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Autore: Abby_da_Edoras    02/02/2022    6 recensioni
Questa storia è una parodia, vuole prendere scherzosamente in giro le atmosfere cupe e lugubri di GoT e, insieme, regalare un'esistenza del tutto diversa (e parecchio OOC) alla ship di cui mi sono infatuata ormai da anni, Theon e Ramsay. Questa long fic è il sequel della ff che scrissi quattro anni fa, "Non si torna indietro", e spero che sia altrettanto pazza e delirante, e allo stesso tempo allegra e con un finale lieto perché a quello non rinuncio mai! XD Dove eravamo rimasti? Theon era scappato da Grande Inverno portandosi dietro Ramsay dopo che Jon Snow era riuscito a riconquistarlo per gli Stark... e ovviamente nessuno dei due aveva molta voglia di trovarsi a tu per tu con Jon! L'idea di Theon era quella di tornare a Pyke ma... ci riusciranno? E cosa succederà a 'sti due disgraziati?
Spero che qualcuno avrà voglia di leggere e commentare questo sequel.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV Games of Throne.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo quinto

 

Chiamami per nome
Solo quando avrò
Perso le parole
So che in fondo
Ci ha stupiti finire qui da soli in questo posto
Ma se poi non mi trovi
Chiamami per nome
Perché in fondo qui sull'erba siamo mille, mille
Sento tutto sulla pelle, pelle
Ma vedo solo te baby
Te baby

(“Chiamami per nome” – Fedez, Francesca Michielin)

 

Yara Greyjoy era seduta accanto al fuoco acceso nella Sala Grande quando Theon e Ramsay entrarono nella stanza. Evidentemente aveva delle spie, oppure gli occhi dietro la testa, perché apostrofò il fratello senza neanche voltarsi a guardarlo.

“Tu non sei Theon” fece, gelida. “Theon Greyjoy è morto molto tempo fa.”

“Ma che accoglienza di merd…” esclamò Ramsay, non riuscendo a trattenersi, ma Theon pensò bene di stopparlo chiudendogli la bocca con la mano (e sperando che non gli desse un morso, non si sapeva mica mai con lui!). Però da un lato l’intervento di Ramsay fu risolutivo perché spinse Yara ad alzarsi e a dirigersi verso la strana coppia con un’espressione allibita sul volto.

“E lui cosa ci fa qui? Ha deciso di liberarti ma vuole tenerti d’occhio?” domandò, sospettosa.

“No, siamo fuggiti da Grande Inverno, gli Stark hanno riconquistato la loro fortezza e io l’ho aiutato a fuggire, l’ho portato con me” spiegò Theon. Beh, in effetti a sentirla raccontare pareva ancora più assurda di quanto già non fosse e lo sbigottimento di Yara era più che comprensibile!

“Lo sai quanti uomini sono morti per salvarti? Quanti Uomini di Ferro hanno sacrificato la vita per te? I miei uomini! E tu adesso ti presenti qui tranquillo e beato portandoti dietro quello che ti ha tenuto prigioniero e torturato per anni? Ma che ti dice la testa?” lo aggredì la donna.

“Sono tornato a casa e lui… Ramsay… non aveva un posto dove andare” replicò Theon che, davanti a Yara, ritornava un po’ ad essere l’idiota inetto e viziato che era sempre stato.

“Insomma, la volete smettere di parlare di me come se non fossi presente? Guardate che io ci sono!” protestò Ramsay, a cui non piaceva proprio essere ignorato. Ma il confronto, in quel momento, riguardava soltanto Theon e Yara.

“Sai che nostro padre è morto?” chiese di nuovo la donna.

“Sì, il capitano della nave con cui siamo giunti qui me l’ha detto” rispose Theon.

“Ma che strana coincidenza, non trovi? Sei arrivato a Pyke proprio dopo la morte di Re Balon. Cosa vuoi, la corona delle Isole di Ferro? È per questo che sei tornato?” lo incalzò Yara.

“Non lo sapevo prima di imbarcarmi per Pyke, non sono tornato per questo” cercò di spiegare Theon, ma Yara era lanciatissima.

“Pensi che qualcuno degli Uomini di Ferro potrebbe mai volerti come Re? Tu, che ci hai traditi tutti? Tu, che sei sempre stato un inetto, un incapace, un debole? Tu, che…” e avrebbe continuato per un bel pezzo se, sul più bello, non fosse intervenuto Ramsay che per i suoi standard si era trattenuto fin troppo e poi si alterava non poco quando qualcuno attaccava il suo Theon.

“Oh, insomma, la vuoi smettere? E pensare che mi eri pure rimasta simpatica quando ti ho incontrata a Forte Terrore, quando eri venuta con quel gruppo di disgraziati a riprenderti Theon, mi eri sembrata una tosta e io ammiro e rispetto chi ha il coraggio di tenermi testa anche quando minaccio di sciogliere i cani” si intromise, ritenendo evidentemente che tutti fossero interessati a quello che lui aveva da dire. “Ti ho lasciata andare per quello, perché mi eri sembrata una con le palle e meritavi di andartene sana e salva, ma ora non ti permetto di trattare in quel modo tuo fratello che è appena tornato a casa!”

“Non me lo permetti? Tu non mi permetti qualcosa?” ribatté Yara con un sorrisetto di scherno. “Guarda che questa volta siamo a casa mia, non tua, e oltre tutto non mi risulta che tu abbia portato i tuoi famosi cani! E poi… questa è davvero esilarante, tu non vuoi che io tratti male Theon? Che c’è, vuoi avere l’esclusiva?”

“È vero, per molto tempo sono stato io stesso a fare del male a Theon, ma ora le cose sono cambiate, lui si è guadagnato il mio rispetto, la mia stima e anche la mia fiducia” ribatté Ramsay, “e tu non puoi permetterti di insultarlo, di chiamarlo vigliacco o traditore, perché ti assicuro che non è niente di tutto questo!”

“Senti un po’, ora ti fai difendere dal Bastardo di Bolton?” fece Yara, rivolgendosi nuovamente al fratello. “Più in basso di così non potevi proprio cadere, ma che razza di essere sei?”

“Lui mi ha salvato la vita!” gridò Ramsay, stavolta veramente arrabbiato. Si era posto istintivamente davanti a Theon e affrontava Yara faccia a faccia, pur dovendola guardare dal basso verso l’alto e sapendo perfettamente che lì era lei a comandare e che lui non valeva niente. “Quando Sansa Stark si è ripresa il suo castello con gli eserciti degli Arryn e di quell’altro bastardo di Jon Snow, loro mi avrebbero fatto a pezzi, Jon ci ha anche provato, mi ha quasi ammazzato di botte, ma Theon… Theon poteva scappare, anche lui era in pericolo, sicuramente gli Stark non sarebbero stati felici di vederlo. Eppure non è scappato quando poteva farlo, ha aspettato perché voleva portarmi via con sé, perché non voleva che mi facessero del male. È stato valoroso, furbo e previdente, è solo grazie a lui se siamo qui, ha guidato lui la fuga da Grande Inverno fino ad arrivare a un porto dove ci siamo imbarcati per Pyke! Certo che è un Uomo di Ferro e avrebbe tutti i diritti di diventare Re di questo posto!”

Yara e Theon restarono entrambi senza parole davanti alla difesa così appassionata di Ramsay, chiaramente nessuno dei due se lo aspettava e altrettanto chiaramente il giovane Bolton aveva buttato in quelle frasi così intense e sentite tutto quello che provava per Theon, tutti i suoi sentimenti confusi, quelli che non sapeva nemmeno di avere. Ovviamente Ramsay non se ne era reso conto, ma Yara e Theon sì…

La donna guardò il fratello come se lo vedesse per la prima volta.

“Davvero hai fatto tutto questo? Da solo?” domandò.

“L’ho fatto” rispose Theon, preferendo non specificare che, in effetti, aveva dovuto fare tutto da solo perché Ramsay si era dimostrato totalmente incapace quando si trattava di elaborare un piano, di tentare una fuga, di reagire quando qualcuno era più forte di lui… insomma, era stato più un peso che altro, ma non era certo il caso di dirlo davanti a lui!

“Va bene” concesse Yara, “evidentemente in tutto questo tempo sei cresciuto e maturato, non sei più il ragazzino piagnucoloso che ricordavo. Ma non aspettarti che ti facciamo Re delle Isole di Ferro per questo!”

“Io non voglio diventare Re, non sono qui per questo. Sono qui perché voglio aiutare te a diventare Regina” dichiarò Theon, riprendendo sicurezza e determinazione. E si stupì nell’accorgersi che era stata proprio quella difesa così spontanea da parte di Ramsay a dargli la forza e la voglia di farsi valere ancora una volta.

Yara si avvicinò al fratello, ignorando allegramente Ramsay che sembrava aver esaurito tutti gli argomenti a sua disposizione.

“Sei venuto qui per aiutare me?” chiese.

Theon la fissò negli occhi, adesso sì che sembrava davvero il Principe che diceva di essere… e Ramsay provò una strana emozione nel vederlo così, serio, deciso e ardito.

“Tu hai sempre fatto tanto per me e io non ti ho mai ricompensata” disse. “Sei tu che meriti di diventare la Regina delle Isole di Ferro e io sono qui per aiutarti. Farò tutto quello che è in mio potere per consentirti di sedere sul Trono del Mare.”

Anche Yara era rimasta colpita da questo nuovo Theon, così diverso dal fratello inetto che conosceva. Non trovò le parole per rispondergli, ma il suo forte abbraccio fu più eloquente di qualunque frase.

“Va bene” disse poi. “Vado ad avvertire i servitori perché servano il pranzo, bisogna festeggiare il ritorno di Theon Greyjoy e del suo… ospite? Insomma, quello che sia” tagliò corto Yara prima di uscire dalla stanza. Ma aveva lo sguardo di chi la sa lunga e quell’appassionata difesa di Ramsay le aveva fatto fare due più due… E in fondo, chi era lei per giudicare chi si portava a letto suo fratello? I gusti sono gusti, no?

Theon e Ramsay rimasero da soli nella Sala Grande e, mentre il giovane Bolton si guardava intorno approfittando del momento per capire in che razza di posto fosse capitato, Theon gli si avvicinò fino a trovarsi a pochissimi centimetri da lui.

“Mi hai difeso con Yara, prima. Hai detto delle cose molto belle su di me” gli disse a bassa voce. “Pensi davvero tutto quello che hai detto? Veramente mi sono conquistato il tuo rispetto, la tua stima e la tua fiducia?”

E anche qualcos’altro di cui nemmeno ti accorgi, vero?

Ramsay sembrò improvvisamente molto a disagio.

“Certo, io dico solo quello che penso, anzi, spesso dico le cose anche prima di pensarle” dunque anche lui si rendeva conto che il cervello non era sempre collegato quando sparava la prima cosa che gli attraversava la mente! “Tu mi hai davvero salvato la vita, senza di te non so che fine avrei fatto e non lo voglio nemmeno sapere, sei stato tu a portarmi qui e non potevo tacere e sentirti accusare di essere un vigliacco e un incapace perché non lo sei, non più, ora sei… ecco…”

Quando era in imbarazzo Ramsay parlava a raffica, ma Theon non voleva tante chiacchiere. Si avvicinò ancora di più e lo strinse a sé.

“Nessuno mi aveva mai difeso come hai fatto tu oggi, nessuno aveva mai detto di me qualcosa di così bello” mormorò prima di baciarlo. E quel bacio non era un ringraziamento, non era un modo per tenerlo in suo potere, no. In quel momento Theon aveva voluto baciare Ramsay semplicemente perché lo voleva, perché gli aveva fatto tenerezza e lo aveva commosso e emozionato e perché non voleva staccarsi da lui almeno fino a quando non fosse rientrata nella stanza Yara con i servitori!

Fu un pranzo piuttosto singolare, quello. Neanche tra mille anni ci si sarebbe potuti immaginare Yara, Theon e Ramsay a tavola insieme, nella Sala Grande di Pyke, a conversare più o meno piacevolmente su quello che sarebbe potuto accadere all’acclamazione di Re del giorno dopo. Era vero che Pyke non aveva mai avuto una Regina nella sua storia, ma Yara non era una donna come le altre e Theon era convintissimo che sarebbe riuscita a farcela. Lui, poi, l’avrebbe aiutata in tutti i modi, dandole il suo sostegno e il suo appoggio. Si sentiva bene, Theon. In realtà non riusciva a ricordare un periodo della sua vita in cui si fosse sentito davvero così bene, sicuro di essere al posto giusto nel momento giusto. Adesso era a casa sua, a Pyke, e per la prima volta sarebbe stato lui ad aiutare l’amata sorella ad ottenere ciò che desiderava e che meritava, non era più Theon il codardo, il Voltagabbana, il traditore, l’idiota viziato: adesso era davvero Theon Greyjoy, il Principe di Pyke, che avrebbe rinunciato al suo diritto al Trono del Mare in favore di Yara. E poi, anche se nemmeno lui riusciva bene a capire il perché, era contento anche che Ramsay fosse lì con loro, gli faceva piacere vederlo mangiare con gusto, sorridente e sereno come non credeva neanche che potesse essere. E non dimenticava le parole intense e appassionate con cui lo aveva difeso. Insomma, provava anche lui dei sentimenti piuttosto inspiegabili nei confronti del giovane Bolton, ma cominciava a pensare che il legame tra loro stesse davvero evolvendo in qualcosa che… chissà che ne sarebbe venuto fuori? Al momento lui si sentiva spesso intenerito, divertito da lui e molto più spesso eccitato e non aveva voglia di analizzare a fondo le sue emozioni, sapeva che con Ramsay stava stranamente bene ed era contento così.

In fondo anche Theon era un’anima semplice!

La giornata trascorse dunque in modo piacevole, il che era qualcosa che Theon non ricordava neanche più cosa significasse! I problemi, però, si presentarono al momento di raggiungere la seconda fortezza, quella nella quale si trovavano le stanze da letto. Yara era già andata a coricarsi per essere pronta e agguerrita nell’acclamazione di Re della mattina seguente, ma quando toccò a Theon e Ramsay si palesò un’evidente difficoltà.

Aveva iniziato a piovere forte, mentre il vento tirava a raffiche (un’altra bella serata a Pyke, signore e signori!) e Ramsay guardava con orrore il ponte sospeso che avrebbe dovuto attraversare per raggiungere la seconda fortezza. Theon non si era accorto dell’evidente disagio del suo compagno e si era già incamminato per un bel pezzo sul ponte, incurante degli scossoni dovuti al vento e della pioggia battente che sembrava ghiaccio quando colpiva… e poi si rese conto che Ramsay non era con lui. Si voltò e lo vide immobile davanti al ponte, con gli occhi sbarrati.

“Ramsay, cosa fai?” lo chiamò. “Sbrigati, ci stiamo inzuppando fino alle ossa! Poi, in camera, ci sarà una tinozza di acqua calda, teli e un camino acceso per riscaldarci.”

“Io non ci salgo su quel coso, guarda come ondeggia, non ci penso nemmeno!” replicò Ramsay con lo stesso tono risentito di un bambino che dice che non vuole andare dal dentista.

“Questi ponti sono sicuri, sono qui da centinaia di anni e gli Uomini di Ferro li attraversano sempre con disinvoltura, qualsiasi sia il tempo. E poi dovrai farci l’abitudine alle tempeste, qui a Pyke ce ne sono molte” minimizzò Theon, ma iniziava a capire che sarebbe stato un vero problema convincere Ramsay e così ripercorse all’indietro il ponte per raggiungerlo.

“Io non sono un Uomo di Ferro e voglio un altro passaggio” protestò il giovane Bolton. “E non è mica colpa mia se qui avete un clima di merda!”

“Non ci sono altri passaggi per arrivare alla seconda torre, devi passare di qui per forza” insisté Theon, avvicinandosi sempre di più al compagno.

“Io. Lì. Non. Ci. Salgo” ripeté il giovane, testardo. “Perché non avete fatto un bel ponte di pietra coperto, come fanno tutte le persone normali?”

“Capirai, parla quello che viveva a Forte Terrore” questa volta la battuta scappò di bocca a Theon, ma Ramsay era talmente scioccato dal ponte sospeso che non raccolse.

“Tu vuoi portarmi su quel ponte per buttarmi di sotto e farmi sfracellare sulle rocce!” insinuò poi Ramsay, dimostrando anche una notevole mania di persecuzione. “Per questo mi hai portato fin qui, per vendicarti di quello che ti ho fatto!”

Theon cominciava ad essere sinceramente esasperato, anche perché era tutto bagnato e aveva freddo, pur essendo un Uomo di Ferro… voleva raggiungere la fortezza al più presto, fare un bagno caldo e asciugarsi, non stare lì a discutere sul clima e l’architettura di Pyke!

“Ramsay, ma cosa stai dicendo? Non hai ancora capito che non voglio farti niente di male? Insomma, se avessi voluto vendicarmi di te ti avrei lasciato agli Stark” spiegò, armandosi di santa pazienza.

“Forse non ti bastava” replicò il giovane Bolton, rabbuiato. “Forse volevi vendicarti su di me con le tue mani, non che lo facessero gli Stark. E ora vuoi buttarmi giù dal ponte!”

“E non avrei avuto mille occasioni per farti del male, se davvero lo avessi voluto, da quando siamo fuggiti da Grande Inverno fino ad oggi? Avrei potuto tagliarti la gola mentre dormivi nei fienili o nei casolari abbandonati in cui ci siamo fermati tante volte, avrei potuto buttarti dal ponte della nave mentre venivamo qui a Pyke come pranzo per il Kraken…”

E, detto fra noi, il Kraken avrebbe sicuramente gradito!

Intanto Theon si era avvicinato ancora e aveva preso Ramsay per le spalle.

“Non voglio farti del male, né ora né mai” ripeté con dolcezza. “Però, se resti qui, finirai per farti venire un malanno e ti farai del male da solo. Ma dai, non avrai davvero paura di un ponte sospeso, tu che praticamente vivevi in quell’incubo di posto che erano le segrete di Forte Terrore!”

Il giovane Greyjoy cercava di distrarre Ramsay quel tanto che bastava a spingerlo a fare qualche passo verso il ponte, altrimenti sarebbero rimasti lì fino a trasformarsi in due statue di ghiaccio.

“Per forza mi ero abituato a quelle segrete, mio padre mi ci rinchiudeva fin da quando avevo due o tre anni, per qualsiasi cosa non gli andasse bene!” reagì a sorpresa Ramsay. “Se piangevo, se facevo un capriccio, lui mi portava nelle segrete e mi picchiava, mi prendeva a calci e poi mi chiudeva là sotto anche per giorni. Diceva che ero una nullità e che dovevo diventare un vero uomo come lui… Insomma, alla fine mi sono abituato a quei luoghi visto che passavo più tempo là che in camera mia. E poi, quando sono stato più grande, ho dimostrato a mio padre di aver imparato la lezione, di essere diventato un mostro spietato come lui, e ho usato quelle segrete per fare agli altri quello che era stato fatto a me! Non la sapevi questa storia, vero? Non ti sei mai chiesto come sia stato crescere a Forte Terrore senza una madre e con Roose Bolton come padre?” *

Le parole di Ramsay avevano raggelato Theon più del vento sferzante e delle gocce di pioggia che pungevano sul volto come aghi. Già, non si era mai chiesto come poteva essere stato per il piccolo Ramsay crescere con il solo Roose Bolton come genitore… forse non tanto diverso che crescere con Balon Greyjoy come padre, però Theon era stato fortunato perché aveva avuto Yara accanto e poi, a dieci anni, era stato preso come ostaggio dagli Stark e là aveva scoperto cosa significasse avere una famiglia normale. Ma chissà cosa ne sarebbe stato di lui se fosse rimasto con il padre… forse avrebbe finito per diventare una specie di assassino senza scrupoli come Balon voleva da lui?

Colpito da questo pensiero, Theon strinse a sé Ramsay che si era ormai infradiciato fino alle ossa e lo baciò profondamente, poi si staccò da lui e gli parlò con pacatezza e serietà.

“Un giorno faremo una bella chiacchierata sui nostri padri, penso che ne abbiamo entrambi bisogno” disse, “ma non è questo il momento, adesso dobbiamo andare in camera, scaldarci e asciugarci. Vieni con me, non aver paura del ponte. Dammi la mano e con l’altra reggiti alle corde. Io non lascerò che ti succeda niente, hai capito bene? Prima hai detto a Yara che ti fidi di me…”

“Io mi fido di te, è di questo stramaledetto ponte sospeso che non mi fido!” ribatté Ramsay.

Theon rise e questo bastò a far perdere a Ramsay tutte le coordinate, non sapeva più dov’era, chi era e perché e fu un bene, perché così il giovane Greyjoy riuscì a condurlo con sé lungo il ponte. Era davvero spaventoso, tremava e ondeggiava a ogni folata di vento ed era pure tutto bagnato e scivoloso, ma la stretta della mano di Theon era salda e mandava la sua forza e il suo calore fino in fondo al cuore di Ramsay (o a qualsiasi cosa avesse lì che gli serviva per mantenerlo in vita).

“Non guardare giù, qualsiasi cosa succeda. Guarda me, guarda solo me, ti conduco io, non preoccuparti” ripeteva Theon, sempre con quel tono rassicurante e tenero… e non c’era bisogno che glielo dicesse perché Ramsay non sarebbe riuscito a staccare gli occhi da lui neanche se fosse stato un caso di vita o di morte! E così, pian piano, Theon riuscì a portare Ramsay a destinazione.

“Mi hai salvato la vita un’altra volta” mormorò Ramsay, stringendosi a Theon e sentendosi tutto scombussolato, mentre il cuore gli batteva a mille e non certo per la paura!

“Come sei melodrammatico, ti ho solo aiutato ad attraversare il ponte” minimizzò Theon. “E anzi, dovrai abituartici, perché questi ponti dovremo attraversarli tutti i giorni, più volte, per passare da una torre all’altra.”

Mentre il giovane Greyjoy lo conduceva verso la loro stanza, sempre tenendoselo stretto, il neurone solitario di Ramsay comunicò al suo proprietario che di ponti ne avrebbe attraversati anche mille, se ogni volta si fosse ritrovato così stretto e abbracciato a Theon!

Fine capitolo quinto

 

* Ovviamente la storia drammatica dell’infanzia di Ramsay me la sono inventata io basandomi su quello che viene detto nella serie TV, in cui sembra che sia stato Roose Bolton ad allevare Ramsay fin da bambino. Ma, sinceramente, non credo di essermi immaginata più di tanto, visto che Roose Bolton non ha mai amato il suo figlio illegittimo e di certo non avrebbe vinto il premio di Padre dell’Anno.

 



 

   
 
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