Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    05/03/2022    6 recensioni
Questa storia è una parodia, vuole prendere scherzosamente in giro le atmosfere cupe e lugubri di GoT e, insieme, regalare un'esistenza del tutto diversa (e parecchio OOC) alla ship di cui mi sono infatuata ormai da anni, Theon e Ramsay. Questa long fic è il sequel della ff che scrissi quattro anni fa, "Non si torna indietro", e spero che sia altrettanto pazza e delirante, e allo stesso tempo allegra e con un finale lieto perché a quello non rinuncio mai! XD Dove eravamo rimasti? Theon era scappato da Grande Inverno portandosi dietro Ramsay dopo che Jon Snow era riuscito a riconquistarlo per gli Stark... e ovviamente nessuno dei due aveva molta voglia di trovarsi a tu per tu con Jon! L'idea di Theon era quella di tornare a Pyke ma... ci riusciranno? E cosa succederà a 'sti due disgraziati?
Spero che qualcuno avrà voglia di leggere e commentare questo sequel.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV Games of Throne.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo nono

 

Ma vorrei dirti non ho paura
Vivere un sogno porta fortuna
La tua rabbia non vince
Certi inizi non si meritano nemmeno una fine
Ma la tua bocca mi convince
Un bacio alla volta
Come sassi contro le vetrine

Le mie scuse erano mille, mille
E nel cuore sento spille, spille
Prova a toglierle tu baby, tu baby…

(“Chiamami per nome” – Fedez, Francesca Michielin)

 

Trascorsero alcuni giorni e, mentre nei Sette Regni e dintorni accadeva un po’ di tutto, Theon e Ramsay si godevano le ferie a Pyke. Contrariamente a quanto tutti sulle Isole di Ferro si sarebbero aspettati, il loro nuovo reggente non aveva fatto nessuna stronzata e, anzi, sembrava avere le idee piuttosto chiare: alcune navi in disuso erano state fatte riparare e adesso erano rientrate a pieno titolo nella flotta di Pyke che, ultimamente, aveva subito diverse riduzioni; altre navi erano in costruzione, ma Theon aveva messo in chiaro che le flotte d’ora in poi sarebbero state destinate alla difesa e alla protezione delle Isole di Ferro, e non più a razzie e violenze. Questa parte era piaciuta meno alla maggioranza degli Uomini di Ferro, ma per il momento non c’erano state proteste ufficiali. In realtà la gente pensava che presto sarebbe tornato Euron, il vero Re, con la sua Regina dei Draghi e la sua immensa flotta, e allora sarebbero andati a conquistare tutti e Sette i Regni, altro che razziare e depredare! Theon serviva soltanto per avere qualcuno da tenere sul Trono del Mare che al momento era vacante, ma non si facesse illusioni: una volta tornato, Euron lo avrebbe ricacciato al suo posto a calci nel culo e la breve stagione di gloria per lui sarebbe finita miseramente, per cui bastava solo un po’ di pazienza e far finta di credere alle idiozie sulla pace e la prosperità di Pyke che sparava. Molto presto le sue idee di pace e prosperità gli sarebbero state ricacciate laggiù dove non batte il sole, pensavano tra sé gli Uomini di Ferro, sghignazzando.

Nel frattempo, Ramsay seguiva sempre Theon come un’ombra e lo stordiva con chiacchiere perlopiù inutili e domande spesso inopportune e imbarazzanti. Una delle sue ossessioni era diventata trovare un nuovo slogan per la Casata Greyjoy (visto che il discorso di non seminare, secondo i progetti di Theon e Yara, presto non avrebbe avuto più senso) e ogni tanto illuminava Theon con una nuova frase a effetto partorita dal suo neurone in fibrillazione.

Quella sera, in particolare, i due giovani si trovavano nella Sala del Trono per la cena e Ramsay, guardandosi intorno, aveva avuto una delle sue rivelazioni.

“Senti se ti piace questa frase come nuovo motto dei Greyjoy: Noi siamo la Morte Nera! Eh? Che ne dici? È bello, vero?” insisteva, particolarmente entusiasta.

Theon alzò gli occhi al cielo con un sospiro. In certi momenti avrebbe voluto mettersi a urlare, ma pensò che fosse preferibile cercare di spiegare a Ramsay che la sua nuova frase non era adatta, con tanta pazienza e comprensione…

“Sì, Ramsay, è una bella frase, ma non trovi che sia un po’ troppo minacciosa?” fece, rassegnato. “Se vogliamo cambiare il nostro modo di vivere e di rapportarci con il continente un motto come questo darebbe un’idea un tantino diversa, caso mai sarebbe andato bene per quello che eravamo prima.”

“Eh, sì, hai proprio ragione, sai? Peccato perché mi piaceva parecchio…” commentò Ramsay, perplesso. Poi parve avere un’altra illuminazione e non mancò di renderne partecipe Theon. “Ma scusa, allora perché non usate quella frase che dite sempre, Chi è morto alzi la mano, o qualcosa del genere, mi pare?”

Qualcosa del genere, certo… Però, a ben pensarci, questa volta il neurone di Ramsay dal vuoto siderale della sua mente aveva generato qualcosa di veramente buono. In effetti quello poteva a buon diritto essere il nuovo motto dei Greyjoy, anzi, Theon doveva ammettere che era perfetto. Chissà come gli venivano ogni tanto queste idee?

“In realtà la frase è Ciò che è morto non muoia mai” precisò Theon, ancora incredulo per la bella pensata di Ramsay. “E lo sai che è davvero azzeccato? Potrebbe essere perfetto come nuovo motto della Casata Greyjoy, che non si arrende neanche di fronte alle difficoltà apparentemente più insormontabili.”

“Davvero ti piace?” domandò Ramsay, con gli occhi che gli brillavano e un sorrisone felice.

“Sì, mi piace, sei stato bravo” approvò Theon, stringendolo a sé per baciarlo… e quella fu la ricompensa più bella per il duro lavoro di pensare che, ovviamente, non era così facile per Ramsay!

Il giovane Bolton, tuttavia, sembrava avere qualcos’altro da dire, ora che avevano risolto il problema del nuovo motto della Casata Greyjoy, eppure… era buffo, pareva quasi imbarazzato, si tormentava le mani (le sue, non quelle di qualcun altro) e non riusciva ad alzare gli occhi su Theon.

Alla fine prese un gran respiro e si decise.

“Senti, Theon, io… ecco… è da tanto tempo che volevo dirti una cosa” buttò là, con evidente sforzo.

Detto da Ramsay, poteva significare qualsiasi cosa, dalla proposta più assurda e idiota dell’universo fino alla minaccia più agghiacciante, così Theon si preparò spiritualmente ad ascoltare qualsiasi cosa il neurone del compagno avesse così inaspettatamente partorito.

“Va bene, dimmela allora” lo invitò.

“Ecco… io… non è semplice, sai? È che… io… beh, insomma, adesso che siamo sempre insieme e che ci troviamo così bene volevo che sapessi che, se potessi tornare indietro, non ti farei tutto quel male che ti ho fatto!” ammise Ramsay, tutto d’un fiato.

Era una dichiarazione sconcertante e Theon rimase senza parole.

Magari sarebbe stato meglio che questi scrupoli ti fossero venuti prima di tagliarmi, pensò, ma in fondo la cosa non aveva senso. Ramsay sottoponeva a quel suo trattamento speciale tutti i suoi prigionieri e di sicuro non era mai capitato prima che si rammaricasse di aver tagliato loro qualche dito o scuoiato un metro di pelle! Com’è che adesso, improvvisamente, nella sua sottospecie di coscienza era baluginata una pallida luce di rimorso, o qualsiasi cosa fosse? Theon non sapeva davvero cosa pensare e come rispondere a una simile esternazione. Ramsay che si pentiva di aver seviziato un suo prigioniero? Mai più e mai poi!

Ramsay si rese conto che Theon non aveva afferrato bene il senso delle sue parole e ritenne che fosse preferibile spiegarsi meglio, visto che ci teneva così tanto. Prese la mano di Theon tra le sue (eh sì, era sempre la mano alla quale mancava il mignolo e la cosa sconvolse il giovane Greyjoy, ma a quanto pareva era intenzionale, Ramsay voleva parlare proprio di quella mano lì) e cercò di approfondire il suo pensiero, cosa che, come potete ben immaginare, per lui era un’ardua impresa.

“In realtà non ci sono scusanti, non è che me ne sono accorto adesso di aver sbagliato a farti del male, sarebbe più facile se fosse così, se mi fossi dispiaciuto perché in questi anni sei stato gentile con me e addirittura mi hai salvato la vita e portato a casa tua” disse tutto in un discorso al quale Theon fece piuttosto fatica a star dietro, “ma non è questo, no. Io me ne ero accorto subito che tu per me eri speciale, che non saresti mai stato un prigioniero come gli altri.”

Ah, sì? Perché io non me n’ero accorto invece…

“Te l’avevo già detto che, quando ti ho preso prigioniero, ho provato subito qualcosa di diverso per te, mi piacevi e volevo che stessi sempre con me, ricordi che te l’ho detto?” insisté Ramsay.

Theon rammentò vagamente un discorso mezzo allucinato che Ramsay gli aveva effettivamente fatto la prima notte in cui erano fuggiti da Grande Inverno, che lo aveva torturato e seviziato perché era il suo modo di corteggiarlo o qualcosa del genere…

“Sì, mi pare di ricordarlo” rispose.

“Appunto! Io lo sapevo che un bel Principe come te non sarebbe mai rimasto con uno come me e quindi per questo ti ho imprigionato e torturato, per spezzare la tua volontà e costringerti a non lasciarmi mai” spiegò nuovamente il giovane Bolton visto che, per lui, tale giustificazione era accettabilissima. “Però, ora che ci ripenso, mi rendo conto che non c’era bisogno di esagerare tanto e che non sarei dovuto arrivare fino a tagliarti: bastava che ti tenessi prigioniero nelle segrete, che ti facessi frustare, che ti facessi diventare mio schiavo, ma potevo anche non tagliarti le dita, ecco!”

E lo vieni a dire a me? Che cosa vuoi, l’assoluzione?, pensò Theon francamente allibito.

“Quindi io adesso sono davvero molto dispiaciuto di averti fatto male e soprattutto di averti tagliato tre dita… se potessi tornare indietro non lo rifarei, proprio per niente, hai capito? Non lo rifarei più, sono pentito, mi dispiace. Vorrei poter rimediare, ma non posso, quindi tu adesso devi perdonarmi, perché io sto davvero male al pensiero di averti fatto delle cose così terribili!”

“Cioè, fammi capire meglio, tu ora sei pentito di avermi tagliato le dita e ti senti male al pensiero, quindi io dovrei dirti che ti perdono e che non fa niente?” domandò Theon, incredulo e sconcertato. “Tu ti senti male perché hai tagliato le dita a me? E io, allora, come dovrei sentirmi secondo te?”

“Ma ti ho detto che mi dispiace!” insisté Ramsay, evidentemente deluso dal fatto che la sua dimostrazione di contrizione non avesse avuto l’effetto sperato. “Ti ho detto che fa più male a me che a te, che vorrei tornare indietro e comportarmi diversamente!”

Non credo proprio che faccia più male a te che a me, ad ogni modo… Theon cominciava in qualche modo a capire il ragionamento contorto di Ramsay e si rendeva anche conto del fatto che, in effetti, era qualcosa di completamente nuovo per lui, che mai e poi mai si era pentito di ciò che aveva fatto, ma che adesso si mostrava veramente dispiaciuto. Cioè, se avesse potuto tornare indietro non gli avrebbe tagliato le dita né nient’altro, lembi di pelle o che so io… Oddio, detto da Ramsay era davvero una gran cosa! Eppure, in un certo qual modo, Theon pensò che gli piaceva vedere Ramsay così contrito, che adesso era davvero vulnerabile e in suo potere e che, alla fine, poteva anche fargliela pesare un po’, tanto per avere una sua piccola rivincita…

“Va bene, ho capito, ma resta il fatto che non puoi tornare indietro e che io non ho più il mignolo della mano destra e due dita dei piedi e non è una cosa che si dimentichi così facilmente, sai?” replicò.

Ramsay era ancora più disperato vedendo che non riusciva a far capire a Theon il suo singolare punto di vista e così provò a metterla sul piano pratico.

“Senti, ti ho detto e ripetuto che mi dispiace davvero tanto per quello che ti ho fatto e anche che vorrei tornare indietro, ma tu non mi aiuti per niente! Insomma, adesso sei qui sano e salvo e hai anche il potere sulle tue Isole di Ferro. È vero, ti mancano tre dita, ma ti sarebbe potuta andare molto peggio!” esclamò.

Su questo non ha tutti i torti, pensò Theon, che sapeva bene di essere stato fortunato a uscire più o meno integro dalle segrete di Ramsay, ma continuò a provocare il ragazzo perché si divertiva sempre più a vederlo tanto confuso e turbato nel suo goffo e assurdo tentativo di discolparsi.

“Pensa se ti avessi tagliato una mano o un braccio, o anche un altro dito, il pollice o l’indice, per esempio” riprese Ramsay, lanciandosi con entusiasmo nei dettagli più pratici della faccenda. “Senza pollice o indice non avresti più potuto utilizzare la mano per scrivere, o per la spada, il mignolo invece… dai, non serve a nessuno! Insomma, sono sicuro che, prima che te lo tagliassi, non lo usavi neanche, non fa poi tutta quella differenza averlo o no!”

E qui siamo proprio al delirio totale. Se il Dio Abissale avesse pensato che noi uomini potevamo stare meglio senza il mignolo, ci avrebbe creati senza, no? Ma si ascolta quando parla oppure gli piace semplicemente udire il suono della sua voce?

Tuttavia il giovane Greyjoy questa volta aveva dovuto trattenere una sonora risata… sì, la faccenda era tragica, ma ormai era andata così e le scuse di Ramsay erano a dir poco esilaranti. Inoltre, a dirla tutta, quel Ramsay così mortificato che continuava a peggiorare la sua posizione ad ogni frase folle che diceva lo inteneriva… e lo eccitava pure!

Si era ormai fatta sera, la cena si era conclusa e Theon si rese conto che, se non fosse riuscito a uscire da quella situazione di stallo, la mattina dopo sarebbero stati ancora lì. Così pensò che la cosa migliore fosse cercare di chiudere quell’argomento tanto spinoso e andare a letto. Prese il giovane Bolton per un braccio e lo condusse verso il famigerato ponte sospeso che portava alla torre in cui si trovava la loro camera.

“Senti, Ramsay, è tardi e io sono stanco, è ora di andare a dormire e mi sembra assurdo continuare a discutere di questo argomento particolare” disse in tono dolce e pacato. “Ho capito che sei dispiaciuto di avermi fatto del male e che non vorresti averlo fatto e va bene, ti perdono, se non ti avessi perdonato non ti avrei salvato la vita e non ti avrei portato qui a Pyke con me, non ti pare? Però non puoi pretendere che ti dica che sto meglio con diciassette dita piuttosto che con venti!”

Il ragionamento di Theon non faceva una piega e, come se non bastasse, Ramsay perdeva del tutto la voglia di parlare quando si trovava sopra uno di quei tremendi ponti, così si limitò a stringersi al braccio del giovane Greyjoy e a chiudere gli occhi.

“Tanto per cambiare argomento, stamani è arrivata una lettera di Yara, me l’hanno portata dei mercanti che avevano incrociato la sua flotta” iniziò a raccontare Theon, sapendo bene che in quel modo avrebbe distratto il compagno dal pensiero di essere sul ponte… e anche dall’ossessione sulle dita mancanti che tanto non servivano! “Mi scrive che ha raggiunto la Regina dei Draghi a Roccia del Drago e che là ha trovato anche altre persone importanti, tra cui Lady Olenna Tyrell e Tyrion Lannister, che pare vogliano allearsi con Daenerys.”

A Ramsay non era mai fregato un accidenti della politica dei Sette Regni, ma adesso era totalmente concentrato ad ascoltare la voce rassicurante di Theon che gli faceva dimenticare quel ponte così pericoloso e, stretto a lui, si sentiva tranquillo. Nel frattempo i due avevano attraversato più della metà del ponte e ormai erano vicini alla loro meta.

“Daenerys Targaryen ha un grande e potente esercito e, con l’aiuto della flotta di Ferro e l’alleanza con i Tyrell e con Dorne potrebbe davvero mettere sotto assedio Approdo del Re” proseguì Theon. “Tra l’altro pare che le cose ai Lannister non vadano più così bene, Tyrion ha tradito la famiglia per unirsi alla Regina dei Draghi mentre il Re ragazzino, Tommen, è morto, pare che si sia ucciso dopo la perdita della sua sposa Margaery durante dei tumulti.”

Per fortuna erano ormai giunti sulla soglia della torre, perché quelle ultime parole fecero riaprire improvvisamente gli occhi a Ramsay.

“Re Tommen è morto? Ma… è stato lui a firmare il documento con cui vengo riconosciuto come un vero Bolton. Quindi adesso che succede?”

A quello Theon non aveva pensato, ma non sembrava un grande problema.

“Immagino che non succederà niente” rispose, mentre entrava con Ramsay nella loro stanza. “Il giovane Re era comunque dominato da sua madre e non avrebbe potuto firmare quel documento se Cersei non lo avesse voluto. Ora che è lei la Regina non credo proprio che le interessi invalidarlo, ha problemi molto più gravi da affrontare.”

“Sì, credo di sì. Poi, per quello che vale essere un Bolton… mio padre non mi vuole, ora ha il suo figlio legittimo e comunque non siamo neanche più Lord di niente. Però mi piaceva chiamarmi Ramsay Bolton…” il giovane parve riflettere su quel dettaglio, o almeno ci provò.

“Per me puoi continuare a chiamarti come ti pare, non penso proprio che a nessuno nei Sette Regni interessi. Insomma… non è che la tua famiglia abbia poi tutto quel potere” commentò Theon.

“Ma sì, infatti, chi se ne frega. L’importante per me è che sono qui, che siamo… beh, insieme…”

Gli era proprio scappato detto! Per alcuni secondi sia Ramsay sia Theon rimasero silenziosi, rendendosi conto di che cosa era stato finalmente ammesso, poi fu Theon a rompere gli indugi e a dimostrare cosa ne pensava a fatti piuttosto che a parole. Prese Ramsay tra le braccia e lo baciò profondamente, mentre lo sospingeva verso il letto. Era illogico, paradossale, inconcepibile, ma anche lui provava un sentimento sempre più forte verso il suo ex-carceriere e, anzi, sentiva un calore meraviglioso riempirlo totalmente mentre per la prima volta in vita sua si sentiva davvero amato, desiderato, accolto e accettato da qualcuno (sì, anche se quel qualcuno era Ramsay Bolton!). Si distese sul letto con lui senza smettere di baciarlo e accarezzarlo dappertutto e alla fine si perse nella sua morbidezza e nel suo calore mentre i loro corpi diventavano una cosa sola e tutto svaniva in un turbine di stelle, facendo volare entrambi fino ai confini dell’universo nell’estasi e poi scivolare in un sonno tranquillo e piacevole, stretti l’uno all’altro.

Peccato che, come sempre, quella tranquillità non fosse destinata a durare a lungo…

Fine capitolo nono

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras