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Autore: Rosette_Carillon    27/01/2022    2 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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NOTE.
Allora…ho alcune cose da dire su questa ff.
È ambientata dopo ‘Spiderman: no way home’, ma fa parte di una serie what if? ( Black and white photos ), cross-over con ‘Knives out’, quindi non può essere letta da sola. O meglio, può essere letta, ma alcuni fatti risulterebbero strani XDXD.
Nel mio headcanon gli Avengers ci sono ancora, ma si sono dimenticati di Peter dopo l’incantesimo di Strange.
Questa ff comincia poco dopo un anno dalla fine del film, nel mese di novembre.
Gli Avengers hanno recuperato la memoria, ma di ciò non spiego il perché. È un buco di trama, lo so ^^; , ma questa ff è nata principalmente perché questo periodo è stato ( e lo è ancora, anche se meno ) particolarmente stressante, e avevo bisogno di qualcosa di…cozy e hurt/comfort.
Doveva essere una one-shot, invece poi la storia ha iniziato ad allungarsi e ho deciso di dividerla in capitoli.
Il titolo del primo capitolo è il titolo di una canzone di una cantante russa: Regina Spektor. Il titolo della ff è un richiamo a un’altra sua canzone: ‘Beat’.
Grazie mille a chiunque leggerà :). Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
 

 



 
                                                                     Capitolo 1
                                                   The call
                                                                
 
 
 
 
 
 
 
 
 





Hanno recuperato i loro ricordi lentamente.
Prima frammenti quasi senza significato, brevi scene abbastanza lunghe da turbare, e rimanere impresse nella mente per tutta la giornata, ossessivamente.
Ne hanno parlato fra di loro, incerti, e poi, finalmente, hanno ricordato tutto.
Non sanno ancora come sia successo, né perché.
Nemmeno Stephen è stato in grado di aiutarli, ma infondo, non che non vogliano sapere, ma dopo tutto quello che è successo…bè, il come passa decisamente in secondo piano.
Ci sarà tempo per capire, ora l’importante è che, per gli Avengers, Spiderman non è più solo uno sconosciuto rosso e blu che lancia ragnatele da un palazzo all’altro di New York.
Peter all’inizio è felice.
La prima volta che sente la voce di Tony chiamare il suo nome, il suo vero nome, all’inizio lo ignora.
Sono al porto, e hanno fatto un bel casino. Quando il sole sorgerà nuovamente su New York, ci sarà molto da ripulire, ma ora possono godersi la vittoria contro il nemico.
Indossa ancora la tuta, una semplice, fatta da lui, non quella super tecnologica che gli era stata fatta da Tony.
L’uomo lo chiama nuovamente, urla il suo nome nella notte, e quella volta Peter sa che sta chiamando lui, eppure non vuole crederci.
Non è possibile.
Lui è Spiderman, solo l’amichevole Spiderman di quartiere.
Poi capisce: il signor Stark ha accesso a una banca data immensa, non deve essere stato difficile per lui scoprire il suo vero nome.
È triste.
Per un attimo aveva quasi sperato che…ma non importa, infondo è meglio così.
Bè…l’unica cosa che può fare, è sperare che il miliardario sia abbastanza lungimirante da tenere la bocca chiusa col resto del mondo.
Iron Man si libera della sua armatura, gli viene incontro, e Peter lo guarda incerto: non capisce, cosa sta succedendo?
Captain America e Scarlett Witch guardano la scena in disparte.
L’uomo lo abbraccia << Peter, >> mormora << Peter Parker…io- non so cosa sia successo… non mi ricordavo più di te…io- mi dispiace Peter. >>
Gli manca l’aria, si deve togliere la maschera. Gli tremano le mani, e le orecchie fischiano.
Non capisce. Che succede? Non capisce.
<< Ragazzo? >> Tony si allontana, lo tiene per le spalle guardandolo con preoccupazione. << Peter, calmati, cosa-? Ehi, >> lo aiuta a inginocchiarsi a terra << respira, piano, va tutto bene, è tutto finito. >>
 
                                                                              §
 
 
I primi tempi, sembra che vada tutto bene. O quasi.
Peter continua a vivere da solo nel suo monolocale. Tony gli ha proposto di trasferirsi alla New Avengers Facility, ma lui ha rifiutato. Tony ci ha riprovato, ma lui ha rifiutato nuovamente.
Ha rifiutato anche di andare all’MIT.
<< Dovresti lasciar perdere Stark, >> comincia il Capitano, posandogli una mano sulla spalla.
<< Ma certo! Lasciargli buttare via così il suo futuro è sicuramente- ! >>
<< Non intendevo quello. È stato un periodo difficile, forse non è pronto ad andare avanti. Dagli un po' di tempo. So che sei preoccupato per lui, ma credo che forzarlo non porterà nulla di buono. >>
Tony sospira, fa per dire qualcosa, ma alla fine decide di tacere.
Si siede al tavolo, si passa una mano sul volto << non voglio che resti solo, >> dice poi. << Lui magari crede di farcela, di- ma non- non è così- >> sospira << non voglio che resti solo. >> Un ‘come sono rimasto solo io’ resta sospeso nell’aria, non gli viene data voce, eppure è chiaro.
<< Forse Happy potrebbe parlargli ? >> propone Sam
<< Ha avuto una relazione con sua zia. >>
<< Potrebbe fare bene a entrambi. >>
<< Peter si sente in colpa per la morte della zia, probabilmente si sentirebbe a disagio davanti a Happy, >> sospira Tony.
<< Non ha degli amici? >> prova ancora Sam.
<< Non sappiamo se si ricordino di lui, né se lui voglia vederli. >>
La risposta a quella domanda arriva pochi giorni dopo, quando il nuovo anno è iniziato da poco, e la neve imbianca una New York che ancora festeggia.
Si era stupidamente illuso che, una volta che tutti avrebbero dimenticato la sua identità, una volta che sarebbe scomparso dalla vita di chiunque lo aveva conosciuto, sarebbe andato tutto bene.
Si era immaginato una New York tranquilla, per quanto tranquilla poteva essere, anche in situazioni normali, si era immaginato una New York in cui la criminalità organizzata sarebbe stato il problema peggiore.
Insomma, qualcosa che un amichevole Spiderman di quartiere poteva gestire tranquillamente.
Si era sbagliato, ovviamente.
Oh, quanto si era sbagliato.
Certo, in quegli ultimi mesi aveva dovuto affrontare nemici ben più problematici, e poi c’era ancora la questione aperta del dottor Morbius, che non era ancora chiaro se fosse un amico o un nemico. Lui però la lezione l’aveva imparata, ormai: era meglio considerare tutti dei nemici.
Peter si guarda attorno.
Testa di Martello ha fatto un bel casino, ma ora è finita.
A qualche metro di distanza, Occhio di Falco e Vedova Nera si stanno occupando dei feriti.
Barton si inginocchia davanti a una bambina terrorizzata, attira la sua attenzione, per poi segnare qualcosa. Peter non conosce il significato di quei segni: forse vogliono dire ‘va tutto bene’ o ‘stai tranquilla’. L’importante, però, è che la bambina sembra essersi calmata.
Osserva quella scena quasi intenerito, poi il suo senso di ragno lo avvisa che qualcosa sta per capitare.
Nel breve momento di silenzio che segue la fine dello scontro, è lo stridore metallico di una scala antiincendio che precipita a squarciare l’aria, e le urla della gente.
C’è una persona lì sopra, e Peter salta subito nella sua direzione, ancora prima di rendersi conto di chi sia.
Sa solo che è una possibile vittima.
Una donna che rischia di cadere da un quarto piano.
È -
La porta a terra, al sicuro, mentre la scala crolla dietro di loro.
<< Peter? >>
È lei.
Fra tutte le persone che poteva salvare- lo schiaffo lo colpisce in pieno, stordendolo e riscuotendolo dal torpore.
Se l’è meritato.
Se l’è meritato.
<< Verrò a cercati, >> lo scimmiotta MJ << aspettami, >> continua infuriata << sai una cosa, Parker? >> sibila puntandogli il dito contro.
<< Devi starmi lontano, >> la interrompe lui.
<< Che cosa? >>
<< Devi- >> non doveva andare così. Non doveva assolutamente andare in quel modo. << È pericolo stare qui, devi andare via, >> fa qualche passo indietro. << E questo…Parker… non so chi sia. >>
<< Razza di- non osare sparire un’altra volta. >> Lo afferra per un braccio, trattenendolo, e Peter vorrebbe tanto togliersi la maschera e abbracciarla, baciarla, ma sa che non può, quindi la allontana con uno strattone.
Lei barcolla all’indietro, stupita, lui mormora delle scuse, e corre via, scappa allontanandosi sui tetti della città senza guardarsi alle spalle.
Si rifugia nel suo appartamento, chiudendo fuori il mondo. Si spoglia con rabbia, mentre lacrime di frustrazione gli rigano il volto.
Una parte di lui spera che MJ lo cerchi, e lo trovi, ma un’altra parte spera che si arrenda e lo dimentichi.
Per tutti quei mesi non ha desiderato che qualcuno si ricordasse nuovamente di lui, e ora che sta succedendo ha paura.
A quel pensiero, mentre si infila sotto il getto d’acqua nella doccia, gli viene quasi da ridere.
MJ che si arrende, andiamo! Quando mai è successo? Chiude gli occhi quasi rincuorato, godendosi il tempo dell’acqua, e si perde a immaginare cosa potrebbe succedere se lei davvero lo trovasse, se lei lo amasse ancora, se stessero nuovamente assieme.
Riapre gli occhi, l’immagine del cadavere di May, appena morta, fissa nella sua mente.
Sa cosa succederebbe, lo sa fin troppo bene, e non può permetterlo.
Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità.
Nessuno però gli aveva spiegato come gestirle quelle responsabilità, e lui, palesemente, non ne era in grado.
 
                                                                                  §
 
 
<< Arrivo! >> urla, cercando di controllare la voce. Afferra i pantaloni e la prima giacca che gli capitano a tira, indossa tutto più in fretta che può, mentre alla porta bussano ancora.
<< Eccomi! >> afferra i soldi che aveva lasciato sul comodino: il proprietario non si offenderà di certo anche se non glieli mette in una busta.
Apre la porta << ecco i- MJ… >>
<< Allora ti ricordi, brutto- >> sibila lei, spingendolo dentro l’appartamento e chiudendosi la porta alle spalle.
<< No, ecco, io- >> gli gira la testa, ed è stanco. Non sa che scusa inventarsi, non ha nemmeno voglia di pensare a qualcosa. << Io- >> indietreggia e si porta una mano al fianco ferito. Inspira ed espira lentamente, cercando di ignorare il dolore.
<< Sei ferito. >> La sua è una constatazione, ma suona quasi come una domanda, domanda a cui Peter dà una risposta negativa: sta bene, va tutto bene. Ora può andarsene.
MJ non è d’accordo. Gli toglie la giacca, quasi gliela strappa, ignorando il suo gemito di dolore, e lo costringe a sdraiarsi sul letto per poi correre ad accendere la lampada poggiata sulla scrivania.
<< Resta fermo. No, fermo. Fermo. >>
Peter geme e, alla fine, si abbandona sul letto.
<< Fammi vedere, >> intima e, senza aspettare una risposta, gli toglie la parte superiore della tuta.
<< Ehi! >>
<< Cosa? Non lamentarti! Non osare lamentarti. Non hai alcun diritto di- >> la sua furia si placa alla vista del sangue << oh, mio dio… credo che serva un medico. Serve- serve un medico. Chiamo Strange. >>
<< Cosa? No. N-no, >> si interrompe gemendo di dolore << e come vorresti chiamarlo? Hai il suo numero, per caso? >>
<< ‘Sta zitto Peter, >> si alza e va in bagno per poi tornare con degli asciugamani. << Hai una cassetta del pronto soccorso? Acqua ossigenata? Un disinfettante qualsiasi? >>
<< È tutto in bagno. Vicino alla doccia. >>
MJ torna poco dopo con una cassetta bianca fra le mani, la apre e guarda dentro alla ricerca del necessario << come regalo di Natale, ti compro un’altra cassetta del pronto soccorso, >> commenta poi, sedendosi sull’unica sedia del piccolo appartamento.
Prende il disinfettante, e con quello bagna uno degli asciugamani.
La ferita è lunga, e c’è davvero tanto sangue ma, una volta pulita un po', inizia a somiglia a un graffio. Certo, si tratta sempre di un brutto, lungo e sicuramente molto doloroso graffio, ma forse non servono punti come aveva temuto all’inizio.
Tuttavia è ancora convinta che sia davvero il caso di chiamare Strange.
<< MJ devi andartene, >> tenta di convincerla Peter, mentre lei scuote la testa con decisione, senza nemmeno guardarlo in faccia, << per favore, devi- >>
Un violento bussare alla porta li interrompe.
<< L’affitto! >> urla una voce dal pianerottolo.
<< No, >> lo ferma lei, << non alzarti, vado io. >>
Altri colpi alla porta << l’affitto. >>
MJ prende i soldi che Peter aveva lasciato sul tavolo, e apre la porta proprio mentre il proprietario è sul punto di bussare nuovamente. L’uomo resta sorpreso nel trovarsela davanti, ma lei non perde tempo: gli mette i soldi in mano e richiude la porta prima che lui possa dire qualsiasi cosa.
<< MJ, dovresti- >>
<< Ti ho detto che devi stare zitto, o sbaglio? >>
Adesso che la situazione è sotto controllo, la rabbia sta tornando, e questa volta si è mischiata a tutte le emozioni che l’hanno assalita in quei giorni, dopo essersi ricordata di Peter e averlo rivisto, e alla paura appena provata in un cocktail esplosivo.
<< Mi dispiace, >> mormora lui, mentre lei continua a disinfettargli le ferite.
<< Potresti almeno andare ad abitare con gli altri Avengers, non in questo squallido monolocale. Sembra di essere nella Russia sovietica. La prossima volta il padrone di casa ti butterà giù la porta urlando ‘affietto’* >> termina cercando di imitare un accento russo, e Peter non può fare a meno di sorridere.
MJ gli è mancata infinitamente.
<< È tardi, >>
<< Non provarci. Sei ferito e senza supervisione. Io resto qui. >>
<< MJ… >>
<< No, >> si siede sulla sedia senza nemmeno guardarlo, e prende il telefono dalla tasca << dico a Strage che sei ferito. >>
<< Cosa? Hai davvero il suo numero? >>
<< Come credi che sia riuscita a trovarti? >>
Il giorno prima, uscendo da lavoro, si era trovata davanti Stephene Strage.
<< Signorina Watson- >>
<< È un pessimo inizio, questo, lo sa? >>
<< Michelle? >>
<< MJ va bene. >>
<< Gli Avengers sono preoccupati per te, Peter. >>
<< Non era necessario che mandassero te a farmi da balia. Sto bene. >>
<< No, >> sospira lei << non stai bene,  e va bene così. Cerca di dormire un po', domani fai i bagagli e ti trasferisci. >>
 
 
 
 
 
 



 
ALTRE NOTE.
*questa frase è ispirata a una che ho sentito su YouTube, nel video ’SPIDER-MAN NO WAY HOME SPIEGATO – ANALISI DELLA STORIA, BUCHI DI TRAMA, SCENE POST CREDITS’ di Caleel.
  
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