Santiago
Lopez non è mai stato il classico uomo amante di relazioni
stabili. Il suo
passato la dice lunga…numerose relazioni, tutte finite male.
Ha
grosse difficoltà a fidarsi di questo sentimento.
Attribuisce la responsabilità
ai problemi vissuti, a sua volta, dalla madre nel campo amoroso. Donna
tradita
e abbandonata dal marito, che, seppure poco fiduciosa nei confronti
degli
uomini, cercò, invano, di sistemarsi per garantire al suo
piccolo Santi un
futuro migliore.
E
così Lopez si trovò in casa, non uno, ma ben
cinque sconosciuti che avrebbero
dovuto rivestire quel ruolo.
Tutti
inadeguati e perfino incapaci di dargli dell’affetto.
Ad
oggi, l’ispettore è sempre più convinto
di essere stato lui, in primis, a
schivarli ed evitare di costruire un legame.
Proprio
per tale ragione ha faticato, poi, a trovare la partner per la vita.
Chissà…magari
è destino che rimanga single, o che si diverta con varie
donne per qualche
notte, per non guastare l’immagine che la gente ha di lui. Al
commissariato lo
chiamano “Il Dongiovanni” …e, proprio
come se fosse una profezia che si
autoavvera, Santiago si comporta davvero da playboy per non deludere le
aspettative e le idee di nessuno.
La
beffa più grande del destino?! Lui che si ripromise di non
mettere su famiglia
per evitare ai figli un padre assente e un dolore inevitabile, ne ebbe
addirittura sette.
Sette
amanti differenti gli hanno dato sette bambini di cui custodisce,
gelosamente,
delle fotografie, nel portafogli: Emilio, Julian, Eric, Ana, Yaris,
Drazen, e
Ivana.
Tale
circostanza ha alimentato le voci sul suo conto…quelle voci
riguardanti un uomo
non voglioso di impegnarsi, ma dedito esclusivamente a scopare,
divertirsi e
poi, in caso di bebè, mandare l’assegno di
mantenimento ogni mese, senza
assumersi ulteriori responsabilità genitoriali.
Essendo
quello il suo comportamento standard, Lopez non è abituato a
pensare e
ripensare alle passioni consumate con varie donne, eppure…
Eppure,
Nairobi ha risvegliato qualcosa in lui… e non si tratta solo
di ormoni.
Quel
posto, quelle strane sensazioni provate appena arrivò al
Mariposas, che lo
estraniarono, e ciò che accadde con la gitana, iniziano a
fargli pensare che
non deve solo scovare il passato e il presente di Raquel Murillo, ma
anche il proprio.
C’è
qualcosa, di cui ignara le ragioni, che la memoria ha messo in un
cassetto. Un
cassetto che necessita, per essere sbloccato, di una particolare chiave.
Che
sia proprio Nairobi la chiave giusta?
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“Che
cazzo di fine hai fatto?” – il rimprovero di Daniel
giunge forte e chiaro al
frastornato Santiago.
“Scusami,
come procede qui?” – chiede sedendosi sul divanetto
che ha ospitato i vari testimoni.
“Procede
che ho finito. Sono stati interrogati tutti”
“Seriamente?”
– incredibile quanto tempo sia trascorso da quando si
è allontanato…incredibile
quanto tempo abbia passato assieme a Nairobi.
“Non
voglio sapere cosa hai fatto nel frattempo, anche se posso dedurlo
dalla tua
attuale faccia e dai succhiotti che hai sul
collo…” – Ramos seppure abbastanza
infastidito, non indaga oltre, ma si concentra sul caso –
“Ciò di cui vai messo
a conoscenza è che Martin Berrotti ha confermato la
conoscenza tra Cortes e la
Murillo. Racconta di averli visti insieme, davanti al Night Club,
qualche sera
fa, e confabulavano qualcosa”
Lopez
non risponde, si limita ad ascoltare, convincendosi sempre di
più della
necessità di interrogare anche il ragazzo che Nairobi sembra
a tutti i costi
voler proteggere.
“E
inoltre...” – puntualizza Ramos –
“Berrotti smentisce l’esistenza di un amante
segreto della Murillo”
“Ti
riferisci all’uomo con cui Nairobi diceva di volersi
intrattenere e che le ha
rifilato un due di picche?”
“Precisamente!
Ho chiesto se Raquel aveva legami particolari con dei clienti, ma il
proprietario ha affermato che non lavorava come le altre. Non si
concedeva a
nessuno”
“Le
cose non tornano, però. Perché Nairobi avrebbe
dovuto inventare una storia con
una persona che non esiste?”
“Per
coprire un’altra, semplice” – afferma
convinto Daniel.
“Credi
che lei stia tutelando Cortes, vero? Sei convinto che lui possa avere
un ruolo
in questa storia?”
“Beh,
amico… rifletti, è stato nominato non solo dal
proprietario ma anche da
Stoccolma. Hanno detto di averlo visto discutere o parlottare con la
donna
scomparsa. Su di lui, abbiamo la certezza di una persona in carne ed
ossa. Lo
dimostra il fatto che Nairobi lo ha difeso subito, senza negare di
conoscerlo. Anibal
Cortes esiste, invece, ciò che non sembra essere reale
è l’altra figura con
cui, a detta della gitana, si intratteneva Lisbona”
“Quindi,
a tuo dire, quella che mente è lei? Perché
farlo?”
“Pensaci…sia
la zingarella che Tokyo hanno confermato di non essere mai state amiche
di
Raquel. Probabilmente nascondono entrambe altri dettagli. E se fosse
una
competizione tra donne, finita male?”
Tale
ipotesi non convince affatto Santiago –
“Seh…” – esclama il suo
disaccordo – “E
poi? La avrebbero eliminata per gelosia? Difficile
immaginarlo!”
“Un
fatto è certo. Qui qualcuno sta spudoratamente
mentendo!”
E
dopo alcuni minuti di silenzio, durante i quali nei loro cervelli si
accavallano
svariate idee, a tratti surreali, è il maggiore dei due a
proporre -
“Andiamocene, torniamo al commissariato. Il lavoro qui
è momentaneamente
terminato. A proposito, i due serbi li hai interrogati?”
“Si,
ma hanno parlato poco e nulla. Quell’Oslo non spiaccica
parola, non conoscendo
lo spagnolo, e l’altro, Helsinki, ha l’aria di un
cagnolino fedele al padrone.
Insomma, entrambi hanno raccontato di cose inutili, ai fini delle
ricerche” –
spiega il trentenne, indossando la sua giacca nera di pelle, pronto
all’uscita.
Quando
i due ispettori raggiungono l’ingresso, dalla vetrata
è visibile la luce del
giorno.
“E’
mattino, cazzo! Quante ore abbiamo trascorso chiusi qui?!”
– brontola il figlio
del commissario, sbadigliando subito dopo.
“Signori,
spero abbiate raccolto le informazioni necessarie a dare il via alle
indagini”
- vengono raggiunti da Martin, seguito a sua volta dai buttafuori,
Stoccolma e
Manila.
Sorprende
la fedeltà dei quattro al loro Boss, contrariamente alle
altre due Farfalle,
non presenti.
“Abituatevi
a vederci spesso da queste parti” – puntualizza
Santiago, scrutando i visi di
tutti, una volta pronunciata quella frase.
Ciò
che nota è un estremo controllo, aggiunto al sorriso
tranquillo di Berrotti,
che si mostra quasi felice di questo – “Vi
aspettiamo, calorosamente!” - poi fa
cenno a una delle due donne, che carpisce il messaggio. A scattare
è, infatti,
la riccia – “Vi accompagno
all’uscita”
“Alla
prossima” – li saluta, guardando con occhi da
cerbiatta, Daniel, il quale,
stregato da tanta bellezza, risponde con un cenno della mano e un
sorriso da
ebete.
La
porta si chiude e le luci che nella notte davano colore alle stradine
deserte
della zona, sono sostituite dal sole accecante.
È
come se, con l’alba di un nuovo giorno, quelle viuzze
avessero preso vita.
Ritrovare
il parcheggio della loro vettura è un’impresa meno
faticosa adesso. E non
appena a bordo, i due possono finalmente rilassarsi.
In
quel locale si sentivano come spiati, e ora possono ritenersi liberi di
parlare
delle loro impressioni.
Peccato
che, una volta a bordo, Ramos tira fuori un argomento che non
è affatto di primaria
importanza.
“Allora…
dovrei rimproverarti, come tu fai con me, ma confesso di essere
piuttosto invidioso”
“Che
cazzo dici?” – chiede, confuso, mentre ingrana la
terza marcia.
“Non
fare il finto tonto, sai a cosa mi riferisco. Tu a scopare e io a
sgobbare,
sappilo che me lo segno sulla rubrica. La prossima volta tocca a
me” – lo
prende in giro, ridacchiando.
“Che
cretino che sei” – scuote il capo, non trattenendo
una risatina imbarazzata – “Piuttosto,
dobbiamo parlare di cose serie. Devi farmi ascoltare la registrazione
degli
interrogatori…”
“E
questo di cui stiamo conversando non lo ritieni importante!? Insomma,
hai fatto
sesso con una testimone, subito dopo averla interrogata. Che cosa
trasgressiva.
Come ti senti?”
“Ma
cosa dici?”
“Dai,
è come se…non so…ad esempio, un ladro
rapinasse una banca e scopasse con un
ostaggio!”
Quel
paragone spiazza Santiago che non sa se ridere di gusto o mandarlo a
quel
paese.
Evita
di replicare, e così Daniel continua - “Se fossi
stato in te, mi sarei inserito
nella lista dei clienti di quella moretta… anzi, quasi quasi
ci penso anche io a
…”
“Non se ne parla proprio!” – la risposta
secca dell’adulto sottende un “NON PROVARE
A TOCCARLA”.
“Ehi,
adesso siamo anche gelosi?” – punzecchiare il
collega lo diverte, e così il
trentenne prosegue per tutto il tragitto.
L’ispettore
alla guida non può far altro che rassegnarsi a mille
domande, battutine audaci,
il tutto amplificato anche dalla sua stessa memoria che gli regala, di
tanto in
tanto, alcuni flash dell’ora di passione trascorsa con
Nairobi.
Le
gote si tingono di rosso acceso e perfino la sudorazione aumenta, al
ricordo
della nudità della gitana.
“E’
uno spettacolo della natura! Non credevo potesse esistere qualcosa del
genere”
– pensa e nel farlo, si pronuncia ad alta voce,
inconsapevolmente, spiazzando
il giovane di fianco.
“Cazzo, sei proprio cotto! Ma cos’è
stato? Un colpo di fulmine?”
“Ehm…no, dimentica cosa hai appena sentito. Stavo
scherzando…” – Santiago cerca
di uscire dall’impaccio, ma è inutile di fronte a
un macho man come Daniel
Ramos che, piuttosto, si complimenta.
“Basta
idiozie, Dani! Siamo arrivati, metti a tacere la tua indole da
consigliere
amoroso e sessuale... e andiamo da tuo padre. Personalmente sono
esausto,
vorrei andare a riposare perciò prima riferiamo, prima
rincasiamo” - scende
dall’auto, non prima dell’ennesima battutina del
collega.
“Dormire
da solo o in compagnia?”
Lo
ignora, e varca l’uscio d’ingresso del
Commissariato.
Augustin
Ramos non li riceve subito, impegnato con una persona, nel suo ufficio.
Ciò
esaspera Lopez, stanco morto, che deve sopportare ancora e ancora i
punzecchiamenti dell’amico.
Come
se non bastasse, a provocare arriva anche un viceispettore, noto ai
più per la
sua superbia e scarsa galanteria.
“Ecco
i grandi geni delle investigazioni fai da te”
Voce
riconoscibile, alle spalle dei due, che mette un punto alle battutine
simpatiche, aprendo un capitolo tutt’altro che spiritoso.
“Cesar
Gandia… sempre simpatico come la forfora che ti porti in
testa… ah, giusto,
scusami, dimenticavo… tu non potresti mai avere della
forfora…” – la frase
tagliente di Daniel crea ilarità generale, perfino tra i
vari poliziotti
presenti.
Il
magrolino e calvo uomo, dallo sguardo inquisitore, si avvicina, con
aria di sfida,
pronunciandosi come è solito fare - “Ragazzino,
ritieniti fortunato ad essere il
figlio del Commissario, o avresti già scontato la pena per
questa tua
impertinenza”
Irritato
dalla sfacciataggine del trentenne, il viceispettore afferra la sua
tazza di
caffè, preparatagli da una delle colleghe, e si allontana,
lamentandosi di
dover sottostare a due pagliacci indegni del distintivo che vantano
come
trofeo.
“Quanto
lo detesto” – commenta Lopez, guardandolo
allontanarsi.
“A
chi lo dici! Mi domando come mai mio padre non lo spedisca
altrove”
Santiago
fa spallucce, non trovando spiegazione a ciò.
Il
solo lato positivo dell’arrivo di Gandia è la
distrazione di Daniel, che smette
finalmente di scherzare sulla faccenda di Nairobi.
Qualche
minuto dopo, Augustin, liberatosi dal lavoro, chiama i due a rapporto.
“Allora,
prima che voi mi facciate un report sugli interrogatori, voglio
avvisarvi di
novità” – dice, invitandoli a sedersi.
“Ovvero?”
– chiede il ragazzo.
“La
persona che è uscita pochi secondi fa era una donna di mezza
età”
“Si,
l’abbiamo vista. Avrà su per giù
l’età della mamma” – precisa
il giovane.
“Esatto,
si tratta di una governante che collaborò per anni in casa
di un illustre imprenditore...
ha appena testimoniato di conoscere Raquel Murillo”