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Autore: erikagardin86    03/03/2022    0 recensioni
La vita, spesso, ha una tale perfezione nelle sue macchinazioni da sfidare il limite dell'umana comprensione. Giri assurdi di vite, di situazioni, di attimi da far paura al più abile scacchista.
Perché, in fin dei conti, la vita non è che una partita. Una partita da giocare più o meno bene., questo è certo. Ma assolutamente, indiscutibilmente da giocare, sperando di vincere. Vincere cosa? Il premio, quello lo decidiamo noi, in base alle nostre scelte.
Genere: Horror, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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E' appena trascorsa la mezzanotte. Non riesco a dormire, così mi alzo dal letto e scendo al piano di sotto, nel mio studio, a visionare dei documenti che un mio cliente mi ha portato proprio ieri.

Sono un avvocato, specializzato in diritto di famiglia. A dirla tutta discendo da una stirpe di avvocati: mio padre, mio nonno furono illustri rappresentanti della magistratura e nella mia città sono sempre stati considerati motivo di vanto. La mia famiglia ha donato lustro da secoli con il suo nome, una responsabilità con tutti gli annessi e connessi. 

Lustro che io, Eric Barnes, ho pensato bene di mandare a puttane.

Ho intrapreso controvoglia gli studi di giurisprudenza, con la spada di Damocle del perpetrare e mantenere vivo il prestigio dei "Barnes", che pendeva sulla mia testa già da quanto ero soltanto un bambino.  Il mio sogno è sempre stato quello di diventare uno scrittore, ma non era ammesso.

<< Uno scrittore? Ma che idee ti saltano in mente?! Vuoi disonorare la famiglia e vivere come un poveraccio? Non avrai nessun futuro, Eric. Noi Barnes siamo illustri avvocati da generazioni e tu non sarai da meno. Questa è la tua strada!>>

Parole che mio padre soleva ripetere sino alla nausea quando, timidamente, tentavo di spiegargli le mie passioni e i miei progetti per il futuro.

E mia madre, bhe, non fu mai d'aiuto. Anaffettiva, asettica. La classica signora d'alto rango, attenta più alle apparenze e ai gioielli che ai sentimenti.

Medico di professione, anch'essa proveniente da una famiglia di medici da generazioni. Insomma, non si può dire che i miei genitori non fossero ben assortiti. Matrimonio di convenienza più che altro. Sempre per mantenere "alto" il buon nome e bla, bla, bla.

Ed eccomi qua.

Ho lasciato la mia città natale per trasferirmi nel nord dell'Inghilterra, a York.

Sono un avvocato, come voleva mio padre, ma non ho ottenuto grandi successi, anzi, ho collezionato più di qualche fallimento. Ho volutamente tenuto sempre un basso profilo, senza nessuna voglia di distinguermi ed eccellere, come gli altri della mia famiglia.

Diciamo che il lavoro mi serve per guadagnare da vivere, sono professionale, ma nulla più. E' l'abitudine che si attacca alla pelle come una gramigna. Non mi posso certo lamentare, tuttavia. Non sarebbe nemmeno onesto.  Conduco una vita agiata, in una piccola villa di periferia a ridosso di un piccolo bosco, con del personale di servizio che sbriga tutte le incombenze domestiche. Tra l'altro ho come confinante un chirurgo in pensione, Leopold Barrett, con la passione dell'escursionismo in montagna che mi ha coinvolto più di qualche volta nelle sue uscite in mezzo alla natura, il che ha contribuito a far nascere un bel legame d'amicizia. Ho anche un divorzio alle spalle e una figlia di quattordici anni, Noemi, che vive con la madre e vedo, se tutto va bene, due volte al mese.

Insomma una vita agiata, ed adagiata, nelle certezze delle abitudini.

Dopo essermi versato del bourbon, ne bevo un sorso e focalizzo l'attenzione sui documenti che ho davanti.  Una pratica di divorzio , tanto per cambiare.

Comincio a leggere le prime pagine del faldone e scopro che il nome della parte richiedente non mi è per nulla sconosciuto, anzi. Phoebe. Phoebe Anderson. Ho un sussulto. La forte sensazione  di annaspare, di sentire lo stomaco completamente scisso dal corpo. Ricordi, che arrivano come l'alta marea.

Il tempo aiuta ad allontanare, ad affievolire, ma non a cancellare. Non si può dimenticare la persona che sai di avere sempre amato e che, nonostante tutto, porterai dentro di te per tutta la vita, amandola per sempre.

La vita prosegue, si va avanti facendo finta che quella persona non ci sia, che è andata così, come doveva andare. La mente tende ad offuscare, a nascondere dentro un pozzo profondo chilometri ciò che ci danneggia, per un senso di protezione, per non farci impazzire in preda all'esasperazione.

Ma quando ti ritrovi davanti alla presenza, anche del solo nome, quello che esso scatena è devastante.

Una semplice parola può essere così viva! Un'entità che pulsa di energia propria e si insinua, attecchisce, nutrendosi della tua razionalità.

La vita, spesso, ha una tale perfezione nelle sue macchinazioni da sfidare il limite dell'umana comprensione. Giri assurdi di vite, di situazioni, di attimi da far paura al più abile scacchista.

Perché, in fin dei conti, la vita non è che una partita. Una partita da giocare più o meno bene., questo è certo. Ma assolutamente, indiscutibilmente da giocare, sperando di vincere. Vincere cosa? Il premio, quello lo decidiamo noi, in base alle nostre  scelte.

C'è chi ambisce allo scacco matto e chi si ritrova pedone per arrivare a mangiare la Regina. In un sol boccone, o soccombere. Questione di punti vista, opportunità e di decisioni.

Phoebe. Proprio a me doveva rivolgersi? Sapeva che ero proprio io?

A pensarci bene, ieri non avevo accolto personalmente chi aveva portato i documenti. Due giorni prima, mi aveva contattato telefonicamente un cerco Lucas Shawn, chiedendomi un consulto.

Era tardi, l'ora di cena era già trascorsa, così ci accordammo che l'indomani mi avrebbe portato tutti gli incartamenti allo studio per una prima valutazione e una breve chiacchierata a scopo conoscitivo.

Purtroppo un'improvvisa  e urgente telefonata dal tribunale non mi permise di mantenere fede all'impegno preso con Shawn e delegai l'incombenza alla mia segretaria.

In tribunale ne ebbi per le lunghe e ritornai tardi in ufficio. Presi la cartella di Shawn e la portai a casa per lavorarci su nei giorni successivi.

Solo ora rammento che Lucas mi aveva accennato ad una pratica di divorzio. Ma chi è questo Lucas? Il marito di Phoebe?

Devo calmarmi e liberare la mente, in fin dei conti si tratta solo di una coincidenza. Domani devo assolutamente approfondire e chiedere informazioni a Catherine, la segretaria.

   
 
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