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Autore: Faust    05/02/2022    2 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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12 epilogo

12.


Seduta al tavolo, con la piuma tra le mani, il simulacro si allontanò dai pensieri di Gabrielle e attese.
Aveva paura.
Sarebbe stato doloroso per lei? Se avesse avuto un cuore in petto avrebbe potuto sentirlo battere all'impazzata.
Chiuse gli occhi e rimase immobile, con il capo chino sulle mani intrecciate.
In un istante il vuoto s'impadronì di lei, poi, il freddo calò sulla sua mente.
Era tutto finito.


Dopo un tempo che parve eterno, una mano dolce, nel silenzio della stanza, si posò sulla sua testa.
-Sei ancora tu?- Le chiese Hecate.
Il simulacro non rispose, abbassando lo sguardo, confuso e spaventato -Non...Sento niente.-
La Dea si chinò accanto a lei e le prese il volto tra le mani. -E' normale, Einai.-
-No...- Le salirono le lacrime agli occhi, sbarrati. -No...-
-Sei confusa e scioccata, ma non sei morta e non sei nemmeno diventata come gli altri, o non piangeresti.-
Einai annuì, afferrando appena quelle parole.
Un orribile silenzio si era violentemente imposto dentro di lei, qualcosa si era irrimediabilmente spezzato, andando in frantumi -Non c'è più.-
-Lo so, Einai.- Hecate la abbracciò e la baciò sui capelli, prima di stringerla ancora. -Ma dobbiamo finire, purtroppo.-
La mora annuì e si alzò, meccanicamente, diretta alla camera delle due donne. Dovevano recuperare la Pietra di Cibele, prima di occuparsi delle esequie.
Entrarono nella stanza.
Sul letto, Gabrielle giaceva serena, quasi sorridente, addormentata tra le braccia di una bellissima statua ammantata di nero.
Hecate stava per elogiare i progressi della tecnica scultorea di Ares, ma si trattenne. Non era il momento -Posso farlo io, tu dovrai solo prenderla.- Leggeva il terribile dolore e smarrimento nella mente del simulacro.
Einai annuì, mentre la Dea creava delicatamente una fenditura nella schiena della guerriera, all'altezza del cuore, per poi allontanarsi lasciando spazio all'altra, che si avvicinò e infilò delicatamente la punta delle dita nell'incavo, recuperando l'artefatto -Chiudi, per favore.- Disse il simulacro, con voce spezzata, prima di allontanarsi.
La Pietra non era più grigia e opaca, come quando aveva accolto l'anima di Xena, ma era tornata lucida e nera.
Tutto era avvenuto come speravano, i loro spiriti erano liberi.


Einai prese le guerriere in braccio e le portò sul retro della casa, dove avevano approntato la pira.
Una, per entrambe.
Vedendola uscire, Sophia e Nestor la raggiunsero assieme ai bambini, agli abitanti del villaggio e ai loro conoscenti.
Si radunò una piccola folla, silenziosa e composta, mentre Einai posava delicatamente le loro spoglie sulla sommità della pira e sistemava le ghirlande di fiori sui loro capi.
Diede un ultimo sguardo ai loro volti, sereni, e baciò entrambe sulla fronte, prima di tornare a terra.
Hecate si era confusa tra la folla, avvolgendosi in un anonimo mantello nero e affiancandosi ad un uomo e a una donna, con cappe simili alla sua, resi irriconoscibili dai cappucci calati sul volto.
Nestor e Sophia avanzarono, con le torce accese in mano, e raggiunsero i piedi della catasta di legno, silenziosi e dignitosi, mentre i presenti li guardavano commossi.
L'uomo passò la propria fiaccola ad Einai che, sorpresa, accettò l'invito con un cenno del capo.
Un mormorio diffuso si sollevò dalla folla, quando videro che quella misteriosa donna somigliava enormemente a Xena. Presto, però, tutto tornò a tacere, quando Sophia intonò un inno e le due donne abbassarono le torce sulla pira, che prese fuoco rapidamente.
Alcuni rimasero per breve tempo, altri per ore, fino a notte inoltrata. Infine, alle prime luci dell'alba, incurante del freddo che era tornato inclemente a mordere la valle, al termine dell'incantesimo di Aphrodite, rimase solo lei.
Raccolse le ceneri ancora tiepide e le mise nella grossa urna che le donne avevano scelto, poi rientrò in casa e aggiunse ciò che restava delle ceneri di Xena, conservate ancora nel piccolo vaso sopra il caminetto.
Radunò le sue cose e indossò l'armatura, arrivare fino ad Anfipoli avrebbe richiesto numerosi giorni di cammino.
Salutò rapidamente Sophia e Nestor che la ringraziarono e la invitarono a tornare, qualora avesse voluto, e poi, partì.


Cercava ancora, inconsciamente, quella voce nella sua testa che l'aveva accompagnata per tutta la sua esistenza, incapace di rassegnarsi all'idea.
Perfino la sua stessa mente, ora, le sembrava un posto freddo e tetro. Un luogo troppo grande per lei sola, quasi sconfinato.
-Posso portarti rapidamente.- Hecate si materializzò accanto a lei.
-Lo farò come lo avrebbero fatto loro.- Rallentò il passo, adeguandosi a quello di un comune umano. Le sarebbe sembrato di prendere scorciatoie, di svilire l'importanza di ciò che era successo e, non essendo morta con loro, le sembrava di poter espiare almeno in piccola parte, con il sacrificio del proprio tempo e della propria fatica, le colpe che sentiva di avere.
-Vuoi separarti da loro il più tardi possibile, vero?-
-Sì.-
-Non sei felice di essere ancora viva?-
-Sono viva, Hecate?- Evitò di incrociare il suo sguardo, tenendolo fisso sul terreno innanzi ai suoi piedi.
-Stai provando emozioni tue, nonostante lei non ci sia più...-
Il simulacro sentì gli occhi diventarle lucidi, ma trattenne le lacrime, sbattendo rapidamente le palpebre.
-Questa tristezza, questa sensazione di vuoto che senti...- Sospirò la Dea, scuotendo il capo -Einai, sono umani.-
-Perché?!- Sbottò -Perché adesso che non vorrei sentire, sento?! Perché sta succedendo, visto che non ho un'anima? Chi mi ha maledetta a questo modo?!- Sentì la rabbia montare dentro di lei -Cosa ho fatto di male? Io non dovevo neanche esistere...- Le si spezzò la voce e si fermò, non riuscendo più a trattenere il pianto.
L'immortale la guardò, preoccupata -Il dolore passerà, il vuoto si attenuerà e pian piano riconquisterai spazio a quel silenzio che ora ti terrorizza. Fidati di me, non soffrirai in eterno.- Disse, stringendola al suo petto.
-Ho paura, Hecate- Non aveva idea di come sarebbe stata la sua esistenza da sola.
-Tutti ne abbiamo, ma senza paura non esisterebbe il coraggio e quello, credimi, non ti è mai stato in difetto.- Ricordava i primi passi dopo la sua guarigione, con quale fermezza aveva accettato di vivere lontana dalla donna che amava pur di permetterle una vita normale. Quanta determinazione le aveva richiesto portare a termine ogni missione affidatale e quanto coraggio e fatica le erano costati decidere di non cercare di salvarsi, andando contro alla morte, pur di terminare quell'ultimo, gravoso, compito.
Forse aveva preteso troppo da lei. Forse, era stata troppo crudele. L'immortale avvertì improvvisamente un senso di fastidio allo stomaco che riconobbe, tra i pensieri di Einai, come senso di colpa.
Non lo aveva mai provato prima.
-Mi dispiace.- Sussurrò Hecate all'orecchio della mora.


Dopo diversi giorni di cammino in solitudine, con solo qualche breve visita della Dea, Einai raggiunse Anfipoli.
Trovò la piccola cripta della famiglia di Xena ed entrò.
Sapeva, dai ricordi di Gabrielle, che la guerriera ci andava ogni anno, per commemorare i propri cari, e trovò tutto abbastanza in ordine. C'era solo un sottile strato di polvere e qualche ragnatela.
Posò l'urna sul piccolo altare presente ed uscì.
Voleva comprare il necessario per costruire un'ara votiva a loro dedicata, visto che Lyceus, Cyrene e Toris, riposavano all'interno di bare.
Avrebbe voluto scolpirla lei stessa, ma se si fosse rivolta ad un esperto avrebbe certamente ottenuto un risultato migliore.
Chiese informazioni e raggiunse la bottega di un marmista. Lo pagò il doppio di quanto pattuito, pur di averla pronta per l'indomani, poi tornò alla cripta, dove passò l'attesa risistemando e pulendo.
Aggiunse olio alle lanterne, spazzò il pavimento, spolverò e tolse le ragnatele. Si guardò attorno, cercando di capire cosa avrebbe potuto fare, per sistemare tutto al meglio.
Controllò il tetto e si assicurò che gli alberi vicini non mettessero a rischio la struttura e aggiustò anche qualche pietra un po' traballante degli scalini d'ingresso.
Accese le candele e pregò, per ognuno dei presenti, bruciando erbe e incensi comprati al vicino mercato.
Quando non ci fu più nulla da fare, il sole era nuovamente alto nel cielo e andò a ritirare il lavoro commissionato.
Tornò nel giro di poco e posizionò il pesante blocco di marmo bianco nel posto riservato a Xena, accanto alla tomba di Toris.
Finamente scolpite nella candida roccia, c'erano due figure femminili. Una con dei pugnali legati ai calzari, l'altra con la spada infoderata sulla schiena, mentre camminavano mano nella mano assieme alla loro cavalla.
Aveva voluto rappresentarle in un momento spensierato, mentre facevano quello che più piaceva loro e ricordarne la natura di guerriere e compagne.
Non era stato facile spiegarlo al marmista e farne il disegno, ma il risultato era perfino migliore di quanto si aspettasse.
Controllò la sommità del blocco con le dita e sorrise, vedendo che anche quell'ultima sua richiesta era stata esaudita.
Prese la spada di Xena e la infilò per tre quarti nella pietra, sfruttando la scanalatura che aveva ordinato al marmista. Se l'avesse inserita con la forza avrebbe rischiato di rovinare la lama, o di spezzare il marmo. Incastrò poi i sai di Gabrielle, incrociandoli contro l'elsa e, infine, posizionò il Chakram, agganciandolo frontalmente alla guardia della spada.
-Sicura di non volerlo tenere?- Einai in quei giorni aveva fatto l'abitudine alle improvvise apparizioni della sua Dea protettrice.
-Sì. Non è per me.- Si voltò a guardarla, ferma sulla porta della piccola cripta.
-Sei un'eroina e forse la cosa più simile ad un'erede che abbiano mai avuto. Senza dubbio porteresti avanti le loro idee.-
-Forse, ma loro volevano eroi nuovi, figli dei tempi in cui vivono. Io non sono niente di tutto questo.-
-Se vuoi vederla così...- Rispose scettica l'immortale.
-Sì, è così. Ma se un giorno troverò qualcuno di adatto, lo consegnerò.-
-Farai quindi la custode...?- Chiese perplessa Hecate.
-Chi meglio di un essere senza tempo, per farlo?- Prese l'urna con le ceneri delle guerriere dall'altare e la posizionò sull'ara.
-Sei pronta a finire questo viaggio?-
Il simulacro scosse il capo, negando -Ho bisogno ancora di qualche minuto.-
-Ti aspetto fuori.- Disse la Dea, scomparendo.
Rimasta sola si guardò ancora attorno, cercando qualcosa da sistemare che le fosse sfuggito, ma non trovò nulla. Non aveva più scuse per attardarsi.
Accarezzò il coperchio dell'urna con la punta della dita e la tristezza tornò ad invaderla.
Era tutto finito.
-Statemi bene, vi prego.- Sentì le lacrime salirle agli occhi, ma non voleva piangere nuovamente. -Ci vediamo l'anno prossimo, forse prima.- Cercò di sorridere.
Poi si allontanò lentamente dall'ara, spense candele e lanterne e recuperò la bisaccia.
Infine, diede un ultimo sguardo, colmo d'affetto, a ciò che aveva avuto di più simile ad una famiglia, prima di risistemare la pesante pietra davanti all'ingresso e chiudere la cripta, risalendo poi alla luce del giorno.



****

Note dell'autrice: 

Con questo capitolo si conclude questa avventura e ciò che tra me e me ho chiamato più di una volta "Rimedio ad AFIN".
Vi ringrazio di aver letto fin qui anche se è stato un racconto dall'epilogo triste, spero che come a me vi abbia lasciato almeno la soddisfazione di un addio sereno e pacifico. (E con altri quarant'anni di avventure tutte da scrivere! XD)

Vi ringrazio molto anche per le recensioni. Continuate a farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole.

Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!


P.S. Se tutto dovesse continuare a filare come previsto, sabato prossimo inizierò a pubblicare un'altra AU/Uber sempre su Xena e Gaby che sto scrivendo proprio in questi giorni.
Spero di ritrovarvi lì!
Quindi...A SABATO PROSSIMO! Tenete d'occhio il mio profilo facebook per tutti gli aggiornamenti (trovate il link nella mia autore, qui su EFP)














   
 
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