Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: everythingsshiny    19/02/2022    3 recensioni
“C’è una lezione dopo di me,” gli disse con tono sprezzante. L’uomo se ne stava seduto sugli spalti, apparentemente limitandosi a guardare, ma Levi non aveva la minima idea da quanto tempo si trovasse lì. “Non sarai in grado di esercitarti.”
Erwin si alzò e si avvicinò alla pista. Da come camminava, Levi era certo che indossasse già i suoi pattini.
“Sono venuto solo a vederti,” rispose.
“Mi sto allenando da solo,” disse Levi, cercando di enfatizzare la parola solo.   
“Sei fantastico, sai.”
Beh, questo era qualcosa che Levi non si aspettava. Cancellò dal suo viso quella che era stata la sua reazione iniziale – sorpresa, orgoglio e una strana sensazione di nervosismo che derivava da quelle parole – così che tutto quello che rimase fu irritazione.
“Che cosa? Ti stai ingraziando la concorrenza?” gli chiese.
“Che cosa? No. No, per niente.”
“Disse il vincitore di una medaglia d’argento olimpica complimentandosi con il giovane pattinatore.”
“Non ho secondi fini. Solo perché sono bravo non significa che non posso apprezzare altre persone che lo sono,” spiegò Erwin tranquillamente. Si chinò per appoggiarsi alla balaustra. “Posso pattinare con te?”
Storia di everythingsshiny tradotta da JodieGraham
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mike Zakarius, Petra Ral
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La notte prima della gara Levi si trovava in pista.
Il palazzetto era già stato chiuso e il ghiaccio era stato lisciato, ma aveva la chiave e un pass che gli permetteva di entrare quando voleva. Uno dei vantaggi di praticare il pattinaggio da professionista. Accese le poche luci necessarie per vedere, le quali diedero al palazzetto un bagliore fioco. Il silenzio e il vuoto di quel luogo sembravano stranamente liberatori. Qui non vi erano competizioni, interviste o compagni di pattinaggio rivali. Vi erano solamente lui e il ghiaccio.
Creò dei nuovi segni sulla pista liscia e il raschiare delle sue lame echeggiò in modo nitido e chiaro contro il silenzio dello stadio. Delle linee gemelle tagliarono il ghiaccio alle sue spalle. Poi girò la testa e vide Erwin. Si trovava nello stesso punto in cui Levi lo aveva visto per la prima volta, diversi mesi prima.  
“Ero certo che ti avrei trovato qui,” gli disse l’uomo.
Levi si rese conto che avrebbe potuto dire la stessa cosa per lui.
“Che cosa stai facendo qui?” gli chiese.
Vi era metà pista a dividerli, ma potevano comunque sentirsi chiaramente. Il suono viaggiava facilmente quando il palazzetto era vuoto.
“Non riuscivo nemmeno io a stare lontano dal ghiaccio la sera prima di una gara,” spiegò Erwin, entrando in pista e scivolando fino a dove si trovava lui.
Inizialmente Levi era andato lì per rimanere da solo, ma era contento che adesso ci fosse anche Erwin lì. Se il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo in cui avrebbero pattinato insieme, voleva goderselo fino a quando sarebbe durato.
Erwin si fermò davanti a lui.
“Sai, per tutto questo tempo in cui ho pattinato con te, non te l’ho mai chiesto,” disse. “Perché pattini?”
Levi aveva una miriate di risposte da dare a quella domanda, che di solito diceva per far tacere le persone che lo guardavano pattinare con la bocca spalancata: aveva la corporatura giusta, era un buon modo per fare esercizio, era l’unica cosa al mondo che non odiava fare… Per la prima volta nella sua vita, però, decide di raccontare la verità.
“Mi fa sentire libero,” spiegò. “Un po’ come se stessi volando, immagino.” Quindi aggiunse, “Tu invece perché pattini?”
“Per creare un’opera d’arte fisica, qualcosa di bello per il divertimento degli altri,” rispose sorridendo. “Mi piace di più la tua risposta. È più poetica.”
“Sono solo stronzate,” disse Levi.
Erwin ridacchiò e i due guardarono la pista del ghiaccio.
“Voglio solo dire che è stato un onore pattinare con te,” disse. “Ho apprezzato ogni momento. Continuerai a fare delle grandi cose.”
“Lo stesso vale per te” rispose Levi.
Avrebbe potuto aggiungere dell’altro, ma non era mai stato bravo con le parole e comunque Erwin aveva già detto perfettamente tutto. “Mi mancherà tutto questo,” affermò Erwin, quindi si voltò verso di Levi e sorrise. “Che ne dici se proviamo la nostra routine? Solo una volta. Solo per noi due.”
“Non abbiamo la musica.”
“L’abbiamo provata così tante volte che sono certo che l’abbiamo chiara in testa.”
Era la verità. Levi poteva sentire quella musica, il tempo perfetto e tutto il resto, anche mentre dormiva.
“Va bene.”
Pattinarono fino al centro della pista, il punto dove sarebbe iniziato il loro programma.
“Pronto?” chiese Erwin.
Levi annuì.
Quindi cominciarono.
La loro routine iniziò con un grazioso giro della pista dove Levi si alternò tra prendere la mano di Erwin e pattinare lontano da lui. Avanti e indietro, girandosi l’uno intorno all’altro fino a quando Erwin lo afferrò per la vita per un breve sollevamento. Dopo qualche altro giro, eseguirono una lenta rotazione a Y sincronizzate, con le caviglie portate fino all’orecchio.
Seguì un salto, un triplo toe-loop affiancato, e atterrarono in perfetta sincronia. Dopodiché Levi riprese la mano di Erwin, pattinando sotto braccio e facendo dei cerchi vertiginosi intorno a lui. I loro movimenti accelerarono mentre la musica cresceva e un altro salto accentuava la prossima grande ondata.
Quindi seguì il loro secondo sollevamento, in cui Levi assunse una posizione parallela al suolo. Allargò le braccia e alzò la testa e, per un attimo, stava davvero volando come un cigno.
Quando venne messe giù, eseguì immediatamente una trottola. Erwin rimase in piedi, tenendolo per mano mentre loro due giravano e giravano intorno. Quando Erwin lo tirò nuovamente su, eseguirono immediatamente un camel spin. Entrambi avevano una gamba stesa dietro di loro mentre si piegarono l’uno sull’altro. Durante quel movimento erano intrecciati insieme, ruotando abbastanza velocemente da permettere a Levi di sentire una folata di vento, fino a quando non lasciarono andare l’uno la gamba dell’altro e si separarono, mantenendo un certo spazio tra di loro.
In quel momento la musica stava per raggiungere il suo punto più drammatico. Si incrociarono, girando sempre più vicini in una danza frenetica. Tre forti accordi completavano la canzone e, per ognuno di essi, vi era stato associato una mossa da fare. Levi li contò all’interno della sua testa.
Uno—il twist lift. Levi si lanciò verso Erwin, venne scagliato in aria e atterrò perfettamente.
Due—un altro salto triplo, completato in sincronia.
E tre—Levi si lanciò verso Erwin. Le mani dell’altro lo afferrarono per la vita e lo issò per la loro posa finale, un sollevamento che rispecchiava il primo che avevano fatto insieme. Levi tenne le braccia distese e la schiena inarcata mentre Erwin lo condusse attraverso la pista, per poi fermarsi nel centro.
E questo era tutto. La routine era terminata e l’avevano eseguita alla perfezione. Levi guardò in basso in direzione dell’altro, ansimando. Anche Erwin aveva il fiato corto, gli occhi luccicanti e un ampio sorriso dipinto in volto. Non parlarono. Non ne avevano bisogno. Entrambi sapevano quello che avevano fatto e Levi si rese conto di non essersi mai sentito tanto soddisfatto per una routine.
E, prima di rendersi conto di che cosa stesse facendo, baciò Erwin.
Quando eseguiva una routine, spesso sentiva di essere entrato in una sorta di trance in cui ogni sua mossa era stata provata così tante volte da diventare ormai automatica. In quel momento stava provando la stessa sensazione e baciare Erwin sembrava un gesto automatico, qualcosa che doveva fare. La parte successiva, quella più naturale, della loro routine.
Intrecciò le sue dita tra i capelli dell’altro e spinse le loro labbra insieme. Erwin sembrava solido contro di lui, bello in un modo che non gli era mai sembrato prima. Delle braccia forti avvolsero la schiena di Levi per tenerlo più saldamente e lui rispose bloccando le ginocchia contro entrambi i lati del busto di Erwin. Si strinse ancora di più, spingendo il petto contro le ampie spalle di Erwin fino a quando non sentì la pressione del loro battito cardiaco. L’aria nella pista di pattinaggio era gelida, ma, contro l’altro, Levi si sentì caldo. A proprio agio. Stranamente, libero.
Ma, alla fine, Erwin dovette metterlo giù. Non appena lo fece, si separarono e l’aria gelida colpì le labbra di Levi, facendogli realizzare con uno shock quello che aveva appena fatto.
Iniziò a scivolare lontano da Erwin, spinto dallo slancio provocato quando era stato messo giù. Levi lasciò che accadesse, facendosi trasportare via con il viso arrossato, le labbra gonfie e le mani ancora tese verso l’altro, pronto a riafferrarlo.
“Non so come sia potuto succedere,” disse, più a se stesso che a Erwin.
Quindi se ne andò, ignorando l’altro mentre lo richiamando indietro.


 
*****


I mondiali quell’anno si sarebbero svolti nella loro nazione, a solo tre ore di macchina dalla città dove Levi viveva. Quindi non dovette fare alcun viaggio, non dovette prendere un aereo o dividere una stanza in hotel con Erwin. Ringraziò il cielo per questo, perché, qualsiasi istante in più che avrebbe dovuto trascorrere insieme all’altro, avrebbe potuto trasformarsi in un disastro. Invece, andò in auto con Petra e incontrarono Erwin direttamente lì.
Una volta arrivati furono in constante movimento, tra il riscaldamento, lo stretching e indossare i costumi, mentre Petra e Mike offrivano loro consigli dell’ultimo minuto e discorsi di incoraggiamento. In questo modo ebbero appena il tempo di ripensare alla notte precedente. Tuttavia, ogni volta che Levi guardava l’altro, il suo stomaco sembrò capovolgersi.
Ad un certo punto, però, Erwin si chinò su di lui e gli sussurrò:
“Possiamo parlare di ieri sera?”
Ma Levi rispose con un semplice:
“Parleremo dopo la competizione.”
Erwin non insistette sulla questione e Levi non aveva intenzione di parlarne davvero.
Quindi rimasero in attesa del loro turno accanto alla pista, ascoltando le musiche delle coppie che gli precedevano. Erwin tese una mano e Levi l’accettò senza pensarci. Stranezze a parte, entrambi avevano bisogno del sostegno reciproco in quel momento.
“Qualunque cosa accada, è stato un onore pattinare con te,” disse Erwin.
“L’hai detto anche ieri sera.”
“È stato un onore così grande che ho sentito il bisogno di dirlo due volte.”
Questo fece comparire un piccolo sorriso sulle labbra di Levi.
“Beh, è stato un onore anche pattinare con te.”
La coppia subito prima di loro terminò la propria routine e loro due rimasero in ascolto, tesi per l’ansia, fino a quando una voce echeggiante chiamò i loro nomi in pista.  
Gli applausi crebbero intorno a loro, formando un’onda sonora che minacciava di travolgerli in pieno. Ma tutto ciò che Levi dovette fare fu guardare attraverso il ghiaccio e sentire la propria mano in quella di Erwin per sentirsi bene. Sapeva cosa doveva fare lì. Era quello il luogo a cui apparteneva.
Si voltarono in direzione dei giudici, ancora mano nella mano. Vi fu un breve momento di silenzio mentre l’intera arena aspettava con il fiato sospeso. Levi si sentì nervoso, con lo stomaco stretto e il cuore in tumulto, ma, non appena udì la prima nota morbida e dolce di Elsa’s Procession, tutto scomparve. Tutto ciò che rimase fu la musica, il ghiaccio ed Erwin.
Eseguire la routine fu naturale come respirare. Scivolarono insieme sul ghiaccio in perfetta sincronia e, quando Erwin eseguì il primo breve sollevamento, Levi si rese conto che fosse tutto a posto.
In seguito, riuscì a ricordare solamente alcuni momenti della loro performance. Ricordò il sollevamento a cigno, la sensazione di volare in aria e di aver visto il volto di Petra tra gli spettatori. Ricordò la loro rotazione congiunta, quando Erwin era in posizione eretta e lui accucciato, e come la forza della mano dell’altro fu l’unica cosa che gli impedì di sbandare fuori controllo. E ricordò il finale: il twist lift, il triplo salto e, per l’ultima volta, le mani di Erwin lo sostennero mentre volava in aria.
Vi era una sensazione particolare che arrivò alla fine di una routine ben fatta: una sensazione fluttuante, come se la soddisfazione fosse stata sufficiente per farlo librare in aria. Il pubblico esplose in un applauso assordante. Fu di nuovo un’onda, ma questa volta li stava sollevando, portando il loro già ottimo umore a livelli ancora più alti.
Erwin lo mise giù sul ghiaccio, sorridendo, e Levi si rese conto che stare facendo la stessa identica cosa. Guardò l’altro, sentì la folla e non riuscì a trattenersi.
Erwin gli disse qualcosa, ma non riuscì a sentirlo a causa degli applausi.
“Che cosa?”
“Ce l’abbiamo fatta,” gridò Erwin. “Ce l’abbiamo fatta, Levi. Ce l’abbiamo fatta.”
Si tennero per mano mentre lasciavano la pista, ancora sorridenti. Erano entrambi un senza fiato e un po’ sudati, ma si sentivano come se si trovassero in cima al mondo.
Petra e Mike corsero a congratularsi con loro. Hanji si avvicinò e quasi li fece cadere a terra con il suo entusiasmo. Le macchine fotografiche spararono i loro flash e i giornalisti urlarono delle domande che non registrarono nemmeno.
Arrivò il momento di scoprire i loro punteggi, quindi si sedettero con i loro allenatori e si strinsero ansiosamente l’un l’altro mentre la voce tonante leggeva i numeri.
“Punteggio tecnico, 47.65. Componenti del programma, 60.37. Punteggio totale, 108.02.”
Levi emise un sospiro di sollievo nello stesso momento in cui Erwin disse:
“È buono.”
Si voltò per incontrare lo sguardo dell’altro.
“Questo è decisamente buono.”
“È davvero buono.”
“Sì, lo è.”
“Levi, è davvero molto buono!”
Levi odiava gli abbracci. Non abbracciava intenzionalmente nessuno da anni, ma in quel momento lui ed Erwin saltarono l’uno nelle braccia dell’altro e si tennero stretti. Si guardarono l’un l’altro mentre si separavano, sorridendo come degli idioti, e Levi sentì davvero il desiderio di baciarlo di nuovo.
In pochi istanti anche Petra, Mike e Hanji gli abbracciarono e vi furono fiori e giornalisti che si affollarono intorno a loro e così tante altre cose che la mente di Levi riuscì a malapena a registrare il tutto.
Questa ondata di trionfo continuò anche mentre attraversavano il lungo corridoio che portava verso lo spogliatoio. Quando vi entrarono, però, il tutto terminò nel silenzio, mentre il trambusto all’esterno non fu altro che un mormorio di sottofondo.
“Levi. Io… grazie per questo,” disse Erwin, leggermente senza fiato.
“Grazie a te,” rispose Levi. “Sei tu quello che ha voluto che pattinassimo insieme.”
“E sono grato che tu sia stato d’accordo.”
Levi si limitò a scrollare le spalle. Anche lui lo era.
“Mi mancherà molto pattinare con te,” aggiunse Erwin.  
E così tutta la felicità scomparve. Levi si allontanò dall’altro e si concentrò sul cambiarsi.
“Risparmiatelo per la premiazione,” disse. “Non è ancora finita.”


 
*****


Arrivarono sul podio.
Vennero premiati con il bronzo per il terzo miglior piazzamento, che, come disse Erwin a Levi tra le acclamazioni della folla, era davvero impressionante per qualcuno che, solo di recente, aveva imparato a fare i sollevamenti.
Levi probabilmente avrebbe vinto la medaglia d’oro se avesse concorso da singolo, facendo quello a cui era abituato e in cui era bravo, ma, standosene in piedi sul podio con Erwin, non riuscì proprio a rammaricarsene.
 

 
*****


E questo fu tutto. Mesi di preparazioni culminarono in un breve momento e in un lampo tutto finì.
“I drink sono offerti da me e Mike!” esclamò Petra mentre il palazzetto del ghiaccio si svuotava. “Stiamo andando in un posto lussuoso. I vincitori della medaglia di bronzo. Di sicuro voi due andrete alle Olimpiadi insieme.”
Levi ed Erwin si scambiarono un’occhiata. Non avevano ancora detto ai loro allenatori che stavano per porre fine alla loro collaborazione, ma quello non era di certo il momento giusto per farlo. In quel momento volevano solamente festeggiare e entrambi non avevano nessun desiderio di rovinare l’umore generale.
Erwin stava per accettare l’offerta di Petra quando qualcuno lo chiamò da dietro le sue spalle.
“Erwin! Erwin Smith!”
E, apparendo dal nulla, Marie Dawk iniziò a correre verso di loro.
Diede ad Erwin un grande abbraccio, saltando per riuscire a raggiungere le sue spalle, ma l’uomo non fu abbastanza veloce nel ricambiare il gesto. Rimase rigido mentre lei lo abbracciava.
“Eri così bello sul ghiaccio. Non hai perso l’allenamento nemmeno un po’,” gli disse. “Congratulazioni.” Quindi si voltò in direzione di Levi, gli fece un cenno del capo e aggiunse, “Anche a te.”
Poi tornò a concentrarsi nuovamente su Erwin e iniziò a parlare di quanto avesse eseguito bene la routine.
Petra fu la persona che finalmente la fermò. Si fece avanti in modo da ritrovarsi praticamente tra Erwin e Marie e disse:
“Ciao! Sono Petra Ral, ho allenato Erwin durante lo scorso anno. Stavamo andando a festeggiare con tutta la squadra.”
Il suggerimento dietro quell’affermazione era chiaro, ma Marie, a quanto sembrava, aveva altre idee.
“Oh, vi dispiace se vendo anch’io? Mi piacerebbe festeggiare il successo del mio partner.”
Il suo partner. Il modo così casuale con cui lo disse fece sentire male Levi.  
“Sì, mi dispiace se vieni,” sbraitò quest’ultimo. “Non hai fatto nulla per cui vale la pena festeggiare. Sei rimasta seduta a casa per tutto lo scorso anno, quindi continua a farlo ancora per un po’.” 
Marie rimase a bocca spalancata. In realtà fu uno spettacolo abbastanza soddisfacente da vedere, fino a quando Levi non si voltò verso il resto della squadra e si rese conto che anche loro avevano la bocca leggermente aperta. I due allenatori spostarono lo sguardo da lui a Marie con stupore e forse anche un pizzico di divertimento. Erwin, invece, sembrava completamente perso e Levi realizzò troppo tardi in quale posizione scomoda lo avesse messo.
Grande! Aveva fatto arrabbiare Erwin e non sembrava proprio che Marie se ne sarebbe andata a prescindere. Che bella conclusione per il loro ultimo giorno come partner. Levi si voltò e se ne andò prima di peggiorare le cose.
Si sentì male. Si sentì un po’ stordito. Si sentì uno scemo per aver reagito in modo così eccessivo solo perché non poteva sopportare l’idea di perdere un partner che, in primo luogo, non aveva voluto.
Smise di camminare solamente quando fu sicuro di essersi lasciato tutti alle spalle. Era finito in un corridoio di servizio con delle porte non contrassegnate su entrambi i lati e un ronzio di sottofondo. Non vi era altra anima viva all’orizzonte.
Sotto la giacca aveva ancora la medaglia appesa al collo. La tirò fuori e la guardò, rivivendo l’istante in cui l’aveva ricevuta insieme ad Erwin. Beh, aveva decisamente rovinato quel momento comportandosi come un’idiota. Probabilmente sarebbe stato meglio se non avesse visto Erwin per un po’.
“Levi.”
Anche in quello stato, non poté fare a meno di sentire un pizzico di felicità nel sentire il suono della voce dell’uomo.
“Levi, mi dispiace per Marie,” disse Erwin.
“Va tutto bene.” Levi lasciò ricadere la medaglia sotto la giacca e si voltò. “Può venire se vuole. Scusa se ho fatto una scenata.”
“Mi sono già liberato di lei.”
Levi sospirò. Sarebbe stato quasi più facile se avessero preso una pausa netta — Marie dentro, lui fuori — in modo che quella delusione finisse subito.
“Ho detto che va bene.”
“Sono io che non voglio che venga.”   
“Oh.” Erwin lo stava guardando un po’ troppo intensamente. Levi distolse lo sguardo. “Allora va bene. Grazie. Ora andiamo a festeggiare.”
Continuò a non guardarlo mentre cercava di superarlo.
“Aspetta.” Erwin allungò una mano e lo bloccò afferrandolo per la spalla. “Possiamo parlare?”
“Qui?”
“Perché no?”
Levi si limitò a scrollare le spalle. Non voleva parlarne, ma quella mano era ferma sulla sua spalla e rimase.
“Voglio parlare di ieri sera.”
Levi scosse la testa.
“Scusami. È stato un errore.”
“Un errore?”
“Sì. È stato solo…” Levi prese un lungo respiro per calmare la sua voce. “Solo un errore. Ok? Dimenticalo.”
“Non voglio dimenticarlo.”
“Perché no?”
Erwin non rispose.
“Perché no?” chiese nuovamente Levi, un po’ più in fermento. “Vuoi avere qualcosa con me o qualcosa del genere? O vuoi…” Si fermò. Cominciò a sentirsi frustrato. Perché, se Erwin stava insinuando quello che aveva capito, cielo, le cose potevano anche essere peggiori: sapere che c’era qualcosa o che avrebbe potuto esserci stata, ma che Erwin lo stava lasciando a prescindere. “Sai cosa, vaffanculo,” sbraitò. “Ero perfettamente felice prima di conoscerti, ma poi sei arrivato tu. Grazie a te, non so nemmeno più che tipo di pattinatore sono. Semplicemente… hai avuto il tuo esperimento di pattinaggio o qualsiasi altra cosa volevi. Abbiamo partecipato ai mondiali. Ora sono terminati, quindi lasciami stare.”
“Non ho ancora dato la mia risposta a Marie.”
“Di che cosa stai parlando?”
“Non ho mai detto a Marie che sarei tornato a pattinare con lei.”
“Beh, che cosa diavolo stai aspettando?”
Ed Erwin gli rispose con un bacio.
Sembrò la cosa giusta da fare, la parte successiva, quella più naturale della loro routine. Erwin prese il suo volto tra le mani e Levi si appoggiò contro le sue spalle, avendo l’impressione che tutto il suo mondo non fosse composto da altro oltre il calore del corpo dell’uomo. Levi aveva avuto ragione quando si era immaginato quel momento: Erwin dovette chinarsi e lui alzarsi sulla punta dei piedi, in modo che le loro labbra riuscissero ad avvicinarsi. Si era sbagliato però quando aveva pensato che sarebbe stato imbarazzante.
Erwin si allontanò. Le loro labbra erano ancora vicine, a pochi centimetri di distanza, e le mani di Erwin rimasero sopra le guance di Levi.
“Non voglio pattinare con nessun altro,” spiegò.
“Beh, allora perché non l’hai detto?” gli chiese Levi.
Ebbe l’impressione che la forza di gravità non funzionasse bene in quel momento, ma lo trovò comunque piacevole e si tenne più stretto contro le spalle di Erwin.
“Non credevo che ti sentissi allo stesso modo.”
“Oh.” Beh, Levi aveva sicuramente lavorato duramente per nasconderlo persino a se stesso. “Uh… mi dispiace.”
Erwin sorrise – un sorriso davvero molto bello – e poi scoppiò a ridere e anche Levi si ritrovò a ridere.
“Sei perdonato.” Erwin premette la sua fronte contro quella di Levi e chiuse gli occhi, sospirando soddisfatto. “Sei perdonato.”
“Quindi pattinerai con me l’anno prossimo?”
Erwin lo baciò di nuovo.
“Sì.” E lo baciò ancora. “Pattinerò con te l’anno prossimo.”
“Va bene,” mormorò Levi.  
E così Erwin pattinò con Levi l’anno dopo. E l’anno successivo. In effetti, Levi non pattinò mai più da solo.



Salve a tutti!
Avrei dovuto pubblicare questo capitolo ieri, ma purtroppo non ero molto in forma, quindi ho preferito aspettare oggi per farlo.
Grazie mille per avermi accompagnata in questa avventura. Spero proprio che vi sia piaciuta.
Un ringraziamento speciale va a tutti le persone che hanno messo questa storia tra le seguite e preferiti e tutti quelli che hanno speso qualche minuto per farmi sapere il proprio pensiero.
Everythingsshiny è un’autrice che amo davvero e nei prossimi mesi vi proporrò nuove sue storie, spero proprio che vi piaceranno.
Quindi a prestissimo,
Jodie
   
 
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