Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    06/02/2022    2 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incredibilmente da quanto potesse aspettarsi, nulla intorno a lei aveva l’aspetto tipico di un qualcosa dipinto su di una tela, nessuna imperfezione di macchie di colori o fantasiose sproporzioni dettati da umane mani artistiche. Ovunque intorno a lei era prettamente normale, se mai si potesse definire “normale” assistere a quanto Alice ha assistito fino a quel momento – e assisterà. Il succo della questione, è che tutto è genuinamente realistico, benché la ragazza non riesca a trovare un filo razionale su quanto sia appena accaduto.
Di sicuro, non è razionale essersi addentrata nel proprio quadro. Così come non lo è averlo fatto per poter inseguire uno strano coniglio bianco, con addosso un panciotto che, con una zampetta, le indicava il tempo che stesse trascorrendo tramite il proprio cipollotto.
Nello stesso momento in cui si era domandata dove fosse finito quel coniglio, una foglia si era posata sulla sua testa ed Alice l’aveva spostata con gentilezza. Di colore ambrato e delicata al tatto, Alice sta per lasciarla andare quando giura di aver appena sentito qualcosa. Qualcosa di molto simile ad una risatina femminile.
Alice sgrana gli occhi, a dir poco incredula e la foglia, come di sua volontà, riprende a fluttuare intorno alla ragazza ridacchiando allegramente.
La foglia continua a girarle intorno e, senza smettere di ridere, lasciando intuire ad Alice che desidera essere inseguita, vola dritta verso un sentiero dapprima ignorato da Alice.
«Aspetta.» la richiama la ragazza, continuando a domandare a sé stessa quanto possa essere ragionevole rivolgere la parola ad una semplice foglia.
Continua ad inseguirla, senza rendersi conto di aver imboccato una strada che l’ha portata dritta ad uno stranissimo emporio costruito in una maniera alquanto grezza e, ad una prima occhiata, poco armoniosa. Con grande sorpresa e tanta confusione nella mente, Alice scorge l’insegna della bottega e la sua attenzione non può non essere stuzzicata: “A.L.I.C.E.”.
Mentre continua a farsi delle domande circa l’insegna, una risatina echeggia alle spalle di lei. È la foglia di prima e questa si intrufola sotto la porta della bottega. Spronata da essa, a passi lenti e timidi, Alice avanza e decide di entrare.
Ha appena appoggiato la mano sul pomello della porta, apre riservatamente ed ecco per lei un’altra ed incredibile sorpresa.
Prima di tutto, in fortissimo contrasto con la parte esterna, l’interno dell’emporio è decisamente ampio e in ogni dove vi sono filati di ogni genere, di ogni tonalità cromatica.
Dietro un lungo banco, con indescrivibile stupore di Alice, vi è una pecorella seduta su di una poltrona, intenta a lavorare ai ferri. Ricoperto da una foltissima lana bianca, l’ovino ha un paio di occhiali da vista e ha indosso una bellissima sciarpa fatta a mano (probabilmente, realizzata dalle sue stesse zampe).
«Desideri qualcosa?» le chiede la pecora con una voce femminile e gracidante, chiaro segno della sua età matura.
Alice quasi indietreggia, sbalordita dal fatto che un animale possa aver parlato e lei stessa sembra aver perduto la parola.
«Sei sorda o cosa?» bela l’ovino «Anche se mi auguro che tu sia muta, visto che solo così potrei perdonare la tua maleducazione riguardo al fatto di essere entrata nel mio negozio senza salutare.»
«C-chiedo scusa.» balbetta Alice, dopo aver tirato un sospiro e aver cercato di regolarizzare il respiro.
«Le scuse sono solo parole che volano via come le foglie, quando tira il vento.» e proprio in quel momento, Alice è riuscita a vedere la foglia uscire da una finestra, continuando a ridere e scomparendo via chissà dove «Allora, che cosa vuoi comprare?» domanda la pecora, seccamente.
«Non voglio farle perdere tempo.» si giustifica Alice e crede che sia inutile provare a spiegare a quella pecora poco amichevole che si sia intrufolata lì dentro solo per inseguire una fogliolina, ma ha un’alternativa «Ho visto il mio nome sull’insegna e...»
«Che cosa ti fa credere» la interrompe l’ovino con tono decisamente inasprito «che il mio negozio porti il tuo nome?» mette da parte i ferretti e scruta la ragazza con aria minacciosa «Il mio negozio vanta i migliori filati di tutta Saggezzolandia. Filati di cotone, di lana merino, cashmere e pura, purissima lana.»
Tralasciando la lista di filari dettati dalla pecora, Alice quantomeno adesso sa dove si stia trovando. Saggezzolandia. È questo, dunque, il nome del luogo?
«Il mio negozio» continua la pecora «porta il nome mio e delle mie sorelle: Ava, Lorna, Isla, Charity, Ebba.»
Finalmente, le lamentele belanti della pecora cessano quando la porta del negozio si apre e un altro cliente fa il suo ingresso.
Con meraviglia di Alice, il cliente non è altro che il coniglio bianco che aveva inseguito.
«Madame Ebba,» esclama il coniglio frettolosamente «mi dispiace disturbarti, hai per caso visto...» si ferma quando i suoi occhi rubini incontrano la figura di Alice e sembra rasserenarsi di colpo «Toh! Eccoti qui. Finalmente, ti ho trovata, Alice.»
La domanda della ragazza riguardo alla stranezza sul fatto che quel coniglio conosca il suo nome, viene bloccata dall’ennesima lamentela della pecora.
«Tu conosci questa sfrontata, McTwisp?» aizza Madama Ebba.
«E chi non la conosce?» reagisce il coniglio, guardando Alice amichevolmente «Come si fa a non conoscere la paladina
Alice indietreggia la testa, assumendo un’espressione interrogativa e confusa, di fronte a quel nominativo.  
«Per me è solo un’ochetta.» la scontrosità di Madama Ebba è irremovibile.
«Oh, suvvia.» McTwisp cerca di difendere la ragazza, visibilmente a disagio «Che male ti ha mai fatto?»
«Non si vede che è solo un’ochetta? Un’ochetta che vive controcorrente tra le sue insicurezze in mezzo agli altri cigni che, a differenza sua, percorrono la loro via con grazia ed eleganza.»
Questa offesa è troppo da sopportare, anche per la pazienza ed educazione di Alice. McTwisp, tuttavia, le afferra una mano con la sua soffice e candida zampa e la conduce verso la porta.
«Togliamo il disturbo, Madama Ebba.» dice il coniglio, augurandole una buona giornata.
Una volta fuori dal negozio, come prima cosa, Alice prende un bel respiro per non lasciarsi compromettere dalle irritanti e taglienti parole di quella pecora.
«“Si può passar sopra a un morso di lupo, ma non a un morso di pecora”.» cita il coniglio, facendo spallucce.
Alice sembra ritrovare un pezzetto di entusiasmo – dapprima perduto per via dei velenosi commenti di Madama Ebba – quando il coniglio le fa cenno di seguirlo.
«E questa volta, per favore, stammi dietro.» le dice «Siamo già in ritardo e non è un bene fare attendere il Brucaliffo
«Attendere chi?» chiede Alice, intravedendo appena il sentiero dalla forma di scacchiera verde.
Il viottolo diventa sempre più cupo, come se inghiottito da un crepuscolo e Alice si rende conto che gli alberi sono alquanto strani. Con somma meraviglia, realizza che non siano affatto alberi, ma funghi. Funghi giganteschi, variopinti e fluorescenti come tanti lampioni che illuminano una stradina quando il sole sta per tramontare.
Una coltre di fumo incontra il cammino di Alice e di McTwisp, come una fittissima nebbia invernale e l’aria si fa sempre più pesante per i polmoni della ragazza.
Si fermano quando intravedono sul suolo quello che sembra essere un grosso orologio a pendolo, distrutto e non più funzionante. McTwisp si avvicina all’orologio, come se guidato da una forma di luttuoso rispetto. Non appena Alice gli chiede cosa stia accadendo, il coniglio inizia a darle spiegazioni in merito.
«Un tempo, questo era un orologio.» lo dice, carezzando l’oggetto con una zampa.
«“Era”?» domanda Alice, non comprendendo affatto.
«La Regina Rossa» prosegue McTwisp «ha ordinato che tutti gli orologi del Sottomondo devono essere distrutti. Ma non...» trema visibilmente «Ma non so il perché. Non lo sa nessuno.»
«La Regina Rossa?» Alice inclina la testa con espressione interrogativa, ma non ottiene risposta.
Per non perdere ulteriore tempo, il coniglio raccoglie un respiro e invita Alice a continuare a camminare, non ritenendo confacente fare attendere il Brucaliffo.
Una grande fila di funghi rossastri si dispone dinanzi a loro, formando una scalinata e Alice e il coniglio la percorrono a passi moderati e arrivati sulla cima il fumo continua a farsi sempre più fitto.
Avvolti nel grigiore del densissimo vapore, Alice realizza che non si tratti di nebbia: sul cappello di un grosso fungo dalle lamelle luminose, come un grosso trono luminescente, un bruco azzurro è intento ad aspirare da un narghilè.
«Chi sei, tu?» domanda il bruco, scrutando Alice con fare sospetto e schizzinoso.
«È Alice, Brucaliffo.» risponde il coniglio per lei, cominciando a nutrire qualche timoroso sospetto nei riguardi del silenzio della ragazza.
«Non l’ho chiesto a te.» taglia seccamente il Brucaliffo e rivolge la stessa domanda ad Alice «Chi sei tu
«Alice.» risponde, infine le.
«Questo lo metto in dubbio.» il bruco aspira il fumo, rigettandolo in faccia alla giovane «Tu non sei... tu.»
«Oh, saggio Brucaliffo.» interviene McTwisp «Sono sicuro che sia lei. Lo so che è passato tanto tempo, ma...»
«Lei non è Alice.» conclude il Brucaliffo, lasciandosi avvolgere da una coltre di fumo, scomparendo in essa e tralasciando in Alice e nel coniglio un evidente senso di confusione.
  
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