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Autore: Ivy001    26/01/2022    3 recensioni
Se la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata liberata e ricondotta dal Professore, anziché entrare nella Banca dai suoi compagni?
Tanti SE ... e mi piace immaginare che le cose siano andate davvero come nella mia fantasia.
Quindi partirò proprio da lì, da quando il fanatico Capo della sicurezza della Banca di Spagna, è prossimo a far fuori Nairobi.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raquel è in auto, diretta ad una cella, su immediato ordine di Tamayo. Niente processo, ma la “traditrice” della polizia, merita, a detta del Colonnello, l’immediata incarcerazione. Quei minuti di viaggio sono una vera e propria agonia.

Con lo sguardo perso nel vuoto e la mente appesantita da mesi di pressioni psicologiche, la Murillo metabolizza la triste realtà: la separazione da Paula, da sua madre… addirittura dal suo compagno.

Può esistere pena maggiore di questa?

Le sembra inutile perfino reagire e ribellarsi. Non ha più senso farlo.

Presto la prigione avrebbe messo la parola fine a ogni speranza, a ogni felicità, a ogni sogno di vita futura.

Sarebbe vano gettare fango addosso ai poliziotti presenti… in fondo, non servirebbe a nulla, se non a peggiorare il suo umore.

Tante sono le emozioni che le accendono l’animo e inevitabilmente non riesce a non colpevolizzare le persone per cui tutto quel casino era stato montato.

“Tokyo, Rio…” – pensa a quei nomi, trattenendo il magone… poi uno in particolare la rende cosciente di non avere titolo per accusare nessuno - “Sergio!” – pensa in un attimo di lucidità.

Eh già, dopotutto il colpo alla Banca è opera del Marquina, non di Silene e Anibal.

“Cazzo, avremmo potuto ideare altri piani di salvezza…invece lui no! Lui preferisce mettere su una rapina impossibile” – brontola sottovoce, attirando l’attenzione del poliziotto di fianco.

“Silenzio” – la rimprovera, distogliendo lo sguardo dalla donna subito dopo.

Ma Lisbona ignora l’ordine.

“A te piace il rischio, ma porca puttana Sergio… così facendo hai rovinato tutto!!! Tutto” – arrabbiata con il Professore, Raquel comincia a delirare.

“Ho promesso di sostenerti sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta. Ma probabilmente la responsabilità è mia. Dovevo dirti NO dal principio. Di modi per salvare Rio ce n’erano, tu dalla mente brillante avresti sicuramente ideato piani di salvezza brevi ed immediati. E invece che decidi di fare? ... al diavolo la sicurezza di chi mi ama. Berlino viene prima di tutto…forse ho sbagliato io a credere che tenessi alla nostra storia. Probabilmente avevi più a cuore la relazione con Andrès che la vita che stavi costruendo…” – le sue parole, forti, decise, rabbiose, spiazzano i tre agenti che la ascoltano farfugliare rivolgendosi a qualcuno che non è lì con lei.

In quel momento l’automobile si ferma, bloccata da un furgone che taglia la strada.

“Cosa succede?” – chiede la donna, tornando in se.

Scorge dal finestrino di essere in una strada di aperta campagna, ignota e sicuramente lontanissima dal carcere.

“Dove mi avete portata?” – si allarma, temendo per la sua incolumità.

E se Tamayo non prevedesse per lei la galera? Se Tamayo avesse piani diversi per la traditrice della Polizia?

“Dove mi state portando? Questa non è la strada per raggiungere il carcere. Dove cazzo vi ha ordinato di condurmi quel verme del colonnello?”

La voce tremante della donna segnala un elevato stato d’angoscia: dopotutto, conosce bene i modi d’agire del suo ex collega…sa che sarebbe capace di tutto!

“Rispondetemi, maledetti!” -  Lisbona è nel panico più totale.

“Stiamo eseguendo un ordine!” – con tali parole, il poliziotto costringe Lisbona a scendere dal veicolo, seppure questa ponesse resistenza, spaventata dall’ignoto.

Bendata e ammutolita da nastro adesivo, così da non poter riconoscere le persone che ha davanti, ascolta, invece, le parole di uno dei poliziotti.

“Pacco consegnato” – esattamente quella frase spiazza Lisbona…lei è un pacco…ed è stata consegnata.

“Non ci credo” – scuote il capo, incredula, mentre le mani di qualcuno la sollevano per nasconderla all’interno del mezzo.

Impossibilitata a muoversi o gridare, la Murillo si limita ad ascoltare i movimenti burrascosi della strada che il furgone percorre a velocità moderata.

Pensa e ripensa durante quei momenti di terrore.

E le dure parole pronunciate poco prima, riguardanti Sergio, e la rabbia che invade il suo cuore, cedono il passo ad un pianto disperato e all’amarezza di una vita terminata ancor prima di cominciare.

*****************************

Cosa accade, nel frattempo, nel nascondiglio dei Dalì?

Nairobi è pronta a lasciare la stanza che l’ha accolta per un numero fin troppo elevato di ore. Ha perso il conteggio, a dir la verità! Ed è finalmente pronta a rimettersi in gioco.

Aggrappata al suo compagno, felice di essere viva, di essere amata e di poter amare come ha sempre sognato, percorre i metri che la separano dal gruppo.

A passo lento, sostenendosi al suo uomo, mostra la sua solita e nota tempra.

È Tokyo la prima a notarla, illuminandosi. Raggiante le corre incontro, come se fosse una persona cara di ritorno da un viaggio di lunga durata.

“Amica mia! Come ti senti?” – le chiede, avvolgendo la mano di Agata tra le sue, come a custodirla con cura.

Quella è la mano che non porta ferite, la sola parte del corpo, probabilmente risparmiata da tragici eventi passati.

“Vogliosa di vincere” – risponde, e con quell’espressione mostra il carattere da guerriera che la contraddistingue.

Proprio allora, anche Rio e Denver la vedono di fianco a Bogotà e la raggiungono, attirando su di lei l’attenzione di tutti i Dalì e non.

“Sentivamo la tua mancanza… temevamo di poterti perdere” – confessa Ramos, mostrando il lato tenero che Nairobi conosce e che adora in lui.

“Anche io ero terrorizzata da questo!” – risponde la Jimenez, sorridendo commossa - “Nessuno mi abbatte, tantomeno un essere abominevole come Cesar Gandia!”

Tra l’euforia dei presenti che la riaccolgono con amore smisurato, spicca Palermo, rimasto in disparte, dispiaciuto di aver causato la quasi morte della compagna di squadra.

Eppure l’assenza della grinta di Nairobi l’ha avvertita anche lui!

Impossibile non farlo. Nessuna donna tra quelle dei Dalì è riuscita a zittirlo con parole veritiere e laceranti.

“Ehi, tu non mi saluti?” – chiede Agata, accortasi dell’isolamento di Martìn.

“Amico, ammetti che ti pesa ancora quel 1 a 0!” – interviene Denver per sdrammatizzare.

“A cosa ti riferisci?” – domanda confusa Stoccolma.

“Eh, questi due hanno personalità talmente forti che quando si scontrano, non può uscirne che una partita da finalissima mondiale”

“Che cazzo dici? Parli sempre di pallone!” – brontola Tokyo, creando una scena a tratti simpatica, che scioglie la tensione e porta la gitana e l’argentino ad un finale confronto.

“Pace?” – la prima a porgere la mano, tra l’incredulità dei presenti, è la donna, stanca di litigare e vogliosa, dopo quanto patito, di respirare esclusivamente aria positiva.

“Perdonami” – risponde lui, con un filo di voce, non riuscendo a guardarla negli occhi.

“Anche io non sono stata molto delicata. Sono fatta così, hai imparato a conoscermi. Diciamo che questa partita si conclude con un pareggio, ti va?” – la proposta della Jimenez è la chiusura definitiva con un passato di scontri.

Martìn posa, veloce, gli occhi sull’amico, Bogotà, posizionato alle spalle di Nairobi, cercando di capire il suo pensiero.

Gli piacerebbe chiarire anche con lui.

E non appena lo vede sorridere, Palermo sente di poter scoppiare a piangere gettandosi tra le braccia del saldatore. Si controlla, domando le sue emozioni, e risponde alla pace con una stretta di mano.

Tokyo, scioccata, si rivolge a Manila – “Non posso credere a ciò che ho appena visto”

“Credo che Nairo abbia rischiato troppo negli ultimi giorni, da accorgersi che non vale la pena fare guerre inutili” – la riflessione della figlioccia di Mosca è la pura verità.

“Basta tentennare, bisogna salvare il Professore e Lisbona!”  - la Jimenez, dopo quei minuti di profonda commozione, torna ad assumere il ruolo di leader - “Avanti, sbrighiamoci! Cos’è questo perdere tempo? Sbaglio o il prof ci ha sempre insegnato quanto sia prezioso e quanto sia anche utile guadagnarne per muovere le mosse successive?” – la sua voce, seppure fiacca, riecheggia in quella stanzetta riuscendo a caricare di nuova energia gli amici, i quali riconoscono senza alcun dubbio a Nairobi la capacità di unirli come fossero una famiglia a tutti gli effetti.

In fondo è proprio vero che Agata è il cuore del gruppo.

È inimmaginabile pensare ai Dalì senza pensare a lei.

Se fosse morta, cosa sarebbe potuto mai accadere?

Per fortuna è sana e salva ed è lì per raccontarlo.

Così, mentre i Dalì si riappacificano siglando un accordo di fratellanza, compare dal fondo della stanza qualcuno di ignoto per Agata.

Tatiana.

La Sierra minore parla con i medici, chiedendo dello stato di salute della sorella.

Alicia è in una stanza, controllata a vista da alcuni serbi.

Ma i dottori hanno pensato bene di sedarla per evitare altre alzate di testa.

“Quindi mi state dicendo che si è ripresa e ha tentato di scappare, di nuovo?” – domanda l’ex moglie di Berlino.

“Esatto, pochi minuti dopo che è stata condotta qui, ha riaperto gli occhi. Non trovando nessuno, oltre me e il mio collega, ha tentato la fuga”

“E ci siamo visti costretti ad agire”

“Avete operato nel migliore dei modi” – dice la donna, ringraziandoli di un tempestivo intervento.

Quando la rossa si ricongiunge ai Dalì, con precisione qualche secondo dopo, nota subito la presenza di Nairobi.

“Lei è…?”

“Agata Jimenez” – spiega Marsiglia all’amica, facendo, subito dopo, un cenno a Bogotà di raggiungerlo per salutare la vecchia conoscenza.

“Guarda chi si rivede” – lo sguardo meravigliato del saldatore rivolto a Tatiana, spiazza totalmente Nairobi.

E sotto lo sguardo investigatore della gitana, l’uomo corre ad abbracciare la famosa ladra.

“Santiago, che piacere rivederti” – esclama la Sierra, entusiasta.

“Chi sarà mai quella?!” – pensa la Jimenez, sospettosa, però non si pronuncia.

Ecco che è Tokyo quella che la conosce più di tutti.

“So a cosa stai pensando, sai?”

“Eh?” – esclama Nairobi, confusa.

“Sei un libro aperto per me! Se ti domandi chi è la tipa sexy lì in fondo, beh…ti basta sapere che è nostra alleata..”
“Beh ma è positivo allora”

“Eh…ed era la moglie di Berlino” – prosegue Silene.

“Ah, se è così, le cose cambiano” – ridacchia, ricordando di quanto fosse poco affidabile Andrès con le relazioni amorose.

Però un dubbio permane e finalmente lo espone – “E come mai lei conosce Bogotà?”

“Ehm… da quanto so, Bogotà era stato invitato alle nozze tra quella donna e Berlino” – chiarisce la Oliveira, quasi divertita dal vedere la sua migliore amica talmente coinvolta dai sentimenti da non sembrare se stessa.

Così le fa notare un particolare – “Non sarai mica gelosa?”

“Ma chi? Io? Assolutamente no” – nega Agata – “La mia era una curiosità”

“Ah certo” – commenta la Olivera, fingendo di crederle.

Il saluto tra Tatiana e il saldatore si prolunga ed è accompagnato da gesti di complicità e confidenza tra i due. Gesti che Nairobi scruta in silenzio, fingendo disinteresse.

E’ quando la rossa posa una mano sulla spalla di Bogotà, sostenendosi a lui, che la falsaria non ci vede più.. – “Ok, basta fingere! Hai ragione, sono gelosa e penso ci sia un’eccessiva vicinanza tra quei due!” – sbotta manifestando un comportamento non tipico.

Quell’atteggiamento così poco da Nairobi, fa sorridere la Oliveira che, per tale motivo, la rassicura – “Bogotà è innamorato perso di te. Fidati, non c’è da temere! Però…”

“Però, cosa?”

“Io fossi in te lo metterei alla prova” – propone Tokyo.

“Cioè?” – Nairobi ovviamente le dà corda e ascolta il piccolo consiglio.

Mentre le due confabulano, Tatiana rivela a Bogotà della presenza di Alicia e del legame che la unisce a lei.

“Davvero è tua sorella?” – esclama incredulo - “Chi l’avrebbe mai detto. Quella persona ha tentato di uccidere la mia fidanzata!” – è il primo pensiero di Santiago Lopez nei confronti di una folle verso cui nutre un profondo astio.

“Lo so, mi dispiace di questo. Marsiglia mi ha detto che è quella moretta laggiù! E’ davvero bella, complimenti”

“Lo so, e ha sofferto troppo. Non voglio che quella donna le si avvicini!”

“Calma, quella donna di cui parli è sangue del mio sangue. Ha patito tanto nella vita proprio come tutti noi”

Il saldatore inarca il sopracciglio, e fissa stranito l’amica.

“Perdonami se fatico a vedere quella persona con occhi diversi!”

“Voglio salvarla e per farlo è necessario che diventi una dei nostri. Può ritrovare la sua umanità e poi… avrebbe possibilità di fuga grazie ai mezzi di Sergio”

“Credi che gli altri saranno disposti ad allearsi con quella che fino a pochi giorni fa voleva eliminarci tutti?” – Bogotà è il primo ad essere dubbioso su questo; teme sia impossibile accettare di avere Alicia Sierra nella Banda. Lui in primis non gradisce l’idea.

“Non abbiamo altra scelta” – interviene Palermo.

“Non cederà nessuno! Io in primis non sono d’accordo” – precisa il saldatore, incrociando le braccia al petto.

“Voglio che sappiate che quando io e Nairobi abbiamo trovato il Professore nelle mani di Sierra, la stessa Alicia le ha rivelato un dettaglio del passato molto inquietante”

“Ovvero?” – domanda il saldatore.

“Riguarda German!” – continua il sicario.

“Cosa c’entra con Agata?” – chiede ancora Bogotà.

A quel punto la preoccupazione disegnata sul volto di Santiago Lopez fa indietreggiare Marsiglia che gli consiglia di parlare con la gitana, così da scoprire il fatto direttamente dalla bocca della sua fidanzata.

“Ti dico solo che non sarà semplice per le due dover lavorare fianco a fianco. Forse avere Alicia qui potrebbe solo alimentare tensioni inutili” – è così che Marsiglia chiude la questione, invitando il compagno di squadra ad indagare da solo.

A quel punto, Bogotà decide di affrontare l’argomento con la Jimenez, ignaro che la donna vuole mettere in atto il consiglio di Tokyo.

Le si avvicina e le accarezza i capelli con una dolcezza smisurata.

Poi le bacia la fronte, cingendole i fianchi e stringendola al suo petto.

Quel gesto così amorevole scioglie Agata, facendole dimenticare, per un attimo, di doverlo provocare per studiare la sua reazione.

E appena se ne rammenta, dice - “Proprio una bella donna, questa Tatiana, non trovi anche tu?”

Eppure, quelle parole sembrano non sfiorare minimamente Bogotà, rimasto fedele al suo estraniamento.

Di fronte a quel silenzio, le sicurezze e certezze di Nairobi si frantumano.

“Cos’hai?” – accarezza la barba del saldatore, cercando da lui attenzione.

Le parole servono a poco.

Santiago Lopez la guarda dritto negli occhi, però non si pronuncia.

Sta cercando le parole giuste per toccare un argomento che, a detta di Marsiglia, è troppo delicato.

“Che vi siete detti con quella donna da agitarti così tanto?”  - basta provocazioni, basta giochetti, Nairobi vuole capirci di più.

Il saldatore non vorrebbe allarmarla, specialmente dopo tutto l’accaduto degli ultimi giorni. 

Però la gitana lo capisce al volo e replica - “Come puoi negarlo, vedo che c’è qualcosa che non va”

“Tatiana è una brava donna, imparerai ad apprezzarla...” – in quell’istante dalla bocca del saldatore escono fuori parole totalmente sconnesse dall’argomento scottante.
“Cosa c’entra questo con il tuo stato d’animo? Perché cambi discorso?”

“Per rispondere alle tue affermazioni” – afferma lui.

“Eh?” – esclama confusa la zingara, non ricordando delle provocazioni di poco prima.

“Hai detto che Tatiana è una bella donna, ricordi? Confermo!”

Infastidita da tali complimenti, la Jimenez tira indietro le mani dell’uomo che sono adagiate dolcemente sui suoi fianchi e volge lo sguardo altrove, verde di gelosia – “Pensavo fossi in pena per qualcosa di serio. Tu mi dici di quanto sia bella quella donna”

Ed è allora che Bogotà la tranquillizza – “Tatiana sarà anche una bella donna, ma nessuna è come te!”

Tale esternazione, pronunciata con il cuore in mano, e la voce tremante per l’emozione, è ciò che Nairobi attendeva.

Lusingata, seppure decisa a non darla a vedere, si volta verso Santiago e lo scruta in silenzio.

“Frasi di circostanza?” – continua lei, mostrandosi orgogliosa.

“Ho smesso di usare parole inutili da quando ho capito che l’unica persona che volevo eri tu” – confessa lui, arrossendo.

Basta resistenze ai sentimenti! Abbassa le difese e lo bacia di fronte agli amici che, entusiasti di vederli finalmente come coppia, fischia e applaude al loro amore.

Solo un particolare sfugge alla mente di Agata.

Come mai Bogotà era tanto silenzioso e preoccupato?

“Mi dici come mai poco fa sembravi teso?”

“Ehm…amore mio, si tratta di qualcuno che è qui!”

“Tatiana?”

“No, sua sorella!”

“Ha una sorella? E dove si trova? Può aiutarci con il piano di salvezza?”

“Ehm…ecco…vedi sua sorella…”

Difficile dire a una donna che la persona che ha tentato di eliminarla è sotto il suo stesso tetto, e che dovrà considerarla sua “alleata”.

Però la risposta si palesa ad Agata, qualche secondo dopo.

A passo lento, appoggiata ad uno dei serbi, Alicia Sierra compare e si unisce ai Dalì.

“NON CI POSSO CREDERE!” – esclama Nairobi sentendo il corpo tremarle e il cuore fermarsi di qualche battito – “E’ lei la sorella di Tatiana?” – chiede al compagno, scioccata.

E quando vede Santiago annuire e chinare il capo, amareggiato, la Jimenez comincia a gridare, furiosa, il suo dolore, ignorando la fatica e i dolori del suo corpo, e percependo la medesima sensazione di un’altra pallottola in pieno petto.

 

   
 
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