò Bakugo “Beh… ti aspetterò!”.


La Presidente osservò seriamente ciò che stava venendo mostrato alla TV insieme ad altri membri della Commissione.

L’operazione era stata un disastro.

Certo, erano riusciti a catturare i cinque secondi in comando di Shocker… ma quest’ultimo era stato ucciso brutalmente in diretta quando in realtà doveva essere arrestato.

Il Dragone Nero con queste perdite sarebbe stato smantellato in poco tempo, certo, ma poteva questa essere considerata una vittoria?

Tirò un sospiro.

LE cose, da adesso in poi, non sarebbero state affatto facili.


Mandalay fu messa su un lettino in una sala operazioni con dottori ed infermiere intorno a lei che stavano per iniziare un operazione per salvarla.

La situazione era grave, così come le sue ferite e il suo stato stava peggiorando con ogni secondo che passava.

 Pixie Bob e Tiger erano stati portati un altra stanza dove altri dottori ed infermiere si sarebbero occupati di loro, anche se la loro situazione era certamente meno grave di quella di Mandalay. 

Fuori dalla sua e ad osservare da una finestra di vetro l’operazione vi era Naomasa che osserva preoccupato il tutto. Fat Gum e Gang Orca erano rimasti con gli altri poliziotti ed Heroes a sistemare la situazione alla vecchia base del Dragone Nero, e lui aveva deciso di venire fin qui per osservare il tutto.

Sentì delle voci che si dirigevano verso la su direzione e puntò il capo alla sua destra, vedendo Ragdoll e Kota precipitarsi verso di lui.

“Detective!” Disse Ragdoll fermandosi dinanzi all’uomo.

“Ragdoll… sei qui per… i tuoi compagni di squadra.”

“Sì! Come…”.

“Pixie Bob e Tiger stanno bene, non preoccuparti. Mandalay invece…” puntò lo sguardo dentro la sala operazioni, con Ragdoll e Kota che seguirono il suo sguardo.

“Oh no…” mormorò la donna, mentre il bambino si limitò a lacrimare.

“Non posso mentire. Le sue condizioni sono molto gravi. I dottori faranno tutto il possibile per salvarla… ma ora… l’unica cosa che possiamo fare è pregare.” Disse Naomasa abbassando lo sguardo.

E così fecero.

Pregarono per tutte e tre le ore dell’operazione che tutto andasse bene.

Ragdoll e Kota andarono a sedersi su alcune delle sedie, mentre Naomasa continuò ad osservare l’operazione con preoccupazione ben presente sul suo volto.

Alla fine, dopo quelle interminabili tre ore, Ragdoll e Kota videro dirigersi verso di loro Naomasa e un dottore.

I due si alzarono immediatamente, gli occhi spalancati e i loro cuori che battevano a mille.

“Allora?” Chiese Ragdoll.

“Lei… lei sta…” tentò di dire Kota con le lacrime agli occhi.

Il dottore tirò un sospiro “Devo dire la verità… Mandalay… è riuscita a sopravvivere a stento. Abbiamo fatto il possibile e siamo riusciti a stabilizzarla, ma dovremo vedere come andranno le cose in futuro.”.

Sia Ragdoll che Kota annuirono.

Almeno non era morta.

“Possiamo… possiamo vederla?” Chiese Kota.

Il dottore annuì “Certamnte piccolo. L’abbiamo portata nella stessa stanza in cui si trovano i suoi due compagni di squadra. È ancora svenuta e crediamo roterà così ancora per un pò. Ma si sveglierà presto.”.

Detto ciò iniziò ad incamminarsi verso la stanza in cui si trovano i tre Pussycats, seguito a ruota da Ragdoll, Kota e Naomasa.

Una volta arrivati il dottore ricominciò a parlare “Potete stare per cinque minuti… cercate di capire, devono riposarsi.”.

“Capiamo perfettamente dottore” annuì Ragdoll “Grazie.”.

Il dottore annuì semplicemente, per poi andarsene via.

Ragdoll guardò poi Naomasa dicendo “Detective, se vuole…”.

“No Ragdoll” scosse la testa il detective “Vi meritate un pò di privacy. Sono rimasto finora solo per vedere le condizioni di Mandalay. E ora che so che sta bene, posso pure andare.” Salutò con un cenno del capo sia Ragdoll e Kota e se ne andò via, mentre i due nitravano nella stanza.

“Ehi Ragdoll… ehi Kota.” Salutò Pixie Bob dal suo letto vedendo i due entrare.

“Come state?” Chiese Ragdoll ai suoi due compagni svegli.

“Distrutti… stanchi… ma poteva andare peggio.” Rispose Tiger.

Kota si avvicinò al letto di Mandalay, la quale teneva gli occhi chiusi e respirava lentamente. Con una delle sue piccole mani strinse una delle mani di Mandalay sussurrando “Ti prego… non… non lasciarmi anche tu…”.

“Kota… campione… non preoccuparti. Mandalay è una tosta, lo sia bene.” Disse Ragdoll cercando di tranquillizzare il bambino.

“Sì, Kota. Non preoccuparti” disse Pixie Bob “Vedrai, andrà tutto bene.”.

Kota tirò un sospiro.

Facile a dirsi.

Tirò dalla tasca il suo telefono attirando l’attenzione dei tre.

“Che cosa stai facendo?” Chiese Tiger.

“Devo chiamarla…” rispose semplicemente Kota.

“Chiamare c…” tentò di dire Pixie Bob, confusa, ma si bloccò subito quando capì di chi stesse parlando.

“Deve sapere. Mandalay è anche una sua parente… e deve sapere cosa le è successo…” continuò Kota mentre digitava un numero.

“A quest’ora sarà sera in America…” disse Tiger “Spero che non la stiamo disturbando.”.


America.

In una stanza di una scuola per giovani dotati una ragazza di sedici anni dai capelli marroni e corti era occupata a fare dei compiti. Era sera, e non vedeva l’ora di finire quei compiti per potersi rilassare ed uscire con la sua compagna di stanza Amy.

D’un tratto lo squillo del suo telefono la tolse dai suoi pensieri.

Esso si trovava accanto a sé e lo prese, sorprendendosi nel vedere chi la tesse chiamando.

Kota.

Un grosso sorriso apparve sul suo volto quando rispose alla chiamata “Ehi Kota! Da quant tempo. Sono sorpresa di questa chiamata, non me l’aspettavo affatto se devo esserti sincera.”.

“Ciao Miki…” mormorò in tutta risposta Kota.

La ragazza, ora identificata come Miki, inarcò un sopracciglio al tono del bambino “Ehi, tutto okay Kota? Suoni un pò… strano.”.

“Miki… si tratta di Mandalay… oggi… oggi le è successo qualcosa…”.

La ragazza sbarrò leggermente gli occhi.

“Lei, Pixie Bob e Tiger inseam ad altri Heroes hanno attaccato una base di Villains… Tiger e PPixie bob sono un pò malconci ma stanno bene… ma Mandalay… lei… lei è messa peggio…” Miki sentì il bambino scoppiare a piangere, e sentì in sottofondo le voci di Ragdoll, Pixie Bob e Tiger che cercavano di consolarlo “Ora stiamo in ospedale… il dottore ha fatto un operazione e ha detto che sono risulti a stabilizzarla ma… ma hanno detto che devono vedere come andranno le cose in futuro e…” non riuscì a continuare a parlare che ricominciò a piangere.

Miki ascoltò il tutto in silenzio, portandosi una mano dinanzi alla bocca mentre le sue sopracciglia si strinsero.

“Kota. Kota ascoltami bene ora. Metti il vivavoce, così che possano sentirmi anche gli altri.” Disse la ragazza con voce ferma ma allo stesso tempo rassicurante.

Kota obbedì e subito Miki potè sentire le voci dei compagni di squadra di Mandalay.

“Ciao Miki.” Sentì salutare Tiger.

“Come stanno andando gli studi?” Chiese Pixie Bob.

“E Come va la vita in America?” Chiese infine Ragdoll.

“Ciao ragazzi. Va tutto bene, grazie per aver chiesto” rispose Miki “Sentite… dopo aver sentito ciò… credo sia meglio… che io torni in Giappone.”.

Miki udì perfettamente le esclamazioni di sorpresa dall’altra parte del telefono.

“Eh?! Vuoi tornare qui in Giappone?!” Chiese stupefatta Ragdoll.

“Certo. Che c’è, vi aspettavate che dopo aver sentita una storia del genere sarei rimasta qui in America? Mandalay è la mia famiglia e pure Kota lo è, che ha bisogno di me ora più che mai. Quindi mi spiace ma verrò.”.

“Ma… ma i tuoi studi…” tentò di dire Kota.

Miki sorrise mentre continuava a parlare “Avviserò i professori che potrei mancare per un pò per faccende di famiglia. Capiranno, non preoccuparti. Prenoterò un volo il più presto possibile, e in meno che non si dica sarò lì con te.”.

Miki sentì un singhiozzo felice provenienti dall’altra parte del telefono. “G-grazie mille Miki…” disse Kota.

“E di che?” Rise Miki “Sono tua sorella maggiore. Per te questo e altro.”.

Chiuse la chiamata, non notando che nella stanza era entrata la sua compagna di stanza Amy, una ragazza dai capelli rosa lunghi fino al fondoschiena e in quel momento teneva tra le mani una palla da basket. La due ragazze erano molto amiche, e non mancavano i momenti in cui si facevano scherzi a vicenda.

Non aveva sentito la chiamata di Miki, dunque gli lanciò contro la palla cercando di colpirla alla testa.

Miki sentì un familiare ronzio intorno alla testa, quello stesso ronzio che l’avvertiva quando era in pericolo.

Si voltò di scatto prendendo tra le mani la palla da basket lanciatagli da Amy, la quale fissò a bocca aperta ciò che era appena successo.

“Amy, ma che diavolo?!” Disse Miki.

“Come hai fatto?” Chiese Amy ignorando ciò che Miki gli aveva appena detto “Sono entrata in completo silenzio e tu non mi avevi neanche notato. Come diavolo hai fatto a voltarti così velocemente e a prendere la palla?”.

Miki sbarrò gli occhi.

Cazzo.

Nessuno sapeva delle sue particolari… abilità, neanche Kota, Mandalay e il resto dei Pussycats.

Avrebbe dovuto farsi colpire alla testa.

Si inventò subito una scusa dicendo “Beh, forse non sei stata così silenziosa come vuoi far credere.” E lanciò la palla contro Amy che la prese al volo.

“Uh uh…” rispose la ragazza dai capelli rosa, quasi come se non ci stesse credendo “Comunque sia ti avevo vista chiudere una telefonata. Chi era al telefono?”.

“Mio fratello Kota” rispose Miki alzandosi dalla sedia “Ci sono stati dei problemi in Giappone.”.

“Problemi? Che tipo di problemi?” Chiese Amy.

“Mandalay… la cugina di mia madre… è rimasta ferita in un combattimento contro dei Villain” iniziò a spiegare Miki “E i dottori sono preoccupati per la sua situazione. Kota mi aveva chiamato per avvisarvi della situazione.”.

“Oddio…” mormorò Amy. Sapeva che Miki era figlia dei Water Hose, degli Heroes che erano morti in servizio due anni prima. Dunque il fatto che c’era il rischio che la storia si ripetesse con Mandalay poteva averla scioccata “Mi… mi dispiace tanto.”.

“Non preoccuparti. L’unica cosa che devo fare al momento… è prenotare un volo per il Giappone.” Rispose Miki accendendo il computer.

“Aspetta, che? Vuoi tornare in Giappone?”.

“Solo per poco tempo. Giusto per controllare come mio fratello, Mandalay e i suoi compagni di squadra si sentano.” Rispose Miki.

“È una brutta idea. Perderesti un sacco di lezioni.”.

“Avviserò i professori della mia partenza. Vedrai che capiranno.” Rispose Miki mentre prenotava un volo per i prossimi due giorni.

“Se lo dici tu…” rispose Amy “Vuoi una mano con le valigie?”.

“No grazie, ci penso io.”. Ripose Miki mentre puntava uno sguardo versoi suo armadio, al cui all’interno vi erano oggetti che, proprio come le sue abilità, erano conosciuti sol oa lei.

Tanto valeva portarseli dietro con sé, non i sapeva mai.

Avrebbe tanto voluto fare il suo gran debutto in America… ma anche il Giappone non sarebbe stato male.

Ma non doveva preoccuparsi.

Non ci sarebbero stati problemi una volta che sarebbe arrivata in Giappone.

Giusto?

Fine della Saga del Dragone Nero.

Continua nella Saga de La Vendetta di Venom.

   
 
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