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Autore: Zikiki98    27/01/2022    0 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
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E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
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Instagram: _.sunnyellow._
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FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI


17. PARABATAI

 
[POV SEBASTIAN]
 
Una donna bellissima, dalla pelle olivastra, continuava ad apparirmi in sogno da quella sera a Seattle. Non riuscivo a ricordare esattamente che cosa fosse successo in quel vicolo, era decisamente tutto troppo confuso, ma c’era una cosa che di sicuro non avrei mai dimenticato: le labbra, poggiate sulle mie, di quella donna incredibilmente incantevole con gli occhi color tenebra.
Mi aveva baciato proprio quando ero accasciato a terra, inerme e senza forze. Inizialmente credevo che l’angelo della morte, in tutta la sua bellezza, fosse venuto a prendermi. Faticavo a tenere le palpebre aperte, ma allo stesso tempo non volevo perdermi nemmeno un secondo della vista di quella donna. Continuò a restare chinata su di me anche dopo quel bacio. I suoi lunghi capelli neri, per metà raccolti in una composizione di trecce, le incorniciavano il viso alla perfezione. Sopra il capo indossava una corona argentata ornata da delle pietre color onice alle estremità. Indossava un vestito lungo nero che sembrava molto antico, quasi principesco, se il colore non fosse stato così tetro, con il corpetto che le stringeva la vita per risaltare il decolté.
Ero totalmente e completamente estasiato ed ipnotizzano dalla sua vista. Ogni volta che chiudevo gli occhi e cadevo nel sonno più profondo di cui avessi mai avuto memoria, lei era la protagonista dei miei sogni.
Ogni volta, si avvicinava al mio orecchio per sussurrarmi – Fidati di me, trovami, seguimi… e ti condurrò dove il tuo cuore desidera davvero -.
Sognavo questo, di continuo. Non sapevo nemmeno che giorno fosse o quanto tempo fosse passato da Seattle. Ogni tanto, nei miei pochi momenti di lucidità, riuscivo a sentire la voce di mia sorella. Ma io non riuscivo a smettere di pensare a quella donna. Mi sentivo come se fossi stato indissolubilmente incatenato a lei, sentivo il bisogno di cercarla persino in questi momenti d’incoscienza. Dovevo trovarla.

 
 
[POV ISABELLA]
 
Passarono altri tre giorni prima che Sebastian fu abbastanza in forma da stare seduto a letto e a riuscire a mangiare da solo. Vedere che finalmente stava migliorando mi aveva resa molto più tranquilla.
In questi ultimi tre giorni avevo riflettuto davvero tanto sul consiglio di Will, anche se totalmente inaspettato. L’idea di aver quasi perso mio fratello mi era sicuramente servita di lezione, ma ero davvero pronta a scegliere lui come Parabatai? Non che lui avesse molto altro tempo per decidere, aveva già diciott’anni, ma io? Io avevo ancora tempo due anni prima di valutare chi scegliere come Parabatai e, soprattutto, se volevo avere un Parabatai.
Mentre riflettevo, avevo portato in camera di mio fratello delle armi da lucidare, per rendermi utile senza perderlo di vista.
Alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per guardarmi. Si trattava di un volume che parlava dell’arte della guerra e dei diversi stili di combattimento. Era uno dei suoi libri preferiti.
- Lo sai che adesso mi sento meglio, vero? – ridacchiò, osservandomi.
Lo guardai di rimando, confusa.
- Ti ringrazio per essermi stata vicino – cominciò a spiegarsi, con una dolcezza che non usava da tempo – Ma sto meglio e sono in grado di badare a me stesso -.
Smisi di lucidare il pugnale e risposi guardandolo negli occhi – Sono qui accanto a te perché voglio stare qui accanto a te -.
Sembrò emozionarsi. Chiuse il libro che stava leggendo e lo appoggiò sul comodino. Dopodiché, mi fece segno di sedermi accanto a lui.  Senza farlo attendere troppo, strisciai verso Seb sul letto e accettai l’invito tra le sue braccia. Le sue labbra si appoggiarono sulla mia fronte.
- Mi dispiace se ogni tanto sono stato duro e crudele con te – sussurrò tra i miei capelli, sorprendendomi – Non mi sono mai reso conto di quanto la mia paura di perderti, ti stesse facendo allontanare da me -.
Alzai il viso per guardarlo dritto negli occhi – Dici davvero? -.
- Sì, sei la persona più importante della mia vita. Mi dispiace di non essere stato in grado di dimostrartelo abbastanza – era strano sentirsi dire questo genere di cose da Sebastian e, forse, lui si sentiva ancora più stranito nel dirle ad alta voce – Ti prometto che cercherò di migliorare sotto questo punto di vista -.
Mi scostai leggermente da lui per guardarlo meglio, proprio perché faticavo a crederci.
– Sul serio? – domandai, estremamente sorpresa.
- Sì, assolutamente -.
Non riuscivo a credere che queste parole fuoriuscissero realmente dalla sua bocca. Ero stata talmente abituata, per anni, ad avere a che fare con un Sebastian che mi amava, ma che lo dimostrava a modo suo, in quello più sbagliato possibile, e mi sembrava assurdo che di punto in bianco non fosse più così. Era sempre stato protettivo e leale nei miei confronti e, allo stesso tempo, geloso, aggressivo, possessivo… Possibile che l’incubo di una notte traumatica potesse radicalmente cambiare una persona? Fargli capire all’improvviso che il modo in cui si era comportato fino al giorno prima era distruttivo?
Forse questo poteva davvero rappresentare un cambiamento per Sebastian, per il nostro rapporto.
- Voglio solo che io e te restiamo uniti – disse teneramente – Voglio che siamo una famiglia a tutti gli effetti e che ci copriamo le spalle a vicenda. Non ci resta altro che noi due in questo mondo e non ho alcuna intenzione di perderti. Ti vorrei come mia alleata -.
In quel momento, non pensai minimamente che in tutte quelle parole, così belle e sentite, potesse esserci un secondo fine. Forse, una parte di me, quella inconsciamente più sospettosa, era allerta, ma il resto di me pendeva totalmente dalle sue labbra. Quel discorso mi rese talmente felice da non riuscire più a contenere l’impulsività.
- Forse potremmo essere qualcosa di più di questo – mormorai.
- Cioè? – chiese confusamente lui.
Mi sgranchii la voce – Vuoi essere il mio Parabatai? -.
Restò a guardarmi in silenzio per qualche secondo, finché improvvisamente non mi stritolò in un abbraccio, ridendo per la felicità. Era la prima volta dopo la morte dei nostri genitori che sentivo ridere Sebastian in questo modo. Scoppiai a ridere a mia volta, con il cuore che straboccava dall’emozione di quel momento decisamente indimenticabile.
- Deduco che questo sia un “sì”! – sghignazzai.
Finalmente eravamo felici ed in sintonia come non mai. Il ricordo di quella giornata me lo sarei sempre portato nel cuore, anche perché sarebbe stato l’unico. Il comportamento genuino di Sebastian era solamente un brutto presagio di quello che sarebbe accaduto successivamente, tutte le promesse e le belle parole erano destinate a precipitare nell’obblio. Solo che, in quel momento, io ancora non lo sapevo.
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**LEGGETE L’AVVISO IN FONDO**
 
Il giorno seguente comunicammo al Conclave le nostre intenzioni con un messaggio di fuoco. In tutta risposta il Consiglio accettò la nostra richiesta, nonostante il periodo intensamente stressante a cui eravamo sottoposti tutti noi Shadowhunters. Probabilmente credevano che non avrebbe fatto altro che giovare alla nostra famiglia avere una coppia di Parabatai per i combattimenti.
Ci venne aperto un portale da Idris grazie al nostro stregone di fiducia e, quando lo attraversammo, ci condusse direttamente ad Alicante. Come testimoni per la cerimonia avevamo scelto Stephan e William, che ci avrebbero raggiunto nel momento in cui sarebbe stata richiesta la loro presenza.
Ogni momento del rituale era supervisionato dai membri del Conclave. Io e Sebastian superammo entrambi la prova dell’acqua con successo. Bevemmo l’acqua del lago Lyn e, nonostante le allucinazioni, riuscimmo a proteggerci a vicenda, dimostrando la profondità del nostro legame.
Superammo egregiamente anche la prova del fuoco, chiamata anche “processo ardente”. Fu in quel momento che i nostri testimoni, Ste e Will, ci raggiunsero. C’erano tre cerchi di fuoco sul terreno: uno per me, uno per Seb e l’ultimo nel mezzo che serviva come anello per simboleggiare la nostra unione come Parabatai.
In quel momento, davanti ai nostri fratelli adottivi, al consiglio e al potere del fuoco, pronunciammo all’unisono il giuramento guardandoci intensamente negli occhi – “Non insistere perché ti abbandoni, o che rinunci a seguirti, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò. Il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì vi sarò sepolto. L’Angelo faccia a me questo e anche di peggio, se altra cosa che non sia la morte mi separerà da te” -.
Dopodiché, per concludere il rituale, incidemmo sul corpo l’uno dell’altra la runa Parabatai con il proprio stilo personale.
Da quel giorno io e Sebastian eravamo ufficialmente diventati Parabatai. Percepivo pienamente l’intensità del nostro legame, la forza condivisa, il senso di protezione reciproco. Tutto ciò mi faceva sentire estremamente potente, ma una parte di me, molto piccola e apparentemente senza motivo, non poteva fare a meno di essere angosciata. Non riuscivo a godermi totalmente il momento a causa di quella brutta sensazione. Chissà cosa mi avrebbe riservato il futuro ora che Sebastian era il mio Parabatai.
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Il ritorno a scuola non fu per nulla semplice. Fortunatamente c’era Ste accanto a me, anche se da quando avevo scelto Seb come Parabatai era diventato leggermente più distaccato nei miei confronti. Potevo ben capirlo, tutto sommato. Non si aspettava che avrei scelto lui. Onestamente, prima che Will mi mettesse la pulce nell’orecchio, non ci avevo mai pensato neppure io. A quel punto, speravo solamente di aver fatto la scelta giusta.
Comunque, spiegare la mia assenza di una settimana, alla Forks High School, ma, soprattutto, alla mia amica Angela Weber, sapevo già che sarebbe stata un’impresa impossibile. Fortunatamente, Stephan aveva raccontato che avevo dovuto accompagnare nostra madre a sbrigare della burocrazia che riguardava i suoi genitori in Francia, a Parigi. Era una bugia bella e buona ma, a detta di mio fratello, ci credettero tutti, ma a vedere le chiamate lasciate nella segreteria, del mio odioso cellulare, dalla mia amica mondana, gli credetti un po’ meno. Ero sicura che stavolta non sarebbe stato facile cercare di appianare le cose con Angela. Non era stupida e il mio comportamento ultimamente l’aveva fatta sospettare molto. Odiavo l’idea che si potesse sentire presa in giro da me, ma d’altra parte non riuscivo a trovare un modo migliore per starle accanto, lasciandola il più possibile fuori dal mondo a cui appartenevo.
Mi diressi velocemente verso l’edificio dove si svolgeva la lezione di letteratura, dove sapevo che avrei incontrato Angela. Quella mattina avevo chiesto a mio fratello se potevamo arrivare con qualche minuto d’anticipo a scuola, in modo tale che potessi parlare con la mia amica senza nessuno tra i piedi. I pochi studenti che c’erano nel cortile, naturalmente, non mi toglievano gli occhi di dosso, ma ero talmente abituata ormai che quasi non ci facevo più caso.
In pochi minuti mi trovai davanti all’edificio della lezione di letteratura e, per la prima volta, esitai ad entrare per qualche secondo. Dai, era Angela, non poteva essere così arrabbiata con me, sicuramente mi avrebbe perdonata.
Entrai in classe e la trovai seduta al solito banco, in fondo, con la testa chinata verso il basso. Stava leggendo un libro e volutamente ignorando il fatto che qualcuno fosse arrivato a lezione in anticipo, proprio come lei. Quando però presi posto accanto al suo, non poté fate a meno di alzare lo sguardo.
- Questo posto è occupa… - ma quando notò che ero io, si bloccò – Ah, chi non muore si rivede! – mi rinfacciò immediatamente, voltando di nuovo lo sguardo sul suo libro.
Sbuffai – Per favore, Angela. Non essere arrabbiata con me -.
- Hai ragione, non sono arrabbiata – continuò, non guardandomi come se stesse ignorando fisicamente la mia presenza – Sono proprio incazzata -.
- Perché? Non sono andata a giocare, ma a sbrigare delle faccende oltreoceano insieme a mia madre – cercai di fare ingiustamente leva sui suoi sensi di colpa, accampando la scusa che aveva arrangiato Stephan.
Fu in quel preciso istante che finalmente si voltò a guardarmi – Credi davvero che il problema sia quello? – scosse la testa, incredula – Come fai a non capire? Credevo che fossimo amiche! -.
- Lo siamo! – confermai, non riuscendo a comprendere il senso del suo discorso.
-  Allora, spiegami perché ignori totalmente le mie chiamate e i miei messaggi? -.
- Perché non sono ancora molto pratica con quel “coso” – risposi onestamente.
Scoppiò a ridere, senza alcuna traccia di divertimento – Tutti sanno come funziona un cellulare al giorno d’oggi, tutti, tranne te. A stento ti ricordi come si chiama. Ogni tanto mi chiedo davvero da che pianeta arrivi! -.
Non seppi davvero cosa rispondere a quella provocazione, anche perché vera, ma comunque non le ci volle molto prima di riprendere a parlare.
- Ed è proprio questo che volevo discutere, da che pianeta vieni? – chiese a bruciapelo.
Mi paralizzai a quella domanda – Cioè? -.
- Beh! Tu sai tutto di me, ti ho raccontato ogni cosa della mia vita. Ma io? Io non so niente di te. Non che non ti abbia mai fatto domande in merito, ma le tue risposte sono sempre state vaghe. So che vieni dall’Europa, ma non mi hai mai detto dove di preciso, anzi, non lo hai mai detto a nessuno. Non so come si chiamano i tuoi genitori. Conosco Stephan solamente perché anche lui frequenta questa scuola. Non so dove abiti. Non conosco la tua storia, se hai avuto un’infanzia felice, se sei mai stata innamorata. Non mi hai nemmeno avvisata che partivi e che saresti stata via per giorni – esplose tutta d’un fiato, con una foga che la fece arrossire – Io sto provando a conoscerti, ma tu non mi stai dando alcuna occasione in merito. Sembra che tu non voglia parlare di te, come se stessi nascondendo qualcosa -.
- Io non nascondo proprio niente – mentii spudoratamente, spostando lo sguardo da un’altra parte.
Angela lo notò – Allora, come spieghi questo “modo di fare”? -.
Alzai le spalle, cercando di abbassare i toni della conversazione – Sono semplicemente un tipo di persona che fa fatica ad aprirsi -.
- A me sembri più una persona che non vuole farsi conoscere – dopodiché, la vidi raccogliere tutte le sue cose per infilarle nello zaino – Senti, io ti sono davvero molto grata per quello che hai fatto per me quando sei arrivata. Mi hai aiutata a rialzarmi quando ormai tutti mi consideravano una nullità – sospirò, guardandomi tristemente negli occhi – Ma io ho bisogno che le persone della mia vita ne facciano parte a pieno, che siano presenti. Ho bisogno che si interessino a me nello stesso modo in cui io mi interesso a loro. Ho bisogno che siano trasparenti e tu, anche se hai buone intenzioni, non lo sei -.
Fece per alzarsi dalla sedia, ma la presi per il braccio, come per fermarla – Dove stai andando adesso? -.
- Non mi fermo a lezione, mi è venuto il mal di testa – e senza aggiungere altro, mi lasciò da sola in quell’aula vuota a riflettere sui miei errori.
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Dopo il litigio con Angela, restare a scuola mi sembrava una vera e propria agonia. Durante l’ora di pranzo mi nascosi in biblioteca a mangiare qualche insulsa merendina acquistata alle macchinette del corridoio principale.
Angela aveva ragione. Non mi stavo comportando bene nei suoi confronti, ma lei non poteva sapere che era la prima amica che avessi mai avuto in tutta la mia vita. Non avevo la minima idea di come si facesse ad instaurare un rapporto, perché le uniche persone con cui avevo sempre avuto a che fare erano proprio i membri della mia famiglia. Di sicuro, il fatto che si fosse allontanata da me era un bene per lei, ma egoisticamente stavo già pensando ad un modo per cercare di far conciliare le mie “due vite” senza metterla in pericolo.
La pausa pranzo finì presto, così uscii dalla biblioteca per dirigermi verso la lezione di biologia. Una volta entrata in classe, non mi sorpresi di vedere Edward già seduto al nostro bancone da laboratorio. Ovviamente, non si era scordato a casa la sua innaturale bellezza.
Non appena mi avvicinai, il suo sguardo, che era posato sul libro di scienze, si alzò su di me e mi seguì finché non mi accomodai accanto a lui.
- Buongiorno Isabella - mi salutò cordialmente, accennando un sorriso gentile e rilassato.
Ora che avevamo appianato le nostre divergenze, non c’era motivo per essere maleducati.
- Buongiorno anche a te, Edward - risposi posizionandomi meglio sullo sgabello, lasciando cadere lo zaino vicino alla mia sedia.
La classe non si era ancora riempita completamente, ma il professor Banner era presente e stava già scrivendo qualcosa di incomprensibile alla lavagna. Aveva davvero una scrittura orribile.
In fondo all’aula si udiva solo il chiacchiericcio dei pochi studenti che, come noi, erano arrivati in anticipo.
Tanto per fare qualcosa, aprii lo zaino e estrassi i libri di testo per posizionarli sul banco.
- Com’è andata in Europa? – chiese cordialmente Edward, con un sorriso incantevole.
Ridacchiai, cercando di sembrare il più naturale possibile – È stato abbastanza noioso in realtà, essendo stato un viaggio di dovere, ma Parigi è sempre meravigliosa -.
- Non a caso, è una delle città più belle del mondo -.
Annuii, immaginandola, dato che in realtà non ero mai uscita da confini di Idris se non per venire qua a Forks – Anche una delle più romantiche – ricordai di averlo letto da qualche parte.
Mi guardò a metà tra il confuso e il divertito – Ti sei mangiata una brochure per turisti, per caso? -.
Mascherai l’imbarazzo scoppiando a ridere – Perdonami, sono ancora un po’ stanca dal viaggio -.
- È comprensibile – mi rassicurò dolcemente, con i suoi occhi caldi e dorati, per poi cambiare totalmente discorso – Mi dispiace dover già rovinare l’atmosfera, ma mentre eri assente il professore ha assegnato una ricerca a coppie. È da consegnare entro la fine della settimana prossima e, per ovvi motivi, noi siamo gli unici a non averla ancora iniziata -.
- Su che argomento? – domandai, portandomi una ciocca di capelli ribelle dietro le orecchie.
- Sulle fasi delle cellule – rispose, passandosi una mano sul mento – Pensavo, se per te non è un problema, di proporti di venire a casa mia a svolgere la ricerca -.
Boccheggiai per qualche secondo, totalmente colta alla sprovvista – Casa tua? -.
- Sì – rispose, facendomi l’occhiolino scherzosamente, come per mettermi a mio agio – Dispongo di un ottimo portatile, una rete internet super veloce e una biblioteca privata -.
Sorrisi di rimando – Sembra un buon piano -.
Dopodiché, si fece improvvisamente serio – Se preferisci per stare più tranquilla, so che Emmett ha invitato tuo fratello Stephan a casa nostra a giocare a basket questa settimana. Possiamo organizzarci per far coincidere tutto nello stesso pomeriggio -.
La sua proposta non era per niente male. Avrei accettato anche se non ci fosse stato mio fratello. Non temevo più i Cullen. Dopo tutto quello che era successo, avevo finalmente capito che erano dei vampiri innocui ma, soprattutto, delle brave persone. Inoltre, mi sentivo inspiegabilmente felice all’idea di passare un po’ di tempo insieme a Edward.
- Sì, direi che si può fare –.
 
**Buonasera 😊 Volevo solo avvisarvi, riguardo al paragrafo che parla di Bella e Seb che diventano Parabatai, che le informazioni le ho recuperate in internet. Purtroppo non possiedo il Codice e non mi ricordo se nella prima saga di Cassandra Clare, lei ne abbia mai parlato. Di conseguenza, sono andata molto ad intuizione e il rituale potrebbe non essere totalmente corretto. Anche se fosse scorretto, ormai lo lascerò così, avendolo già adattato alla storia. In caso però se sapete in cosa consiste esattamente, scrivetemelo pure nei commenti. Mi fa piacere leggervi**

 
Zikiki98

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