Serie TV > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Quella Della Pasta    19/02/2022    0 recensioni
[Poirot]
Raccolta di brevi fic sulla cricca investigativa di Whitehaven Mansions, alle prese con le imprese, le noie, le sorprese e la vita abitudinaria di tutti i giorni.
Nella loro straordinaria semplicità, come in fondo lo sono le pietre preziose e le qualità che danno il titolo - e il tema - alle storie di cui sono qui i protagonsti.
(Partecipa al COW-T #12 indetto da Lande di Fandom.)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
prompt: Missione 1 (Spaziotempo) - 03. Futuro
protagonista: ispettore capo James Japp; Hercule Poirot e Ariadne Oliver in lontananza a bere il tè; capitano Arthur Hastings e miss Felicity Lemon in absentia (sigh)

 

Così cadono i potenti, fu tutto quello che venne da pensare all’ispettore capo Japp, in tre occasioni fin troppo ravvicinate per essere occorse in un unico mese d’inferno. Primo, durante il corteo di automobili, biciclette, qualunque cosa riuscisse a stare in piedi; di ragazzi e soldati con le uniformi stracciate, coi fogli di giornale freschi di stampa e le Union Jack sfilacciate e annerite a sventolare da mani coperte di fasciature e cerotti, quando non erano del tutto mancanti, tutti insieme a celebrare, sorridenti tra le macerie, che la guerra era finita, e questa volta per davvero.

La seconda volta che Japp ebbe quel pensiero, fu durante il funerale con tutti gli onori del suo capo – e la cerimonia di promozione a commissario per lui, nell’unica ala di Scotland Yard che si reggeva ancora in piedi.

La terza volta, fu durante quel pomeriggio. Una domenica insolitamente serena, quasi inopportuna: c’erano ancora tanti morti da seppellire, e ancora di più da ritrovare e riportare alle proprie famiglie – come per il capitano Hastings, ad esempio. E la bara della signorina Lemon non era stata sigillata e tumulata che da un giorno appena. Japp aveva avuto paura, non l’avrebbe negato, che il buon vecchio monsieur Poirot avrebbe ceduto, per la prima volta nella sua vita. Ma si era straordinariamente retto sul suo bastone da passeggio, impassibile e impeccabile ad entrambi i funerali.

E ora se ne stava in quel parco, nell’angolo dove erano riusciti a ripiantare qualche rosa e un po’ di violette, a prendere un tè con la sua vecchia – ed ulteriore sopravvissuta contro ogni pronostico – amica, la signorina Oliver, quella buffa scrittrice che Japp aveva incontrato durante un caso soltanto. Nessuno dei due, ricordava gli avesse detto Poirot, sperava di vedere un giorno in più al termine di quella follia, e s’era rassegnato, inaspettatamente mansueto, a fare anche la sua parte per il loro paese – poi Japp era stato mandato con le forze alleate, e tra il fango e il sangue non aveva avuto tempo di ripensare ai suoi vecchi amici, figurarsi sperare di ritrovarli ancora in vita. O di rivedere lui l’alba dopo la fine del conflitto, e di ritornare a casa sano e salvo, pur senza un braccio o entrambe le gambe. Alla fine, aveva perso soltanto un occhio, e l’udito da un orecchio. Era stato fortunato.

La signorina Lemon era rimasta schiacciata anche lei dalle macerie di quell’esplosione che aveva coinvolto l’ospedale dove stava prestando servizio da volontaria. Quanto a Hastings, era opinione comune che in Normandia aveva trovato la sua tomba. Poirot poteva anche aver accettato le loro perdite, ma Japp vedeva fin troppo bene, anche con l’unico occhio che gli era rimasto, tra le crepe del suo contegno dignitoso belga, quando Hercule si voltava di scatto e non trovava un Arthur Hastings da rabbonire o una Felicity Lemon da lodare.

E ora, prendeva quel dannato tè come nulla fosse, come se niente potesse mai scalfirlo. O non fosse accaduto niente, che era pure peggio, nell’opinione di Japp. Ma le tazzine erano ancora piene, i pasticcini e i sandwich rimasti intoccati; e più che parlare, Poirot e la Oliver fissavano il vuoto, restando in silenzio. Guardandoli da lontano, Japp non era riuscito a capirlo subito.

«Così cadono i potenti», mormorò tra sé, con un sincero dispiacere nel cuore. La grande guerra, quella definitiva, s’era conclusa, e i folli che ne avevano acceso la miccia avrebbero presto trovato anche loro la propria tomba, dritte nel culo dell’inferno. Non ci sarebbero mai più stati omicidi, e la gente si sarebbe stomacata persino di leggerli. Quale futuro poteva esserci, per i grandi investigatori? Che fine avrebbero trovato i romanzi che Ariadne Oliver  era stata costretta a tener chiusi nel cassetto, al cadere della prima bomba? Che ne sarebbe stato delle celluline grigie di Hercule Poirot, dopo esser state messe alla prova da così tanto orrore?

Japp non aveva una risposta. Non era Poirot, lui, non aveva l’intuito aguzzo, capace di prevedere il futuro – e quella guerra, francamente, lo aveva privato della voglia di immaginarne uno.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Quella Della Pasta