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Autore: Rosette_Carillon    17/02/2022    1 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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                                                        Capitolo 7
                                           White Christmas
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ha seguito Wanda senza nemmeno rendersi conto di dove l’altra la stesse portando, troppo preoccupata per Peter e per ciò che gli sarebbe potuto succedere.
Il suo respiro che le rimbombava nelle orecchie assieme al battito del suo cuore, impazzito.
Incapace di formulare un pensiero coerente, l’unica cosa che i suoi occhi riuscivano a mettere a fuoco era il sangue sulle sue mani.
Non era poi così tanto, ma era il sangue di Peter, e quello bastava a mandarla nel panico.
Si è completamente affidata alla strega, e ora, seduta su una sedia, si abbandona contro il suo corpo, senza quasi rendersene conto, alla ricerca di un po' di conforto.
Le sue mani sono pulite, e Wanda le ha prestato una sua maglia, visto che la sua era macchiata di sangue.
Non sa quanto tempo sia passato, le sembra un’eternità. È stanca, e vorrebbe solo addormentarsi e dimenticare tutto, ma il pensiero di Peter che rischia la vita non la abbandona.
È in buone mani, lo sa, ma se qualcosa andasse storto? Quel sangue era davvero tanto.
Quando Strage esce dall’infermeria, vorrebbe alzarsi, chiedergli cosa sia successo e, soprattutto, andare da Peter, ma non è sicura che le sue gambe tremanti riuscirebbero a sorreggerla. Non è nemmeno sicura che riuscirebbe a parlare senza vomitare.
È Wanda ad alzarsi, pur restandole vicina.
<< Va tutto bene? >>
MJ sente quella voce rimbombare, la sente distorta come se fosse lontana, ma calma e sicura.
L’uomo annuisce << Marta sta finendo di medicarlo, e io… immagino che Tony e gli altro vorranno essere informati. >>
Wanda annuisce << Stark al momento non è qui, ma il Capitano lo informerà al più presto. >>
<< Bene. >> Strange si rivolge a MJ, ancora ferma al suo posto, le mani strette in grembo, << tu: ottimo lavoro, >> si complimenta cercando di suonare quanto più incoraggiante possibile, davanti allo sguardo terrorizzato della ragazza << senza la tua prontezza, la situazione sarebbe stata decisamente peggiore. >>
Lei annuisce << p-posso ve-derlo? >> chiede con voce spezzata.
Lui annuisce, e lei si mette lentamente in piedi. Wanda è con lei mentre Strange si allontana lungo il corridoio.
Ha paura di ciò che potrebbe vedere una volta entrata in infermeria. Ha paura di trovare il luogo imbrattato di sangue, e di sentirne l’odore pungente e ferroso, invece è tutto pulito e tranquillo.
C’è una strana quiete. Pacifica.
Marta sta finendo di medicare Peter.
Quando MJ si avvicina, l’infermiera si ferma un momento per osservarla attentamente << tutto bene? >> le chiede, rivolgendo poi uno sguardo interrogativo a Wanda.
<< Mh. >>
Wanda annuisce per confermare le sue parole, e Marta torna a medicare il ragazzo.
MJ si siede accanto al letto.
<< Sto bene, vedi? >> inizia Peter << sono tutto intero, va tutto bene. >>
<< Tutto bene? >> sibila lei << tutto bene? Se io non ti avessi trovato- >>
<< Non è successo. >>
<< Potresti almeno tenerti più in contatto con gli Avengers, così, se ti succede qualcosa… >> si interrompe perché, in quel momento, la consapevolezza che Peter continuerà a rischiare la sua vita è davvero troppo << ma no, tu ti ostini a stare in quel monolocale di merda. >>
<< Ehi, è un monolocale sensibile. >>
Lei sospira.
Marta e Wanda sorridono.
<< Mi dispiace. Non volevo coinvolgerti, >> continua Peter. << Non di nuovo. >>
<< Bè, non è una tua scelta. Spetta a me decidere quanto voglio essere coinvolta. >>
Il ragazzo non ribatte: è troppo stanco.
Poco dopo Peter si addormenta, e MJ rimane a vegliare su di lui finché Marta non cerca di convincerla ad andare a dormire.
È davvero tardi, le fa notare, e Peter è fuori pericolo. La sua ferita, in realtà è molto meno grave di quello che era sembrato, le spiega l’infermiera, e MJ si sente una stupida per essere andata nel panico in quel modo.
<< È tutto okay, >> sorride Marta. Prova poi a spiegarle quello che è successo, e MJ gliene è grata: anche se non capisce nulla di emorragie venose e vene brachiali, il fatto di avere una spiegazione scientifica, che le garantisce che Peter sta bene, è ciò di cui ha bisogno. *
<< È normale preoccuparsi per le persone a cui teniamo, >> continua Marta, << adesso però va tutto bene, è finita, e anche tu hai bisogno di riposare. Ci sono delle stanze libere- >> si ferma osservando lo sguardo spaventato della ragazza, quasi supplichevole << o no. Magari vuoi restare- ? ehi, >> le prende una mano e la stringe piano << tranquilla. Tranquilla, respira. >>
Wanda, dietro di lei, le circonda le spalle con un braccio. << Hai mangiato qualcosa? >> chiede dolcemente.
MJ scuote la testa, << non ho fame, >> aggiunge poi.
Le due donne le rivolgono un paziente sguardo di materno disappunto.
<< Almeno una tazza di latte? >> tenta Wanda. << Latte con cioccolato, >> sussurra poi, come se si trattasse di un segreto.
<< Bè- >>
<< Oh, andiamo, nessuno resiste al latte con cioccolato. >>
<< Vai a farti una passeggiata, >> interviene Marta, lasciandole andare la mano << così ti rilassi un po'. Metti qualcosa nello stomaco, e poi torni qui. Va bene? >>
<< Va bene, >> annuisce MJ, e lascia che Wanda la guidi fuori dall’infermeria.
La tazza di latte al cioccolato che la donna le allunga dopo ha un particolare sapore speziato. MJ non ha la più pallida idea di cosa ci sia dentro, ma le piace.
Sa di inverno, del Natale che si vede solo nei film, o che si legge nei libri di fiabe.
Sa di… magia.
Stringe la tazza con entrambe le mani e ne inspira il profumo, poi solleva lo sguardo su Wanda, che le sta dando le spalle, intenta a sistemare le spezie e il cacao al loro posto.
In quel momento realizza di stare bevendo del latte al cioccolato preparato da una strega. Può considerarla una pozione magica?
È stupido, e il fatto che abbia formulato quel pensiero è esclusivamente dovuto alla stanchezza e allo spavento che si è presa, ma l’idea di bere un filtro magico le suona stranamente confortante.
È un po' come essere tornata bambina.
Si sente stupida: non sarà certo quel latte a risolvere i suoi problemi.
<< È davvero buono, >> mormora, << cosa c’è dentro? >>
Wanda si volta e le sorride << solo una spolverata di hocus pocus,** >> risponde arricciando il naso.
MJ resta interdetta per un momento, poi le sue labbra si piegano in un accenno di sorriso.
È ancora scossa e preoccupata per le ferite di Peter, e quasi si sente in colpa a stare seduta lì e rilassarsi. La presenza di Wanda, però, e i suoi modi di fare così materni, le fanno quasi dimenticare il caos e il sangue di poco prima.
La strega solleva lo sguardo verso l’orologio appeso al muro, poi torna a guardare lei << buon Natale, >> sorride.
<< Cosa? >>
<< È mezzanotte, >> indica l’orologio << è Natale. >>
MJ sgrana gli occhi. Si era completamente dimenticata di che giorno fosse.
Beve in silenzio il suo latte, sotto lo sguardo preoccupato di Wanda e, quando finisce, non riesce a trovare la forza per alzarsi dalla sedia.
Improvvisamente, andare a vedere Peter non è più così urgente. O meglio, vorrebbe tornare subito da lui, ma si è resa conto che ci tiene alla sua dignità. O almeno alla poca che le è rimasta.
Lui non la vuole nella sua vita, e lei non ha intenzione di elemosinare l’affetto di nessuno.
Wanda nota la sua agitazione, e le suggerisce di camminare un po', per scaricare la tensione e riordinare le idee.
Si fermano in un salottino a metà strada fra la cucina e l’infermeria, MJ si siede su un divano, ed è lì che si addormenta.
Nel dormiveglia sente delle voci che la circondano, ma non è certa se siano reali o parte di un sogno.
<< Ho portato una coperta, >> mormora una voce maschile.
<< Piano, attento a non svegliarla, >> intima un’altra.
<< Non mettermi l’ansia da prestazione, Wilson. >>
<< Ehi. Quanti anni avete? >> rimprovera una voce femminile. Wanda? È ancora con lei.
<< Strage ci ha riferito di Peter, >> interviene una terza voce maschile, più pacata. << È stata una fortuna che Michelle avesse il suo numero. >>
<< Bè, quando ti innamori di un idiota con istinti suicidi non puoi lasciare nulla al caso. >>
<< Io non ho- >>
<< ‘Sta zitto, Steve, ti prego. ‘Sta zitto. >>
MJ sprofonda nuovamente nel sonno, avvolta da una calda coperta, e cullata da quelle quattro voci che, anzi che infastidirla, la confortano ricordandole di non essere sola.
Quando si alza, è mattina presto.
È la mattina di Natala, si ricorda.
Fa strano pensarlo: potrebbe essere qualsiasi altro giorno, ma Natale… no, quella mattina non c’è aria di festa.
Si guarda attorno e si rende conto di essere sola. Si mette a sedere, si scosta la coperta di dosso e si guarda nuovamente attorno. Il salotto è immerso in una pacifica penombra.
Mentre si alza, ancora assonnata, e ripiega la coperta che l’ha tenuta al caldo tutta la notte, non può fare a meno di paragonare quel Natale a quelli della sua infanzia, quando quel giorno era davvero una festa, quando la mattina si alzava eccitata e curiosa di scoprire cosa avrebbe trovato sotto l’albero.
Se ci pensa con più attenzione, però, le tornano in mente dei particolari, dei segnali che da bambina era riuscita a ignorare, o che i suoi genitori erano riusciti a tenere più o meno nascosti.
Nemmeno i Natali della sua infanzia erano stati poi così allegri, solo che non se n’era resa conto.
Si guarda attorno alla ricerca di un orologio, per sapere l’ora, poi si ricorda di avere il telefono in tasca.
Le cifre sul display segnano le 05:53. È presto, ma non riesce più a dormire, e la paura per la sorte di Peter torna ad assalirla.
Esce dal salotto e percorre i corridoi silenziosi e fiocamente illuminati.
La porta dell’infermeria è chiusa, MJ abbassa la maniglia tentativamente, e la apre.
Ci sono delle luci accese, e sente delle voci sommesse.
Seguendo quelle voci, attraversa la sala come immersa in un sogno.
 
                                                                                §
 
La mattina dopo si sveglia stordita e con una fastidiosa fitta al collo. Si solleva, lentamente, e si rende conto di essere in infermeria.
Peter dorme pacificamente sul letto vicino a cui lei è rimasta seduta tutta la notte.
No, non tutta la notte…
Si siede meglio, lasciando andare la mano del ragazzo, e si passa le mani sul volto stropicciandosi gli occhi e cercando di svegliarsi.
Ricorda vagamente di aver trovato Marta e Peter svegli al suo arrivo, il ragazzo era agitato, e poi… poi non se lo ricordava più. Peter si era calmato, e si erano addormentati.
<< MJ? Va tutto bene? >>
<< Mh… s-sì. >>
<< Sì? >> continua Marta, avvicinandosi. << Mi sembravi un po' scossa quando sei arrivata. >>
MJ esita un momento prima di decidersi a chiedere quando è arrivata.
<< Erano circa le sei del mattino. >> risponde l’altra donna. << Adesso, >> guarda l’orologio che porta al polso << sono quasi le nove. E credo sia davvero il caso che tu faccia colazione. Vieni, ti accompagno mentre Peter dorme. >>
<< Mh… ah, ehm… buon N-natale, >> mormora asciugandosi una lacrima di frustrazione scesa a bagnarle il viso.
<< Buon Natale, >> risponde l’altra donna, avvolgendole le spalle con un braccio e stringendola a sé, guidandola lungo i corridoi.
In cucina ci sono Bucky e Steve che fanno colazione. Non si accorgono subito dell’arrivo delle due donne, e MJ li osserva atteggiarsi come una vecchia coppia di sposini.
Marta la affida a loro mentre fa velocemente colazione.
I due uomini la guardano preoccupati. Sanno più o meno tutto ciò che lei ha passato in quei mesi: i ricordi che sono tornati dopo tanto tempo, Peter deciso a tenerla lontana da lui, lei che gli era andata dietro nonostante tutto, e la ferita della notte scorsa.
Il Capitano le sorride e le allunga un piatto di biscotti al cioccolato, incoraggiandola a mangiare.
<< Tutto bene? >>
MJ annuisce << s-sì, sì, >> annuisce nuovamente. << Davvero, >> si sente in dovere di confermare, anche se non è assolutamente vero.
Steve la guarda a lungo, in silenzio, ma non dice nulla.
<< Ho sempre saputo che sarebbe successo, >> sbotta alla fine, sentendo di doversi giustificare. Si stringe nelle spalle << insomma, e-era ovvio. Mia madre me l’ha sempre detto che avrei dovuto iniziare a comportarmi come una donna… avrei dovuto ascoltarla… >> inizia a parlare, e non riesce a fermarsi << non-non lo so, forse se fossi una strafiga come la sua vicina di casa le cose sarebbero andate in modo diverso. O se-se lui mi giudicasse in grado di difendermi da sola. O se io- non lo so. N-n-non lo so… >> ha così tanto da dire che le parole si rincorrono l’un l’altra , i pensieri si scontrano fra loro pur di essere trasformati in parole, e non importa se quello che viene fuori non ha molto senso. << Alla fine è solo colpa mia. Già solo il fatto che mi abbia notata- io- mi sono illusa, mi sono convinta che-… >> le lacrime le rigano le guance e, se una parta di lei vuole rintanarsi in un buco e non uscirne mai più, l’altra parte non riesce più a sopportare il peso che si porta dentro. Vuole solo tirare fuori tutto, da dare voce a tutto ciò che ha provato in quei giorni, in quei mesi, anche se sa che poi se ne pentirà. << Sapevo che sarebbe finita così, era ovvio, le cose belle nella vita si pagano sempre. Sono stata stupida a pensare che- >> è frustrante come sciogliere il cavo delle cuffie: più cerca di sciogliere i nodi, più quelli si stringono. Più i nodi si stringono, più lei si innervosisce. Più si innervosisce, più corre il rischio che i fili si spezzino.<<  Nemmeno io voglio stare con me stessa, perché dovrebbe volerlo Peter? >>
Marta dietro di lei, le stringe le spalle con fare incoraggiante. Bucky, al suo fianco, posa la sua tazza e si gira nella sua direzione.
MJ tace mentre l’imbarazzo le serra la gola, in attesa del giudizio dell’uomo.
È il Capitano, invece, a prendere la parola. << Peter è solo spaventato, MJ. E fa ciò che chiunque fa con le persone che ama: si preoccupa, e le protegge con ogni mezzo, >> mormora piano. << E le cose belle della vita non hanno prezzo, >> le parla con lo stesso tono che userebbe se si stesse rivolgendo a una bambina, e quella frase sembra una di quelle frasi fatte, e idiote, che lei odia. Quelle dei cioccolatini, o le citazioni motivazionali che spopolano su internet.
Eppure le suona stranamente confortante. Forse perché sembra che l’uomo sia davvero convinto delle sue parole.
<< Stavi bene con Peter, >> continua lui. << ti sei…illusa…e gli hai mostrato i tuoi sentimenti? È stato giusto così.  Non hai perso nulla, sei sempre tu, solo con più esperienza. Non impedirti di mostrare affetto alle persone a cui vuoi bene: le parole non dette sono spesso il rimpianto peggiore.  Se una persona è importante per te, diglielo, e se la vuoi nella tua, cerca di farla restare. Se quello che ti ho detto ti sembra assurdo, o troppo rischioso… allora forse non hai ancora perso abbastanza per poter capire, e sono contento per te. Ma se le mie parole hanno un senso per te, allora rilettici su, e chiediti se davvero vale la pena tacere. >>
Buky, che nel frattempo ha ripreso a bere il suo caffè, solleva una mano guardandola con la coda dell’occhio. << E, se può far sentire più sicura te, o Peter, >> posa la tazza << io sono disponibile per la parte pratica: difesa personale. >>
Ha capito male?
<< In un modo di magia, superpoteri e mutazioni genetiche sarai sempre a rischio, ma non sembra che ciò ti importi più di tanto, quindi posso insegnarti le basi di difesa personale: credo che così Peter si sentirebbe più tranquillo. >>
Le labbra di MJ si allargano in un sorriso, mentre Marta la abbraccia calorosamente da dietro << su, tranquilla, andrà… era caffè quello, sergente Barnes? >> si solleva puntando la tazza.
<< …no? >>
La donna incrocia le braccia sotto il seno << la caffeina… >>
<< Sto bene, davvero, sto benissimo. >>
<< Se ti viene un attacco di panico, ti lascio morire sul pavimento. >>
<< Lei lo sa, vero, infermiera, che agli uomini non piacciono le donne intimidatorie? >> la provoca lui.
<< Oh, per favore, in quanti morivano dietro all’agente Romanoff? >>
<< In senso letterale, o…? >>
Giusto. Avrebbe dovuto aspettarsi una risposta simile.
<< E comunque, sergente, cosa le fa pensare che io voglia un uomo? ***>>
Bucky solleva le mani in segno di resa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

















 
 
 
 
NOTE:
* Non so se sono riuscita a scrivere la scena in modo decente ^^’, ma almeno posso garantire che, dal punto di vista medico, dovrebbe essere abbastanza precisa: ho chiesto aiuto a una mia amica che studia medicina XD.
**  Spero si capisca ma, in caso contrario, questa voleva essere una citazione del film ‘Hocus Pocus’.
*** Nel mio headcanon, Marta è bisessuale.





 
  
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