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Autore: VigilanzaCostante    24/01/2022    3 recensioni
«Il solito?».
Albus – così recitava la targhetta sul suo grembiule – aveva imparato il suo menù abituale: caffè amaro e cupcake al pistacchio. E la cosa, più di una volta, lo aveva fatto sorridere.

Albus/Scorpius | Modern!AU | Pasticceria.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Albus/Scorpius
Modern!AU. Ambientazione: pasticceria.


 

 
A Futeki.
Per avermi permesso di bucare lo schermo. Per essere riuscita a conoscermi al di là di EFP. Per esserti fatta conoscere.
Buon compleanno.
 


 
 
Il verde delle
cose belle
 



Era entrato per la prima volta in quella pasticceria per una pausa pranzo da lavoro, e ora era diventata la sua routine. Un po’ perché non riusciva a rimanere in quell’angusto ufficio troppo a lungo, un po’ perché era impossibile resistere a quei cupcake al pistacchio: sul serio, erano davvero deliziosi. Certo, sua cugina non sembrava essere del suo stesso avviso: ogni volta che nominava le prelibatezze di quel posto, bofonchiava un divertito “Chissà su che altro zuccherino posi i tuoi occhi” e lo faceva arrossire fino alla punta delle orecchie. E lui non era un tipo da arrossire così violentemente. Si sapeva controllare, doveva controllarsi, perché era giusto così. E i commenti di Len sul giovane cameriere di Pretty little cupcakes erano una delle poche cose che gli facevano perdere le staffe, insieme al sopracitato.
 
🧁🧁🧁
 

Quando arrivava, Scorpius si sedeva sempre allo stesso tavolo: quello lontano dalla porta (per evitare le ventate d’aria fredda) e non troppo vicino al bancone (perchè non è mai stato un tipo sfacciato). Rimaneva in quella piccola nicchia, sulla sedia di legno tinta di rosa, aspettando che qualcuno arrivasse a ordinare il suo caffè.
«Il solito?».
Albus – così recitava la targhetta sul suo grembiule – aveva imparato il suo menù abituale: caffè amaro e cupcake al pistacchio. E la cosa, più di una volta, lo aveva fatto sorridere.
«Compensi il caffè senza zucchero» diceva, prima di dileguarsi verso gli altri clienti.
Scorpius sperava ogni volta che rimanesse un po’ di più. E a volte, quando il locale non era troppo pieno, capitava. Albus scostava l’altra sedia con il piede e si appoggiava mollemente, sostenendo qualche chiacchiera inconsistente. Ma che valeva molto di più di qualsiasi conversazione che Scorpius sostenesse ogni giorno. Più di quella con il suo capo, più di quella con i suoi colleghi, più di quella con qualsiasi altro dei suoi amici.
Albus aveva una semplicità e una profondità che riusciva a tagliare a metà ogni sorriso, rivitalizzare ogni giornata uggiosa. Albus sapeva di vita, vissuta, da vivere.
 
🧁🧁🧁


Una mattina stava scrollando il resoconto di una partita di pallavolo che la sera prima non era riuscito a seguire in tv.
«Ti piace la pallavolo?».
Aveva sobbalzato, perché quella voce un po’ stridula lo aveva colpito da dietro senza preavviso.
«Oh sì, molto. Da ragazzo giocavo nella squadra del mio liceo, eravamo molto competitivi».
«Allora forse hai giocato contro mio fratello! Io non ho avuto mai il coraggio di scrivermi a quei tornei».
Scorpius, che ormai aveva provato a un po’ conoscere il cameriere, notò una lieve smorfia quando Albus citò il fratello. Si chiese se se l’era solo immaginata.
Il problema con Albus era che Scorpius, di solito, riusciva a inquadrare subito le persone. E si era convinto che Albus fosse fatto in un certo modo, ma la difficoltà nel conoscere e farsi conoscere, di bucare lo schema di quelle routiniche mattine, lo faceva andare fuori di testa. Pensava di conoscerlo, ma non lo conosceva davvero. Voleva conoscerlo, ma gli mancava il coraggio.
Non era mai stato un intrepido.
«Potresti unirti alla mia squadra, qualche volta. Ci ritroviamo ogni tanto e giochiamo ancora».
Albus scrollò le spalle e sorrise, annuendo impercettibilmente.
«Intanto tu cosa prendi? Il solito?».

 
🧁🧁🧁


Poi, iniziò a passare anche il pomeriggio. E Albus aveva iniziato ad aspettarlo, a memorizzare i suoi orari lavorativi e, a volte, gli faceva trovare anche il caffè pronto.
Ormai era diventato inevitabile a entrambi: avevano voglia di vedersi. Però Scorpius continuava a fargli credere che fosse solo per i cupcake e nulla più.
«E se ti facessi provare un altro gusto, oggi?».
«Stupiscimi, fammi assaggiare il tuo preferito».
Poco dopo tornò con un piccolo dolce con un ricciolo rosa chiaro sopra. Cupcake alla rosa. Non gli erano mai ispirati particolarmente.
«Non mi piace il colore rosa».
Albus rise, una risata che Scorpius avrebbe usato come lenitivo sulle proprie ferite, se avesse potuto.
«Quindi prendi il cupcake al pistacchio perché ti piace il colore verde?».
«Il verde è il colore che si associa alle cose belle».
«Per esempio?».
A te.
Non rispose.
 
🧁🧁🧁


Gli sorrideva anche dall’altra parte del locale, prima di salutarsi faceva di tutto per sfiorarlo, anche inconsapevolmente. Albus, che non era un chiacchierone, che non era un coraggioso, un irruento, stava entrando nella sua vita a piedi scalzi, senza dargli il tempo di razionalizzare. E Scorpius non poteva permetterselo. Non poteva farsi leggere da quegli occhi verde foresta, da quei sorrisi affettati, da quella fossetta che si formava ai lati della bocca quando era divertito.
Quindi, fece ciò che gli era sempre venuto facile: si chiuse in se stesso.

 «E se ci vedessimo questo weekend? Potremmo fare quella partita di cui avevi…».
«Non riesco proprio, mi dispiace».
«Oh, okay. A lunedì, allora?».
Ma poi arrivato il lunedì non si presentava, oppure ordinava un semplice caffè da asporto, quando Albus non era di servizio. E se lo incrociava dopo lavoro, mentre stava servendo gli ultimi clienti, lo salutava da fuori la vetrata con un cenno della mano frettoloso.
Gli faceva male scappare in quel modo – ma d’altronde era pur sempre figlio di suo padre. Draco aveva perso la sua lingua tagliente e aveva abbracciato la gelida freddezza dei Malfoy con ancora più veemenza da quando era morta sua madre in quel terribile incidente d’auto.
E Albus era stato il primo, da allora, che aveva saputo riconoscere la poliedricità della sua anima spezzata, il primo a rifarlo vivere nei panni di un bambino. Era suo amico, e non voleva perderlo – quindi scappare era un male necessario. Lo avrebbe capito, lo avrebbe perdonato.
 
🧁🧁🧁


Dopo un mese di silenzio e pochi cupcake ad addolcire le sue giornate, Scorpius si ritrovò davanti a una scena inaspettata quanto inusuale. Albus stava visibilmente discutendo davanti al locale con un ragazzo moro. Una strana sensazione dentro al petto lo colpì, prima di rendersi conto che probabilmente quello era il famigerato James Potter.
«Sei offeso per cosa, perché non ti parlo? Perché non mi apro con te? Non sono tenuto a dirti tutto, James».
«Mamma e papà sono sempre preoccupati per te, ti fai sentire pochissimo, accetti di fare straordinari continuamente pur di tornare il meno possibile da noi. Perché devi sempre giocare a fare il complicato? A fare la pecora nera? Sono stufo del tuo vittimismo».
«Ma di che diavolo stai parlando? Prima di tutto non intrometterti riguardo al mio rapporto con mamma e papà e poi…».
Scorpius continuava a passare inosservato, vicino all’ingresso della sua azienda, ma si sentiva sporco per star ascoltando quella conversazione. Avrebbe voluto, come in uno di qualsiasi dei libri fantasy che Albus amava leggere, potersi smaterializzare via da lì.
«Quando pensavi di dirci, di dirmi che sei innamorato di un ragazzo? Voglio dire… dovevo scoprirlo dalle battutine di Rose?».
Scorpius si sentì sbiancare. Innamorato di un ragazzo?
«Punto primo, non ho mai parlato a Rose della mia vita sentimentale recentemente, quindi non cercare d manipolarmi in questo modo. E per secondo, anche se fosse? Non tutti abbiamo come aspirazione della vita quella di finire con le modelle di Victoria’s secret…».
Aveva sentito troppo, fece passare il badge ed entrò cercando di non far rumore chiudendo il portone. Il cuore gli usciva dal petto e le mani gli tremavano. Oscillava tra la voglia di salvare Albus da quella situazione, e dimenticarsi di quello che aveva sentito.
Innamorato di un ragazzo?

 
🧁🧁🧁


Quel giorno staccò mezz’ora prima, per grazia ricevuta, e decise di mettere da parte la sua vigliaccheria e agire, per una volta, d’impulso. Anche perché non sarebbe stato sereno finchè non si fosse accertato che lui stesse bene.
Si sedette al solito tavolo e, pur non alzando gli occhi dal giornale, sentì che era stato visto e percepito.
«Il solito?» la voce acuta, che di solito era dolce, del cameriere era ricoperta di ostilità. Era arrabbiato.
«Un caffè e un cupcake alla rosa» e solo a quel punto ebbe il coraggio di alzare lo sguardo.
Verde foresta. Verde vita. Verde contrapposto al blu del lunedì mattina.
Albus aveva le gote arrossate – dall’imbarazzo o dalla rabbia – ma un’ombra di un sorriso sul volto.
«E il pistacchio?» aggiunse, prima di segnare l’ordine. «Come farai senza la tua dose giornaliera di cose belle?».
Ho te.
E stavolta rispose.
«Ho te».


 
 
 











 

Note dell’autrice:
Questa storia è un esperimento strano. Ho delle idee precise su Albus e Scorpius, però ho deciso di svincolarmi da esse e provare a scrivere secondo le caratterizzazioni e gli headcanon di Futeki, per regalarle questa storia. Anche Len, la cugina di Scorpius, è un suo OC. Non credo di esserci totalmente riuscita, però vi rimando alla sua serie Anima nuda. Sta lavorando a un progetto più ampio riguardando a questi due “cupcake” (come li chiamiamo noi), ne vale davvero la pena.

Proprio per far entrare questi benedetti cupcake nella mia storia ho dovuto traslarla in una Modern!AU. So che ci sono dette poche cose sul contesto, ma spero che la componente emotiva di questa storia compensi il resto.
Grazie a chiunque sia passato di qui, e ancora auguri F 🧁, spero che questa storia ti piaccia.
   
 
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