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Autore: Rosette_Carillon    21/02/2022    1 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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 Capitolo 8
       Echoes in the rain
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                               
 








 
Ha dormito per quasi un giorno.
Si annoia a stare in infermeria, si sente in colpa a stare fermo in un letto quando potrebbe -dovrebbe- essere per le strade di New York a proteggere la città dal crimine.
Allo stesso tempo, però, non riesce a trovare la forza per alzarsi.
Le sue ferite non sono gravi, gliel’ha detto anche Marta, e ormai sono guarite quasi del tutto. Si sente solo incredibilmente stanco.
Si mette seduto, deciso ad alzarsi. Non ne ha davvero voglia, ma sente che dovrebbe almeno fare un tentativo.
È in quel momento che sente la voce di Happy, ed è come se la terra gli mancasse da sotto i piedi.
Sta parlando con Marta, chiede di lui.
C’è un momento di silenzio, poi dei passi che si avvicinano.
La porta della stanza è aperta, ma l’uomo bussa comunque allo stipite per attirare la sua attenzione. << Peter? >>
<< Ha-Happy, >> saluta lui. È tanto che non lo vede. O meglio, è tanto che non gli parla, l’ultima volta è stato davanti alla tomba di May, quando l’altro uomo non si ricordava di lui.
Dopo quella volta l’ha visto raramente, ma non si sono più incontrati.
Peter ha sempre fatto attenzione a restare molti metri lontano da terra, sopra il tetto di un palazzo o nascosto in un vicolo buio. Si è sempre sentito schifosamente codardo in quei momenti.
Adesso anche lui, come gli Avengers, MJ e Marta sembra aver recuperato la memoria.
<< Dio mio, cosa ti è successo? >> si agita l’uomo, preoccupato, avvicinandosi rapidamente al suo letto. << Razza di incosciente… c’è almeno una parte di te tutta intera? Si può sapere a cosa stavi pensando? >> scuote la testa. Si scusa per non essere arrivato prima, ma era lontano da New York con la famiglia Stark, sono tornati tutti poche ore prima.
Peter non dice nulla, lo lascia parlare, e subisce silenziosamente la sua preoccupazione. L’unica cosa a cui riesce a pensare, è che lui quella preoccupazione non la merita.
Se May non fosse morta per colpa sua, magari le cose fra lei e Happy si sarebbero potute sistemare, e ora sarebbero entrambi felici.
<< Avresti almeno potuto collaborare di più con gli Avengers, >> continua l’uomo << e sai bene che il signor Stark ti avrebbe aiutato, ti avrebbe fornito … un ‘armatura, o qualcosa di adeguato a proteggerti. Non quel… costume di carnevale che ti ostini a usare. Stai forse cercando di farti ammazzare, Peter? Non ci serve un morto in più. >>
<< Non sarebbe meglio così? >> si rende contro troppo tardi, dall’ espressione interdetta dell’uomo, che, forse, quella frase avrebbe fatto meglio a non pronunciarla.
<< Cosa? >> Happy si siede accanto a lui, << cos’hai detto? >> chiede nuovamente.
Peter abbassa lo sguardo a disagio. Ormai è fatta. << Voglio dire, la donna che amavi è morta per colpa mia, e tu ti preoccupi per me e- >> già la donna che lui amava è morta per colpa sua, e lui ora vuole buttare via la sua vita << non dovresti preoccuparti per me, non- sarebbe la giusta punizione, no? Se durante una missione io- >>
L’uomo si mette in piedi, si passa una mano sul volto sospirando pesantemente, poi gli si avvicina allungando le mani verso di lui, verso la sua testa. Peter resta fermo, perché se Happy vuole fargli male… bè, è un suo diritto. Smette di respirare e aspetta il colpo.
L’uomo gli preme una mano sulla fronte, l’altra mano gli tiene la testa ferma.
<< Non sembra che tu abbia la febbre, >> mormora Happy pensieroso. << Chiamo Marta per sicurezza, >> conclude poi, allontanandosi.
<< Cosa… ? >>
<< Stai dicendo cose senza senso: pensavo avessi la febbre. Chiamo Marta- >>
<< Happy- >>
<< Stai tranquillo e riposati, va bene? >>
<< No, Happy- aspetta- >> la voce si spezza, e Peter smette di parlare mentre le lacrime gli rigano il volto. Sente le mani dell’uomo sulle sue spalle, la sua voce che cerca di calmarlo e di confortarlo.
Non si merita quel conforto.
Sente dei passi, la voce di Marta che lo chiama. Vuole solo rintanarsi sotto le coperte e lasciare il mondo all’esterno.
Sente la donna massaggiargli la schiena, mormorandogli di respirare piano.
<< Dov’è la tua MJ? >> cerca di distrarlo l’uomo.
<< Non è mia, >> rantola lui, << non dovrebbe nemmeno starmi vicina. >>
<< Sei troppo severo con te stesso, >> interviene Marta, dopo un momento di silenzio.
<< Delle persone sono morte per causa mia- >> obietta il ragazzo << io dovrei- non doveva succedere! Io volevo salvare vite, aiutare le persone… >>
<< Peter, nessuno è perfetto, >> cerca di calmarlo Happy. << Gli errori capitano, e tu sei davvero troppo giovane per rovinarti la vita in questo modo. >>
<< Gli errori non devono capitare! Non- io non- >> si ferma, incapace di continuare a parlare. Le lacrime scorrono nuovamente lungo il suo volto, e lui non le ferma. Si limita ad asciugarsi le guance con le dita <<  riesco a dimenticare il- mia zia- a terra, >>  Happy circonda le spalle del ragazzo con fare confortante,<< e il sangue… se fossi stato più attento, se- >>
Marta chiude gli occhi inspirando lentamente.
Per un attimo non è più a New York, in infermeria.
Per un attimo torna indietro di anni, torna a Boston, in casa di Harlan.
È nuovamente notte, una festa di compleanno.
Si rivede in quella stanzetta in soffitta, che sbaglia farmaco. Prova nuovamente paura, quella paralizzante sensazione d’impotenza.
Harlan che cerca di convincerla a mentire, che escogita quel piano terrificante.
Vede la lama del coltello, vede il sangue.
Apre gli occhi, espira, e le sue labbra di piegano in un sorriso triste. << Sai, Peter, la verità è che la gente può scegliere, >> inizia.
Il ragazzo la guarda, il volto rigato di lacrime. Sembra un bambino scappato di casa, un cucciolo abbandonato. È smarrito e spaventato, proprio come lo era stata lei.
 << Ho scelto il lavoro che ho scelto perché volevo aiutare le persone. Magari salvare qualche vita. Un po' come fanno i super eroi… come fai tu, >> continua << ma chi studia infermieristica, o medicina…c’è una cosa che impariamo fin dal primo giorno. All’inizio è una conoscenza puramente teorica, perché quando sei in un’aula universitaria, e stai solo prendendo appunti, ti sembra di poter fare qualsiasi cosa. È davvero una bella sensazione, sai? Quell’illusione di onnipotenza… >> mormora sognante. << Poi, però, quella conoscenza diventa pratica, e non è facile da accettare. Ciò che impariamo è che non possiamo salvare tutte le persone. Ci possono essere diversi motivi: qualche volta un nostro errore, qualche volta, invece, è pura sfortuna. Una serie di sfortunati eventi che portano… a una morte. >>
Il ragazzo scuote la testa: non credo che lei abbia mai ucciso qualcuno.
<< Posso dire lo stesso di te. Tua zia ha fatto la sua scelta, ha scelto di aiutarti e sostenerti. >>
Peter tace, le labbra strette. Scuote ancora la testa: non vuole accettare le parole di Marta, né il conforto di Happy.
 
                                                                             §
 
Qualche ora dopo, è Tony a venirlo a trovare, con un’espressione di preoccupazione mista a disappunto sul volto.
Gli chiede come stia, gli dice che il suo comportamento è stato ‘molto irresponsabile’, e si scusa per non essere potuto venire prima.
Ha saputo che è grazie a MJ se è ancora vivo: se lei non l’avesse trovato, lui sarebbe morto dissanguato nel suo appartamento.
Peter annuisce.
<< La ragazza ha sangue freddo… ricordami perché vuoi allontanarla? >>
<< Signor Stark? >>
<< Oh-oh: siamo tornati a ‘Signor Stark’. Casini in vista. >>
<< Tony, >>  si corregge.
<< Ormai è fatta. Coraggio, che succede. >>
<< Nulla, è-è solo- >>
<< Sì, ecco, iniziare una frase con ‘nulla’, ‘ va tutto bene’… indica proprio che, in realtà, qualcosa sta succedendo. >>
Peter si sente a disagio: la domanda che vuole fare forse è un po' personale, ma lui è davvero curioso, e non conosce un’altra persona a cui chiedere.
Tony non si scompone, lo incoraggia a parlare e attende pazientemente.
<< Non hai mai paura per Pepper e Morgan? >> chiede, infine, Peter. << Insomma, prima di sposarti, non- >> si interrompe, incerto su come continuare, ma l’uomo sembra capire dove il discorso voglia andare a parare.
<< Sai che una volta Pepper è quasi morta? >>
Il ragazzo sgrana gli occhi: non era certamente quella la risposta che aspettava.
<< Davvero. Mi sono- mi sono preso un bello spavento, sai? E dopo quello, ovviamente, le ho detto che forse era il caso che lei mi stesse lontano. * Insomma, poteva fare qualsiasi cosa nella vita, e lontano da me una vita l’avrebbe avuta sicuramente… >>
<< Perché hai cambiato idea? >>
<< Cambiato idea? No, Peter. Non ho mai cambiato idea: penso ancora che la sua vita sarebbe stata più semplice senza di me. Ma sono schifosamente egoista, >> si stringe nelle spalle << e, semplicemente, non ho cercato di far cambiare idea a lei, >> continua a raccontare.
Quando le ha detto che credeva fosse il caso di lasciarsi, lei gli aveva rifilato uno schiaffo urlandogli contro che non ci doveva provare nemmeno per scherzo.
E quella era la storia di come stavano ancora assieme dopo tutti quegli anni.
Si alza << quando starai meglio, parleremo del tuo regalo di Natale. No, non si discute: non puoi andare da un tetto all’altro di New York, a salvare vite vestito- bè, da nulla, visto che il tuo costumino da carnevale è a brandelli. Non potresti usarlo nemmeno come straccio per lavarci il pavimento. Avresti bisogno di uno nuovo in ogni caso, lascia almeno che ci pensi io. Oh, e se poi rinsavisci e vuoi andare all’università, fammelo sapere. >>
<< Signor Stark- >>
<< Eccoci, di nuovo. >>
<< Tony. >>
L’uomo sospira e torna a sedersi accanto al ragazzo << senti, Peter, la situazione non può proseguire in questo modo. Nessuno ha bisogno di un amichevole Spiderman di quartiere in crisi. L’università potrebbe essere un’occasione per… prendere una pausa. >>
<< Non posso prendere una pausa- non- >>
<< Peter, ascoltami. >> L’uomo si passa una mano sul volto. Non sa bene come iniziare quel discorso. Non sa nemmeno come gestire tutta quella situazione.
Forse sarebbe dovuto intervenire prima… si sente responsabile nei confronti di Peter, soprattutto ora che il ragazzo è rimasto completamente solo.
Non avrebbe dovuto aspettare così tanto.
Bè, guardando il lato positivo, può usare quella situazione come prova generale per quando Morgan sarà grande.
<< Continuare così non ti porterà a nulla. Nella vita, >> sospira << ci sono situazioni in cui dobbiamo imparare ad accettare ciò che ci fa stare bene, anche se non corrisponde a ciò che ci piace. >>
Non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe trovato a fare discorsi così seri…e saggi? Certo, era una cosa che aveva iniziato a mettere in conto quando si era ritrovato Morgan fra le braccia per la prima volta, strillante e avvolta in una copertina bianca, ma aveva sempre pensato che se ne sarebbe occupata Pepper.
Insomma, era sempre stata lei quella con la testa sulle spalle, quella che faceva discorsi seri e che aveva sempre il controllo della situazione.
<< Ha fatto la stessa proposta a MJ, >> inizia. Si ferma e riflette su come la ragazza, probabilmente a causa della stanchezza di quegli ultimi giorni, avesse rifiutato confidandogli che non se la sentiva di lasciare sola sua madre in quel momento. Non spetta a lui parlarne con Peter << Ho fatto la stessa proposta a MJ, >> riprende << e anche lei è testarda come te. Chiedo anche a te di pensarci, come ho fatto con lei: l’università ve la pago io, anche l’appartamento. Voi dovete solo fare le valigie e prendere il primo aereo per Boston, studiare e laurearvi. Bè, tu dovresti anche trovare il tempo per metabolizzare- quello che ti è successo, magari trovarti uno psicologo? E riprendere il controllo della situazione. Sei ancora scosso e, te l’ho già detto, a nessuno serve un’amichevole Spiderman di quartiere che rischia di farsi ammazzare. >>
<< Ma finora sono stato bravo, >> obietta Peter, e Tony non può fare a meno di sospirare. Gli si stringe il cuore nel vedere quel ragazzino smarrito.
<< ‘Bravo’ non basta, >> riprende, ma lo sguardo smarrito del ragazzo lo ferma e gli fa capire che, nuovamente, sta procedendo nel modo sbagliato.
Riprova.
Cerca di fargli capire che non può salvare il mondo, se prima non riesce a salvare nemmeno sé stesso, che non ha senso arrivare al limite, superarlo, solo perché non vuole accettare di essere umano, di non poter fare tutto.
Cerca di fargli capire che essere un eroe non significa ignorare le proprie debolezze, ma cercare di migliorarsi.
Peter lo guarda smarrito, e Tony non sa più cosa dirgli, come aiutarlo.
È quasi comico che sia lui a voler aiutare qualcuno. Proprio lui che, per anni, ha fatto della sua vita un grandissimo casino.
<< Rifletti su ciò che ti ho detto, >> conclude infine << parlane con MJ. Ricordati solo una cosa: a questo mondo ci sono dei prezzi troppo alti, che devono essere pagati: la tua salute mentale è uno di questi. >>
Quando l’uomo lo lascia, Peter torna ad avvolgersi nelle coperte.
Chiude gli occhi: pensava davvero di poter gestire quella situazione, invece…
Sente vagamente la voce dell’uomo che parla con Marta, ma non vi presta grande attenzione, nemmeno quando sente Tony sollevare la voce.
<< Va già via, signor Stark? >>
L’uomo sospira passandosi una mano sul volto << sembra che, qualsiasi cosa io possa dire, sia inutile. >> Non sa nemmeno perché si stia sfogando con l’infermiera, forse perché la sua espressione, pur restando calma e pacata, sembra quasi quella di chi ne ha già viste abbastanza. Forse perché, non lo ammetterà mai, nemmeno a sé stesso, quello sguardo gli ricorda quello paziente e saggiamente materno di sua madre. << Non sono tagliato per dare consigli, o per trattare con un teenager, >> sospira. << Vado a divorziare da Pepper e a concederle la custodia di Morgan: è meglio che quella bambina venga allontanata immediatamente da me, Dio solo sa in che modi potrei rovinarle la vita. >>
<< Pessima mossa, >> ribatte, subito, Marta. << Signor Stark, Peter ha diciotto anni, e in quest’ultimo anno ha vissuto l’inferno… >>
<< E io non so convincere un teenager a fare qualcosa per il suo stesso bene. Mi dica, lei ha studiato queste cose? Come convincere la gente, dico. Insomma, il Soldato d’Inverno ascoltava lei. Non voglio offendere, mi creda, ma lei sembrava una Anna di Avonlea messa lì a far ragionare il mostro di Frankenstein. >>
Marta ride, non può farne a meno, e Tony si calma scusandosi sommessamente.
<< Gli dia qualche giorno per calmarsi qui nel Compouond, e poi riprovi. >>
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                







 
NOTE.
 
*    Mio headcanon.
  
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