Tokyo
raggiunge il privé, scortata da Daniel Ramos, che, nel
frattempo, fatica a
distogliere lo sguardo dal prorompente fondoschiena della donna.
“Siete
tutti uguali!” – commenta lei, una volta sola con i
due ispettori.
“A
cosa ti riferisci?” – chiede, confuso, Lopez.
“Il
tuo caro collega mi fissa il culo, evidentemente va in calore come i
gatti” -
puntualizza, accortasi degli occhi pesanti di lui sul suo corpo.
“Sarà
la primavera” – ridacchia il trentenne, invitandola
a sedersi, prendendo poi
posto di fianco all’amico.
“So
io cosa farei ai tuoi preziosi gioielli di famiglia, altro che
primavera!”
Di
fronte al tono feroce della giovane donna, i due si ammutoliscono.
È
un colpetto di tosse di Santiago, che mostra un certo imbarazzo, a
riprendere
la questione.
Ma
ciò non prima di aver espresso il suo parere
sull’atteggiamento maschilista del
collega - “Ti sembra questo il modo giusto di comportarti con
una donna?”
“Dai,
amico, si scherza!”
“Abbiamo
modi di scherzare diversi, ragazzino” – replica la
farfalla del Mariposas,
fulminandolo all’istante.
“Ehi,
ma siamo in un Night Club, cazzo! Gli uomini glielo avranno palpato
chissà
quante volte, e ora fa la santarella se io ammiro il suo lato
B?” – si difende
Ramos.
E
quel punto riceve la risposta di Tokyo – “Tu prova
solo a sfiorarlo e ti stacco
il braccio a morsi!”
Gli
occhi fiammanti di lei, puntati fissi contro il figlio del Commissario,
costringono il ragazzo ad abbassare la cresta e chiudere la discussione.
“Questa
qui fa quasi paura” – sussurra poi al collega, che,
al contrario, è
piacevolmente colpito che una donna abbia saputo tener testa ad un gran
latin
lover.
“Bene,
bando alle ciance. Direi di iniziare. Vorrei interrogarla quanto prima,
visto
che dobbiamo ancora farlo con la sua collega, il buttafuori e il
proprietario”
“A
proposito, Santiago, è arrivata anche un’altra
bella moretta, la quarta
farfalla dispersa”
“Bene,
più testimoni più informazioni per
l’indagine”
“Finiamo
quanto prima questo calvario, così potrò andare a
dormire?” – Tokyo richiama l’attenzione,
notando scarsa considerazione. Poi accavalla le gambe, incrocia le
braccia al
petto, e, borbottando sottovoce qualcosa, si accinge a fare la sua
parte.
Sii
te stessa, le ha detto Nairobi. E lei avrebbe fatto esattamente quello.
Sarebbe
stata la persona che è solita essere: litigiosa, a tratti
volgare, e senza peli
sulla lingua.
La
polizia le fa schifo, ma ha poche scelte. Racconterà e
saluterà tutti il prima
possibile, con la speranza di vederli uscire dal Mariposas con le
informazioni
necessarie per non rimettervi più piede.
“Come
mai si trova qui?” – è la prima domanda
che pone Santiago.
Seppure
spiazzata da una questione piuttosto personale, la giovane risponde a
suo modo
– “Perché sognavo nella vita di fare la
spogliarellista, di sculettare tra
uomini arrapati, e farmi palpare ovunque durante le mie
esibizioni!” -
il sarcasmo di lei, rende più complicato il
confronto.
“Se
non prendi le cose con serietà, faticheremo ad andare avanti
e perderemo altro
tempo. Quindi, se hai fretta di chiudere la faccenda, ti invito ad
essere meno
spiritosa” – spiega Daniel.
“E
allora come mai chiedete dettagli del mio privato, se la persona
scomparsa è
un’altra?”
Effettivamente
la logica di Tokyo ha senso.
“Beh,
noi…” – cerca di spiegarsi Lopez, le cui
intenzioni erano partire dall’intimo
di ciascuna delle donne per arrivare a quello di Raquel.
Eppure
non tutte le Farfalle sono intenzionate a rivelare dettagli del
passato,
proprio come aveva sostenuto Manila.
Ed
è Daniel a riprendere subito la parola e accendere la
discussione - “Stai
sindacalizzando sulle nostre procedure di lavoro? La signorina Manila,
contrariamente a te, è stata chiara e limpida. Non ha
polemizzato su niente e
nessuno. A te costa tanto fare lo stesso?”
“Io
resto fedele a me stessa, e mi
chiamo
Tokyo…quindi sono diversa dall’altra
ragazza!” – bofonchia la giovane donna,
alzando gli occhi al cielo.
“Lo
dicevo io che avremmo fatto meglio ad interrogare prima la
biondina!” –
riflette Ramos ad alta voce.
E
quell’affermazione è udita dalla mora che,
così, sbrocca.
“Prego,
interrogate miss perfettina. Lei farà quello che
è abituata a fare da anni, ovvero
la bocca aperta! Su di me, so cosa pensate. Quello che pensa il mondo
intero
appena mi vede la prima volta: la classica stronza su cui non si
può contare, Tokyo,
la ribelle dalla scarsa voglia di collaborare, per…per
capriccio! La rompipalle
da evitare, magari solo a cui guardare il culo, le cui parole valgono
zero o addirittura
meno…”
Mentre
la ragazza si sfoga, nella maniera migliore che conosce, gridando la
sua
rabbia, i due ispettori la guardano in silenzio, cogliendo nel suo modo
di fare
qualcosa che, contrariamente a quanto pensavano all’inizio,
sarebbe potuta diventare
la più naturale e spontanea testimonianza raccolta. Questo
perché…? Perché
Tokyo sputandogli in faccia ciò che ha dentro,
inevitabilmente potrebbe lasciar
emergere dell’altro.
E
intanto lei continua a parlare – “Sono stanca di
essere considerata la mignotta
di turno! Come mi definiva mio padre, e così mia madre!
Tutti lo credono!
Nessuno immagina che ho dovuto indossare queste vesti e auto
considerarmi una
poco di buono, per sopravvivenza. Perché nessuno ha mai
guardato dentro di me e
capito cosa davvero sentivo? Tutti pronti a giudicare, proprio come voi
due!
Con quest’aria da superiori. Cosa credete? Che solo
perché indossate il
distintivo, avete diritto di trattarmi come la spazzatura della
società? Sì, lo
sarò probabilmente… ma sono anche tanto altro! Ho
patito nella vita per colpa
di chi si definiva a favore della legge, ho pagato e sto continuando a
farlo. Non
immaginate quanto sia difficile dover allearmi con la
Polizia…”
“Non so le ragioni di questo astio, non pretendo di saperle.
Voglio però
assicurarti che noi non pensiamo le cose che hai detto. Per me e per il
mio
collega, tu sei una donna, dal nome ignoto, che può aiutarci
nel caso da
risolvere. Tutto qui.” – interviene finalmente
Santiago.
E
la risposta di Tokyo non tarda ad arrivare…una risposta
riassunta in una
fragorosa risata nervosa – “Menzogne! Siete tutti
uguali, mi fate credere una
cosa, per farne un’altra”
“Non
so il male che la polizia può averti causato, ma non
è nelle nostre
intenzioni…” – aggiunge anche Daniel,
cambiando tono e atteggiamento con quella
che prima fronteggiava come nemica.
Nascondendo
alcune lacrime, scivolate senza poterle controllare, la giovane scuote
il capo,
poco convinta delle buone intenzioni degli ispettori.
Preda
di una sensibilità che non è solito manifestare,
Santiago si alza dalla sua
postazione, prendendo posto di fianco alla giovane donna.
Lei,
spiazzata, indietreggia, non immaginando cosa avrebbe visto da
lì ai minuti
successivi.
“Santiago,
cosa fai?” – esclama, confuso, il collega.
Di
fronte alla ragazza, Lopez tira fuori il distintivo dalla tasca dei
suoi jeans
e non esita un solo istante a gettarlo sul pavimento.
“Piacere,
mi chiamo Santiago Lopez, ho quarantadue anni e una famiglia
inesistente. Non
ti parlerò del mio passato, così come del mio
presente, e non voglio che tu faccia
lo stesso. Ti dirò invece cosa cerco: notizie su Raquel
Murillo, e sento che tu
potrai essere essenziale. Mi aiuteresti?”
La
ragazza guarda, silenziosa, l’uomo come se lo analizzasse.
Non
avrebbe mai scommesso su un gesto simile. Buttare a terra qualcosa che
lo
denota nella sua figura istituzionale, è impensabile. E
difatti Ramos è scioccato
da un’azione che sembra quasi sputare in faccia alla Polizia,
piuttosto che
vantarsi di farne parte.
E
Santiago mantiene nel viso i tratti di una persona gentile, affidabile
e convincente.
Proprio
per tali ragioni, alcuni secondi dopo, la ragazza racconta quanto sa,
riuscendo
ad abbattere parti di quel muro alzato contro “il
nemico”.
“Lisbona
con me non ha mai parlato. Riteneva me e Nairobi le due meno vicine al
suo modo
di essere. Piuttosto ci schivava”
“Nairobi
è l’altra farfalla?”
“Esatto,
la mia migliore amica. La sola che ha saputo vedere il meglio di me,
senza
giudicarmi, la sorella che non ho mai avuto” –
confessa, arrossendo, emozionata
al pensiero della donna che sente un pezzo importante della sua vita.
“Hai
visto qualcosa di strano nelle ultime ore che possa essere utile per
ritrovare
la Murillo?” – chiede Lopez, constatando che
è riuscito nell’impresa ed aver ottenuto
un pizzico di fiducia dalla giovane lì accanto.
“Io
ero impegnata, in realtà, quando Martin ci ha avvertite
della scomparsa di
Lisbona…” – spiega, facendo ben intuire
in cosa fosse occupata.
“Ehm…ok,
sai dirmi almeno se conosci le ragioni del suo arrivo qui?”
“Quella
sera mi ricordo di un dettaglio, probabilmente
insignificante…”
“Nulla
è insignificante, fidati!” – commenta
Ramos.
“Io
ero accerchiata da due tizi e ballavamo, ma ero anche posizionata in un
punto
preciso da cui è ben visibile l’ingresso del Night
Club. Ricordo bene che un
tizio incappucciato entrò, l’ho notato proprio per
quel suo look ambiguo!”
“Incappucciato?”
“Già,
lei era di fianco a lui, e pareva avere lo sguardo di chi ne ha passate
tante.
Lo sconosciuto ha parlato con Berrotti, poi ha condotto Raquel
nell’accesso secondario
al locale. Non so dove l’hanno condotta, probabilmente hanno
stipulato qualcosa
sulla sua permanenza qui. Dopodiché, quando Helsinki e Oslo
hanno serrato il
Night Club, siamo state radunate tutte all’ingresso,
lì dove sono gli altri,
adesso, in attesa dell’interrogatorio. “Lei
è Lisbona, un’altra farfalla,
trattatela come una delle vostre. Da stasera lo
è”, questo ci venne detto. Io
lessi benissimo negli occhi di quella donna un dolore paragonabile al
mio,
nascondeva qualcosa e sapeva come custodirlo”
“E
come si comportò lei in veste di farfalla? Intendo dire,
lavorava come voi?”
“Il
suo essere “bruco”, prima di diventare farfalla, la
controllava, impedendole di
aprire le ali, come avrebbe potuto fare. Era chiaro come il sole che
non
apparteneva al nostro mondo”
“Ehi,
amico, e se fosse scappata perché non amava ciò
che era diventata?” – ipotizza
Daniel.
“Vi
assicuro che se arrivi a chiedere protezione al Mariposas, è
perché lì fuori,
da sola, non puoi resistere” – spiega Tokyo in
totale schiettezza.
“Però
hai detto che è stata condotta qui da qualcuno, forse quel
qualcuno l’ha
forzata a venire!” – sostiene ancora Ramos.
“Voi
non immaginate, noi qui abbiamo un “contratto”. Se
lei ha firmato, non può
scappare via. Quindi, fidatevi… c’è
dell’altro”
“Un
contratto?” – esclama, confuso, Santiago
– “Come se fosse un contratto di
lavoro?”
“Mmm…
con clausole da rispettare. Posso dire solo questo”
“Ma
lei non si intratteneva con uomini?” – domanda il
trentenne, annotando quanto
di più utile su un’agenda.
“A
dire il vero, non era solita farlo. Anche se…ora che ci
penso… l’ho beccata un
paio di volte con un tizio. Però non saprei dirvi chi sia.
Era un tipo carino,
moro, anzi, direi che aveva l’aria da sfigatello”
“E
quale sarebbe l’aria da sfigatello, se si può
sapere?” – perfino Lopez si incuriosisce
di quale è l’aspetto considerato dalle donne come
sfigato.
“Beh,
vestiva male, era impacciato anche nel camminare. Aveva un paio di
occhiali,
questo lo ricordo! Ma niente di più” –
spiega Tokyo, dando così un’idea del soggetto
in questione.
“Avete
dei dati sui clienti che si recano qui?”
“Questo
dovrete chiederlo a Martin. Lui gestisce le pratiche”
– precisa la giovane.
“Grazie,
Tokyo. Per ora ci basta quello che hai raccontato. Sei stata coraggiosa
e molto
sincera, l’ho letto nel tuo sguardo. Temevo potessi mentire,
invece sei stata
fedele a te stessa”
“Ve l’avevo detto. L’ho promesso alla mia
migliore amica di essere me stessa
sempre. E lo sono stata anche ora” – precisa,
mettendosi in piedi.
Poi
accingendosi ad uscire dal privé, si volta lentamente verso
gli ispettori,
accenna un sorriso che li spiazza definitivamente.
Ci
china a terra, raccoglie il distintivo e lo restituisce a Santiago.
“Ognuno
al suo posto, è bene che anche questo torni al
suo” – sostiene, cedendoglielo.
Dopo
un mezzo sguardo tra i due, fatto di molta complicità, i due
si separano.
“Amico,
ma ci stavi provando con la moretta?” – lo prende
in giro Ramos.
“Assolutamente
no, è una ragazza che ho sentito molto vicino, come se fosse
una sorella da
proteggere. È qualcosa che difficilmente si prova, se quando
si vede una bella
donna le si fissa solo il lato b!” – dopo avergli
lanciato una chiara
frecciatina, lo invita a chiamare la prossima testimone.
“Avanti
la prossima!!” – dice poi, sistemando la sua roba
nella tasca, fiero di averlo
utilizzato come si deve per la missione che è chiamato a
compiere.
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“Amica
mia, com’è andata?” – chiede
Nairobi, correndo incontro a Tokyo di ritorno.
Le
due si abbracciano. Poi la più giovane risponde –
“Pensavo peggio, l’ispettore
è un brav’uomo. Niente a che vedere con la
gentaglia a cui siamo abituate noi”
“Beh…
deve ancora nascere il poliziotto che mi farà cambiare
idea” – puntualizza la
gitana.
“Fidati,
Nairo! Quell’uomo ha un tatto particolare, sono sicura che
saprà scavare anche dentro
di te, e lo farà con una delicatezza tale che non ti
renderai neppure conto di
esserti lasciata andare”