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Autore: Rosette_Carillon    11/02/2022    1 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 5
Winter wonderland
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Rincontra Peter prima del previsto, quando, durante il suo turno di lavoro, la caffetteria salta in aria.
Bè, detto così forse suona un po' troppo drammatico.
Sta preparando un caffè, chiacchierando pacificamente con la signora che l’ha ordinato, quando per strada qualcosa esplode.
Era una pacifica mattina di decembre, il cielo terso e le strada imbiancate dalla nevicata del giorno prima.
In un attimo quella calma si trasforma in caos.
L’onda d’urto sfonda i vetri della caffetteria, e ribalta le sedie. I pezzi di vetro si infrangono a terra in un confuso tintinnio.
MJ si nasconde dietro il bancone e cerca di trascinare con sé la signora.
Resta ferma, proteggendosi la testa con le braccia, cercando di capire cosa sia appena successo. Aspetta che il caso termini, che torni il silenzio.
Sente dei colpi, poi odore di bruciato e, quando solleva la testa per guardare oltre il bancone, vede le fiamme che cominciano a salire verso l’altro.
Non sa bene come sia scoppiato quell’incendio, e nemmeno le importa.
Sente le urla del suo capo, lo vede che si agita sbracciandosi nella sua direzione, ma non capisce cosa stia dicendo, non riesce a sentire la sua voce. Conoscendolo, potrebbe anche averla accusata di averlo appiccato lei l’incendio.
L’uomo e la signora scappano, ma lei non riesce a muoversi, li vede correre via senza riuscire a fare nulla.
La paura la assale, paralizzandola, e lei resta ferma a guardare le fiamme che bruciano la caffetteria.
È uno spettacolo quasi ipnotico, osservare quelle lingue di fuoco che ardono attorno a lei, mandando bagliori di luce tremolante, e divorando lentamente tutto ciò che trovano davanti a loro.
Fa caldo.
Sa come ci si dovrebbe comportare in caso d’incendio, ha letto più volte le linee guida, ma in quel momento non riesce a metterne in pratica nessuna.
Che brutto modo per morire, fra le fiamme e in quello schifo di posto.
<< Che fai? >>
Quella voce la fa sobbalzare.
<< MJ! >>
<< Pet- Spiderman? >> la voce le rimbomba fastidiosamente nelle orecchie.
<< Che diavolo fai qui? >> si avvicina a lei, e cerca di prenderla in braccio per portarla fuori.
<< Che ci fai tu qui? >> si ribella lei.
<< Ti porto fuori, razza di stupida. >>
<< Come? >> Non è decisamente il momento giusto, e lo sa. Davvero, lo sa, ma è proprio in quel momento che le torna in mente l’immagine di Peter assieme a quella ragazza.
È proprio in quel momento che la paura si mescola a quella sorda tristezza che la accompagna da giorni, e lei non riesce più a ignorare quella sensazione di sconforto, può solo sfogarla urlando il suo dolore e trasformandolo in rabbia. << Siamo circondati! >>
Vorrebbe odiare Peter, invece odia sé stessa per essere, nonostante tutto, felice che lui sia lì.
<< Fidati di me, >> le dice il ragazzo, senza scomporsi. Probabilmente ha attribuito la sua reazione alla paura.
MJ lo osserva prendere una tovaglia e bagnarla con l’acqua del lavandino, e pensa che lei non si è mai fidata ti nessuno. Perché dovrebbe farlo quella volta? E perché dovrebbe ascoltarlo? È uno stupido!
<< Perdonami, non sarà piacevole, >>  la avvisa il ragazzo gettandole addosso la coperta bagnata. Lei strilla: è gelida. << Così non prendi fuoco, >> si scusa lui sollevandola di peso, e stringendola contro il suo corpo per proteggerla dalle fiamme.
MJ chiude gli occhi.
Non è vero che non si è mai fidata di nessuno. C’è stato un tempo, quando era molto piccola, in cui si era affidata completamente ai suoi genitori. Poi loro l’avevano delusa.
Con Peter era successa la stessa cosa.
Spiderman, però, continuava a salvarle la vita.
Sono fuori, per strada. Se ne accorge perché non sente più il calore insopportabile del fuoco, e l’aria gelida di quell’inverno newyorkese la fa rabbrividire.
La gente urla.
Spiderman la mette a terra e le toglie la coperta. << Stai bene? >> le chiede guardandola preoccupato. << Sei ferita? >>
<< Spiderman ha salvato una ragazza! >> urla qualcuno.
MJ sente il rumore di un flash alle sue spalle, poi di un altro, e sa che entro il giorno dopo la sua foto sarà sui giornali e su internet.
Forse sarebbe stato meglio morire…
<< Tutto okay. Grazie. >>
<< Okay, >> la osserva ancora, ignorando la gente attorno a loro << sei sicura? >> allunga, incerto, una mano nella sua direzione, ma alla fine non la tocca. << Sta- sta arrivano un’ambulanza, forse dovresti- >>
<< Sto bene, >> la voce esce fuori più debole di quello che aveva temuto. Si passa una mano sul volto. Sta morendo di freddo, e sta tremando. O forse è lo spavento.
<< Mi sembri sotto shock, >> Spiderman allunga nuovamente una mano nella sua direzione, e questa volta le stringe un gomito, temendo che lei possa crollare a terra da un momento all’altro.
Si guardano per un momento, la gente attorno a loro continua a urlare e a scattare foto.
MJ vorrebbe insultarli tutti, ma sa che, nell’esatto momento in cui lei si volterà per fronteggiare la folla, Spiderman scomparirà.
Ha ancora la giacca da rendergli, pensa, se proprio vuole rivederlo.
Peter fa un cenno rivolto a qualcuno alle sue spalle, poi la lascia andare e fa un passo indietro. Lei non lo ferma e, un momento dopo, lui è sopra la sua testa che dondola da un palazzo all’altro.
<< Signorina? Signorina, si sente bene? >>
Si volta per trovarsi davanti un- medico? Infermiere? Paramedico? Non ne ha la più pallida idea.
L’ambulanza si è fermata poco distante.
<< Michelle! >>
Grandioso, fra tutte le ambulanze che potevano arrivare, hanno chiamato proprio quella in cui c’era sua madre. *

 
                                                                                §
 
 
Vedere Wanda svolazzare sopra il Compound la preoccupa sempre. Forse è solo perché non è in grado di comprendere i suoi poteri.
Quando sono Sam, o Tony, a stare sospesi a mezz’aria non ha alcun problema.
Sospira: forse dovrebbe smettere di essere così iperprotettiva, Yelena glielo dice spesso.
Ma cosa può farci? Essere l’unica persona responsabile è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo. Non possono lasciare che sia sempre Marta a dover ricucire assieme i loro pezzi dopo laboratori che esplodono e missioni terminate male.
Solleva la testa e guarda Sam e Wanda.
Lei è ferma in aria, avvolta da una luce rossa.
Sam si tiene a distanza, e sembra incerto.
Nell’aria c’è la stessa tensione che c’era quando la strega era solo una ragazzina inesperta, appena entrata a far parte degli Avengers, che non aveva idea di come controllare appieno i propri poteri.
Sta per succedere qualche casino, se lo sente.
Guardando con attenzione si accorge che Wanda ha iniziato a tremare. È un tremore quasi impercettibile, ma c’è, e sicuramente anche Sam se n’è accorto.
La luce rossa che avvolge la strega cambia di intensità, trema, si espande e poi diminuisce.
Natasha fa un passo in avanti incerta. Pur volendo, non sa come aiutare la donna.
Sente uno spostamento d’aria accanto a lei, e con la coda dell’occhio nota la figura di Visione.
<< Cosa le sta succedendo? >> chiede.
Non è un esperto di stregoneria, ma lui e Wanda hanno sempre avuto un legame speciale. Sono sempre riusciti a capirsi senza parole, come se le loro menti fossero sempre state una sola.
Natasha li ha sempre un po' invidiato per quello.
<< Sta perdendo il controllo… ma non capisco perché. >>
La luce rossa cambia lentamente colore, per un lungo momento diventa viola, poi scompare.
Wanda resta sospesa per aria per pochi secondi, poi crolla. Sembra un uccellino ferito.
Sam cerca di prenderla, ma non fa in tempo.
Visione si solleva prontamente da terra riuscendo ad afferrare la donna prima che sia troppo tardi.
Wanda apre gli occhi scusandosi, agitata, fra le braccia di Visione che cerca di impedirle di fare movimenti bruschi.
<< Non ho ferito nessuno? State tutti bene? >>
Sam cerca di attirare la sua attenzione per aiutarla a calmarsi, ma lei continua a guardarsi attorno preoccupata.
<< Wanda, >> Visione le prende il volto fra le mani. << Va tutto bene,  >> mormora piano.
Lei scuote la testa << sto perdendo il controllo, >> geme << sto-potrei fare del male a qualcuno, >> si agita << potrei- >>
<< Va tutto bene, >> le ripete Visione prendendola in braccio << forse hai solo bisogno di riposare un po', >> suggerisce.
 
                                                                              §
 
Manca davvero poco a Natale.
La New Avengers Facility è decorata da settimane ormai, ma lei ancora non si è abituata a quell’atmosfera di festa. Non del tutto.
È il primo Natale in cui, almeno apparentemente, va tutto bene, e lei sa bene che quando le cose appaiono troppo perfette è il momento di preoccuparsi.
Vorrebbe riuscire a godersi quelle feste, però.
Vorrebbe riuscire a farsi trascinare dalla gioia infantile di Marta, dal suo romanticismo.
Vorrebbe poter tornare bambina, come Morgan, e avere una madre da cui farsi leggere quelle assurde fiabe del Dr. Seuss.
Melina e Alexei l’hanno invitata ad andare da loro: Yelena quell’anno ha preteso ‘il Natale più americano della storia’…forse potrebbe accontentarli. Ci sta pensando, ci sta seriamente pensando.
Non si sente tranquilla, però.
Da quando Clint l’ha salvata, ricorda solo due anni in cui è riuscita ad aver un Natale normale. È stato sempre a casa Barton: un Natale che profumava dei biscotti speziati fatti da Laura, e che aveva il suono delle risate allegre di Lila e Cooper.
<< Secondo me, dovresti andare, >> le suggerisce Clint, quando si sentono al telefono. << Magari porta anche Marta. >>
<< Marta? Perché dovrei? >>
<< Non lo so…mi siete sembrate molto…vicine. >>
<< Marta dovrà lavorare. >>
<< Okay… >> non aggiunge altro, conosce abbastanza bene Natasha per capire quando è il momento di cambiare argomento << come sta Wanda? >>
<< Meglio, >> mormora Natasha. << È stanca, e spaventata. Tu? >>
<< Tutto bene, tutto tranquillo. C’è Kate a casa, >> sorride, e Natasha riesce a vedere quel sorriso anche se sta parlando al telefono. << I ragazzi la adorano, >> continua Clint.
<< Ed è per questo che tu sei deciso a farle prendere il tuo posto negli Avengers? Sei geloso che i ragazzi abbiano un altro arciere preferito, e speri che lei finisca sotto terra? >>
<< Io non sono deciso a fare nulla, >> precisa l’uomo << ma lei è dannatamente testarda. Davvero, quella ragazzina è impossibile. Ma è brava, >> ammette << è davvero brava, Nat, e abbiamo bisogno di qualcuno bravo. >>
La donna annuisce: è vero. Lo sa. Vorrebbe che non ce ne fosse bisogno, però.
<< Oh, ehm, Nat? >>
<< Sì? >>
<< Quando Kate sarà lì… bè, potresti tenerla d’occhio? >>
<< Tenerla d’occhio? >>
<< Te l’ho detto: è brava, ma… è stato un anno pesante per lei, e credo avrà bisogno di qualcuno che le ricordi di essere brava. >>
<< Okay, >> annuisce, anche se l’uomo non può vederla << va bene. >>
Mentre attraversa i corridoi, una flebile musica attira la sua attenzione e, ascoltando con più attenzione, si rende conto che si tratta di brani natalizi.
Ovvio.
Sono canzoni degli anni ’40 e ’50. Forse c’è anche qualcosa degli anni ’30, non ne è sicura: era troppo piccola in quegli anni, e viveva in Russia.
La musica proviene dal salotto, e Natasha si ferma a guardare oltre la vetrata che separa il corridoio dal salotto.
Steve e Bucky, l’uno fra le braccia dell’altro, danzano seguendo il lento ritmo della musica.
Sorride. Sono uno spettacolo-
<< Oh, come sono teneri. >>
La voce di Marta alle sue spalle la coglie di sorpresa. Gli sguardi delle due donne si incontrano.
<< Agente Romanoff, non mi dica che l’ho colta di sorpresa, >> sorride divertita, eppure Natasha scorge una traccia di preoccupazione nel suo sguardo.
<< Ero sovrappensiero, >> ammette, per poi tornare a guardare Steve e Bucky. Si concede qualche altro secondo, poi si allontana, sentendosi in colpa nel continuare a spiare quel momento di intimità.
<< Agente Romanoff, >> riprende Marta, mentre camminano lungo i corridoi << non mi dica che ha trovato una persona capace di farle battere follemente il cuore, >> scherza, rivolgendole uno sguardo sognante. << O alieno. Io non giudico. >>
<< Battere forte il cuore? Quella è tachicardia: non sono sicura sia una cosa positiva. E l’amore, Marta… l’amore è per i bambini. >> Si fermano. << Ho ucciso troppe persone, ho versato troppo sangue per… nonostante tutto, non posso cancellare quello che ho fatto. >>
<< Allora devi trovare una persona che ti faccia tornare bambina. Sai, io credo che, quando ci innamoriamo, non diamo tanto importanza all’altra persona, quanto a come quella persona ci fa sentire. >>
Natasha la guarda interdetta, l’altra donna ha smesso di scherzare, e il suo consiglio è serio.
<< Hai molta fiducia nella gente…nel futuro… >> la invidia.
Marta sorride incerta. La verità, confessa, è che, per come la vede lei, prima di tutta la vita è un grande atto di fede, e poi, tutto ciò che le persone fanno, lo fanno solo per due motivi: uno è l’amore, e l’altro è la paura**. Lei ha deciso che vuole fare le cose per amore, per quanto possibile.
Amore per il suo lavoro, per le persone che fanno parte della sua vita, per le occasioni che ha avuto e non ha sprecato.
Odiare, a lungo andare, è stancante, e lei non ha tutta quella forza.
Non ha neanche la forza di amare sempre, ma ci prova, perché è amando la vita che si è ritrovata soddisfatta più spesso.
Natasha la guarda interdetta, poi sorride: le piace la sua filosofia di vita. << Spero che continuerai ad amare il tuo lavoro anche l’anno prossimo, quando arriverà la nuova Occhio di Falco. >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 














 
NOTE
*  Il fatto che la madre di MJ lavori in ospedale è un mio headcanon.
** Citazione tratta da una serie tv britannica ‘Call the midwife’. “ There are only tow reasons for ever doing anything: one in love, and the other is fear”.





 
  
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