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Autore: Ivy001    01/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una rigenerante dormita, Martin Berrotti è pronto a cominciare una nuova giornata. Sono all’incirca le 13 quando si mette in piedi. Una doccia veloce, il cambio d’abito, e due gocce del suo profumo preferito, e, come ogni dì, è prossimo a convocare i dipendenti nell’atrio del Mariposas. Afferrata la cornetta di un vecchio telefono, la cui copia è presente in ciascuna stanza del Night Club, sollecita il risveglio dei suoi collaboratori. È quello il segnale della riunione mattutina.

Il pranzo, consegnato da gente fidata del quartiere, è stato appena all’ingresso, a Helsinki e Oslo.

Una solita routine a cui tutti sono ormai abituati.

Berrotti ignora, però, che la polizia è prossima, con un mandato di perquisizione, a controllare ogni angolo del suo locale.

“Adesso andate a riposare un po', nel pomeriggio vi recherete sul posto con alcuni uomini e setaccerete tutto” – è l’ordine che il Commissario dà agli ispettori.

E così, esausti, ma al contempo vogliosi di mettersi al lavoro, i due rincasano.

Un breve ristoro e tutto sarebbe ricominciato da capo.

Sono le 13.30 quando Santiago si butta sul letto, deciso a chiudere gli occhi per almeno un paio d’ore.

Quanto accaduto quella notte è rimasto impresso nella sua mente e domina perfino i suoi sogni.

Quello che l’inconscio gli mostra ha a che vedere solo ed esclusivamente con Nairobi. Qualcosa in quella gitana l’ha mandato totalmente fuori controllo. E domande sul perché ciò è accaduto non sembrano dargli pace.

 

“AIUTOOOO!!!”

“Lasciatela stare, bastardi”

“Un coglione che salva una farfalla indifesa, sei patetico”

 

Delle voci e dei flash poco chiari si fanno strada nella mente di Lopez, invadendo un sogno che inizialmente aveva i contorni di qualcosa di assai erotico.

Poi, alle 17 in punto, la sveglia suona e gli ricorda che la missione riparte.

Frastornato, confuso da quanto rimastogli in memoria, l’ispettore si mette in piedi, deciso più che mai ad andare avanti con le ricerche.

Qualcosa del suo passato, probabilmente, cerca di tornare a galla perché potrebbe avere a che fare con gente coinvolta nel giro delle farfalle.

Un passato che, Santiago sa bene, il suo cervello ha nascosto in seguito ad un avvenimento di cui neppure lui in primis ha ricordi dettagliati.

*******************************************

Invece, al Mariposas, la giornata comincia diversamente dal solito, con una forte tensione nell’aria, dovuta anche all’assenza di Lisbona e alla collaborazione avuta, ore prima, con la Polizia.

Pronti a consumare il pranzo, boss e dipendenti sono radunati nella sala principale.

Nairobi e Tokyo, mano nella mano, sono in disparte e conversano tenendo fuori Stoccolma che, invece, cerca di intuire i messaggi che le due si scambiano.

Seduto sul divanetto, Berrotti con il registro degli incassi, si appresta, di fronte a un fumante piatto di paella, a conteggiare le entrate della serata precedente.

“Ci è costata tanto la scomparsa di Lisbona. Abbiamo dovuto chiudere ben tre ore prima del previsto…” – riflette Martin, constatando un minore guadagno rispetto al solito.

“Come ci muoviamo adesso che c’è in corso un’indagine?” – domanda Manila al capo.

“Siamo costretti alla chiusura, almeno per qualche giorno. Vedrete che appena si calmeranno le acque, potremo tornare a lavorare!”

“Lavorare” – borbotta Tokyo, decisamente in disaccordo nel definire lavoro ciò che è costretta a fare.

L’uomo, però, non intenzionato ad accendere l’ennesima discussione, la ignora.

“Quindi siamo in ferie?” – chiede Nairobi, ritenendosi libera per qualche sera.

“Diciamo di sì, però sapete bene, da regolamento, che da qui non può uscire nessuna di voi. Non si supera la linea di confine”

“Assolutamente” – risponde Helsinki, mai disposto a disobbedire.

La gitana guarda il serbo e in quel momento, scuotendo il capo, si lascia sfuggire un commentino poco gradevole – “E pensare che volevo dargliela… a saperlo così cagnolino avrei evitato una proposta che non meritava!”

Sentendola dire quelle parole, Tokyo ridacchia, non trattenendosi, ma è Martin a rimetterle in riga entrambe.

“Siete le solite indisciplinate, piantatela. Una buona volta, comportatevi da persone civili”

“Scusaci...è che siamo nate in zone poco raffinate” – replica la zingara, polemizzando, ingoiando un boccone della sua pietanza.

“E allora cerca di imparare le buone maniere”

Il silenzio che segue è accompagnato solo dal masticare e ingoiare cibo, dal tocco delle posate sui piatti, e dal versare da bere nei bicchieri. Ma soprattutto dagli sguardi severi che Martin e Nairobi si lanciano, di tanto in tanto.

Nessuno si pronuncia più da lì ai minuti seguenti.

*******************************

“Ci siamo, ecco è quello il Night Club” – comunica Daniel ad alcuni poliziotti, indicandogli l’ingresso.

Sono ormai di fronte al locale, e Santiago avverte una sensazione strana, mai provata in vita sua.

“Che succede?” – gli chiede Ramos.

“Nulla” – finge, eppure in cuor suo sta provando una cosa particolare.

E al trentenne basta quella bugia palese per intuire lo stato d’animo del collega.

“Se è ciò che penso, sappi che per me vale lo stesso… ma con la biondina dai capelli ricci” – sospirando all’idea di rivederla, il giovane colpisce nel segno. È esattamente questo ciò che avverte Lopez… anche lui, stranamente, non vede l’ora di trovarsi faccia a faccia con Nairobi.

Non replicando di fronte all’amico che lo ha decisamente sgamato, cambia discorso, rivolgendosi agli uomini dietro di loro, invitandoli a dare il via al lavoro.

Come previsto, bussano al portone d’entrata, con insistenza.

Martin Berrotti, rimasto il solo nel salone principale, dopo il pranzo, si accorge dei rumori e corre a controllare.

Scorge da una finestra laterale, la massiccia presenza di poliziotti.

“Cazzo” – esclama, spiazzato dall’arrivo inatteso.

Non sa cosa vogliono esattamente, forse devono continuare gli interrogatori, pensa tra se e se. Per tale ragione, sistematosi al meglio, in pochi secondi, si appresta ad aprirgli la porta.

“Salve, ci rincontriamo!” – lo saluta freddamente Daniel.

“Cosa vi serve, signori?” – chiede, confuso, il proprietario del Mariposas.

“Abbiamo un mandato di perquisizione. Dovrà lasciarci controllare ogni angolo del suo Night Club” – spiega Lopez.

Spalancato l’uscio, tramite la forza di uno dei poliziotti, gli sbirri di Augustin Ramos si addentrano nel locale.

“Ehm, certo…aspettate che contatto i miei dipendenti”

“No, non c’è bisogno. Saremo rapidi e poi… anche se fossero impegnati in loro affari, non ci scandalizziamo di questo” – precisa Santiago, sospettoso che Martin volesse, in qualche modo, mandare messaggi ai suoi lavoratori per metterli in guardia dell’arrivo della Polizia.

“Io resto qui con lei, signor Berrotti!” – spiega il trentenne, sorridendo soddisfatto di averlo messo in una situazione poco gestibile.

“Voi venite con me” – ordina Santiago ad altri cinque agenti.

Percorrono rapidi le scale per trovarsi in pochi secondi al piano superiore.

L’immenso corridoio, coperto da un lungo tappeto rosso, fa da spartiacque tra le varie stanze, tutte chiuse.

“Qui lavorano al momento quattro donne e due uomini. Ognuno controllerà una camera. Terminato il giro, ci ritroveremo all’ingresso, dove abbiamo lasciato Ramos, tutto chiaro?” – dice il quarantaduenne agli altri, che annuiscono e si separano.

Santiago ricorda bene quale di quelle porte apre alla stanza di Nairobi, e mostra l’intento di essere lui ad incaricarsi di setacciare tale luogo in questione.

Si avvicina, cercando di calmare una strana ansia, e un batticuore che gli rende difficile perfino respirare.

È prossimo a colpire l’uscio, quando la voce della gitana lo paralizza.

Sta cantando qualcosa e lo fa divinamente, lasciandolo in uno stato di totale estasi.

A quel punto, pensa bene di non bussare ma di entrare direttamente.

Fortuna vuole che la zingara non abbia serrato la camera; quindi, Lopez varca la soglia e si chiude la porta alle spalle.

I suoi occhi cadono rapidi sul letto, tenuto in perfetto ordine, ricordando cosa accadde ore prima tra quelle lenzuola.

Cerca di capire dove si trova Nairobi girando ogni angolo di quello che sembra essere un bilocale. E finalmente la vede.

È davanti lo specchio. Indossa un lungo abito rosso, attillatissimo, con una coda e delle balze; sulle spalle ha uno scialle che mette in risalto le sue origini gitane; un fiore le adorna la capigliatura e delle scarpe con il tacco rendono ancora più sensuale i suoi movimenti.

Balla, canta e si dimena come fosse una professionista di flamenco.

Lopez resta incantato nel vederla, sentendosi uno spettatore a teatro che assiste e gode di puro talento.

Mantenendosi in un angolo, non fa altro che spiarla, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso, non operando come invece avrebbe dovuto, ovvero controllando quell’ambiente, magari approfittando delle distrazioni della Farfalla.

La gitana continua, e continua, canta, batte le mani a tempo, ancheggia sinuosamente, senza accorgersi di trovarsi un ispettore alle spalle.

E presa da quella danza, a lei così familiare e di casa, Nairobi si rivolge a se stessa. Nel farlo, però, pronuncia il suo reale nome.

“Agata?” – sente dire Santiago, ripetendolo ad alta voce.

Esattamente quel momento fa sobbalzare la donna che, furiosa, gli si scaglia contro.

“Cosa cazzo stai facendo qui? Come ti permetti di entrare senza consenso?”

“Ti chiami Agata, è così? Dimmelo, ti prego”

“Vattene via”

“No, aspetta io sono qui per altro…”
“Per scopare di nuovo? Io con te non scopo più, sappilo”
“Perché sei sempre così aggressiva? Cosa ti ha fatto tanto male nella vita da renderti rabbiosa?”

“HO DETTO VATTENE” – con tutto il fiato rimastole, Nairobi grida all’uomo di lasciare la camera.

Lopez la guarda dritta negli occhi, leggendovi un animo buono soppresso da un altro prepotente. Come se la vera Nairobi, quell’Agata che si è appena messa a nudo, fosse intrappolata in un corpo di donna feroce, da cui vorrebbe ma non riesce a fuggire.

“Posso aiutarti, se ti fiderai di me. Ti porterò via da qui” – la proposta dell’ispettore pietrifica totalmente la gitana.

“Mi stai prendendo in giro, lo so”
“Non è così! Hai paura di fidarti delle persone, l’ho capito questo”

“E così adesso sei anche psicologo?”

“Sono solo un uomo che ti offre la libertà”

Di fronte a tale affermazione, la zingara sente di poter crollare emotivamente. Nessuno le ha mai rivolto, con un garbo simile, nonostante la sua poca eleganza espressiva, tale opzione di salvezza, quella di farla uscire da un buco infernale.

Placate le acque, Nairobi si siede sul letto, cedendo al suo vero Io.

In presenza dell’ispettore, dal quale sentiva di doversi difendere e che considerava una minaccia, scoppia a piangere.

“Io sono qui per salvarti, se tu mi dai modo di farlo”

“Chi mi garantisce che la tua non sia una tattica messa in atto per le indagini in corso?” – l’idea che balena nella mente della Farfalla del Night Club è proprio questa.

A quel punto, Santiago le mostra le sue reali intenzioni.

“Adesso, scenderemo insieme giù, dove sono radunati tutti gli altri. Dirò a Berrotti che tu verrai via con me”

“Cosa?”

“Hai capito bene, non ti lascerò qui”

Incredula, Nairobi guarda l’uomo cercando nel suo sguardo la sincerità assoluta.

“Lui non mi permetterà mai di andare via”
“Si, se sono io e la Polizia a richiederlo per le indagini. Fingerò che tu sia importante ai fini delle ricerche”

Ma tale escamotage non è accettabile e la stessa Nairobi sente di non poter fuggire.

“No!” – esclama subito.

“Perché no?”
“Meglio che tu vada via, ora” – rialzate le barriere di fronte al presunto nemico, Nairobi si rimette in piedi e gli volta le spalle, cercando di contenersi il più possibile.

“Ti prego, Agata!”

Sentirsi riconosciuta così, tocca il cuore della zingara – “Non chiamarmi in questo modo, ti supplico”
Lopez però non si arrende. Le si avvicina e le sfiora un braccio, notando la pelle d’oca sullo stesso.

“Sei una ballerina di flamenco? Ti ho vista poco fa, il tuo talento è innegabile. Cosa ti ha costretta a chiuderti qui?”

“Non posso dire niente di me, lo capisci? Sapere il mio nome è già tanto…”

Lopez non sa cosa potrebbe far cambiare idea ad Agata in merito ad una presunta collaborazione.

Poi, d’improvviso, gli si accende una lampadina.

“Se ti promettessi di tenere al sicuro Anibal Cortes?”

Sentire il nome del ragazzo della sua migliore amica, lascia Nairobi di sasso.

Lentamente si volta verso il quarantaduenne – “Menti?”

“Vieni via con me e ti dimostrerò che io non dico bugie”

Le porge le mani in attesa di una risposta positiva.

E mentre nei corridoi, ogni polizotto ha condotto al meglio le ricerche, e ciascun dipendente del Mariposas ha raggiunto Daniel all’ingresso, i due sono ancora fissi, l’uno di fronte all’altra, prossimi a dare una svolta decisiva o meno al caso.

“Allora?” – chiede di nuovo l’uomo.

“Tokyo viene via con me. Non la lascio qui”

“Non posso portarvi via entrambe, sarebbe troppo sospetto” – la richiesta della gitana è eccessiva, perfino per il ruolo che riveste Lopez.
“Allora prendi lei, io posso resistere”

“No!” – Santiago non resiste più. La afferra per un braccio e la tira a sé.

Le avvolge la vita, sentendola appiccicarsi al suo petto.

“E’ da te che non riesco a stare lontano!” – così dicendo, le sfiora una guancia e le regala un bacio di quelli che neppure la stessa risoluta Nairobi avrebbe mai sognato, in vita, di ricevere.

 

ANGOLO AUTRICE:

La canzone che ho immaginato che Nairobi canta davanti lo specchio è una canzone di Lola Flores (nonna di Alba Flores) e per chi è interessato ad ascoltarla, vi lascio qui il link.

https://www.youtube.com/watch?v=JF-dTBA3ywY

Besitos a todos
   
 
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