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Autore: Shayla_the_angel    05/09/2009    2 recensioni
Buon giorno care lettrici e cari lettori di EFP...che dire su questa mia nuova fic senza rivelare troppo? Non lo so. Ovviamente i protagonisti indiscussi sono sempre e solo loro (^^) e la loro storia si intreccia con quella di Clare, una ragazza particolare, con un passato difficile da dimenticare, soprattutto perché ci sono evidenti testimonianze di quel passato, che tornano a tormentarla ogni volta che guarda gli occhi azzurrissimi del bambino che dorme nel lettino accanto al suo. I titoli dei capitoli sono strettamente legati alla musica. Che so...potrebbero essere titoli di canzoni oppure frasi che magari mi hanno colpita o che semplicemente ci stanno bene...in ogni caso alla fine di ogni cap vi avviserò riguardo autore e canzone (almeno se non le conoscete le andate a sentire poi mi fate sapere =D)...poi che altro rivelarvi? Non saprei...vi chiedo perdono se verrà fuori una schifezza (il che mi sembra abbastanza probabile visto il mio umore da topo morto =D) e se, come al solito, Gustav avrà un ruolo piuttosto marginale. Mi impegnerò tantissimo per tenerlo in mezzo alla storia, ma ho letto pochissima roba sul suo conto e non so proprio come gestire il personaggio...vabbè...in ogni caso vi auguro buona lettura.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1 Buon giorno care lettrici e cari lettori di EFP...che dire su questa mia nuova fic senza rivelare troppo? Non lo so. Ovviamente i protagonisti indiscussi sono sempre e solo loro (^^) e la loro storia si intreccia con quella di Clare, una ragazza particolare, con un passato difficile da dimenticare, soprattutto perché ci sono evidenti testimonianze di quel passato, che tornano a tormentarla ogni volta che guarda gli occhi azzurrissimi del bambino che dorme nel lettino accanto al suo. I titoli dei capitoli sono strettamente legati alla musica. Che so...potrebbero essere titoli di canzoni oppure frasi che magari mi hanno colpita o che semplicemente ci stanno bene...in ogni caso alla fine di ogni cap vi avviserò riguardo autore e canzone (almeno se non le conoscete le andate a sentire poi mi fate sapere =D)...poi che altro rivelarvi? Non saprei...vi chiedo perdono se verrà fuori una schifezza (il che mi sembra abbastanza probabile visto il mio umore da topo morto =D) e se, come al solito, Gustav avrà un ruolo piuttosto marginale. Mi impegnerò tantissimo per tenerlo in mezzo alla storia, ma ho letto pochissima roba sul suo conto e non so proprio come gestire il personaggio...vabbè...in ogni caso vi auguro buona lettura.
E dopo questa introduzione degna di Dante...let's go!

NON HO L'ETA'

01.
Mi ritorni in mente

Mi svegliai di soprassalto, spaventata per un incubo che nemmeno ricordavo. Corsi in camera dal bambino e posai una mano sul suo piccolo petto, rassicurata dai movimenti regolari del suo respiro.
Andai in cucina e aprii il frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco da bere, poi il mio sguardo si posò sul microonde e sull'ora.
Erano quasi le cinque. Scrollai le spalle, quindi mi rannicchiai sul divano e accesi la tv cercando un programma qualsiasi che non fosse vietato ai minori.
Sbuffai poi fortunatamente incontrai un canale musicale in cui nessuno esibiva il proprio corpo per denaro.
Il bambino dormiva profondamente, quindi mi azzardai ad alzare un po' il volume, almeno per sentire la musica.
Una ragazza poco più grande di me stava parlando degli MTVmusic awards. La mia attenzione scattò quasi immediatamente. Amavo la musica, anche se avevo dovuto smettere di studiare a causa della gravidanza.
Rimanere incinta ha i suoi svantaggi.
Sospirai e mi misi ad ascoltare. C'erano state numerose premiazioni. Miglior gruppo emergente, miglior singolo, miglior album e altre cose del genere, ma non ero dell'umore giusto per star a sentire quella bionda platinata e petulante che continuava ad ammiccare alle telecamere.
Mi alzai dal divano e spensi la tele, poi tornai in camera mia, dove il letto ancora tiepido mi stava aspettando.
Mi sedetti sul bordo ed accesi la luce dell'abajour, sbattendo più volte gli occhi, non abituati alla luce.
Presi un cd dal comodino e lo misi nel lettore per ascoltarlo.
La voce di Christina Aguilera mi fece venire i brividi. Quella ragazza era troppo brava.


Everyday is so wonderful
Then suddenly
It's hard to breathe
Now and then I get insecure
From all the pain
I'm so ashamed

I am beautiful
No matter what they say
Words can't bring me down
I am beautiful
In every single way
Yes words can't bring me down
Ohh no
So don't you bring me down today

To all your friends you're delirious
You're so consumed
In all your doom
Trying hard to fill the emptiness
The piece is gone
Left the puzzle undone
That's the way it is

You are beautiful
No matter what they say
Words can't bring you down
Ohh no
You are beautiful
In every single way
Yes words can't bring you down
Ohh no
So don't you bring me down today

No matter what we do
No matter what we say
The sun will shine your way
'Cause you are beautiful today

Everywhere we go
The sun won't always shine
But tomorrow's another day
So keep on looking to the sky

We are beautiful
No matter what they say
Words can't bring us down
Ohh no
We are beautiful
In every single way
Yes words can't bring us down
Ohh no
So don't you bring me down today

Don't you bring me down today
Don't you bring me down
Today

Ripensai a tutto quello che era successo nella mia vita e che mi aveva portata in quell'appartamento, a quell'ora, in quella condizione.
I miei erano inglesi, si erano conosciuti a Londra e avevano messo su famiglia in una piccola casetta nel sud dell'Irlanda. Un luogo umido e piovoso, ma pieno di leggende e forse un po' magico proprio per questo. Mia madre era la tipica bellezza irlandese; occhi verdi come smeraldi, capelli rossi indomabili e pelle chiarissima, fragile come la porcellana. Proprio per quelle sue caratteristiche i suoi genitori l'avevano chiamata Rose. Lei era fragile e delicata come un bocciolo di rosa rossa. La più bella di tutte. Mio padre invece sembrava un dandy d'altri tempi con i suoi modi posati e sofisticati che la maggior parte degli uomini aveva perso con l'avvento della tecnologia. Forse era un caso, ma si chiamava Dorian, come il personaggio meraviglioso e aristocratico di Oscar Wilde. Insomma, i legami profondi tra i nomi e le caratteristiche dei miei genitori erano quasi degne di un libro. La loro vita era semplice, ma piena di gioia, soprattutto dopo la mia nascita. Mio padre mi diceva sempre che ero identica a mia madre, ma ero bionda. Insomma tanto per continuare con l'associazione di nomi e aspetto, mi chiamarono Clare. Non ho molti ricordi della mia infanzia in Irlanda, poiché mia madre morì in un incidente e mio padre decise di andarsene da quel paese, così carico di ricordi. Io avevo appena tre anni.
Ci trasferimmo in Germania e qualche anno dopo lui si risposò con una ragazza molto più giovane di nome Lucilla. Una tizia strana. Un giorno era simpatica, quello successivo l'avrei volentieri presa a calci.
In ogni caso il matrimonio si tenne quasi sei anni dopo la morte di mia madre e io mi ritrovai in casa con due gemelle di dodici anni. Erano più grandi e io ero la "nuova arrivata" quindi non ci misero molto a mettermi i piedi in testa.
Insomma, mi sentivo proprio come Cenerentola e per rendere ancora più vera quella "favola" a mio padre venne un infarto pochi giorni dopo il mio quindicesimo compleanno, lasciandomi completamente sola.
Non che la mia matrigna fosse crudele come quella di Cenerentola, ma non era nemmeno la più amorevole delle madri.
Non si preoccupava che le sue figlie fossero odiose nei miei confronti e non le sgridava mai, soprattutto in mia presenza.
Insomma, il tempo passava e io ero sempre più consapevole che nessuna fata madrina sarebbe saltata fuori dal nulla per darmi una zucca e tre topi che mi accompagnassero ad un ballo per lasciare al mio principe azzurro una scarpetta di cristallo per poi vivere felice e contenta nel suo castello.
Vivevo in casa e non uscivo mai se non per andare a scuola, dove incontrai un ragazzo.
Era dolcissimo con me e mi faceva sentire meno triste e meno sola. Insomma la tipica storia d'amore adolescenziale che ti fa stare al settimo cielo ogni giorno.
Una sera di dicembre mi propose di andare a ballare. Una roba non troppo impegnativa e ovviamente con rientro previsto per mezzanotte spaccata.
Fatto sta che quella maledettissima sera avevo uno strano presentimento e ero quasi sul punto di disdire, ma quando lo vidi sotto la mia finestra mi sentii più tranquilla e uscii.
Era quasi ora di rientrare, quando lui mi lasciò da sola per qualche istante. Mi disse che voleva prendere da bere qualcosa prima di andare via e io ingannai il tempo andando in bagno.
Non mi accorsi che un tizio mi aveva seguita finché non vidi i suoi occhi allucinati nello specchio. Mi prese con forza e mi chiuse in un bagno cercando di farmi stare zitta.
Io tentai disperatamente di liberarmi, ma ero ovviamente più debole di lui.
Mi violentò con rabbia in quel bagno maledetto, poi mi lasciò sul pavimento a piangere, terrorizzata.
Oscar, il mio ragazzo, mi venne a cercare e quando mi trovò io mi ero data una sciacquata al viso e mi ero ripresa, decisa a non raccontare nulla a nessuno.
Almeno finché non comprai il test di gravidanza che dopo qualche minuto mi sorrise con quella maledettissima croce che per me significò la fine della mia vita. Soprattutto perché avevo diciassette anni ed ero sola al mondo.
Quando Lucilla lo venne a sapere, a casa si scatenò la terza guerra mondiale.
Penso che l'abbiano sentita urlare anche in Australia.
Mi sbraitò addosso ogni genere d'accusa, poi pretese di sapere il nome del ragazzo, ma io non glielo rivelai. Anche perché non sapevo assolutamente di chi si trattasse.
Pensai che Oscar potesse aiutarmi, quindi gli dissi quello che era accaduto in discoteca, ma quando quella sera gli telefonai per raccontargli tutto si fece prendere dal panico e decise che la nostra storia doveva finire, che lui non si sentiva pronto e che io dovevo cavarmela senza di lui. Insomma se ne lavò le mani, proprio come Pilato. Solo che il mio destino era quasi peggiore della crocifissione. Pensai per giorni e giorni che forse dovevo raccontare a Lucilla quello che era successo, ma ogni volta che incontravo i suoi occhi colmi di risentimento sentivo venir meno il coraggio e mi tenevo tutto dentro. La gravidanza avanzava e ogni giorno mi sembrava di essere sempre più larga e più triste, ma il massimo dello sconforto lo raggiunsi quando, il giorno del mio diciottesimo compleanno, Lucilla mi informò garbatamente che non mi voleva più in casa sua.
Non poteva sbattermi fuori da minorenne, ma ora che avevo diciotto anni, per lei non ero più nessuno.
Provai a chiederle il perché, ma non mi diede mai una risposta. Cercai di trovare la forza per spiegarle che non era colpa mia se era successa quella "cosa", ma da grande vigliacca quale ero non riuscii a spiaccicare parola, così dovetti preparare le valige con dentro le mie poche cose, mi ritirai da scuola e con i soldi che mio padre mi aveva lasciato presi in affitto un piccolo appartamento.
Ero al quinto mese di gravidanza e non potevo di certo cominciare a lavorare. Chi avrebbe mai assunto una ragazza incinta?
La mia vita sembrava destinata a sprofondare nel nulla, fino al giorno del parto.
Michail nacque alle tre del pomeriggio nel settembre più assolato che abbia mai visto in vita mia. Pesava due chili e mezzo ed era sanissimo.
Rimasi in ospedale per tre giorni e, ovviamente, non ricevetti visite. Quando l'infermiera veniva a portarmi il bambino rimaneva sempre sgomenta di fronte alla mancanza di regali e fiori che caratterizzavano ogni altra stanza del reparto maternità.
Ero l'unica che si fermava davanti alla nursery per guardare il mio bambino e questo intenerì quella giovane ragazza.
Fatto sta che in quei tre giorni cominciai a frenquentarla e l'ultimo giorno le raccontai tutta la mia storia.
"Senti...tu non puoi crescere un bambino se non hai un lavoro. Che ne dici se per un po' te lo curo io? Sai...qui sto facendo solo uno stage e da settimana prossima sono libera" mi disse con un grandissimo sorriso.
Da quel giorno io e Lydia diventammo inseparabili.
Mi presentò ai suoi genitori che mi accolsero come una seconda figlia, ma io rifiutai di vivere con loro. Mi sembrava veramente di approfittarne, ma loro non si diedero per vinti e mi presero un piccolo appartamento in centro dove avrei potuto vivere tranquillamente con Michail senza essere troppo lontana da loro e dal lavoro. Senza la preoccupazione dell'affitto.
Nella settimana in cui Lydia si era occupata del bambino avevo trovato lavoro in un negozio di dischi e le cose sembravano andare bene.

Ok...questo capitolo prende il nome da una canzone di Lucio Battisti...famosissimo brano che ho ascoltato quando avevo più o meno sette anni e che ancora fa parte della playlist "preferite" di Windows media player ^^. Beh diciamo che il significato del titolo è differente rispetto al titolo della canzone. Battisti parlava di una donna, io del passato di Clare. Il titolo della fic, invece è lo stesso di una canzone risalente probabilmente al Creatceo o robe simili. Cantata da Gigliola Cinquetti, probabilmente negli anni '40-'50...(ve l'ho detto che è vecchia)...diciamo che mi sembrava carina come idea...alla fine 17-18 anni non sono proprio l'età giusta per avere un bambino...Ok...al prossimo capitolo kussen!
   
 
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