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Autore: Rosette_Carillon    31/01/2022    1 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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                                             Capitolo 2                                                 
Ne me quitte pas*
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
Peter non si trasferisce il giorno dopo, né quello dopo ancora. Né la settimana successiva.
Michelle è testarda, e lo sono anche gli Avengers, ma lui non cede.
<< Ehi, >> le chiede Peter un giorno, mentre camminano per le strade della città << non hai…che so, delle lezioni da seguire? >> voleva essere solo una domanda innocente, ma MJ abbassa la testa a disagio.
Ha deciso che, sia che lui sia d’accordo o meno, lei farà nuovamente parte della sua vita. Si presenta spesso a bussare alla porta del suo monolocale, o lo aspetta giù, fuori dall’ingresso del palazzo.
Gli tiene compagnia mentre lui sistema qualche strappo nella tuta di Spiderman, gli porta del caffè ancora caldo, qualche volta lo accompagna a fare la spesa, solo per aver una scusa per parlare e stare assieme, e assicurarsi che non muoia di fame. Spesso si ritrova anche a doverlo medicare dopo una missione finita non troppo bene.
<< Non-non ti avevano presa all’MIT? >>
<< Ho rinunciato, >> dice lei, stringendosi nelle spalle, come se fosse una cosa di scarsa importanza. Peter, colto di sorpresa, rallenta fino quasi a fermarsi, mentre lei continua a camminare noncurante.
<< Ma- ! >>
<< Ho avuto- >> lo ferma lei, prima che possa aggiungere qualcosa << casini, a casa e- ho deciso di rinunciare. Tu, piuttosto? Perché non tenti di nuovo? Stark ti darebbe una mano, ne sono certa. >>
Lui scuote la testa << no. >>
Sono arrivati davanti al market dove Peter deve fare spesa. Entrano e lui prende un cestino.
È stupito. Totalmente stupido e smielato, e irrealizzabile, eppure, per quanto se ne vergogni, non riesce a non pensare che lui e MJ sembrino quasi una coppietta che va a fare la spesa.
Scuote la testa per scacciare quel pensiero e prende la lista della spesa dallo zaino.
Dicembre è iniziato da poco, e le strade sono già bianche, coperte dalla neve caduta il giorno prima.
Non sa perché, ma gli viene in mente che sarebbe bello essere a Parigi sotto la neve.
Essere in una situazione romantica, nella città dell’amore per eccellenza, con la persona di cui è innamorato.
Sarebbe davvero bello, pensa, mentre MJ si volta a guardarlo accorgendosi che lui non la sta seguendo.
<< Che fai? Vieni o no? >>
<< Oh, s-sì, certo. >>
Bè, l’occasione di fare qualcosa a Parigi, qualsiasi cosa, se l’è giocata tempo fa.
Sognare però non costa nulla. Certo, dover convivere con la realtà dei fatti dopo un viaggio mentale oltreoceano non è facile, ma può accontentarsi.
Vorrebbe tanto poter tornare indietro nel tempo.
A quando May era viva, a quando è stato in Europa.
Ancora prima, a quando era appena diventato Spiderman.
Più indietro, a quando lo zio Ben era vivo, e May era felice, davvero felice. Perché lui sapeva, aveva sempre saputo che la donna non era mai riuscita a dimenticare il marito, che la situazione non andava bene come lei aveva sempre cercato di fargli credere.
L’aveva sentita piangere la notte, quando credeva che lui dormisse, e ogni mattina la trovava allegra e sorridente ai fornelli a preparare la colazione.
E per tanto tempo aveva pensato che, se avesse avuto i poteri quando suo zio era stato aggredito, allora, forse l’uomo sarebbe ancora vivo.**
Qualche volta riesce a tornare ancora più indietro, a quando viveva ancora con i suoi genitori.
<< -er? Peter? >>
<< Eh? Oh, scusa- scusa, non ti ho sentita, >> mormora. << Puoi ripetere? >> chiede incassando la testa fra le spalle.
MJ sbuffa << le offerte, Peter, le offerte. Guarda quali prodotti sono in offerta anzi che buttare tutto nel cestino. >>
<< Mh, >> annuisce << okay. Va bene >> Non può certo permettersi di sprecare soldi.
 
                                                                               §
 
 
<< Sei preoccupato per il ragnetto? >>
Steve annuisce pensieroso, e si siede sul letto.
Bucky chiude il libro che ha fra le mani, dopo aver messo un segnalibro fra le pagine, e lo mette sul comodino.
<< Possiamo chiedere a Nat di parlargli. Sai, da ragno a ragno. >>
Steve sorride e scuote la testa.
<< Se MJ riesce a convincerlo a trasferirsi qui, alla New Avengers Facility, >> riprende Bucky, più serio, << forse Marta può aiutarlo a…non lo so. Riflettere?  >> tenta. << Non lo so… lei non è una psicologa, ma mi ha aiutato tanto. >>
<< Mh. Potrebbe essere un’idea. >>
<< Non mi sembri convinto. >>
Steve si passa una mano sul volto, pensieroso: forse Peter avrebbe bisogno di un aiuto un po' più professionale.
<< Vero, >> inizia Bucky << ma, sai, stiamo comunque parlando di un ragazzino smarrito, che è rimasto solo e sta disperatamente cercando di trovare il suo posto nel mondo. Non credo che un aiuto professionale potrà mai farlo sentire- importante, o amato. >>
Parla per esperienza, lui. Li ricorda ancora gli incontri con la sua terapista. Utili, certo, ma non era stato quello a restituirgli la voglia di vivere.
<< Stark ha provato a parlargli? >> chiede poi, gli era sembrato molto affezionato al ragazzo.
<< Sì, ma lui tiene chiunque a distanza. È testardo. >>
<< Mi ricorda qualcuno… >>
<< Oh, andiamo: non ero così. >>
<< No, certo: tu all’epoca non li avevi i superpoteri. Ma l’abilità di crearti problemi…quella ce l’avete entrambi, e mi sembra ben sviluppata. >>
Steve fa roteare gli occhi fingendosi esasperato dalla preoccupazione di Bucky.
Certo, ci sono momenti in cui vorrebbe davvero che l’altro uomo la smettesse di preoccuparsi tanto per lui, ma ormai, dopo tutti quegli anni, ci ha fatto l’abitudine. E se n’è fatto una ragione: la preoccupazione è uno di modi che Bucky ha per mostrargli amore. << Quando torna Marta dalle ferie? >> chiede poi.
<< Domani. >>
<< Domani? >>
L’uomo annuisce << ha preso solo quattro giorni per rivedere la sua famiglia, e un amico. >>
      
                                                                              §
 
 
<< La vedo allegra, Marta, >> sorride l’uomo, guardandola aggiungere dello zucchero nel suo caffè, prima di mescolarlo con un movimento ritmico.
La donna solleva la testa, le labbra distese in un largo sorriso << dopo tutti questi anni, potremmo anche darci del ‘tu’. >>
Benoit sorride prendo la sua ciambella alla vaniglia << bè, in effetti potrei essere tuo padre. >>
Il sorriso allegro della donna non si spegne mentre lei si china sul tavolo, poggiando i gomiti sul legno, come se volesse rivelargli un segreto << no, >> scuote la testa << tu non mi hai abbandonata quando ero in difficoltà. >>***
La crema della ciambella gli va di traverso, e Benoit allunga una mano verso il suo caffè per aiutarsi a ingoiare, mentre la donna lo osserva preoccupata, pronta a intervenire.
<< Mi- mi dispiace, >> comincia lui.
<< No, va tutto bene. Non importa. Non più…è passato tanto tempo, ormai me ne sono fatta una ragione, >> si stringe nelle spalle lei, prendendo il suo caffè con entrambe le mani e portandoselo alle labbra.
L’uomo la guarda attentamente, incerto, ma decide di non indagare oltre.
<< Sei così contenta all’idea di tornare al lavoro, >> la prende in giro, ma lei annuisce.
Certo, è lontana da casa, e il suo non è un lavoro facile, ma è felice.
Non è quello che aveva immaginato, aveva scelto di fare l’infermiera, ma non aveva mai pensato di lavorare in un ospedale, o peggio ancora, per gli Avengers. Le emergenze non erano per lei, lei non era fatta per stare in mezzo all’azione, ma le era sempre andato bene così.
No, non era vero. Per anni si era sentita una stupida a cercare ogni volta la tranquillità, ma ci aveva lavorato su, ed era riuscita a fare pace con sé stessa.
Era felice del suo lavoro.
<< Rimetti insieme i pezzi degli eroi che salvano il mondo, potresti anche essere un po' più orgogliosa di te stessa, >> mormora Benoit, attento a non farsi sentire dalle altre persone che sono nella caffetteria.
Lei ridacchia << preferisco stare dietro le quinte, invisibile ma utile. >>
L’uomo annuisce comprensivo. Il suo è un desiderio più che legittimo, le dice poi.
Fuori ha smesso di nevicare, Marta si sofferma a guardare il viale alberato fuori dalla caffetteria, i passanti che attraversano la strada.
C’è aria di Natale: le piace.
<< Preoccupata? >>
<< Cosa? >>
<< Sei preoccupata per qualcosa, vero? >> ripete l’uomo.
La donna ci pensa un momento,  poi si sporge sul tavolo e abbassa la voce << si tratta di Spiderman. >>
Benoit Blanc appartiene a quel gruppo di persone – che, apparentemente, comprende tutto il mondo tranne lei, gli Avengers e forse altre due o tre persone – che non ricorda la vera identità dell’eroe mascherato, e Marta non sa se sia il caso di rivelargliela.
<< È diventato malvagio? >>
<< No! È adorabile, davvero adorabile. >>
<< Ma? >>
<< Testardo. Sta prendendo tutta questa storia della salvezza del mondo troppo sul serio. >>
L’uomo la guarda interdetto.
Lei sbuffa << voglio dire… non serve a nessuno un eroe morto perché non è in grado di occuparsi di sé. >>
<< Stiamo parlando di Spiderman, o di un liceale? >> scherza Benoit, per poi guardare la donna in attesa di una sua risata. << Aspetta- Spiderman- ?>>
<< Zitto, zitto: non dire nulla. È una situazione complicata. >>
<< Si tratta di un minore. >>
<< Lo so, >> sospira. E si tratta di un minore che è rimasto completamente solo al mondo, ma continua comunque a rifiutare di farsi aiutare. << Sono preoccupata per lui, vorrei aiutarlo, ma non so come. >>
<< Contattando una psicologa infantile? O una persona specializzata in entomologia… >>
<< Il ragno non è un insetto, detective Blanc, dovrebbe saperlo, >> lo sgrida Marta, rivolgendogli il suo miglior sguardo di disappunto.
<< Bè, io non sono esperto né di animali, qualsiasi essi siano, né di liceali. >>
            
It doesn't show signs of stopping
And I brought some corn for popping
 
I due tacciono, e il loro silenzio viene riempito dal vociare di sottofondo della clientela, e dalla musica che si diffonde nella sala.
Marta socchiude gli occhi. Ha sempre amato quella canzone, la trova rilassante, le evoca immagini calde e confortanti.
 
The lights are turned down low
Let it snow, let it snow, let it snow
 
 
 
 
 
 




 
 
NOTE.
 
*Il titolo del capitolo è ispirato a una canzone di Regina Spektor.
 
**Non ricordo se nei film con Tom Holland venga spiegato come sia morto lo zio Ben, quindi sto dando per scontato che sia stato aggredito per strada, come negli altri due.
 
***Mio headcanon.                                                                                              
  
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