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Autore: Abby_da_Edoras    27/02/2022    6 recensioni
Questa storia è una parodia, vuole prendere scherzosamente in giro le atmosfere cupe e lugubri di GoT e, insieme, regalare un'esistenza del tutto diversa (e parecchio OOC) alla ship di cui mi sono infatuata ormai da anni, Theon e Ramsay. Questa long fic è il sequel della ff che scrissi quattro anni fa, "Non si torna indietro", e spero che sia altrettanto pazza e delirante, e allo stesso tempo allegra e con un finale lieto perché a quello non rinuncio mai! XD Dove eravamo rimasti? Theon era scappato da Grande Inverno portandosi dietro Ramsay dopo che Jon Snow era riuscito a riconquistarlo per gli Stark... e ovviamente nessuno dei due aveva molta voglia di trovarsi a tu per tu con Jon! L'idea di Theon era quella di tornare a Pyke ma... ci riusciranno? E cosa succederà a 'sti due disgraziati?
Spero che qualcuno avrà voglia di leggere e commentare questo sequel.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV Games of Throne.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo ottavo

 

So bene come dare il peggio non darmi consigli
Cerco un veleno che non mi scenda mai
Ho un angelo custode sadico
Trovo una scusa ma che cosa cambierà, eh?
La grande storia banale
Prima prosciughiamo il mare
E poi versiamo lacrime
Per poterlo ricolmare

Le promesse erano mille mille
Ma nel cuore sento spille spille
Prova a toglierle tu baby tu baby

Chiamami per nome solo quando avrò
Perso le parole
So che in fondo ti ho stupito venendo qui da solo
Guidando al buio piango come uno scemo
Chiamami per nome…

(“Chiamami per nome” – Fedez, Francesca Michielin)

 

Yara era partita quella sera stessa con la flotta e gli uomini che era riuscita a trovare, immaginando che lo zio Euron, che pure aveva accettato di nominare Theon come suo reggente perché lo considerava un cretino integrale e quindi non certo in grado di mettere in pericolo la sua corona, avrebbe invece cercato di far uccidere lei, l’unica vera pretendente degna di questo nome al Trono del Mare.

Ovviamente, quando aveva salutato in fretta e furia il fratello prima della partenza, Yara non gli aveva spiegato la situazione in questi termini, Theon ci sarebbe rimasto troppo male! Gli aveva detto invece che si sarebbe diretta a Roccia del Drago per allearsi con Daenerys Targaryen prima che potesse farlo Euron: in fondo avevano un obiettivo in comune, entrambe volevano diventare Regine della loro terra ed entrambe non volevano essere dominate da un marito. Chissà, magari poteva pure funzionare!

Così Theon si ritrovò nella grande fortezza di Pyke da solo con Ramsay e un manipolo di servitori e consiglieri del defunto Re Balon che lo guardavano come se fosse qualcosa di schifoso appiccicato sotto la suola dei loro stivali (evidentemente erano tra quelli che non avrebbero votato per lui durante l’acclamazione di Re) e il governo delle Isole di Ferro sotto le sue mani.

“Non vorrei darti una delusione, ma ho la sensazione che i tuoi nuovi sudditi non siano molto entusiasti di averti come reggente” gli disse Ramsay mentre cenavano, con il suo solito tatto. “Non li capisco proprio. Insomma, non sarai il più brillante sovrano dei Sette Regni, ma l’alternativa era quel grassone presuntuoso di tuo zio Euron, che non saprebbe governare nemmeno l’organizzazione delle latrine! Che pretendono da te?”

“Grazie, Ramsay, sono sinceramente commosso da come sai sempre incoraggiarmi” gli rispose Theon, che dopo una giornata del genere era troppo esasperato per fingere. E comunque adesso era il reggente di Pyke, praticamente il Re, per cui le possibilità che il giovane Bolton potesse arrabbiarsi con lui e tagliargli ancora qualche cosa erano pari a zero. Per il Dio Abissale, nel caso sarebbe stato lui a rinchiuderlo nelle segrete di Pyke, posto che ricordasse dov’erano… probabilmente nei sotterranei, mezze allagate e molto, molto umide!

Ramsay, però, non era solito comprendere le battute. Ramsay non era solito comprendere un sacco di cose, e prese le parole di Theon alla lettera.

“Non c’è di che, figurati, in fondo tu mi hai salvato la vita, adesso sono sotto la tua protezione, mi sembra il minimo poterti sostenere e incoraggiare” replicò infatti, con un gran sorriso soddisfatto. “Quindi adesso cosa farai? Cosa deve fare il Re delle Isole di Ferro?”

La cosa grave è che non ne ho la più pallida idea, pensò Theon.

“Sicuramente la prima cosa da fare sarà costruire una nuova flotta” iniziò a spiegare Theon, non tanto per rispondere a Ramsay quanto per ricordare a se stesso che cosa, effettivamente, aveva intenzione di fare. “Yara è partita con le sue navi e i suoi uomini e Euron farà lo stesso, quindi le Isole di Ferro resteranno con ben poche navi e non possiamo permettercelo. E poi intendo fare dei cambiamenti importanti, quelli che avrebbe fatto Yara se fosse stata eletta Regina.”

Si fermò per un attimo, aspettandosi qualche battuta sarcastica o qualche commento dissacrante da parte di Ramsay, ma stranamente non ci fu, anzi: il giovane lo fissava come se fosse un’apparizione, con gli occhi sgranati e l’aria ammirata. Theon non sapeva se questo fosse un bene o un male, ma nel dubbio riprese a parlare, visto che sembrava che Ramsay lo ascoltasse.

“Yara ha detto delle cose molto importanti durante l’acclamazione di Re, ha detto che i Signori di Westeros ci odiano e che si ricordano di noi solo per attaccarci. Forse non hanno tutti i torti, perché anche gli Uomini di Ferro disprezzano i Lord dei Sette Regni e vivono solo per razziare le loro coste, uccidere e depredare. Dobbiamo trovare un altro modo, niente più razzie, a meno che non siano necessarie per difenderci. Noi siamo un grande popolo e non voglio che siamo ricordati soltanto come dei ladri e dei predoni!”

“Magari hai ragione, il problema è che questo, credo, ti renderà ancora meno popolare presso i tuoi nuovi sudditi” commentò Ramsay, pensieroso. “Comunque a me non importa, nemmeno io piacevo poi tanto al popolo del Nord, non voleva saperne di riconoscermi come nuovo Lord di Grande Inverno… quindi mi sa che siamo in due a non renderci simpatici alla gente.”

Ancora una volta Theon si ritrovò a notare quanto lui e Ramsay, alla resa dei conti, avessero in comune. La cosa era francamente surreale…

“E visto che il motto della vostra Casata è Noi non seminiamo perché, appunto, in genere andate a rubare, se vuoi cambiare il modo di vivere degli Uomini di Ferro dovrai cambiare anche motto, non credi?” continuò Ramsay che, comunque, almeno dava l’impressione di prenderlo sul serio. “Posso suggerirti qualche altro motto più adatto? Posso, eh? Posso? Mi vengono in mente tante frasi che…”

NO!” riuscì a bloccarlo Theon. Ci mancava solo un motto della Casata Greyjoy inventato da Ramsay Bolton. “Senti, è stata una giornata molto impegnativa e siamo entrambi stanchi, andiamo a dormire e pensiamoci domani, che ne dici?”

Lo sguardo di Ramsay, che si era illuminato di emozione all’idea di creare un nuovo motto per i Greyjoy, si rabbuiò di colpo. Certo la prospettiva di andare a dormire con Theon lo rendeva felice ma, per arrivare alla torre dove si trovava la camera da letto, avrebbe dovuto attraversare di nuovo quel ponte sospeso. Per lui era diventato un incubo!

“Come primo cambiamento a Pyke non potresti far costruire dei ponti più sicuri tra le torri?” provò a suggerire, in un tono timido e insicuro che non gli era abituale.

Questo momento di debolezza strappò un sorriso intenerito a Theon, nonostante la giornata difficile appena trascorsa. Allungò un braccio e strinse Ramsay contro di sé, avviandosi lentamente e conducendolo verso il famoso ponte sospeso…

“Questo no di sicuro. I ponti sospesi testimoniano il valore e il coraggio degli Uomini di Ferro che li attraversano sicuri e senza paura in ogni condizione, sarebbe un affronto al cuore stesso di Pyke, che non teme le tempeste né il vento né…”

“E con tutta l’acqua che prendete voi Uomini di Ferro non avete paura di arrugginirvi?*” replicò Ramsay, petulante e innervosito perché Theon non gli aveva dato retta.

Ecco. Quella era proprio la goccia che poteva far traboccare un vaso fin troppo colmo. Theon stava conducendo lentamente e pazientemente Ramsay lungo il ponte sospeso, un passo alla volta, stringendolo a sé mentre il giovane teneva gli occhi chiusi o, al massimo, guardava incantato lui. Era talmente esasperato che, sentendolo parlare di Uomini di Ferro che potevano arrugginirsi (per il Dio Abissale, ma si poteva davvero pensare una cosa del genere?) ebbe veramente la tentazione di scaraventarlo giù dal ponte e mandarlo a sfracellarsi sugli scogli sottostanti: si sarebbe vendicato e sarebbe già stato fin troppo pietoso rispetto a tutte le sofferenze che Ramsay gli aveva inflitto per anni. Sarebbe stato così semplice e veloce e lui si sarebbe liberato, tutto in un colpo, del suo aguzzino, del suo incubo peggiore e del ragazzo impertinente e seccante che lo importunava con le domande più cretine di tutti i Sette Regni!

La tentazione passò veloce com’era arrivata. Theon strinse più forte tra le braccia Ramsay e lo guidò per superare l’ultima parte del ponte, sussurrandogli piano parole incoraggianti per rassicurarlo.

“Siamo quasi arrivati, ormai, manca poco, ancora pochissimi passi.”

E, mentre conduceva il giovane Bolton in salvo nella torre e poi verso la camera da letto, ebbe un bel raccontarsi che aveva fatto la cosa giusta, che aveva dimostrato la sua vera forza d’animo rinunciando alla vendetta perché lui non era e non sarebbe mai stato come Ramsay, non si sarebbe mai messo al suo livello. Sì, erano proprio belle e poetiche le giustificazioni idiote che si dava: era più nobile perdonare, lui era un vero Principe e non avrebbe mai approfittato della debolezza di Ramsay, era questo che lo rendeva migliore e che lo faceva sentire finalmente valoroso e determinato… Già, ma la verità, quella vera, era che Theon non ci pensava nemmeno a perdere Ramsay, non gli importava un bel niente della vendetta e ciò che provava era ben altro: si sentiva importante e fiero perché era Ramsay a farlo sentire così tutte le volte che lo guardava affascinato e con gli occhi sgranati come se vedesse un dio sceso in terra; provava un calore che lo invadeva tutto quando lo stringeva tra le braccia e lo sentiva vulnerabile e in suo potere; e, per buona misura, si eccitava parecchio con lui e quando se lo portava a letto sperimentava sensazioni ed emozioni mai vissute in precedenza, e dire che Theon era uno che di esperienze sessuali ne aveva avute parecchie! Ma nessuno mai lo aveva appagato e fatto sentire bene come quel ragazzotto imbranato e morbido che perdeva la sua baldanza ed era del tutto indifeso nei momenti più intimi.

Ecco, questo tanto per essere chiari e ve lo avevo già detto, no, che anche Theon non era del tutto normale? Alla fine chi si assomiglia si piglia!

Giunti nella stanza, mentre si preparavano per coricarsi, Ramsay fece un’altra delle sue domande a Theon, ma questa era davvero una domanda particolare e il giovane Greyjoy ne rimase sconcertato.

“Theon, ma perché tuo padre non ti voleva bene? Perché ti disprezzava? Tu sei il suo figlio legittimo, quindi non capisco… Sei anche il suo legittimo erede, avrebbe dovuto tenerci a te.”

Quella era davvero la madre di tutte le domande imbarazzanti di Ramsay, tuttavia Theon, nonostante il turbamento, provò anche una sensazione positiva, una specie di calore. Nessuno gli aveva mai chiesto una cosa simile prima, nessuno si era mai interessato a come poteva essere stata la sua vita sapendo di essere il figlio che Balon Greyjoy avrebbe volentieri sacrificato pur di riavere i due maggiori.

Fece sedere Ramsay accanto a sé sul letto e lo guardò, negli occhi un’espressione di tristezza e dolcezza insieme.

“Bella domanda questa, Ramsay, ma lo sai che non l’ho mai capito nemmeno io?” ammise. “Mio padre mi ha sempre considerato un debole, un vigliacco e un incapace, non ha mai pensato che fossi un vero Uomo di Ferro. Mi ha dato in ostaggio agli Stark perché per lui non contavo niente, perfino mia sorella Yara era più preziosa per lui, e quindi non gli interessava come mi avrebbero trattato. Poi, però, quando sono tornato a Pyke dopo tanti anni, ha continuato a disprezzarmi dicendomi che ero interessato solo ai vestiti eleganti e a farmi notare, che non valevo niente e che ero ancora più inutile di prima.”

Ramsay lo ascoltava attento e di sicuro Theon non aveva mai avuto un pubblico più interessato alle sue parole. Questa volta non era una finzione come quando lo aveva lasciato sfogare per poi intrappolarlo a Forte Terrore, questa volta il giovane Greyjoy poteva vedere che nello sguardo di Ramsay c’erano dei sentimenti quasi umani, qualcosa tipo comprensione, partecipazione, pena… Chissà, forse era perché lui stesso aveva avuto la stessa esperienza con il padre e perciò poteva capirlo? O forse, alla fine, anche in quel baratro buio che era la coscienza di Ramsay si era accesa una piccola fiammella di umanità e solidarietà, per usare due parole davvero grosse?

“Quel casino che ho combinato a Grande Inverno, quello per cui mi prendi sempre in giro e per cui gli Uomini di Ferro mi ridono dietro, l’ho fatto solo perché volevo essere degno di mio padre” riprese Theon. “Non sapevo neanche bene cosa fare e ho commesso azioni vergognose e terribili sperando che mio padre fosse fiero di me, che alla fine potesse essere contento e invece…”

E qui accadde una cosa davvero inaspettata, inaudita oserei dire. Ramsay, sempre seduto accanto a Theon, gli prese una mano tra le sue (e questo fece venire una specie di collasso cardiocircolatorio al giovane Greyjoy perché, guarda caso, la mano era proprio quella famosa alla quale era stato tagliato il mignolo e la sensazione di deja vu fu agghiacciante!) e gli parlò seriamente, attingendo a tutte le risorse che il suo unico neurone sotto sforzo era in grado di produrre.

“È un peccato che tuo padre sia morto prima di poterti vedere di nuovo” dichiarò. “Non per lui, perché a quanto pare era un grandissimo stronzo e la sua morte non è stata una perdita per nessuno, ma per te: avrebbe dovuto vederti adesso, sapere quanto sei stato forte e coraggioso nel salvarti dalle mie prigioni, quanto sei stato determinato e scaltro nel fuggire da Grande Inverno e ritornare a Pyke, quanto sei stato generoso nel salvarmi la vita anche se io… beh, non avevo fatto poi tanto per meritarmelo… e quanto sei leale e giusto nel governare le Isole di Ferro. Anzi, dovrebbe vergognarsi, perché tu sei mille volte migliore di lui ed è lui a non essere mai stato degno di te!”

Ancora una volta Theon rimase sbalordito. Ramsay aveva detto tutto ciò che lui aveva sempre desiderato sentirsi dire e la cosa sconvolgente era che pareva proprio che ci credesse, che dicesse sul serio! A quanto pareva il fatto di avergli salvato la vita e di tenerlo sotto protezione aveva veramente capovolto le priorità del giovane Bolton, che adesso vedeva Theon come il suo salvatore e benefattore… o magari c’erano anche altre cose che erano successe tra loro e che lo avevano reso così dipendente da lui. Ad ogni modo sentirsi finalmente compreso, capito e addirittura difeso da qualcuno, anche se quel qualcuno era Ramsay Bolton, fece scoppiare un incendio di calore e dolcezza nel suo cuore (e anche un po’ più in basso…), fu come se tutti i tasselli spezzettati della sua vita fossero finalmente andati al loro posto. Prese Ramsay tra le braccia e lo baciò, dapprima quasi timidamente, poi sempre più profondamente, cingendolo con un braccio e affondando l’altra mano tra i suoi capelli. Stringendolo forte a sé continuò a baciarlo con passione e intensità, una mano premuta sulla sua nuca per spingerlo sempre più contro di lui, respirando il suo respiro, mentre con l’altra mano accarezzava il suo corpo liscio e morbido e lo sfiorava dappertutto, per non perdersi nemmeno un centimetro della sua pelle. Dal canto suo, il giovane Bolton era totalmente in balìa di Theon e non capiva più niente, più o meno come al solito, ma questa volta gli andava bene così, non gli importava di mostrarsi debole e indifeso. Per lui contava solo che Theon era lì con lui e che lo voleva, probabilmente in qualche parte oscura della sua mente vuota sapeva che era ciò che aveva sempre desiderato e così si perse totalmente nel suo bacio e nelle sue carezze. Poi i baci si fecero più profondi e infuocati, le membra dei due giovani si allacciarono in un’intensa danza d’amore e Theon continuò a possedere Ramsay senza staccarsi da lui, in modo tenero e lento, mentre i loro corpi si fondevano e divenivano una cosa sola. Anche dopo l’amore, Theon volle rimanere incollato a Ramsay, accarezzandogli i capelli, baciandolo teneramente e pensando che in fondo stava bene così, unito a lui. Ogni giorno scopriva qualcosa di nuovo e di straordinario nel loro legame e adesso non temeva più Euron, gli Stark o qualsiasi fosse il destino che lo attendeva.

Ramsay era il suo destino, nient’altro aveva più importanza.

Sì, insomma, non è dunque vero che ci si abitua a tutto, anche alle disgrazie?

Fine capitolo ottavo

 

* La battuta non è mia, me l’ha suggerita Desirée Bravi (Ciuffettina) in una divertentissima recensione, non potevo non metterla, ma devo anche citare l’autrice che, in questo caso, non sono io!

 

   
 
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