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Autore: Mikoru    27/01/2022    0 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 15

Non fermarsi alle apparenze

Pochi minuti dopo che Morrigan se ne fu andata, Luniel decise di riunirsi alle compagne in attesa. Tornata nel punto dello scontro, si accorse che Elyria si era spostata presso l'unica altra porta presente, oltre a quella per il magazzino. Era un arco privo di battenti e al di là di esso pareva regnare soltanto l'oscurità, eccetto la poca luce data dalle torce magiche accese da Wynne. Avvicinandosi, Luniel notò un vago chiarore molto più in là, oltre la curva del lungo corridoio buio; sembrava vuoto, a parte quelle schifose sacche puzzolenti. «Hai visto qualcosa?» domandò alla maga elfa, arrivandole alle spalle.

Elyria quasi saltò sul posto, poi si girò verso la dalish. «Io…» iniziò a mormorare. Sembrava esitante, quasi vergognosa. «Ehm… no, io non…» Strisciò un piede a terra, abbassando lo sguardo. «Io non vedo bene come gli altri elfi» rivelò in un sussurro.

«Oh» si stupì Luniel. Poi, dopo qualche attimo di silenzio imbarazzato durante il quale la dalish si sfregò la nuca pensando a come risolvere l'involontario sproposito, aggiunse cercando di consolarla: «Be', è un po' strano, ma non devi vergognarti.»

L'altra annuì, senza rialzare il volto. «È così fin da quando sono piccola. Mi è stato spiegato che potrebbe dipendere da… dalla mia… condizione» confidò, sempre a bassa voce. «Mi hanno detto che talvolta anche fra gli umani ne nascono alcuni con la carnagione e i capelli bianchissimi e con gli occhi rossi o rosa, e che questi individui hanno la vista molto debole e la pelle molto sensibile al sole. Come me.»

«Capisco» disse Luniel, sorpresa dal fatto che Elyria si fosse aperta così con una sconosciuta. Ancora una volta si domandò se dipendesse dalla loro comune razza. «Ammetto però che non avevo mai visto nessuno come te, prima d'oggi.»

La maga risollevò il viso. «Pare che sia un fatto poco comune.»

«Allora puoi vantarti di avere qualcosa che ti distingue dagli altri» commentò la dalish, sperando di confortarla, ed evidentemente fu così, poiché l'altra ragazza le rivolse un sorriso.

Ad ogni modo il suo udito non era certo inferiore al normale, giacché Elyria si voltò contemporaneamente a Luniel nel sentire i passi degli uomini che tornavano.

«Possiamo riprendere l'avanzata?» chiese Rhianan, nel momento in cui i tre varcavano la porta.

«Sì, qui abbiamo finito» confermò Nevan, recuperando il bastone che aveva posato contro una parete. Fece per muoversi in direzione delle due elfe, sempre in attesa presso l'arco, ed ebbe quello che alla dalish parve un leggero mancamento, nonostante lui avesse cercato di non darlo a vedere.

«Nevan, che avete?» domandò Leliana.

«Nulla, è tutto a posto» le rispose il giovane, sorridente.

«Non mentite, avete barcollato» ribatté la giovane donna, confermando il dubbio di Luniel. «Siete forse ferito?»

Il mago scosse il capo. «No, no, state tranquilla. Davvero, è…» Vacillò di nuovo, stavolta in modo molto più evidente, e Alistair lo afferrò al volo prima che cadesse.

«Ehi!» esclamò l'ex-templare, preoccupato. «Questo non mi pare "nulla", sai?»

Aiutato dall'amico, Nevan si appoggiò alla parete e si sedette, mentre il resto del gruppo si avvicinava a lui. «Ho solo un po' fame» ammise.

Leliana spalancò gli occhi. «Non avete avuto modo di mangiare, da che siete stati intrappolati» dedusse, e l'altro confermò con un semplice cenno del capo. «Quasi tre giorni a digiuno…»

«Avevamo qualche provvista, in realtà» rispose il giovane.

«E di questo» spiegò Wynne, con leggera, rassegnata disapprovazione, «dobbiamo ringraziare le scorte di cibo rubacchiate dagli apprendisti e nascoste nei loro dormitori. Come potete immaginare, tuttavia, non si trattava certo di ingenti quantità.»

«E Nevan» intervenne Elyria, con un tono a metà fra lode e rimprovero, «ha rinunciato a quasi tutte le sue razioni per darle ai bambini e a noi. E ce le avrebbe date per intero, se non ci fossimo accorti che non stava mangiando, costringendolo a tenere almeno qualcosa per sé. Lui insisteva ancora di non avere fame.»

Luniel passò lo sguardo da lui ad Alistair, ricordando quando quest'ultimo si era privato delle proprie porzioni per cederle a lei, poi scosse piano la testa. Questi due sono scemi allo stesso modo.

Leliana sorrise al mago con sincero apprezzamento. «Avete un gran cuore» lo elogiò, e Nevan si schermì stringendosi nelle spalle.

«Anche un po' stupido» fu invece la considerazione di Morrigan, seppur priva di acredine.

Wynne stirò le labbra sottili in un sorriso. «Generoso» la contraddisse. «Sciocco, ma generoso.»

«A saperlo, che ci saremmo ritrovati in questa situazione» commentò Alistair, «non avremmo lasciato le nostre scorte con i bagagli alla locanda.»

«A saperlo» bofonchiò Luniel, «non saremmo entrati qua dentro…»

Morrigan le lanciò uno sguardo particolarmente feroce e all'improvviso la dalish trovò molto interessante fissare le punte dei propri piedi.

«Riesci a reggerti?» domandò Rhianan al mago. «Forse è preferibile che tu rimanga qui.»

«Non dire sciocchezze» replicò lui. «Posso farcela. E con un po' di fortuna troveremo delle vivande a breve, c'è il magazzino su questo piano. Potremo rifornirci lì.»

Elyria sospirò. «Speriamo che non sia stato toccato.»

Sten si fece avanti. «Mangia questi, intanto» disse, e gli porse un sacchetto di ruvida tela scura.

Nevan lo prese con una certa perplessità, che si trasformò in stupore quando lo aprì. «Biscotti?» domandò, tirandone fuori uno. «Ma dove li hai presi?»

«Nell'ultimo villaggio che abbiamo passato c'era un bambino… una creatura grassa e trasandata. L'ho liberato del peso di questi biscotti. Non aveva bisogno di mangiarne di più.»

Vi fu un profondo silenzio. Otto paia d'occhi erano puntati sul qunari.

«Hai… rubato dei biscotti a un bambino?» domandò Alistair, sconcertato.

«Per il suo bene.»

Vi furono altri istanti di silenzio stupefatto.

«D'accordo, credo sia meglio lasciar cadere questo discorso» stabilì Nevan, decidendosi ad addentare un biscotto.

E mentre il mago masticava con un certo vigore, Rhianan si rivolse corrucciata al qunari. «Sten, per quale motivo non li hai tirati fuori nei giorni scorsi?»

«Non l'ho ritenuto necessario, non avrebbero fatto differenza nella situazione in cui ci trovavamo» rispose lui. «Nelle nostre terre non esiste nulla del genere e intendevo conservarli più a lungo, ma sarò lieto di separarmene se questo servirà a ridare forza al Custode, per permettergli di proseguire e combattere.»

Bastarono due minuti a Nevan per divorare i biscotti, poi lui si scostò dalla parete e ringraziò Sten. «È un palliativo, ma sarà sufficiente» commentò. «Forza, rimettiamoci in marcia.»

Sembrava davvero tutto tranquillo: eccezion fatta per le sacche carnose, non c'era segno di presenza di Demoni o altro. A destra del corridoio si trovavano gli alloggi degli Incantatori e decisero di controllarli, per ogni evenienza; i tre maghi del Circolo avvisarono che gli alloggi consistevano in brevi corridoi paralleli a quello principale, sui quali si affacciavano i cubicoli – le effettive camere. Quando aprirono la prima porta, con mille cautele, il bagliore traslucido di una barriera protettiva fu la prima cosa che notarono; proveniva dall'interno del primo cubicolo, esattamente di fronte a loro. E, al riparo della barriera, si intravedevano alcune persone. Nevan avanzò rapido insieme ad Elyria e a Wynne, mentre gli altri li seguivano guardandosi attentamente intorno; c'erano altri tre cubicoli, le cui porte erano aperte.

«Leorah!» esclamò l'incantatrice più anziana.

Un’elfa dai capelli castani raccolti in una crocchia sollevò lo sguardo, rivelando un viso smunto e profonde ombre di stanchezza sotto gli occhi scuri. Aveva l’aria stremata e sembrava fosse lei a mantenere la barriera. «Wy-Wynne…?» Sbatté le palpebre più volte, come se non credesse a ciò che vedeva. «Surana… Amell! Ci siete anche voi! Non… non sto sognando? Siete veri? Non è un’allucinazione?»

«No. Li vediamo anche noi» le rispose una donna in tono monocorde. Sulla fronte aveva il marchio del sole, come Owain; una Tranquilla, quindi. E non era l’unica.

A Luniel scappò una smorfia. Quell’assenza di emozioni le metteva i brividi, perciò – mentre la barriera si dissolveva e i suoi compagni si accostavano alla stremata Leorah e al gruppetto di Tranquilli e apprendisti che l’attorniava – lei diede le spalle al gruppo e avanzò cautamente nel dormitorio, per andare a controllare i restanti alloggi ed evitare sgradite sorprese. Alle sue spalle, le voci di Nevan e di Wynne incitavano i maghi superstiti a correre di sotto per unirsi agli altri sopravvissuti, rassicurandoli e garantendo che il percorso sarebbe stato sicuro. Una freccia incoccata e le orecchie ben tese a captare qualsiasi rumore sospetto, Luniel si accostò in silenzio all’accesso del primo cubicolo. Non udì alcun suono e si sporse per osservare, poi saltò subito indietro; nessun mostro, però, balzò dalle ombre.

Con un sospiro di sollievo, la dalish si girò per dare un’occhiata ai compagni, intanto che i rifugiati se ne andavano, e si accorse che sia Morrigan sia Leliana erano voltate nella sua direzione; parevano pronte ad intervenire in caso di guai e, per un attimo, il pensiero che si fossero preoccupate di guardarle le spalle le diede una sensazione di conforto e calore; tuttavia lo ricacciò, dicendosi che erano semplicemente all’erta per evitare sorprese, non certo per riguardo a lei. Fece qualche altro passo, con le orecchie ben tese, e controllò le due stanzine restanti, che si rivelarono vuote anch’esse. Udì però un cigolio e guardandosi intorno ebbe l’impressione che fosse giunto da un armadio sul fondo del corridoio. Lo tenne sott’occhio per diversi istanti, ma il rumore non si ripeté. Nel frattempo il resto del gruppo la raggiunse, tranne Sten che rimase di guardia sulla porta.

«Bene» esordì Alistair. «Se avete già controllato voi, possiamo proseguire. Giusto?»

Luniel annuì. «Sì, solo che…» S'interruppe, e contemporaneamente Medraut voltò di scatto la testa verso l'armadio; non ringhiava né pareva allarmato, ma di certo aveva udito qualcosa. Forse lo stesso rumore che l'elfa aveva appena sentito provenire da là dentro.

Con un sibilo di avvertimento ai compagni, la dalish incoccò una freccia e si tenne pronta a tendere. «Lì dentro.»

Spada sguainata, Rhianan si accostò al mobile e posò una mano sul pomello; dopo uno sguardo d'intesa agli altri, per verificare che fossero pronti, tirò per aprire l'anta. Che, tuttavia, non si mosse. «Ma cosa… È bloccata? Magia, forse?» Vi picchiò sopra. «Ehi, c'è qualcuno?»

«N-no?» pigolò una voce.

I tre incantatori si scambiarono un'occhiata, poi Nevan diede voce al loro dubbio: «Godwin?»

«S-sì?» balbettò di nuovo la voce, prima di domandare: «A-Amell? S-sei tu?»

«Sono io. E ci sono anche Elyria e Wynne» gli confermò il mago. «Puoi uscire, è sicuro adesso. Abbiamo pensato noi ai Demoni.»

«N-non so, c-credo di preferire di restare q-qui.»

Luniel sbuffò rumorosamente. «Esci subito o giuro che sfondo quelle ante a calci!» sbottò poi, stufa per quella perdita di tempo.

«S-sì! D'accordo!» rispose Godwin. «U-un attimo, devo togliere l'incantesimo di blocco.»

Nel frattempo la dalish si trovò a far fronte a diversi sguardi perplessi.

«Sapete» commentò Alistair. «Non credo ci riuscireste. Quell'armadio è di legno piuttosto massiccio.»

Dato che morderlo o prenderlo a botte non erano opzioni fattibili, Luniel si limitò a guardarlo storto. «Grazie per avermi fatto notare una cosa del tutto ovvia» brontolò.

L'altro sorrise, beatamente immune a quel sarcasmo. «Prego. È bello avere uno scopo.»

Le ante dell'armadio si aprirono. Ne uscì un umano con una stropicciata veste color ocra, dal volto lungo circondato da arruffati capelli castani e su cui era dipinta un'evidente, vivida paura. Emise diversi lamenti mentre metteva le gambe a terra e si raddrizzava con una certa lentezza.

«Siete ferito?» si preoccupò Elyria.

«No, no, ho solo un crampo alla schiena e non mi sento più le chiappe. Stavo lì dentro da…» Il giovane uomo si bloccò. «Quanto tempo è passato?»

Wynne sospirò. «Tre giorni, da quando è iniziato tutto questo delirio.»

«Oh.» Godwin si sfregò il naso. «Questo spiega perché ho anche così tanta fame. Sapete, lì dentro ho perso la cognizione del tempo.»

«Esattamente, per quale motivo sei rimasto nell'armadio?» domandò Nevan. «Nel primo cubicolo si erano rifugiati Leorah e altri incantatori, avresti potuto unirti a loro.»

Godwin sbatté le palpebre un paio di volte, con fare quasi inebetito. «Ah, davvero? Non me ne sono proprio accorto.»

«Questo è un po' sciroccato, mi sa» mormorò Alistair, ricevendo un blando rimprovero da Leliana, mentre Wynne si portava le dita alla fronte con un sospiro.

«Avevo tentato di scendere di sotto» continuò l'altro mago, senza aver sentito il commento del Custode, «ma c’erano Demoni ovunque a bloccarmi il percorso. Allora ho deciso che la cosa migliore da fare in una tale situazione era raggiungere un luogo sicuro, nascondermi e restarmene molto, molto tranquillo. E così ho fatto. Anzi, forse potrei tornare nel mio armadio…»

«Pfui! Che pusillanime!» giudicò Rhianan, sprezzante, rinfoderando l'arma.

Leliana, in tono gentile come suo solito, le disse: «Suvvia, non siate così dura. Non tutti possiamo essere degli eroi.»

«La codardia non è mai giustificabile» ribatté ancora la nobile, inflessibile.

E Luniel non si trattenne. «No, certo. Meglio morire come dei cretini.»

La Cousland divenne paonazza di collera. «Come osi?!» esplose, andando verso di lei a grandi passi, la mano sull'impugnatura e la spada estratta a metà.

La dalish stava per risollevare l'arco con la freccia già incoccata quando Alistair si frappose a braccia tese. «Ehi, ehi, ehi! Avanti, non c'è bisogno di litigare. Davvero, per favore, calmatevi.»

«Più che altro» le rimproverò Wynne, «non è il momento. Abbiamo già sufficienti problemi senza che vi aggiungiate queste sciocche beghe.»

Rhianan inspirò profondamente, serrò la mascella spingendola in fuori con aria battagliera, ma poi respinse la spada nel fodero con un gesto brusco e sbuffò furiosa, allontanandosi dal gruppo. Medraut la tallonò in silenzio. Wynne e Leliana la seguirono, forse per calmarla.

Luniel, dal canto suo, scrollò le spalle e si rilassò, ignorando gli altri. Durante il breve alterco, Nevan e quel Godwin avevano continuato a parlottare, e lei distinse un rapido scambio sussurrato. «… Ne hai ancora?» chiese il mago Custode, ricevendo come risposta: «Sì. Angolo ai piedi del letto. Sotto, ovviamente.»

Poi Nevan diede una pacca sulla spalla dell'altro. «Forza, scappa di sotto. Puoi stare tranquillo, abbiamo ucciso la maggior parte dei Demoni. Noi intanto proseguiremo per risolvere questo macello.» Nemmeno gli chiese se volesse unirsi a loro, era piuttosto ovvio quale sarebbe stata la risposta di Godwin.

Questi, infatti, ribatté: «E se qualcuno vi fosse sfuggito e mi aggredisse mentre sono da solo? E poi i templari hanno sbarrato le porte. No, no, resterò qui e vedrò cosa succede.» Arretrò e si infilò di schiena nell'armadio. «Spero di incontrarvi ancora, in situazioni più felici e meno pericolose. Quindi, insomma, spero che ve la caviate nella vostra impresa di liberazione della torre.»

Con un sorriso quasi divertito, Nevan scosse la testa e richiuse le ante dell'armadio. Ci diede un paio di colpi. «Mi raccomando, resta dove sei e non muoverti.»

«Non lo farò. Non mi muoverò di un millimetro finché non saprò di essere al sicuro.»

Nevan si scostò dall'armadio. «Morrigan, Luniel, per favore, potreste avvisarmi se Wynne dovesse tornare qua?» richiese, mentre si infilava nel cubicolo lì vicino.

Mentre la Strega delle Selve scrollava le spalle e scrutava il terzetto ormai presso l'ingresso della camerata, Luniel si tese a sbirciare cosa stesse facendo il mago. Lo vide mettersi ginocchioni e guardare sotto il letto, poi infilare un braccio a cercare qualcosa.

«Ma dove… Ah, ecco!» Nevan si risollevò e, dalla soglia dello stanzino, lanciò ad Alistair un sacchetto di pelle ben chiuso.

L'altro lo prese al volo. «Cos'è?»

«Lyrium. Potrebbe servirti.»

Elyria, accanto al Custode umano, strabuzzò gli occhi. «Cosa ci faceva lì?»

«Oh, Godwin è riuscito a mettere su una sorta di… chiamiamolo "commercio segreto"» spiegò Nevan a bassa voce. «Ha un contatto ad Orzammar che gli procura del lyrium al di fuori del controllo della Chiesa.»

Elyria lo fissò con rimprovero. «Ma è illegale!» esclamò.

«Sssh! Parla piano!» l'ammonì l'altro.

L'elfa aggrottò le sopracciglia chiarissime, ma obbedì. «Tu lo sapevi e non lo hai denunciato?»

Nevan fece spallucce. «Perché avrei dovuto? Lo sai che trovo divertente beffare la Chiesa e i Templari. E poi fra i clienti di Godwin ci sono proprio dei templari. Se avessi parlato sarebbe scoppiato un putiferio.»

Alistair storse la bocca in un sorrisetto. «Conoscendoti, trovo più plausibile la prima motivazione.» Poi però si fece serio e aggiunse: «Sai che non mi piace…»

Il mago gli posò una mano sulla spalla. «Sì, lo so perfettamente, ma la situazione in cui ci troviamo non ci permette di essere schizzinosi. Non ti sto dicendo che devi assumerlo per forza, solo… non si sa mai.»

Scuotendo la testa con un sospiro, Alistair infilò il sacchetto nella propria scarsella. «D'accordo» si arrese. «Ora però raggiungiamo le altre e procediamo.»

«Voi andate, io arrivo subito» replicò Nevan. «Devo prendere una cosa anche dal mio cubicolo.» E si infilò nel penultimo. Quando raggiunse il gruppo radunato fuori nel corridoio, si stava legando una cintura con appeso un fodero e annessa spada.

Alistair la fissò, imitato dalle altre. «E questa?»

«È un cimelio di famiglia» rispose Nevan. «Non so da dove arrivi o chi l'abbia forgiata, ma a quanto pare aiuta a canalizzare la magia, al pari di un bastone da mago. Ha persino un nome, Zanna delle Stelle.» La estrasse, rivelando una lama di lucido acciaio in cui si diramavano luminose nervature bianco-azzurrine. A giudicare da come la maneggiava, sembrava molto più leggera rispetto alle altre spade. «Mio nonno la teneva sotto chiave da qualche parte e non ne ha mai fatto parola… figuriamoci, col suo odio per la magia! È già una fortuna che non l'abbia gettata nelle fogne di Kirkwall. A quanto pare la tenne solo perché è effettivamente di grande valore. Mia madre riuscì a recuperarla di nascosto e, ignoro in qual modo, a farla avere a nostra cugina Leandra, la quale infine la portò a me.»

Rhianan inarcò un sopracciglio. «E come è stato possibile?» domandò.

«Oh, be'… una signora che si occupava di rifornire la Torre di biancheria le diede una mano, nascondendola in un involto di coperte e lenzuola» raccontò mentre Wynne si sfregava la radice del naso rilasciando un sospiro.

La Cousland sbatté le palpebre, perplessa. «E perché l'avrebbe fatto?»

«Mi aveva in simpatia. Lavorava alla Taverna della Principessa Viziata quando io giunsi qui per la prima volta. Le feci tenerezza. Ero un ragazzino di tredici anni che faceva di tutto per fingersi forte e non scoppiare a piangere perché gli mancavano la madre e la sua città.»

«D'accordo, ma…» insistette la nobile. «Cosa te ne fai se non sai adoperarla?»

«A dire il vero ne sono in grado» ribatté lui, rinfoderando l'arma con disinvoltura. «Anche alcuni templari mi avevano in simpatia e mi hanno insegnato qualcosina.»

Wynne sospirò rumorosamente. «Non ho parole…» brontolò.

Sten si accigliò. Più del solito. «Un mago con la spada. Ciò è sbagliato.»

«Tutto molto interessante» intervenne Morrigan, «ma che ne dite di proseguire, prima che l'orda templare arrivi a spazzarci via?»

«Uh, essere spazzati via è male» commentò Alistair, incamminandosi.

Il resto del gruppo lo seguì.

Avevano mosso pochi passi ed erano giunti presso l'ingresso della seconda camerata – che ad un rapido esame risultò vuota – quando si accorsero che poco oltre, nella penombra del corridoio principale, stavano fermi due scheletri. Erano immobili, ma si animarono al loro approssimarsi, quasi li avessero sentiti.

«Per fortuna sono soltanto due» considerò Alistair. «Sarà una passeggia—» Un rumore simile a un acciottolio di ossa lo interruppe e pochi attimi dopo sopraggiunsero altri scheletri e cadaveri, circa una trentina. «Oh-oh…»

«Al, fammi il favore, la prossima volta stai zitto!» sbottò Nevan, dando inizio a un incantesimo. Tuttavia, considerando lo spazio ristretto, né lui né le altre maghe avrebbero potuto usare a piena potenza le loro magie ad area.

«Fenedhis!» sibilò Luniel. Non riusciva a capire da dove fossero spuntati i cadaveri – cadaveri putrefatti, marcescenti, di corpi morti da lungo tempo. Come potevano trovarsi lì? Conscia dell'inutilità di colpirli con le frecce, come aveva verificato nelle rovine dello Specchio, gettò a terra l'arco, si slacciò rapidamente la faretra e sfoderò i dar'misu. E si gettò nella mischia, confidando nella protezione degli incantesimi difensivi di Elyria e Wynne. Mirò alle giunture di quei mostri; più che danneggiarli, era importante soprattutto metterli in condizione di non muoversi e non colpire.

Il tempo divenne qualcosa di remoto. Luniel non aveva idea di quanto ne fosse passato quando, dopo aver abbattuto al fianco di Alistair e Medraut un numero imprecisato di morti deambulanti, due urli superarono il clamore dello scontro.

Il primo – la voce era quella di Nevan – era di puro e semplice dolore, un grido aspro e spezzato. Il secondo – quella era Elyria – era di spavento.

Luniel si voltò e vide il mago piegato su se stesso, una mano sull'occhio destro e il sangue che pareva ruscellare fra le sue dita. Elyria, sconvolta, stava correndo verso di lui dopo avergli eretto davanti una barriera per proteggerlo da… un Abominio? E da dove era arrivato, quello?!

«Van!» Alistair si era girato a guardare, in ansia.

«Non distrarti, idiota!» lo rimproverarono coralmente Morrigan e Rhianan, mentre la prima congelava uno scheletro e la seconda lo frantumava con un ben assestato e violento colpo di scudo.

Luniel si abbassò e sferrò un fendente dietro il ginocchio dell'ultimo cadavere, alle prese con Alistair, e questi ne approfittò per abbatterlo.

Nel frattempo, le maghe avevano sconfitto l'Abominio e Wynne si stava già dedicando alla ferita di Nevan, affiancata da un'agitatissima Elyria.

Alistair si avvicinò. «Be', dai, una cicatrice sull'occhio ti renderà più affascinante, no?» commentò nervosamente, nel tentativo di sdrammatizzare e alleviare la tensione.

«La tengo volentieri, la cicatrice, ma gradirei tenere pure l'occhio» rispose Nevan, tentando coraggiosamente di mascherare una smorfia sofferente con un sorriso. Non gli riuscì molto bene.

Wynne sorrise. «Andraste ti vuole bene, figliolo. L’occhio non è stato toccato e la ferita di per sé era in realtà molto superficiale.» La luce azzurra dell'incantesimo si dissolse e la maga abbassò la mano e fece cenno a Rhianan, che perdeva sangue da un braccio, di avvicinarsi.

In quel momento, all'improvviso, Medraut ringhiò.

«Attenta alle spalle!!» urlò Leliana.

Luniel si voltò di scatto e sgranò gli occhi terrorizzata quando si ritrovò un Demone dell'Ira ad un palmo dal naso. Fece per balzare via, ma il mostro fu più veloce: le sue lunghe dita adunche e roventi la raggiunsero sul fianco scoperto, aprendole tre solchi poco sotto il costato. Luniel gridò e cadde a terra, nelle narici la puzza della sua stessa carne bruciata, e alzando lo sguardo vide il Demone incombere su di lei. Stringendo i denti, fece per rotolare via, ma in quello stesso momento una spada emerse dal petto fiammeggiante del mostro; la lama fu ritratta per abbattersi subito dopo sul suo collo, quasi tranciandogli la testa. Il Demone si accasciò al suolo e Alistair lo superò d'un balzo, afferrò Luniel per un braccio, la sollevò e la trascinò via, sordo al suo gemito di dolore. Era stato poco delicato, certo, ma quando pochi istanti dopo il cadavere esplose, la dalish perse ogni voglia di lamentarsi per quel rude trattamento.

«Vedi il lato positivo» le disse Nevan, poco distante. «Ti ha procurato una ferita e nello stesso tempo te l'ha cauterizzata.»

«Vai a farti fottere» gli ringhiò. E mentre tutti – o quasi – la fissavano sorpresi da quel linguaggio, lei pensò all'energico scappellotto che le sarebbe arrivato dritto dritto sulla nuca da Ashalle, o da uno degli altri anziani, se l'avessero sentita.

Poi Alistair proferì: «Non per fare quello assillante, o quello saccente del "Ve l'avevo detto", ma che ne pensate di darmi finalmente ascolto e cercare un'armatura che vi ripari meglio?»

Luniel emise un borbottio poco chiaro, ripensando a quando il Custode le aveva consigliato di procurarsi un'armatura più adatta, in seguito allo scontro con i prole oscura prima di Lothering.

«Avete detto?» quasi cinguettò il Custode.

«Che avete ragione! Alla prima occasione utile cambierò la mia armatura!»

Alistair si mise a ridacchiare soddisfatto, mentre lei si corrucciava. «Oh, riecco quell'adorabile broncio» la prese in giro.

Lei gli scoccò un'occhiataccia, che non sortì alcun effetto se non quello di farlo ridere ancor più allegramente.

Leliana si sedette accanto a lei mentre Morrigan ed Elyria arrivavano con gli impiastri contro le ustioni, da usare in combinazione con gli incantesimi di cura della maga elfa. «In effetti, Alistair ha ragione» le disse.

Luniel alzò gli occhi al cielo, seccata. «Sì, l'ho già ammesso, devo cambiare armatura. Vogliamo ripeterlo un altro po'?»

«Meglio di no» intervenne Morrigan, «c'è il rischio che si monti quella sua testa vuota.»

Alistair la guardò di traverso. «Gentile come sempre.»

«Faccio del mio meglio» ribatté la strega.

Luniel sbuffò. «Vi date una mossa a rimettermi in sesto o no?»

Leliana ridacchiò. «Sì, sì» rispose divertita, recuperando un impiastro dalle mani di Morrigan per aiutare nelle operazioni di cura. «Ma io mi riferivo al vostro broncio: è davvero adorabile.»

La dalish le lanciò un'occhiata storta, quasi tentata di rinunciare alle cure e di mettersi invece fuori della portata di quella stramba shemlen. Poi scosse la testa e attese pazientemente che le guaritrici terminassero di rimettere in sesto lei e tutto il gruppo.

Circa due ore più tardi, Luniel non sapeva se invocare i propri dèi affinché la incenerissero sul posto o se prendersi semplicemente a schiaffi da sola. Si lasciò scivolare a terra, sfinita, e si appoggiò contro la parete, calciando via senza troppo rispetto un grosso tomo di salmi, caduto ben lontano dal suo leggio; chiuse gli occhi e pensò che, se le cose fossero continuate in quel modo, era molto probabile che ci lasciassero la pelle ben prima di raggiungere quell'Uldred che Nevan ormai smaniava di trasformare in un arrosto umano.

Sembrava quasi impossibile che nell'arco di… quanto? Venti minuti? Mezzora? … si fossero susseguiti tutti quegli assalti. Scheletri, cadaveri, Demoni e Abomini erano piombati loro addosso in successione e in gran numero, dando loro a malapena il tempo di riprendere fiato o energia magica fra uno scontro e l'altro; per fortuna ci erano riusciti prima, oltre ad aver raggiunto il magazzino e aver recuperato un po' di provviste. Il risultato era comunque che, oltre a tutta una serie di ferite superficiali e trascurabili, molti di loro ne avevano subite altre ben più gravi: Elyria ci aveva quasi rimesso un braccio, Leliana e Rhianan si erano ritrovate con le costole fratturate e Alistair con il cranio quasi aperto in due; Medraut aveva una zampa rotta e Morrigan era stata trafitta ad una spalla. Soltanto Luniel e Wynne se l'erano cavata più a buon mercato. E Sten, che chissà come non aveva ricevuto nemmeno un graffio.

L'elfa sbuffò, guardandosi intorno. A furia di avanzare combattendo erano giunti al piano successivo e si erano alla fine ritrovati nella cappella, ridotta ad una devastazione di panche rovesciate, statue abbattute e schizzi di sangue. Escludendo qualche sacca maleodorante, sembrava però libera; stanchi, feriti e malconci, avevano quindi pensato di riposarsi lì, per dare il tempo a Wynne ed Elyria di curare le ferite più urgenti e, in generale, a tutti i maghi del gruppo di ritemprare il mana.

Evidentemente, però, una qualche forza superiore aveva deciso di divertirsi a loro spese. Alistair, girovagando per la cappella, aveva scontrato un boccettino in cui era stato sigillato un altro mostro – Revenant, lo avevano chiamato i maghi – che si era dimostrato particolarmente ostico. Tuttavia il gruppo, seguendo le indicazioni di Nevan e Wynne, era riuscito a dar prova di un incredibile lavoro di squadra e ad attuare la giusta tattica contro il Demone; combinando le maledizioni di Morrigan per indebolirlo, i glifi di Wynne per paralizzarlo e gli incantesimi di fuoco di Nevan, in aggiunta agli scudi protettivi di Elyria, anche i combattenti erano riusciti ad avere la meglio sul mostro.

Adesso, però, erano davvero stremati.

Luniel chiuse gli occhi e stese le gambe con un sospiro, rimpiangendo di non avere Ascher lì con sé; senza contare che le sue zanne sarebbero state un valido supporto nei combattimenti. Avvertì un movimento e riaprì gli occhi, scorgendo Elyria che si avvicinava e le si sedeva accanto.

«Stai bene?» le domandò la maga. «Wynne e io abbiamo sistemato le ferite degli altri, ma ho ancora un po' di mana per te, se ti serve.»

La dalish scosse piano la testa. «Nulla che non passerà con del riposo. Pensa a riposarti anche tu, hai un aspetto stravolto» commentò, notando la patina di sudore freddo che le imperlava il viso.

L'altra esibì un sorriso affaticato. «Non posso negarlo.» Si appoggiò meglio alla parete e abbassò le palpebre. Tutt'intorno regnava il silenzio, giacché anche il resto del gruppo stava pensando solo a recuperare le forze. Poi la maga riaprì gli occhi e si girò verso Luniel. «Senti, mi stavo domandando una cosa… Non che ci avessi mai pensato, prima, non ho ricordi al di fuori del Circolo, ero troppo piccola quando mi hanno portata qui, ma vedendo te… Ecco, mi sono trovata a chiedermi come sarebbe stato per me nascere tra i Dalish, vista la mia condizione.»

Luniel rimase qualche istante in silenzio, riflettendo. «Be', probabilmente non saresti potuta diventare una cacciatrice o una guerriera, ma ci sono altri ruoli, in un clan, come gli artigiani o i guaritori. Inoltre possiedi la magia, quindi saresti potuta essere la Prima di un Guardiano. Forse avresti dovuto lavorare un po' sul carattere.» Ripensò a Merrill, svagata e sognante, che ancora si impegnava per poter diventare forte e autoritaria in modo da saper guidare il clan, in futuro. «Anche se magari mi sbaglio. "Non bisogna mai fermarsi alle apparenze", diceva sempre Marethari. Guarda Nevan, chi l'avrebbe detto che sa usare una spada?»

«Già» mormorò Elyria, poi piegò la testa con aria perplessa. «Cos'è la Prima di un Guardiano?»

«Ah, giusto, non puoi saperlo» si rese conto la dalish. «I Guardiani sono i nostri capi, ogni clan ne ha uno alla propria guida, ed è sempre qualcuno dotato di magia; essi studiano e preservano le nostre tradizioni. Un Primo, invece, è l'apprendista di un Guardiano, di cui un giorno prenderà il posto. Qualche volta c'è anche un Secondo, ma ogni clan cerca di non avere troppi incantatori per non attirare le attenzioni dei Templari. Danno la caccia anche a noi, come vedi. In questo, e nel disprezzo della Chiesa, non avresti trovato differenze rispetto alla tua vita.»

«E… e cosa succede se ci sono troppi bambini col dono?»

«Vengono inviati ad altri clan in cui la magia è poco presente o assente.» Luniel si sistemò una treccina ormai mezza disfatta dietro l'orecchio. «Come la Prima del mio clan, Merrill. Nel suo erano già quattro dotati, da noi era rimasta soltanto la Guardiana Marethari, quindi la lasciarono con noi.» Emise un sospiro. «A quanto pare, la magia fra i Dalish sta morendo… come i Dalish stessi.»

Elyria esitò qualche istante. «Cosa intendi?»

Luniel si trovava a suo agio con Elyria, probabilmente per via della comunanza di razza: anche se non era una dalish, era pur sempre un'elfa. Per questo si sentì libera di parlarle di questioni che non avrebbe affrontato con uno shemlen. «Nascono meno bambini di quanto vorremmo e muoiono più dalish di quanto vorremmo, soprattutto a causa degli umani che ci perseguitano, in un modo o nell'altro.» Fece un sorriso amaro. «Siamo un popolo libero e orgoglioso, ma morente.»

La maga abbassò lo sguardo. «Oh… io… non immaginavo…»

«Tranquilla. Anche molti di noi non lo immaginano.» La dalish fece spallucce.

«Capisco…» Elyria esitò un attimo, poi chiese: «Senti, ti va di raccontarmi qualcos'altro della tua gente e delle vostre usanze? Adesso o più tardi, insomma. Mi piacerebbe molto saperne di più.»

Luniel ricacciò la tristezza e le sorrise. «Volentieri.»


L'angolo dell'autrice

E sono tornata. Dopo… uh, sei anni. È stato un periodo complesso, in particolare gli ultimi due anni, perché oltre alla pandemia mi sono trovata in una situazione veramente difficile e pesante, con la depressione che è tornata a prendermi a coppini fortissimi sulla nuca. Sono successe cose brutte e cose belle, e la più bella è aver finalmente trovato la persona della mia vita. Ma non starò a tediarvi.

Spero che la pubblicazione di questo capitolo – che stava lì incompiuto da sei anni, appunto – sia il giusto sprone a riprendere e portare avanti questa storia. Non so se interesserà ancora a qualcunǝ, ma ci proverò lo stesso, compatibilmente con gli impegni e le mille cose che voglio fare. Peraltro mi rendo conto che forse la conclusione del capitolo sembra un po' tirata via, ma non vedevo l'ora di chiuderlo per poter passare oltre.

Non credo di dover spiegare molto in questo capitolo, a parte che ho fuso insieme due armi che compaiono nel gioco, vale a dire Zanna delle Stelle (la spada di ferro meteorico che si può far forgiare se si ha il DLC Picco del Custode) e la Tessincantesimi o-come-si-chiama-non-me-lo-ricordo-più, che si ottiene durante la missione delle Sacre Ceneri. Questo perché a Nevan, nella mia partita, ho fatto prendere la specializzazione di Guerriero Arcano, equipaggiandolo poi con la spada, ma come nome mi piaceva più l'altro :p

E insomma, se avete letto e siete arrivatǝ fin qui, in primo luogo grazie, in secondo se avete domande ponetele pure, in terzo se vi va lasciatemi un'opinione.

Ciao, e a presto… spero!

  
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