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Autore: 08ariX08    09/02/2022    0 recensioni
se vi svegliaste e non ricordaste più nulla? bene quella sono io, sono Alice, e mi sono svegliata in un mondo completamente nuovo e io sono un vampiro
Genere: Azione, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Capitolo 1: L’incontro
Era tutto buio, non ricordavo niente, non sapevo niente. O meglio due cose le sapevo: mi chiamavo Mary Alice Brandon, chiamata da tutti Alice, ma, cosa ben più importante, avevo fame, ma tutto ciò che avevo davanti mi ripugnava, dalla pasta fino ai dolci più sofisticati. Tutto sembrava schifoso e inutile finché non entro lui, uno fantastico signore, ma il vero problema era che non ero attratta da lui per la bellezza, come sarebbe dovuto essere, ma dal suo sangue, anche se non ne capivo il perché c’era qualcosa di sbagliato e per fortuna riuscii a trattenermi dal saltargli addosso per prendermi tutto quel sangue che gli circolava. Mentre lo guardavo, decidendomi se valeva veramente il caso di non ucciderlo, vidi una visione nella mia testa: ero io che abbracciata ad un uomo stupendomi cacciavamo degli animali mentre una voce nella mia testa mi diceva che non eravamo mostri, anche se mi stavo rendendo conto di essere un vampiro, e che se non volevo uccidere gli umani avevo anche un altro modo per sopravvivere, dovevo cacciare gli animali.
Però mentre ero in trance l’uomo si stava avvicinando e ogni momento cresceva la mia voglia di morderlo e di godermi il suo sangue. Ma mi imposi di fuggire per non attaccarlo e mi lanciai fuori dalla finestra, correndo verso il bosco.
Continuai a correre per giorni fino quando non vidi un orso, a quel punto il mio istinto prese il sopravvento e in un istante l’orso non aveva più sangue in circolo.
Dopo quel breve pasto ricominciai a correre per non so dove. Sapevo soltanto che per il mio subconscio era la cosa migliore da fare.
Continuai a correre per giorni e giorni, mesi e mesi, anni e anni, fino a quando non arrivai a Philadelphia. Era il 25 dicembre del 1947, precisamente 27 anni dopo dal giorno in cui ero scappata fuori dalla finestra di quell’appartamento a Biloxi.
Ero da pochi minuti entrata nella stanza in cui sarei rimasta per alcuni giorni quando ebbi la mia seconda visione: era un uomo bellissimo, lo stesso che avevo visto nella visione precedente, che incontravo il primo giorno del 1948 nel bar che era proprio davanti all’albergo. Appena finì la visione mi accorsi che mancavano 6 giorni al nostro incontro, e senza che me ne accorgessi mi ero già fiondata fuori dall’hotel per l’ansia, comunque era un bene perché mi ero accorta che mi era tornata la fame, o meglio la sete, e quindi era meglio se stavo lontana da tutti. Scelsi di rimanere nel bosco fino al primo di gennaio e di tornare giusto per vederlo.
Con la caccia il tempo passò lentamente tanto che arrivai al bar con ore di anticipo. Ero in quel locale squallido da molto, troppo tempo, e chiunque avrebbe perso le speranza, ma non io, ero disposta ad aspettare secoli. Alla fine arrivò. Appena entrò non potei fare a meno di osservarlo stupita: il suo viso era bellissimo, molto più bello di quello delle mie visioni, il suo corpo muscoloso si intravedeva sotto la leggera maglietta. Quando entro non mi notò neppure, ma non me ne preoccupai, dopotutto si notava dai suoi occhi ormai rosso scuro che aveva sete. Scelsi di avvicinarmi e lui non si accorse di me fino a quando non gli fui affianco e gli dissi, in preda alla gioia: “mi hai fatto aspettare parecchio”. Vidi i suoi occhi riempirsi di stupore per poi mascherarlo per bene e mi disse confuso: “Scusi signorina”. Solo a quel punto mi accorsi di quanto fosse fantastica la sua voce, ma dalle sue parole mi sembrò incerto, quasi terrorizzato dalla mia presenza e molto preoccupato. Io cercai di calmarlo e gli offrii la mia mano che afferrò all’istante senza fare domande e facendo sparire qualunque traccia di preoccupazione dal suo viso meraviglioso.
Mano nella mano corremmo, o meglio camminammo rispetto alla nostra solita velocità di corsa, verso il bosco e solo quando fummo in una radura sperduta cominciammo a parlare veramente a parlare, ma io questo momento lo avevo già visto nella mia visione e quindi lo anticipai: “ciao Jasper, sono Alice, probabilmente ti chiederai chi sono e come ti conosco, beh è facile: proprio come te, che percepisci e controlli le emozioni delle persone, ho dei poteri, ho la capacità di vedere il futuro. Per questo sapevo che oggi saresti arrivato in quel bar proprio a quell’ora. Ti chiederai anche perché ti ho portato qui, beh non lo so, ma qualcosa mi diceva di farlo – anche se sapevo che presto mi sarei innamorata di lui, o meglio ero già innamorata di lui, non ero disposta a dirgli i miei sentimenti, non ancora – per ora so soltanto che tu hai molta sete e che hai bisogno di mangiare. Ma voglio farti vedere un nuovo modo di sopravvivere, un modo che potrebbe essere definito vegetariano per la nostra specie”. Vidi Jasper guardarmi con occhi confusi fino a che non disse: “Vegetariano?”. Difronte alla sua espressione stupita mi sentii in obbligo di precisare: “esattamente, ma non è lo stesso concetto degli umani, per noi si intende il fatto di non bere sangue umano ma solo animale”. Jasper sembrava sempre più confuso ma mi disse: “E allora lo vediamo questo nuovo metodo?” ero felicissima che avesse accettato quel cambiamento così facilmente, dopotutto ero abbastanza sicura che un cambiamento del genere non fosse affatto facile, ma il suo buonumore mi contagiò. Allora gli chiesi di chiudere gli occhi e di ascoltare quello che succedeva intorno e lui si accorse subito di quel battito strano proveniente non da un cuore umano ma bensì da un orso. In un attimo Jasper attaccò l’orso e lo prosciugò di tutto il suo sangue. Mi accorsi solo a quel punto di aver sottovalutato parecchio le capacità di quel fantastico vampiro.
 
   
 
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