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Autore: breezeblock    12/02/2022    4 recensioni
Draco sta per entrare in classe ma si ferma di scatto, i passi suoi e dei suoi fantasmi vengono arrestati dall’incedere di quelli di Hermione e delle sue amiche, che li scavalcano inconsapevolmente, ancora prese dalla corsa scatenata e dalle risate fuori contesto. Entrano prima di lui, ancora fermo sull’uscio a recuperare i battiti del suo cuore sparpagliatisi nello spazio circostante per lo spavento.
“Scusa” la voce di Hermione è ancora affannata e fresca di risate. Draco non risponde, si limita a scuotere la testa perché infondo un incidente in più non fa alcuna differenza.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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i n c i d e n t i
 fai sbocciare i giorni

 
 
 
Sdraiato su una panchina illuminata dal sole, con entrambe le braccia dietro la nuca, Draco tiene gli occhi chiusi, il viso piegato in una leggera smorfia per la troppa luce. L’inverno è decisamente finito, e anche se il sole non scalda ancora come in estate, è comunque piacevole. La luce è tiepida, il tepore che emana appena accennato, e la brezza primaverile si infiltra tra il manto di pulviscolo nell’aria, scombinandolo un po’. L’aria gli spettina i capelli e gli sgualcisce la felpa verde e argento, ma Draco, che si sta sforzando ad accogliere i contrasti, rimane in balia di quelle forze opposte senza sottrarsi né all’una né all’altra, bagnandosi di luce per un momento, e lasciando che il venticello di marzo lo faccia rabbrividire un attimo dopo. Ha ancora qualche minuto libero prima di tornare in classe, perciò, riaccende la sigaretta spenta qualche ora prima e si gode il gusto della pergamena alla cannella indugiare sulla punta delle labbra. Gli schiamazzi intorno a lui gli sopraggiungono ovattati, sta solo pensando alla prossima riga da scrivere nel suo taccuino; le dita fremono ormai da qualche giorno, e per quanto ci stia provando, a mettere a tacere i pensieri estemporanei che gli fanno lo sgambetto quando meno se lo aspetta, è ormai convinto di non potersi sottrarre alla piuma.
È un esercizio che gli aveva consigliato di fare la sua medimaga durante una delle tante sedute di terapia. Dopo la guerra aveva smesso di mangiare e a stento rivolgeva una parola a sua madre; Narcissa si era preoccupata e senza neanche attendere un suo parere aveva chiamato una strizzacervelli per cavargli fuori le parole. La reazione di sua madre – organizzare qualsiasi cosa senza prima appellare il diretto interessato - fu prevedibile, ma quella di Draco fu semplicemente sorprendente: acconsentì a farsi curare da qualsiasi cosa lo affliggesse e non saltò neanche una seduta. Era facile parlare con una sconosciuta, vomitarle addosso tutti i pensieri che gli frullavano in testa senza il timore che lei andasse a spifferarli a qualcuno. Si era sentito al sicuro come solo nei primi anni di scuola. 
Draco ha cominciato a scrivere per mettere a tacere le voci dentro la sua testa, e i fantasmi fuori. Questi si sono confusi con la sua ombra, ampliandone lo spettro sul pavimento, al punto che ci sono giorni in cui fatica a riconoscere quale sia la sua in mezzo a tutto quell’inferno.
Lacrima sul foglio alcune ultime riflessioni prima di chiudere il taccuino con un gesto svelto della mano, recuperare le sue cose e andare in classe. 
Hermione Granger è stranamente in ritardo per la lezione Erbologia, le risatine e gli schiamazzi suoi e delle sue compagne rimbombano nel corridoio, i loro passi frenetici e compatti fendono l’aria scombinando il pulviscolo e facendo quasi inciampare un povero studente ritrovatosi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Draco sta per entrare in classe ma si ferma di scatto, i passi suoi e dei suoi fantasmi vengono arrestati dall’incedere di quelli di Hermione e delle sue amiche, che li scavalcano inconsapevolmente, ancora prese dalla corsa scatenata e dalle risate fuori contesto. Entrano prima di lui, ancora fermo sull’uscio a recuperare i battiti del suo cuore sparpagliatisi nello spazio circostante per lo spavento. 
“Scusa” la voce di Hermione è ancora affannata e fresca di risate. Draco non risponde, si limita a scuotere la testa perché infondo un incidente in più non fa alcuna differenza. 
 
la colpa è sempre mia
cedere il passo a chi sa più di me 
sarebbe infinitamente meglio cancellarmi sparire obliviarmi 
che succederebbe se i fantasmi camminassero al mio posto? 
erbologia alle 11 e voglio solo vomitare
 

dieci giorni dopo 

Ultimamente Hermione ride sempre. Questo Draco lo sa perché la sente nei corridoi, in Sala Grande, in giardino, persino quando vola sul campo da Quidditch. Il frastuono che fa con quegli stivaletti è riconoscibile a metri di distanza anche quando si è distratti. Ha cominciato a indossarli con un po’ di tacco, anche se non alto abbastanza da guardarlo dritto in faccia, questo mai; forse l’altezza è l’unica, ultima ostentazione che potrebbe vantare su di lei. Non era abituato è sentirla ridere così spesso, anzi, quando si trascinava per le stanze di Hogwarts insieme a quei due, la sua espressione era sempre gravata da pesi indicibili. Per una che ha portato il mondo sulle spalle si è ripresa piuttosto bene. L’ultima volta che l’aveva vista era smunta come un osso rosicchiato dai lupi, delle sue occhiaie avrebbe potuto fare trincea, le mani – che sempre stringevano castelli di libri – a stento si stringevano intorno alla sua corda di cuore di drago. Adesso sembra ringiovanita, se questo sia mai possibile. Ha fatto di sicuro qualcosa ai capelli, forse li ha tinti, perché al sole escono fuori dei nuovi riflessi ramati. È sempre magra, ma gli appare più sana, al posto delle occhiaie c’è solo il bagliore delle guance ed è tornata a erigere castelli di libri così alti che una mattina quasi non lo ha fatto secco. 
Ultimamente, Draco ha sviluppato questa brutta abitudine di scrivere sul taccuino anche quando cammina, e non ha di che stupirsi poi, se inciampa dappertutto e
 
Oggi sono di nuovo solo io o forse è il doppio caffè che mi tiene più sveglio del solito  
niente voci, oggi non sento nie-
 

“Accidenti!”  senza nemmeno avere il tempo di capire cosa stesse succedendo si è ritrovato un libro incastrato nelle costole. 
“Oh, cielo, perdonami! Io…non ho fatto caso a…avrei dovuto guardare dove stessi andando, che disastro!”
Ovviamente si sta riferendo ai libri sparsi per terra e non alla sua costola forse fratturata. Draco scuote la testa e sospira, poi fa per chinarsi a terra, accostandosi alla Granger in mezzo al turbinio di appunti e pagine. Lui non dice una parola, mentre raccoglie scritti non suoi, ma Hermione, che ultimamente ha paura del silenzio, vorrebbe solo coprirlo con qualcosa.  Quindi scherza, “sono davvero sbadata, sarà senz’altro l’aria di primavera” e Draco, che non aveva mai scambiato una parola con lei che non fosse un insulto o una frase di circostanza durante le ore di pozioni in cui sono stati costretti a collaborare, vorrebbe solo scappare via veloce per non farsi cogliere in fallo dall’imbarazzo.
“Sarà”, le risponde a mezza bocca, e prima che la vampata di rossore sulle guance riesca a smascherarlo, quasi le lancia addosso i libri che ha recuperato e se ne va. 
Sente male dappertutto.
 

 

cinque giorni dopo

Sospeso in aria sulla scopa, aspettando che si palesi il boccino per intervenire, Draco si chiede se l’inverno sia consapevole che la primavera stia arrivando, se quindi le si nasconda, o se invece la accolga come si fa con qualcuno che non si sente da tanto tempo.
Sugli spalti Hermione sorride, insieme a due ragazze Corvonero verso le quali non ha mai provato alcun interesse, e di cui fino a un momento prima ignorava l’esistenza. Ci ha riflettuto un po’, e la Granger con quel suo sbattere eccitato di tacchi, con le risate e il fruscio del mantello a contatto con la gonna, gli ricorda la primavera. Non la stagione, proprio il quadro, quello che è ha visto a Firenze qualche mese prima. 
La sua guaritrice glielo ricordava a ogni seduta, che doveva assolutamente provare a conoscere l’arte babbana, la musica, la letteratura, che quelle cose avrebbero fatto parte del processo di scoperta, per lui che – per citare le parole della dottoressa – “è in cerca di un’identità”. Draco non è mai stato del tutto convinto, ma – come al solito – sentiva di non avere molta scelta, perciò accoglieva passivamente qualsiasi suggerimento. 
Osservando lei sugli spalti, i capelli al vento e il viso sereno, ripensa al quadro, e all’evidente stupore che ha provato nell’ammirarlo a pochi centimetri di distanza dopo averlo guardato distrattamente su qualche libro d’arte recuperato nella sezione di Babbanologia. Ricorda di aver pensato quanto fosse incredibile, non avere alcun potere e comunque dipingere in quel modo.
Uscito dagli Uffizi quel giorno, notò che il sole splendeva in pieno inverno, un dispetto come pochi. Socchiuse gli occhi e prima di smaterializzarsi nel pallore di Londra rimase ad occhi chiusi a godersi la luce per un altro po’.
Per la prima volta non gli importa di aver perso contro i Tassorosso; Draco torna nel suo dormitorio a passi svelti, intenzionato a incatenare su carta qualche pensiero sul taccuino prima che la primavera se lo porti via spensierata, ma il taccuino – seppur evocato un sonoro e preoccupato accio! – non si palesa.  
“Accidenti”.
 


La mattina seguente, con i muscoli indolenziti dalla partita, Draco corre a perdifiato per il corridoio, nella direzione opposta a quella per la Divinazione delle 10. Si precipita per le scale e irrompe nell’aula di Pozioni; quando Lumacorno è in ritardo, l’aula si colora di vita, origami che prendono vita si aggirano per l’aula, studenti che scrivono oscenità sulla lavagna e Hermione Granger, che seduta sempre compostissima si fa raccontare l’ultimo gossip che circola per la sala comune Corvonero, cercando di non sbottare in grosse risate. Il sorriso però è duro a morire, ed Hermione lo mantiene persino quando nota la figura di Draco stagliarsi imponente davanti al suo banco. 
“Dovrei parlarti”, le dice, il tono non lascia intendere che sia una richiesta.
“E così adesso le rivolgi la parola?” 
Draco ignora completamente l’altra voce unitasi al coro, e ignora anche le risatine soffocate delle altre amiche della Granger, piuttosto continua a fissarla in attesa della sua risposta.
“È urgente”.
Il sorriso della Granger si affievolisce nel momento in cui comincia a seguire Draco fuori dall’aula e si spegne del tutto mentre continua a seguirlo per le scale e per qualche altro metro nel chiostro. Il ragazzo ha le mani in tasca, le spalle rigide, e alla fine si volta verso di lei facendola arrestare di colpo ed evitare uno scontro rovinoso addosso al suo petto. 
“Ho perso una cosa”.
“Intendi le buone maniere? Mi dispiace, non le ho viste in giro”.
“Se non fosse una cosa così seria potrei persino ridere”
“Ti faccio ridere, Malfoy?”
“Ridammi il taccuino”
“Di cosa stai parlando?”
“Quando mi sei finita addosso l’altro giorno, devi aver preso il quaderno sbagliato”.
“Prima di tutto, io mi sono scusata con te, ma per quanto mi riguarda avresti potuto essermi finito addosso tu”
“Beh, non credo, l’aria di primavera a me non fa alcun effetto”. Il serpente ha morso proprio nel punto più esposto della Granger, rinfacciandogli quella frase di circostanza che aveva pronunciato colta dall’imbarazzo, e per di più facendole il verso. Hermione avvampa di colpo, Draco non sa dire se per imbarazzo o rabbia, ma tra le due, preferirebbe di gran lunga la seconda, perché ci è più abituato. 
Hermione si volta di scatto e comincia a camminare diretta verso il suo dormitorio, mentre mugugna un “sei impossibile”, coperto dal suono nervoso dei suoi stivali. Draco la segue senza aggiungere nient’altro, concorda con lei, in silenzio, e nel frattempo tenta di capire perché il suo viso si è rabbuiato improvvisamente. 
 


La sala comune dei Grifondoro l’immaginava più luminosa, invece non è un granché. Draco l’ha seguita fin oltre il quadro della Signora Grassa, per un attimo immaginando come sarebbe stato se Botticelli lo avesse dipinto. 
Nell’aria c’è odore di vaniglia e di legna bruciata. 
Dopo qualche minuto, Hermione esce dal dormitorio stringendo un quadernino nero in mano. “Dovrebbe essere questo?” la sua voce trema ma all’inizio non ci fa caso.
Draco lo prende con entrambe le mani e lo stringe come avrebbe fatto con un tesoro ritrovato. 
“Credo che dovrei avere indietro il mio quaderno di Storia della Magia, ho controllato e non lo trovo da nessuna parte”.
Draco non distoglie gli occhi dal suo taccuino prezioso, fa cenno di sì con la testa suggerendole che le avrebbe restituito ciò che aveva preso inconsapevolmente, ma poi, subito il suo viso – rilassatosi leggermente alla vista del quaderno – si rabbuia repentinamente. 
“Lo hai letto, non è vero?”
Hermione sussulta per una frazione di secondo, incerta su cosa rispondere. Lei non mente mai, e questo Draco lo sa bene. Il suo viso contrito, imbarazzato e arrabbiato le smuove sensazioni che aveva sepolto tempo prima, a guerra ultimata, e credeva, fino ad ora, che non sarebbero più tornate se avesse affrontato tutto con il sorriso e la battuta pronta. C’è riuscita, ha in parte accettato ciò che ha vissuto, sta ancora imparando a non ricascare in vecchi incubi, ma adesso, con Draco che la guarda come se gli avesse strappato il cuore, riaffiorano le peggiori, la paura di fallire, l’incapacità di far star bene tutti quanti a discapito di sé stessa, la capacità di ferire. 
“Non sapevo avessimo scambiato i quaderni, non credevo che fosse tuo, l’ho aperto pensando ci fossero i miei appunti e poi…”
Draco sospira, con una mano nervosa dietro la nuca, chiude gli occhi e si volta nel tentativo di non incrociarli ai suoi ma fallisce perché Hermione, nel frattempo, lo ha superato di qualche passo per frapporsi di nuovo fra lui e il suo cammino. 
“Mi dispiace, okay? Non pensavo che…mi dispiace”.
Draco non risponde, si sposta quel tanto che basta per superare la sua figura; in questo momento gli sembra così piccola e indifesa che quasi lo infastidisce, perché non vuole che lei pensi che possa nuocerle in qualche modo; sente il disgusto montargli in gola al solo pensiero. Si appresta ad aprire il passaggio del quadro, vuole solo uscire di lì per tornare a respirare, seppellire la vergogna in un posto così lontano che non potrà mai tornare a cercarlo, l’ennesimo fantasma. 
Le scale stanno per cambiare proprio nel momento in cui Draco esce dalla sala comune, e tanto è l’impeto che lo spinge ad allontanarsi da lei, che fa un salto abbastanza lungo riuscendo ad atterrare sul pezzo di marmo appena spostatosi. 
Draco, per favore parlami, ti ho detto che mi dispiace!”
Hermione si ferma dove poco prima c’erano le scale e c’era lui, lo vede scendere frettolosamente per poi sparire. Draco è talmente concentrato a non inciampare che non fa caso alla voce di lei che lo chiama per la prima volta per nome. 
 
io non le voglio le tue scuse non le voglio
mi serve che tu stia lontana
allenamento di Quidditch domani, spero sinceramente di cadere. 
 

Con suo enorme dispiacere, non è caduto, e come se non bastasse, Hermione lo ha atteso sugli spalti per tutta la durata dell’allenamento. Draco ha cercato di far finta che non ci fosse ma ha miseramente fallito, distraendosi così tante volte che del boccino neanche l’ombra. Atterrando sul campo per poco le sue gambe non cedono, alla vista della Grifondoro andargli incontro: ha nonsacosa tra i capelli, sicuramente l’ennesima trovata hippie della Lovegood. 
“Possiamo parlare?” Hermione ha sempre qualche libro a proteggerla nelle sue battaglie, e questa volta non è da meno. 
“Non ho niente da dirti”, Draco cammina spedito sperando di lasciarsela alle spalle, ma con passi svelti la ragazza gli rimane accanto; camminando verso l’uscita del campo, il Serpeverde intravede con la coda dell’occhio la cicatrice sul braccio della Granger, i contorni sono ancora molto visibili. 
Deglutisce pesantemente e distoglie subito gli occhi, sperando che non se ne sia accorta.
“Beh, se tu non hai niente da dirmi parlerò io”. 
“E ti aspetti che ti prenda sul serio con quei cosi nei capelli?” 
“Si chiamano fiori, hai presente?”
La Granger ha davvero una risposta per tutto, Draco si rassegna alla sua cocciutaggine, palesemente sconfitto dai continui battibecchi. 
“Dimmi cosa vuoi e basta”.
Da quella distanza, Hogwarts si staglia solenne sullo sfondo di un cielo cobalto, il sole sta lasciando spazio alla luna per sorgere, e comincia ad aleggiare un vento fresco e indisponente. 
“Mi dispiace” esordisce lei, ma Draco sbuffa visibilmente e con le mani sui fianchi, abbassa la testa, rassegnato. Hermione però, testarda com’è, continua imperterrita a far valere le sue ragioni.
“Mi dispiace che tu stia male, io…non volevo invadere la tua privacy, non sapevo fossi tu e anche se non lo fossi stato non avrei dovuto comunque far vincere la mia dannata curiosità e…”
“Non fai che scusarti da settimane, Granger…” la voce di Draco è ridotta a un sussurro, i suoi occhi fissano ancora il prato.
“Cosa?”
“Non fai altro che scusarti con me e non lo sopporto!” adesso la guarda dritto negli occhi, il cuore comincia a battere così forte che teme lei riesca a sentirlo. 
“Non ce la faccio a sentirti mugolare scuse continuamente. Si, hai letto il mio diario ma questo non significa che dovrai scusarti da qui alla fine dei tempi! Odio tutto questo, odio sentirti, vederti dispiaciuta perché pensi di avermi ferito, quando è palese sia successo il contrario!”, mentre parla, cade incontrollata la prima lacrima lungo una guancia. Di colpo, sentire il sapore salato in bocca lo fa pentire di aver parlato, e spera vivamente che il vento si sia portato via quelle parole senza averle dato il tempo di ascoltare.
“Si può sapere di che parli?”
“Di cosa parlo? Parlo di quello che hai sul braccio a causa mia! Parlo del fatto che dovresti urlarmi contro, odiarmi, darmi un altro gancio destro in faccia per ciò che ho fatto! Dovresti aver voglia di vedermi soffrire, persino morire dopo ciò che hai passato, invece te ne stai lì, a sorridere come se non avessi mai incontrato l’inferno, come se io non fossi mai stato inferno. Dovresti odiarmi, e sembra tutto il contrario, sembra…arrossisci quando ti prendo in giro e invece di convincerti a mollarmi uno schiaffo in faccia tu che fai? Sorridi e te ne vai e arrossisci e chiedi scusa e…dio, non ti sopporto”.
Draco si avvicina quel tanto che basta per afferrarle il polso e puntare il dito contro la sua cicatrice, poi lascia il suo braccio immediatamente, nel timore di spaventarla, di darle una ragione per fare tutto ciò che ha appena descritto. 
Hermione non fa nemmeno un passo per allontanarsi, rimane ferma dov’è, i pugni stretti lungo la gonna a pieghe, due lacrime che le solcano il viso lasciando tracce umide che brillano alla luce della luna. 
“Sarebbe facile per te, se ti odiassi…non è così? Vorresti che fossi arrabbiata con te, che mostrassi risentimento, che provassi ad ucciderti! Ma ti senti quando parli!? Volere questo significherebbe uccidere anche me stessa, significherebbe rimanere ferma immobile, incatenata a quel pavimento a farmi torturare per sempre!”
Draco sposta lo sguardo verso la scuola illuminata, il vento congela le lacrime sul viso provocandogli una sensazione di bruciore sulle guance. 
“Pensi che sia facile andarsene in giro spensierata, sorridere a tutti, continuare a studiare? Draco, le voci che senti tu le sento anche io, i fantasmi non saranno gli stessi ma parlano delle stesse cose, e pensi che non continui a combattere ogni giorno da quando è finito tutto? Pensi che non stia provando a metterli a tacere? Che non ci siano giorni in cui non voglia solo vomitare e sparire?”
Nelle parole di Hermione, Draco riconosce le proprie, e adesso la guarda rivedendo sé stesso oltre lei. 
“Adesso spiegami come odiarti risolverebbe le cose”, Hermione allunga la mano verso il suo braccio, ma Draco si ritrae immediatamente come scottato, e si allontana con la testa fra le mani.
Hermione riesce a sentire solo delle scuse interrotte da singhiozzi. Allora lei gli si avvicina cautamente, sperando di non allontanarlo ulteriormente. Allunga una mano verso di lui e poi gli stringe un braccio con una pressione leggera ma costante. Draco sposta le mani dal viso e rimangono così per un istante che sembra infinito. Alla fine, senza aggiungere altro, Hermione si incammina verso la scuola. 
Di lei rimane solo uno dei fiori che prima aveva tra i capelli, Draco si china a raccoglierlo e sospira. 
Per la prima volta dopo tempo, l’unica ombra che vede è la sua.

 
 
29 marzo 
Oggi in Sala Grande mi ha salutato e mi ha chiesto com’era il porridge. 
Faceva schifo ma le ho detto che non era male, ripensandoci non so perché l’ho fatto.
Trasfigurazione alle 3, lei era seduta due banchi prima del mio, fila destra
Dovrò farmi passare degli appunti da Nott.

 
3 aprile 
Fuori il vento è diventato più clemente. 
Ieri ho fatto un tonico alla Granger per la sua brutta allergia al polline 
perché non ce la facevo più a sentire i suoi starnuti.
Ha avuto da ridire sul gusto discutibile ma credo che questo sia il suo modo di dire grazie.
Credo.
Stamattina mi sono svegliato in preda a sudori freddi e a tremori:
 in mezzo a quella pozza di sangue sul pavimento di casa stavolta c’ero anche io.

 
 15 aprile
Hermione mi ha preparato un tonico per la mia allergia ai gatti. 
Le ho detto che il problema è solo Grattastinchi, che forse sono allergico solo a lui. 
Ha riso forte.
E tanto.
Le due notti successive sono state notti senza sogni, ci ho messo un po’ a chiudere gli occhi, però.

 
4 maggio
L’altro giorno, tra la preparazione di un esame e l’altro, ho cominciato a sfogliare l’ultimo libro babbano 
che mi ha consigliato la mia guaritrice.
Non riesco ancora a non cominciare i libri dalla fine, ho il terrore che possano finire in tragedia
e non ho bisogno di un’altra tragedia a parte me
quindi niente, mi sono lasciato vincere dalla curiosità e sono andato a leggere qualche riga verso la fine 
c’era scritto che bisogna tentare di riconoscere ciò che in mezzo all’inferno non è inferno
poi Hermione ha sbattuto un altro castello di libri accanto a me generando un paio di occhiatacce e degli shhh dagli altri studenti concentrati.
Credo che comincerò a leggerlo.

 
18 maggio
Mi ha baciato.
Sarà stata l’emozione per aver passato il penultimo esame
Sicuramente.
Era tutta un saltellio e uno squittio incontrollabile e stringeva il suo esame nelle mani
Sarà stato sicuramente quello. Mi si è aggrappata addosso con una foga che non credevo possibile da lei
Non ho idea di quanto sia durato, anche perché ha fatto tutto lei io
Non lo so se l’avrei baciata per aver preso un oltre le aspettative a un esame
Forse però lo farei di nuovo.
Ma sono un così grande pezzo di idiota che l’ho lasciata in corridoio senza dire niente.
Notte insonne.
 
A riconoscere ciò che nell’inferno non lo è, Draco non è mai stato molto bravo. Si è allontanato con una scusa dalla Granger dopo quel bacio del tutto fuori luogo inventando una scusa pietosa, e sicuramente questo lei lo ha capito, anche perché non ha fatto niente per fermarlo, e forse Draco non avrebbe nemmeno voluto che ci provasse. Forse. La verità è che è talmente immerso in quel pantano pieno di sangue e fango che quasi ci è abituato e non vuole lasciarlo. È una cosa strana, essere dondolato in una culla piena di traumi, per quanto si sta stretti a un certo punto scatta qualcosa e succede che quasi non si ha più voglia di uscire, si arriva a credere sia giusto così, che non ci sia niente di meglio fuori, che il mondo sia pericoloso, si ecco, sempre un inferno. E Draco sa benissimo che è così, ma forse – ultimamente si nutre solo di forse – non è proprio tutto sempre inferno. 
Draco consuma pagine su pagine, fa una lista di tutto quello che gli viene in mente che possa non essere così terribile come sembrava, ci mette dentro persino il porridge. Poi recupera il fiore che aveva raccolto quella sera nel bosco e lo infila tra le pagine; si è seccato ma è ancora pieno di colore. Chiude il taccuino e si fionda fuori dal dormitorio con passo felpato ma scattante. 
Fa un caldo incredibile fuori, e Hermione è sdraiata su una panchina, finalmente sola. In questi ultimi giorni è stato un incubo vederla e non poterle parlare, era sempre circondata da quegli aguzzini che chiama amiche e che lui già odia. Velocizza il passo onde evitare che appaiano dietro di lei come dei predatori a difendere la preda e alla fine la raggiunge. La Grifondoro ha entrambe le braccia appoggiate dietro la nuca impegnata a godersi il sole, però adesso che Draco le si piazza davanti coprendola dalla luce, istintivamente apre gli occhi e sussulta.
“Dio, mi hai spaventata”
“Credo di avere qualcosa che ti appartiene”.
Hermione si stiracchia e sbadigliando mugugna un “che cosa?” 
Nonostante l’ostentata sicurezza e nonchalance è leggermente arrossita, e non riesce ancora a guardarlo bene negli occhi. Draco, impacciato quanto lei, le fa cenno alla panchina chiedendole implicitamente se si possa sedere. La ragazza gli fa spazio e attende pazientemente, mentre si tortura le dita.
“Sono un idiota”.
“Non dissentirò su questo”.
“Non mi sono dimenticato di ciò che è successo”.
“Io vorrei farlo”.
“Davvero? Io no”.
“Sul serio?”
Draco apre una pagina del suo taccuino e recupera il fiore ormai un po’ schiacciato e senza alcuni petali. “Ti era caduto quella sera nella foresta”.
“E lo hai tenuto per tutto questo tempo. Perché?”
Draco allunga due dita verso di lei, lentamente e un po’ incerto. Seppur ormai rinsecchito, riesce a piazzare il fiore dietro l’orecchio di Hermione, poi indugia un po’ sui suoi capelli, prima di allontanarsi di nuovo. 
“Sarà l’aria di primavera”, replica lui, con un sorriso un po’ sghembo e impertinente. Hermione soffoca l’imbarazzo in una risata cristallina, ma viene interrotta dalle labbra di Draco che inciampano sulle sue e restano lì per qualche secondo. Nessuno dei due si scusa più dell’incidente. 
 
 
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Il libro di cui parla Draco è Le città invisibili di Calvino, tradotto in inglese credo nel 1974.
Sotto al titolo la frase è presa da "Soggetti Smarriti" di Piero Pelù.
Mi scuso per le virgolette varie ma ho avuto problemi di formattazione. 
  
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