Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: rosy03    01/02/2022    6 recensioni
• || Storia Interattiva || Iscrizioni Chiuse || •
Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.
È questo il destino? Come vostro Umile Narratore non posso rispondere a una tale domanda.
Finora non ho mai visto nessuno abbandonare la pista, non ho mai incontrato qualcuno che fosse stato in grado di cambiare disco. Il destino è davvero già scritto?
Se sapeste la verità, penso proprio che mi odiereste.
Ma nonostante questo sono qui: a raccontarvi di questa mitica impresa. Sono qui a parlarvi di come la Bestia dagli Occhi di Luna ululerà, di come questo porterà il caos nel continente di Ishgar, di come seguirà un’infinita notte, di come le stelle smetteranno di brillare, di come la luna scurirà il suo colore... e magari anche di come sorgerà una nuova aurora. Chissà.
Il vostro Umile Narratore.
J.C.
|| • «Ho perso tutto. Ho perso la mia umanità, il mio tempo, la mia famiglia. Lei è l'unica cosa buona che mi sia rimasta...»
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Aurora'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 02. La Fata e la Bestia

 
 
 

Davanti a sé la strada era deserta.
Aveva trovato un passaggio su di un carretto guidato da un mesto contadino che le aveva fatto guadagnare parecchie ore di viaggio. In mezza giornata avrebbe raggiunto Magnolia e finalmente avrebbe potuto conoscere lo sconosciuto che sembrava sapere parecchie cose su di lei.
Diana camminava a testa alta per quella stradina di campagna. Indossava un kimono scuro non troppo lungo e poco decorato, abbastanza largo da permetterle qualsiasi movimento e che al tempo stesso sottolineava la magrezza di quel corpo non troppo alto. Non le interessava granché che gli sconosciuti potessero scambiarla per un samurai – come non le interessava perdere tempo a causa dei suoi lunghi capelli viola che, per evitare la intralciassero, legava sempre in una coda bassa.
Dopotutto era sempre stata una persona pratica. E proprio mentre ripensava a ciò che avrebbe fatto se le parole di Killian – riguardo a un’eventuale spedizione nel regno di Damocles – fossero state vere, le udì.
Arrestò il passo e aguzzò le orecchie leggermente a punta.
Erano voci agonizzanti. Erano sussurri. Decise di avvicinarsi per dare un’occhiata; impiegò almeno due minuti prima di riuscire a scorgere delle persone.
Li riconobbe quasi subito: soldati. Si avvicinò a loro e man mano la situazione le parve sempre più chiara.
«Sto per vomitare» disse il più giovane. «Tutto ciò è raccapricciante.»
«Chi può aver avuto il coraggio di ridurli... così
«Vi prego, aiutatemi...»
«Non abbiamo alta scelta, dobbiamo spostarli da qui» borbottò un altro.
«...non voglio morire, vi prego... aiutatemi...»
«E come facciamo? Ci vorrà una vita per ripulire tutto quel sangue!»
«Siamo soldati, cazzo. Non è compito nostro-»
Fu a quel punto che Diana irruppe: «Forse dovreste accertarvi che siano tutti morti, vi pare?»
I cinque uomini si bloccarono e lentamente girarono il capo verso di lei. Ciò che videro fu un paio d’occhi viola che li fissavano severi.
Dopodiché si resero conto di quanto esile e giovane fosse la nuova arrivata. «Ragazzina, vedi di girare alla larga da qui. Non è uno spettacolo adatto a qualcuno della tua età!» esclamò il più opulento, sovrapponendosi tra lei e la montagna di cadaveri posta sul ciglio della strada.
Diana cercò di ignorare quel commento tanto stupido solo perché ne andava dei suoi interessi: prima avrebbe fatto capire loro che c’era qualcosa che non andava e prima se li sarebbe lasciati alle spalle. «Uno di loro è ancora vivo anche se per poco. L’ho sentito
«Ma cosa stai dicendo?»
La ragazza li squadrò uno per uno con aria di superiorità.
Odio quando non mi danno retta..., pensò contrariata.
In quell’istante, il capitano dei soldati lì presenti lanciò un’occhiata prima al cumulo di corpi senza vita e poi alla sconosciuta. Così si decise. «Flynn, aiutami!» esclamò. «E anche voi: dobbiamo trovarlo!»
Dopo i primi tentennamenti, i suoi sottoposti fecero com’era stato loro ordinato mentre Diana annuì impercettibilmente senza essere notata e riprese il suo viaggio in direzione di Magnolia – completamente in silenzio, senza dire una parola.
«Signor Falkor, perché è così sicuro che ci sia qualcuno ancora vivo?» chiese allora Bastian, colui che si era unito all’esercito del re soltanto due mesi prima. «Dopotutto, è stata la Bestia, no? Un mostro del genere non lascerebbe mai dei sopravvissuti!»
Il più anziano emise un sibilo di frustrazione appena udibile. Spostò il corpo lacerato e sanguinolento di un uomo sul carro e lo coprì con un telo che immediatamente si colorò di rosso.
Poi spostò gli occhi stanchi sul giovane sottoposto. «Hai ragione. La Bestia non lascia mai sopravvissuti... sarebbe la prima volta.»
«E allora perché crede alle parole di una ragazzina?»
«Perché è probabile che lei sia legata ai Fonì. L’ho subito pensato ascoltando le sue parole e dal tono che ha usato non sembrava stesse scherzando» spiegò pacatamente. «Ma adesso basta, aiutami o non faremo in tem-»
«Capitano!» gridò qualcuno. «Capitano! Venga qui! Il battito è debole, debolissimo ma c’è! Possiamo ancora salvarlo!»
William Falkor si affrettò a raggiungerli ma una volta viste le condizioni dello sventurato si sentì mancare. L’uomo in questione aveva perso molto sangue dai tagli sull’addome e a causa della gamba che era stata strappata via; in più sembrava aver perso un occhio e parte della faccia era completamente carbonizzata.
Deglutì e con un grido strozzato ordinò a due dei suoi uomini di portarlo all’ospedale più vicino, nella città di Dahlia.
«Chissà se faranno in tempo...» disse Bastian, visibilmente scosso.
Allora, il suo superiore digrignò i denti e strinse i pugni. «Quel mostro uccide senza alcuna pietà e noi non abbiamo idea di dove si nasconda!»
Era arrabbiato, frustrato e deluso da se stesso. Un soldato con la sua esperienza avrebbe dovuto sapere cosa fare per riuscire a scovarlo, lui che era conosciuto da tutti come il Paladino.
Che razza di uomo sono diventato? Troppo giovane per andare in pensione e troppo vecchio per riuscire a catturare una Bestia che sta decimando la popolazione che dovrei proteggere!
«Capitano! Le impronte- continuano per mezzo chilometro- ma poi scompaiono nel nulla» disse Roger, l’uomo che aveva mandato in perlustrazione mezz’ora prima e che al momento li aveva appena raggiunti ansimante per la corsa. Si piegò un attimo sulle ginocchia per riprendere fiato per poi mostrare un’espressione sconcertata. «P-Però ho trovato qualcosa!»
William Falkor si ritrovò a sgranare gli occhi.


 
§


 
La corvina sbuffò, volgendo gli occhi prima sul direttore di scena – un uomo alto e allampanato dai lunghi capelli grigi legati in uno chignon disfatto – che gesticolava in direzione degli attori travestiti da mobili e soprammobili, poi sulla donna in piedi al centro del palco che leggeva – no, studiava – il copione diligentemente, figurandosi le scene nella mente.
Lily era sempre stata un’appassionata di teatro. Ma a suo dire, vedere gli attori provare e riprovare centinaia di volte la stessa scena, aveva tolto tutta la magia. E in quel momento avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì.
«Sono bravi, eh?» fece suo fratello.
Lily assottigliò ancora di più gli occhi. «Ma se stai dormendo...!»
L’altro rise e poi sospirò. Perfetto, si è addormentato di nuovo..., pensò lei.
Erano entrambi seduti in platea. Entrambi avevano incrociate le caviglie alla poltrona davanti a loro ma mentre Killian aveva abbandonato svogliatamente la testa contro la mano e aveva chiuso gli occhi; la corvina era scivolata più giù, tanto che Nimue, seduta compostamente dietro di loro, ne vedeva soltanto le gambe.
«L’attrice che interpreta la fata è molto bella» disse quest’ultima, a un certo punto. «Non mi stupisce che qualche pervertito l’abbia presa di mira.»
«Già» fece Lily. «Hai visto che curve? Non ho mai visto una donna tanto formosa in vita mia, nemmeno io ho quelle tette!»
E per sottolineare il concetto se le indicò con nonchalance. Nimue si limitò a sbattere le palpebre; come al solito sembrava non essere affatto colpita dalle stranezze della sua amica.
«Piuttosto, notato niente di strano?»
Lily sospirò e scosse la testa. «Tutto okay per il momento. La svampita ci ha solo detto di aver ricevuto delle lettere d’amore sospette e Royal ha preteso che la sorvegliassimo! Non poteva sorbirsi lui queste stramaledette prove?!»
«In verità, il Master mi è sembrato alquanto abbattuto all’idea di non poter partecipare a questo lavoro...» spiegò l’altra.
Al che, la corvina ridacchiò profondamente divertita. «Mi pare ovvio, Ninì. Figurati se a un dongiovanni pervertito come lui non sarebbe piaciuto fare la parte dell’eroe in una situazione del genere!»
Già se lo immaginava a sbavare senza contegno davanti a lei, a farle avances altamente discutibili e a fissarle senza alcun ritegno quell’enorme davanzale. «Se non è potuto venire, allora dev’essere successo qualcosa di serio» ragionò poi.
«Una riunione della massima urgenza» mormorò Killian, all’improvviso. Sembrava stesse dormendo e invece aveva seguito – più o meno attentamente – tutto il discorso delle due. E subito dopo ghignò malefico. «Dopo aver mandato me a Crocus al suo posto questo è quello che si merita... Ah, quando si dice il karma!»
Avrebbero continuato a prendere in giro il loro Master a vita ma una voce melliflua li interruppe sul più bello: «Spero vivamente che non vi siate annoiati troppo!»
Si trattava di una ragazza, una giovane donna sui venticinque anni. Clizia Bardot; era questo il suo nome.
Lunghi capelli color miele, ondulati e un grosso frangione pettinato a mo’ di ciuffo circondavano un viso dolce, elegante e maturo. Chiunque sarebbe rimasto folgorato dalla sua bellezza, una bellezza diversa da qualunque altra.
Lily fece per rispondere ma Killian le assestò una gomitata e sorrise in direzione della loro cliente. «Non si preoccupi, va tutto alla grande!»
«È stata eccezionale» prese a elogiarla Nimue. «Anche se sono soltanto delle semplici prove, il suo impegno e la sua dedizione è ammirevole.»
Clizia ridacchiò contenta.
L’abito che indossava metteva in risalto il suo incantevole corpo e l'azzurro del nastro tra i capelli. Gli occhi bronzei brillarono di entusiasmo. «Dopotutto è il mio lavoro. Sono felice che il mio amore per la recitazione si sia fatto sentire!»
A quel punto la corvina roteò gli occhi. «Hai finito per oggi?»
«Beh, per il momento sì. Siamo in pausa pranzo. Riprenderemo oggi pomeriggio verso le cinque. C’è da sistemare la scenografia per allora.»
Lily si alzò velocemente, si stiracchiò verso l’alto per poi lanciare un’occhiata significativa ai suoi due compagni di gilda. «Quindi? Andiamo a mangiare o no?» Subito dopo si rivolse alla biondina. «Pagherai tu il pranzo, giusto?»
«Mi sembra il minimo dopo tutto quello che state facendo per me!»
Mentre si rimetteva in piedi, Killian si appuntò mentalmente di insegnare a sua sorella un po’ di educazione una volta tornati a casa; mentre Nimue si limitò a osservare l’attrice in silenzio.
Lei non era mai stata avvezza al mondo dello spettacolo e non conosceva nessuno che ne facesse parte ma aveva spesso sentito parlare di Clizia. Era conosciuta per essere un’attrice straordinaria, bellissima e piena di corteggiatori; il che non le parve poi molto strano.
A differenza sua, la bionda poteva vantare labbra carnose e rosee, un punto vita stretto e morbido che controbilanciava i fianchi e il seno particolarmente generosi e un paio di gambe lunghe, lasciate in bella mostra dallo svolazzante abitino che indossava.
«Ha ricevuto altre lettere da parte di questo “corteggiatore”?» domandò allora Killian, avviandosi verso l’uscita del teatro.
La bionda scosse la testa. «No, nessun’altra lettera. Anche se...» fece per dire ma poi arricciò le labbra, indecisa. «Beh, stamattina ho avuto la sensazione che qualcuno mi seguisse. Ma forse è solo la mia immaginazione.»
«Meglio non rischiare, Signorina Clizia.» disse Nimue. «È sempre una cosa positiva fidarsi delle proprie sensazioni, specie in questi casi.»
«Grazie mille!» esclamò radiosa. «Ma per favore basta con questi formalismi. Datemi pure del tu!»
Lily sospirò ma non disse niente. Per la verità, non sembrò neanche sentirla perché troppo impegnata a dare un rapido sguardo intorno a sé, cercando di catturare quanti più dettagli possibili. La città di Hargeon era, come al solito, traboccante di vita.
L’odore di pesce fresco e salsedine le arrivava fin dentro il cervello tant’era intenso, ma a lei sembrava non dispiacere affatto. Lily amava il mare, dopotutto, e l’avrebbe sempre amato... specie di notte.
«Conosco un ristorante che fa ottime zuppe di pesce! L’ho scoperto giusto due giorni fa!» esclamò Clizia, a un certo punto.
Bastò questa frase e Killian si illuminò. «Mi sembra un’ottima idea!»
«Sì, basta che ci muoviamo. Sto morendo di fame!»
Nimue guardò l’amica, impassibile. Ma quando si rivolse a lei lo fece con un tono tutt’altro che atono: sembrava volesse prenderla in giro. «Sei un po’ troppo scontrosa oggi. È successo qualcosa?»
«No, niente...» si affrettò a rispondere.
Killian le parlò sopra: «Io non c’entro, eh!»
Lily ringhiò ma nessuno parve sentirla.
«Certo che il vostro è un gran bel legame» disse Clizia, rivolgendosi ai due fratelli che le lanciarono un’occhiata stranita. «È bello che siate così uniti. Che cosa bella la famiglia! Ah, la mia mi manca così tanto! Finito il lavoro, andrò sicuramente a trovarli!»
«I tuoi genitori devono essere molto fieri di te. Sei famosissima» fece Nimue. Al che indicò le persone che intanto si erano radunate e che non smettevano di guardarli – o meglio, di guardare lei – e sorrise appena, come suo solito. «Vedi? Ti hanno subito riconosciuta e scommetto che molti di loro vorrebbero chiederti un autografo e stringerti la mano.»
In un primo momento Clizia arricciò il naso per ciò che la maga aveva ipotizzato ma poi, incrociando gli occhi colmi di emozioni di quelli che sembravano essere suoi fans, le si sciolse il cuore.
Sorrise teneramente e si avvicinò a un gruppetto di ragazzine. Non fece in tempo a salutarle che queste cominciarono a lodarla per poi chiederle un autografo. Seguendo il loro esempio, molte altre persone le si avvicinarono senza però risultare eccessivamente moleste e di questo i membri dell’Aurora ringraziarono.
«Vi ringrazio infintamente per le vostre parole, siete dolcissimi!»
«Stai andando a pranzare? Se vuoi posso farti un po’ di compagnia...» le chiese un uomo, a un certo punto. Lily aguzzò le orecchie e cominciò a fissare il tipo con una certa insistenza, gli si avvicinò da dietro ma una volta capito quanto fosse innocuo per via del suo odore, si limitò ad alzare gli occhi al cielo mentre suo fratello se la rideva.
Un ammiratore inutile, pensò la corvina. Che palle!
«Mi spiace tanto, Oliver, ma ho già la compagnia che mi serve» rispose a tono lei, con un’ironia che sorprese i suoi accompagnatori.
L’uomo in questione si portò una mano al cuore, come se fosse stato ferito dalle sue parole ma era chiaro a tutti che stava solo recitando bonariamente. «Che crudele! Ma almeno ti sei ricordata il mio nome...»
Clizia rise. «Dopo tutti i cioccolatini che mi hai mandato, credo sia difficile dimenticarti» disse, tacendo il fatto che quei cioccolatini siano finiti nello stomaco di qualcun altro e non nel suo – ci teneva alla linea, dopotutto.
Intanto Lily era tornata al fianco dell’amica e guardava la biondina come a volerla incenerire.
«Sto cominciando a innervosirmi» sussurrò.
L’unica ad averla sentita in quel marasma di persone fu, ovviamente, Nimue. «Tu sei gelosa» disse. «Non tanto del suo corpo o del fatto che abbia uno stuolo di ammiratori quanto più... temi che tra di loro possa esserci anche lui» e indicò Killian, rimasto al fianco dell’attrice.
«Ancora?» si lamentò. «Non ti sei stancata di dire stupidaggini?»
«Tuo fratello ha uno strano gusto in fatto di donne, non puoi negarlo.»
«E questo cosa centra?» le chiese, sinceramente confusa.
Nimue scrollò le spalle ma non continuò la conversazione e Lily non se la sentì di riprenderla. Sia mai che trovi qualcos’altro per cui prendermi in giro o per rimproverarmi, pensò avvilita. Comunque, su una cosa ha ragione: non ho ancora capito se a Killian piacciono donne del genere oppure no!
Troppo presa dalle sue elucubrazioni – inutili, a detta di Qualcuno – non si accorse che i fan dell’attrice avevano finalmente smesso di starle addosso e pian piano poterono continuare la passeggiata, diretti al ristorante.
Una volta arrivati, Lily non riuscì a credere ai suoi occhi.
Pensavo ci portasse in un ristorantino chic e invece questa sembra una tavola calda, pensò. Okay, un punto alla svampita.

 

 
§



Parlarono del più e del meno.
A un certo punto Killian sparì, lasciando le tre ragazze sole a chiacchierare e proprio in quel momento Nimue provò a chiedere di cosa parlasse lo spettacolo che a breve avrebbero messo in scena.
«Questa mattina avete provato ininterrottamente alcuni atti centrali ma non ci ho capito molto» disse, serenamente.
Clizia arricciò le labbra, indecisa se parlarne o meno. «Beh, è un’opera nuova e non potrei dirvelo ma...» fece per dire; una singola occhiata scambiata con Nimue, però, fu sufficiente a convincerla. «Okay, non entrerò nei dettagli. Si intitola “La Fata e la Bestia” e racconta del giovane amore di una fata che, per salvare la sua famiglia, accetta di vivere prigioniera di una terribile bestia maledetta da un incantesimo assieme a tutto il suo castello.»
Nimue annuì, capendo perfettamente a quale genere accostare la storia.
Ma – esattamente come l’amica si aspettava – cominciò ininterrottamente a fare domande su domande, fino ad arrivare a quello che più le premeva sapere: «C’è la possibilità che la Bestia la ricambi?»
«Scusami ma questo non posso proprio dirtelo...!»
Ma Nimue non mollò l’osso, cominciando a fissarla con una certa insistenza e anche in maniera inquietante: «Ti prego, sono molto curiosa.»
L’attrice fece per risponderle ma Lily interruppe quella stupida – secondo lei – conversazione sbattendo malamente il bicchiere ormai vuoto sul tavolo in legno. «Possiamo parlare di altro, per favore
«Del tipo?» chiese allora Nimue, con calma.
Ma non fece in tempo a risponderle che allo stesso tempo e con un lampo di divertimento negli occhi, Clizia le domandò: «Non ti piacciono le storie d’amore, Lily?»
L’altra sbuffò. «Le trovo noiose. E ridondanti.»
«Hai ragione, alcune lo sono...» disse, per poi continuare: «Di’ un po’... ce l’hai il fidanzato?»
«No» ribatté, quasi come se si fosse offesa.
«E non ti piacerebbe vivere una storia d’amore tutta tua? Diversa da qualsiasi altra, diversa da tutte le favole e i racconti a cui siamo abituati... conoscere qualcuno con cui puoi scoprire il mondo e te stessa?»
A quel punto Lily sospirò pesantemente, poi assottigliò gli occhi e digrignò i denti – irritata da morire. «Non credere che non abbia avuto le mie esperienze solo perché sono più giovane di te...»
«Non sto dicendo questo!» esclamò divertita. «È bello essere innamorati. Sembrerà una frase fatta ma non c’è magia più bella dell’amore!»
E mentre lo disse un sorriso smagliante le illuminò il volto, riuscendo a scalfire quella corazza che Lily si ostinava a indossare e dietro cui nascondeva le sue insicurezze. Si ritrovò a mordicchiarsi le guance e a guardare fuori dalla finestra la fiumana di persone che si affrettavano a raggiungere le loro mete, incuranti che fosse o meno l’ora di pranzo.
«E poi il sesso è così bello!» esclamò all’improvviso, facendola quasi strozzare con la sua stessa saliva.
«Ma che ca-»
«Eccomi qua!» esclamò Killian, sbucando alle spalle della sorellina. «Lily, stai dando fastidio alla nostra cliente?»
La corvina gli rifilò una gomitata ma non rispose. Tanto sarebbe fiato sprecato, pensò.
Una volta risedutosi al suo posto e dopo essersi massaggiato il fianco dolente, domandò ancora: «Di cosa avete parlato? Posso saperlo o sono cose da signorine
«Killian, certe volte sai essere più sfacciato di Lily» sentenziò Nimue, avendo come risposta un sorriso birichino.
Anche Clizia sorrise, accavallando le gambe e poggiando i gomiti sul tavolo – in questo modo assunse, senza volerlo veramente, una posa ancor più accattivante e subito gli sguardi dei clienti si fissarono sullo spacco del vestito e sulla linea del seno.
Al che Lily scosse la testa. Quanto possono essere porci gli uomini?
Solo allora la bionda parlò, in risposta alla domanda di Killian: «Non era niente di che, te l’assicuro.» Poi con la coda dell’occhio guardò in direzione della ragazza, non riuscendo a trattenere un certo sorrisetto.
«Va bene, mi sono rotta. Usciamo? Tanto abbiamo finito di pranzare, no?»
Killian sorrise. «Sei sempre la solita. Non riesci mai a startene buona e in silenzio per più di cinque minuti!»
Intanto, tra una battuta e l’altra, uscirono dal ristorante e si diressero prima verso il porto per una passeggiata, poi in teatro – permettendo a Clizia di continuare le prove assieme agli altri – e infine in direzione dell’hotel.
L’attrice alloggiava lì da meno di tre giorni e non aveva mai avuto problemi fino a quella fatidica notte. Aveva raccontato di aver ricevuto una strana lettera senza mittente e di essersi sentita osservata per due giorni consecutivi, come se qualcuno avesse voluto tenerla sott’occhio. E la ragione le parve disgustosamente lampante dopo aver letto la lettera.
Erano state scritte le peggiori oscenità – roba che persino Nimue sembrò avere una qualche reazione; lei che normalmente non si lasciava scalfire da niente e da nessuno.
Poi arrivò una seconda lettera. E subito dopo le si presentarono davanti tre membri dell’Ancient Aurora, pronti ad aiutarla.
«Qual è il piano?» chiese Nimue. «Non c’è stata alcuna anomalia oggi. Sembra che il maniaco si sia volatilizzato...»
I quattro raggiunsero la stanza occupata da Clizia – un ambiente ampio, dalle pareti color crema e pesanti tende rosso carminio – e per un attimo restarono in assoluto silenzio. Poi Killian parlò: «Io un’idea ce l’avrei.»
«No» proruppe la sorella.
Lui la guardò confuso. «Eh? Perché?»
«I tuoi piani fanno schifo» spiegò. «Fanno sempre schifo, Kill.»
«Fanno schifo perché tu non li segui mai!»
«Non li seguo perché fanno schifo!»
Nimue sospirò ma non osò interromperli. Sentirli litigare in continuazione può essere irritante ma è anche vero che non ci si annoia mai; potrei rimanere qui per ore!
Dopo interminabili minuti di battibecchi, Clizia se ne uscì con una proposta: «E se facessi da esca?» Questo bastò a zittire i due fratelli. «Nella seconda lettera quest’uomo ha espresso le sue chiare intenzioni e sicuramente si farà vivo questa notte. Se mi facessi trovare sola e indifesa potrebbe decidere di farsi avanti e a quel punto voi lo catturereste.»
Killian fece una smorfia e portò le dita tra i capelli, esitante. «Beh, avrei voluto evitare che venissi messa in pericolo.»
«Secondo me è un piano perfetto!» esclamò ovviamente Lily.
«Non sarà piacevole, Clizia. Sei sicura?» le chiese, invece, Nimue.
La bionda annuì.
Chi sono io per oppormi alla decisione di queste due?
«Però si fa come dico io.»


 
§


 
Lily sbadigliò.
Poggiò svogliatamente la testa contro il vetro della finestra e poi guardò suo fratello. «Questo piano è stupido» disse, senza alcuna pietà.
Lui sospirò. «Beh, fattelo andare bene.»
Erano riusciti a occupare la stanza accanto a quella di Clizia. Ma mentre Nimue se ne stava tranquillamente seduta sulla poltrona a sfogliare un libro che aveva trovato in camera – uno di quelli che il personale lasciava appositamente per gli ospiti ma che in realtà nessuno leggeva mai –, i due fratelli parlottavano tra loro di questioni stupide solo per passare il tempo.
«Almeno tu ti stai divertendo, Nimue?»
La presa in causa alzò gli occhi. «Non molto, in realtà. Questo libro sugli insetti non è particolarmente interessante» disse, annoiata. Poi tornò a leggere quel libro orribile, come se non avesse parlato.
A quel punto Lily sbadigliò, di nuovo.
Killian – sdraiato sul letto e con le mani incrociate dietro la testa – le lanciò un’occhiata. In effetti, ha saltato il suo pisolino pomeridiano e la notte scorsa l’ha trascorsa sui libri, ci credo che è stanca, pensò divertito.
La vide aprire la finestra quel poco che bastava per odorare l’aria salmastra di Hargeon e per ascoltare i rumori sommessi di una città in procinto di addormentarsi. I lunghi capelli neri oscillavano con la brezza leggera e gli occhi grigi erano completamente immersi nel paesaggio lì fuori.
Così come i suoi pensieri. O – forse – era soltanto impegnata in una conversazione sconclusionata, non ne aveva idea.
A un certo punto, però, la vide irrigidirsi. E Killian era pronto a saltare giù da quel morbido letto e a gettarsi nella mischia.
«Ce n’è un’altra» sussurrò lei. Spalancò la finestra e si sporse all’indietro dal davanzale su cui era seduta. Allora anche Killian udì alcune grida. «L’odore è flebile ma c’è. Vado io!»
Killian fece per fermarla ma il rumore di tonfo sordo lo interruppe. Proveniva dalla stanza accanto.
Sospirò, leggermente incazzato dal fatto che si sarebbe dovuto separare da sua sorella a causa di un pervertito. «E va bene. Nimue, tu vieni?»
«No. Rimango qui. Buona fortuna a tutti e due.»
E meno male che il libro sugli insetti le faceva schifo!, pensarono i due.
Appurata la situazione e senza alcun ripensamento, Lily saltò giù dalla finestra – incurante che si trovassero al sesto piano di un palazzo –, atterrando sulle proprie gambe. Dopodiché cominciò a correre.
Corse per alcuni secondi, aspettandosi di dover combattere contro un mostro simile a quello che aveva visto a Dogwood.
Ma poi la vide.
Era una ragazza. Sulla pelle candida si erano formati alcuni disegni concentrici, come a formare degli anelli d’argento che si intersecavano tra loro. Non assomigliava per niente a un mostro ed era profondamente addormentata. I fili di grano che erano i suoi capelli erano sparsi sul vialetto acciottolato formando una specie di aureola attorno al volto immacolato.
Era... bellissima. Ed era stesa a terra, illuminata da una strana luce; Lily capì immediatamente cosa fosse: la manifestazione fisica della sua magia.
Quella ragazza sembrava davvero una fata.
Le si avvicinò cautamente, aspettandosi forse un attacco a sorpresa che non arrivò. Questo rendeva le cose molto più complicate.
«È una magia del sonno» lo sentì dire.
Lily però non si mosse. Affilò gli artigli di qualche centimetro ma non osò muovere un muscolo. Devo proprio farlo? Devo proprio ucciderla anche se finora non ha fatto del male a nessuno?
Ma conosceva già la risposta a quella domanda, Lily. Il fatto che non le piacesse per niente importava poco. E dentro di sé sentì montare una tale rabbia da renderle il respiro pesante.
«Puoi farci ben poco. O la uccidi tu o morirà da sé... com’è già successo altrove. Non che me ne importi, comunque.»
Lily inspirò profondamente e poi espirò, cercando di darsi un contegno.


 
§
 


Nimue chiuse il libro e con esso gli occhi. Aveva letto ininterrottamente tutto il primo capitolo di quel tomo polveroso e inutile perché si era incredibilmente appassionata alle vicissitudini delle libellule e si era completamente dimenticata di tutto il resto.
Guardandosi attorno notò che di Killian e Lily non c’era neanche l’ombra. Uscì in corridoio, camminò lesta fino alla stanza accanto e notò come la porta di quest’ultima fosse spalancata. Senza vergogna allungò il collo per darvi un’occhiata.
«Oh, Nimue! Guarda. Missione compiuta!» esclamò il ragazzo con un sorriso smagliante in volto. Al suo fianco c’era Clizia: avvolta nella sua vestaglia da notte; le lunghe onde dorate raccolte in una morbida coda posata sulla spalla. Solo seguendo la traiettoria del suo sguardo torvo, Nimue adocchiò una terza persona.
Era stata completamente avvolta dalle bende magiche di Killian e a stento riusciva a muoversi. Era magro, magrissimo – praticamente pelle e ossa – e aveva il volto arrossato perché – evidentemente – non riusciva a respirare.
«Cos’è successo?» chiese.
L’amico scrollò le spalle. «È entrato da sotto la porta, ha cercato di avvicinarsi a Clizia ma lei gli ha spaccato un vaso in testa.»
Oh, quindi, era quello il rumore che abbiamo sentito prima, pensò.
Il suo sguardo cadde poi sul letto leggermente sfatto. Da sotto le lenzuola facevano capitolino alcuni cuscini. Infatti, l’attrice li aveva precedentemente usati per fargli credere che stesse dormendo quando in realtà si era nascosta da tutt’altra parte.
«Come ha fatto a passare sotto la porta?»
«Si è trasformato in un sottilissimo foglio di carta» spiegò Killian.
Allora Clizia schioccò la lingua. «Usare la magia per scopi tanto vili... che orrore!»
L’uomo si dimenò ancora.
«Lo stai strozzando, Killian» disse Nimue, apatica.
Di tutta risposta, lui scrollò nuovamente le spalle. «Nonostante la botta ha cercato lo stesso di allungare le mani...»
«Meno male che sei arrivato tu, altrimenti sarei stata spacciata!» esclamò l’attrice, riconoscente.
Lui si limitò a sorriderle e per un istante – un solo stupidissimo istante che a Nimue non sfuggì affatto – l’occhio cadde sulla sua generosa scollatura.
Perché no, Clizia non era propriamente il suo genere di donna ideale... ma alle volte bisognava scendere a patti con un’amara realtà: ideale o no, nessuno avrebbe avuto niente da ridire sul corpo di cui lei, prima fra tutti, andava tanto orgogliosa.
Intanto, si erano fatte le tre di notte e le persone erano ancora in mezzo alla strada, ancora scosse dall’apparizione dell’ennesima fata.
Lily raggiunse suo fratello e la sua amica quando il maniaco era già stato portato via dalla polizia portuale. Avevo lo sguardo triste e abbattuto, cosa che non sfuggì a nessuno dei due – o per meglio dire a nessuno dei tre.
Infatti, Clizia si mostrò preoccupata dinanzi all’improvviso cambio di umore della ragazza. Ma non disse niente, anche perché Killian le si affiancò quasi subito avvolgendole un braccio attorno alle spalle e stringendola in un mesto abbraccio.
«Se non l’avessi uccisa, avrebbe fatto addormentare tutta la città e forse per sempre...» disse soltanto.
Nimue annuì, poi si allontanò, recandosi nella stanza affianco – dove avevano lasciato alcune loro cose.
La corvina sospirò pesantemente, poi alzò la testa – un po’ a fatica visto che era ancora schiacciata contro il petto di suo fratello. «Andiamo a casa?»
Killian le sorrise prima di rispondere: «Certo!»
Clizia capì di stare assistendo a un evento più unico che raro. Si ritrovò a sorridere davanti a quella grande dimostrazione di affetto fraterno e pensò che una volta terminato questo lavoro, anche lei sarebbe corsa tra le braccia delle persone che amava. Dalla sua famiglia.
E anche tra le sue, ovviamente, pensò e nel farlo si mordicchiò piano il labbro per fermare un crescente sorriso.
Dopo interminabili minuti, Lily si staccò dall’abbraccio e sospirò. Doveva assolutamente trovare un nuovo argomento di discussione, così avrebbe smesso di pensare a quella ragazza e avrebbe smesso di mostrare il suo lato più patetico.
«Come sta andando la raccolta di maghi?» gli domandò.
«Uh? Bene, direi... Royal ha detto che ci avrebbe pensato lui. O meglio, che ci avrebbe pensato Lucinde a contattarli; io ho solo scritto le lettere.»
Lily annuì. «Sì, ha senso. È sempre il solito scansafatiche» disse.
Non si sarebbero mai stancati di parlar male di lui.
«Mh... questo Royal di cui parlate è un buono a nulla, quindi?» chiese Clizia, incrociando le braccia sotto al seno e inclinando di poco la testa.
Killian ridacchiò mentre sua sorella roteò gli occhi al cielo. «Sì, ed è il Master della nostra gilda. Dai retta a me, se dovessi incontrarlo, non perdere troppo tempo con lui e gira alla larga.»
L’altra rise. «Eppure io ho sentito dire quanto fosse bello, questo Master!»
«Bello o tremendamente sexy che sia, non cambia il risultato!»
Fu a quel punto che apparve Nimue, di ritorno con le loro borse. Si rivolse a Clizia con il suo solito tono pacato ma diretto: «Ti interessa il nostro Master?»
«Oh, no» si affrettò a dire, divertita. «Non chiedevo in quel senso. Piuttosto, per il compenso...» disse e nel mentre raggiunse l’armadio, lo aprì rivelandone il contenuto – vestiti, gonne, altri vestiti – e quando tornò da loro pose i venti mila Jewels promessi nelle mani di Killian. «Ecco a voi. Vi ringrazio infinitamente per avermi aiutata!»
Nimue annuì. «È stato bello.»
«Ninì, ma se non hai fatto praticamente niente!» ribatté l’amica, fingendo di essere quanto meno irritata dalla cosa. E ovviamente, non ricevette alcuna risposta.
I membri dell’Aurora salutarono Clizia e – di nuovo – lo sguardo di Killian si adagiò più del dovuto sulle gambe della bella attrice. Accortasene, Lily gli mollò un pugno sul muso e subito dopo lo trascinò fuori da quell’hotel.
«Idiota. Cretino. Babbeo. Microcefalo.»
«Quante storie, fai. E poi sei un’ipocrita. Non facevi tanto la puritana quando ti scopavi Irvin Rooney!» lo sentì scherzare, al che Lily fermò il passo.
Suo fratello la guardò come se si aspettasse l’ennesimo cazzotto – questa volta l’avrebbe schivato, altroché! – ma lei si limitò stringere i pugni tanto forte da conficcarsi le unghie nei palmi delle mani.
Allora capì. «Okay, che ti ha detto esattamente
Prima o poi troverò il modo di ammazzarlo, pensò, quel Bellimbusto del cazzo!
Anche Nimue capì. Anche perché la vide arrossire impercettibilmente. «Ha nominato Irvin» sibilò e la sua non sembrava affatto una domanda.
Fu allora che Lily sbottò: «Fatevi i cazzi vostri!»
«Vedi che sei un’ipocrita?»


 
§
 

 
Torniamo indietro a quella stessa mattinata...

 
Ciò a cui quei bambini furono costretti ad assistere fu orribile: carni squarciate, flotti di sangue e due piccole lune bianche muoversi a una velocità inaudita. Il corpo nero e ossuto di quella cosa non poteva appartenere a nessun essere umano – il suo ringhio gutturale li aveva investiti in pieno e li aveva fatti tremare da capo a piedi in un istante.
Non si resero effettivamente conto di quanto tempo fosse passato. Non sapevano di aver trascorso l’intera notte su quel carretto, stretti gli uni agli altri e nascosti alla vista soltanto da uno spesso tendone che impediva persino alla luce di filtrare. Il buio di quella notte li stava ancora investendo e con esso le grida, la paura, i rumori... finché qualcosa non scostò improvvisamente un lembo di tenda.
E i bambini non ebbero neanche la forza di gridare. Il loro cuore semplicemente parve fermarsi ma una voce li ridestò da quell’incubo spaventoso.
«Cosa ci fate qui? State bene? Qualcuno di voi è ferito?»
Non passò molto tempo prima che quel soldato, Roger, tornò come aveva promesso assieme a un uomo statuario dai capelli e dalla barba bianca che non perse tempo a presentarsi: «Mi chiamo William Falkor, bambini. State tranquilli, siamo qui per proteggervi.»
Erano quindici in tutto. Sette di loro – i più piccoli – sembravano svenuti, mentre gli altri erano troppo spaventati per accorgersene.
«H-Ho paura!» gracchiò uno di loro. Aveva le lentiggini su quasi tutto il visino; spiccavano a causa dell’eccessivo pallore. «T-Tornerà?»
Allora il vecchio capitano si fece attento. «Chi dovrebbe tornare?»
Il bambino non rispose, si limitò a scuotere la testa come se volesse scrollarsi dalla mente un’immagine terribile, per poi scoppiare in un pianto disperato.
Intanto, Flynn era riuscito a prendere in braccio una ragazzina, la più grande del gruppo, e a farla scendere dal carretto. Questa gli si ancorò ai pantaloni e non sembrava per nulla intenzionata a lasciarlo andare.
Gli occhi tenuti stretti come se questo bastasse a proteggerla.
«Il m-mostro» balbettò qualcun altro.
«Lo ab-biamo visto... era- era spaventoso!» singhiozzò un’altra.
Sono completamente terrorizzati, pensò William, e restare qui non li aiuta di certo, dobbiamo portarli via.
«Bastian, aiutami a portare questi bambini a Dahlia. Intanto voi altri sistemate quel macello sulla strada principale!»



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 

Ed eccoci qui con il secondo capitolo!
Vi ho fatto aspettare un po’ ma spero ne sia valsa la pena ^^

Non voglio tediarvi troppo quindi passiamo subito alle presentazioni: finalmente la ragazzina dello scorso capitolo ha un nome! Diana ^^ che, ripeto, è un OC di striscia_04 – lo dico perché è sempre buono ricordarlo.
Ma in questo capitolo appare anche un altro OC (questa volta è di Sissi1978 che ringrazio nuovamente), la bellissima Clizia Bardot ^^
Lo chiedo a entrambe: ho reso bene queste due giovincelle? Non sembra ma ho sempre il terrore di non aver fatto un buon lavoro T___T

Poi, ci tenevo a fare un appunto. Non tanto a voi che state partecipando, quanto a me perché mi sono semplicemente dimenticata di farlo prima.

Narrativamente parlano siamo in primavera. Il regno di Damocles è stato distrutto l’estate scorsa da una fata. E le fate – persone il cui potere magico fa boom – hanno cominciato ad apparire sporadicamente in inverno.
Quindi è una cosa piuttosto recente. Detto ciò, passiamo alle curiosità di oggi:

Curiosità n.2 ► In fase di creazione, Nimue ha subito un altro genere di cambiamento. Infatti, avrebbe dovuto essere un’allegra idol e possedere una magia chiamata Twinkle Magic che le avrebbe permesso di creare scintille e piccoli fuochi d’artificio. Anche l’aspetto è mutato – perché fondamentalmente l’avevo creata un po’ troppo simile a Wendy.

E visto che sono stata cattiva perché vi ho fatto aspettare fin troppo:

Curiosità n. 3 ► A Killian piace il pesce perché da dove viene ne mangiava tantissimo ed era super squisito.

Ultima cosa prima di lasciarvi: ho intenzione di fare un disegno dei vostri personaggi – sì, Lu, ti sto copiando spudoratamente; purtroppo però non sono brava quanto te con i colori (neanche li ho i colori!) quindi penso proprio che li lascerò in bianco e nero. Non so quando arriveranno ma ho già concluso due schizzi, dovrei solo renderli presentabili *______*
Alla prossima!
 
 
Rosy
 

 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: rosy03