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Autore: Rosette_Carillon    07/03/2022    1 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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Capitolo 10
I know the sound (of your heart)
 
 
 
 
 
 
 






 
Poggia, distrattamente, la tazza vuota sul tavolino. Non si accorge, però, di averla poggiata troppo vicina al bordo.
La tazza cade sul pavimento, e si infrange in grossi pezzi dai bordi taglienti e irregolari.
Il forte rumore lo coglie di sorpresa facendolo sobbalzare. La porcellana infranta gli rimbomba delle orecchie.
<< Ehi. >>
Si volta, stordito, e una mano premuta contro la sua schiena lo mantiene in equilibrio.
<< Steve? >>
Mette a fuoco uno sguardo preoccupato. << Scusa, >> ansima, << i-io- >>
<< Stai bene? >>
<< S-sì, >> annuisce, << sì. >> Lo dice più per cercare di convincere se stesso, ma sa bene di non essere minimamente credibile.
<< Mh-mh, >> Bucky lo osserva con sguardo scettico. << È normale avere una giornata no, >> alluna una mano verso il suo volto. << Guardami, >> gli prende il volto fra le mani << non devi fingere che vada tutto bene. >>
<< Scusa. >>
Le mani di Bucky scendono lentamente lungo le sue spalle, le braccia, i gomiti, per poi fermarsi sui fianchi. Sorride. << Ti va di ballare? >>
<< Cosa? >> chiede, per essere sicuro di aver capito bene.
<< È- è una delle cose che Marta mi aveva consigliato di fare. >> In realtà, spiega, era più per aiutarlo a recuperare la memoria, ma muoversi era utile anche per calmarsi.
Il disco nero gira sotto la punta in metallo del vecchio grammofono, e la musica riempie la stanza. La tecnologia è bella, certo, rende la vita più facile, ma il gracchiare del grammofono è un suono a cui i due uomini non vogliono rinunciare.
È Bucky a condurre.
Steve si lascia guidare docilmente e, se si concentra sulla musica, riesce quasi a illudersi che il tempo non sia passato; chiude gli occhi, e si sente nuovamente a casa, un ragazzino nella Brooklyn degli anni ’30.
Quando riapre gli occhi, incontra lo sguardo pacato di Bucky.
Dopotutto è a casa.
Ed è per quello che ha paura di perderlo. Perché Bucky, infondo, è sempre stato casa, e senza di lui è un po' come non avere la terra sotto i piedi.
<< Ho visto il telegiornale- >> inizia.
<< Ssh. >> La voce bassa dell’altro suona calma e confortante.
<< Parlano di una guerra. Un’ altra*. >>
È stanco di essere un soldato, è stanco di vedere che la storia si ripete perché il passato è stato dimenticato o viene deliberatamente ignorato.
Aveva deciso di arruolarsi per fare la differenza, per difendere i più deboli, aveva deciso di indossare la divisa dell’esercito in nome della giustizia, e di una pace in cui credeva fermamente.
Ora quella sua sicurezza vacilla, e lui non sa davvero più in cosa credere.
Davvero tutti quegli orrori che ha vissuto in prima persona non sono serviti a nulla?
Davvero sarà costretto a riviverli, come in un incubo da cui non potrà svegliarsi? E chi perderà questa volta?
Bucky lo tiene stretto a sé, piega la testa e avvicina le labbra al suo orecchio. << Non è tutto perduto, Steve, non è tutto perduto. >>
È tutto come prima.
Si sente ancora il ragazzino gracile e incredibilmente testardo che ammirava e amava James Buchanan Barnes.
È tutto come prima, nella Brooklyn del suo passato, e lui sa già come finirà quella storia…
<< Un’altra guerra… un’altra...Thanos aveva ragione. >>
Bucky gli prende il volto fra le mani, costringendolo a guardarlo. << No, >> mormora, << no, >> ripete << non puoi pensare una cosa simile. Per un folle che porta distruzione, ci sono migliaia di persone che vogliono continuare a vivere, che combattono, e sperano in un futuro migliore. Ci sono le nuove generazioni per cui noi abbiamo combattuto, e c’è una vita che abbia immaginato da vivere. >>

 
                                                                                   §
 
 È una sommessa musica natalizia a svegliarli dolcemente dal sonno in cui erano sprofondati.
Hanno passato lunghe ore semplicemente a parlare, a raccontarsi quel periodo trascorso l’uno lontano dall’altra, e a immaginare il loro futuro.
È stato… divertente, e rincuorante, sentire finalmente di avere un futuro da immaginare, da plasmare, anche se poi non tutto andrà come vogliono.
La prima ad aprire gli occhi è MJ. Si accorge di Peter addormentato fra le sue braccia, lo stringe delicatamente contro il suo corpo, un po' per istinto di protezione e un po' per assicurarsi che sia tutto vero.
Sospira, e sorride mentre lo lascia andare e per mettersi a sedere.
Fa attenzione a non svegliarlo, ma è inutile, visto che il ragazzo percepisce il suo movimento, e apre gli occhi stropicciandoseli ancora assonnato.
<< MJ? >> la chiama.
<< Va tutto bene, resta giù. >>
<< Sto bene, >> si mette seduto lui << non preoccuparti. >>
Nel sereno silenzio che scende fra i due, la musica fa loro da sottofondo.
Peter allunga una mano ad accarezzare i capelli della ragazza, e le sorride incoraggiante. MJ si rilassa, sorride, e si gode quelle attenzioni. << Credo siano Cap e Barnes, >> mormora, una ciocca castana attorcigliata al dito, << sai, preferiscono usare un vecchio grammofono. >> L’ha sempre trovato molto romantico, ammette poi, in un sussurro appena udibile.
MJ annuisce. Quel suono ha un che di romantico, concede, ma anche di triste e nostalgico.
Ascolta in silenzio, più interessata alle dita di Peter fra i suoi capelli, e riconosce le note di ‘We Wish You a Merry Christmas’, una versione più lenta della canzone.
È rilassante, e confortante, e sa davvero di Natale. Le piace.
Peter si avvicina a lei, preme la fronte con una spalla e sospira stancamente.
<< Tutto okay? >> chiede lei, tornando bruscamente alla realtà.
<< Sì, >> risponde lui, sollevando la testa. Le rivolge un sorriso stanco, poi piega la testa e la bacia sulla guancia. MJ arrossisce, e si china su di lui a poggiare la fronte contro la sua.
Restano fermi ad ascoltare l’uno il respiro dell’altra, e le ultime note della musica di sottofondo.
Peter cerca una mano della ragazza, poi avvolge il polso con la sua. Lei gli prende la mano e se la porta fra i seni << batte ancora, >> mormora. 
<< Ehm…MJ, senti… >>
<< Ned è preoccupato per te. >>
<< Cosa? >>
<< Andiamo, >> si allontana per guardarlo meglio << stavi per chiedermi di lui, no? In quest’anno ci siamo un po' persi di vista, per la verità >> ammette, un po' a disagio. << Sai, lui era all’MIT,  >> spiega << io qui a New York…ma ci siamo sentiti qualche volta, e anche lui si ricorda di te- >> fa una pausa incerta << in questi mesi non ti ha scritto perché pensava che tu non lo volessi più come amico, e io non sapevo bene quando parlartene. >>
<< Bè… era vero. >>
<< Oh, non ci vuoi proprio in mezzo ai piedi, eh? >>
<< Okay, okay, ho capito: se volete suicidarvi, vi lasc- >>
<< Vogliamo far parte della tua vita, Parker. Che ti piaccia o meno, >> inizia con fare minaccioso. << E Ned vorrebbe vederti, >> continua, ammorbidendo la voce.
Peter annuisce lentamente e abbassa la testa per non incontrare lo sguardo di MJ. Sa che quel penoso tentativo di nascondersi non servirà a nulla e, se deve essere sincero, non sa nemmeno se voglia nascondersi o se voglia essere invitato a parlare.
Una mano della ragazza si avvicina al suo volto. Esita, si ferma, poi ritrova il coraggio e lo sfiora delicatamente.
Un dito sotto il mento gli solleva il volto, e i suoi occhi incontrano lo sguardo calmo di MJ.
Ha capito. Lei capisce sempre, ma lui, come uno stupido, cerca ancora di nascondersi.
Si schiarisce la gola << lui- bè, insomma, me lo merito, però…lui mi-mi odia? >> Vorrebbe subito tapparsi le orecchie per non sentire la risposta, perché se davvero Ned lo odia, se vuole vederlo sono per urlargli contro che pessimo amico sia stata, allora preferisce restare nell’ignoranza. Resta fermo, invece, in attesa.
<< No, Peter. No. Gli manchi. >>
<< Gli—gli manco? Oh-o-okay. >>
<< Okay? >>
Annuisce << okay. >>
<< E poi, andremo all’università assieme: dovrete vedervi per forza. >>
Peter si sforza di ridere per nascondere l’agitazione.
 
                                                        §
 
<< Wanda? >>
<< Ho bisogno di parlarti. >>
<< … va bene, >> annuisce l’uomo, interdetto << cosa posso fare per te? >>
<< Tu sei l’unico stregone che conosco, l’unico che sappia usare la magia… ho bisogno di aiuto, io- non riesco più a controllare i miei poteri, e non capisco cosa mi stia succedendo. >>
<< Non hai dei testi da consultare? >> chiede lo stregone, pensieroso.
<< Testi? Non ho testi, non ne ho mai avuti, >>
<< Non hai- e come ha imparato a controllare la magia? >>
<< …facendo tentativi. >>
Stephen sospira: insegnare la magia a un’apprendista strega del caos era davvero l’ultima cosa che si aspettava avrebbe fatto nella vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
Note.
Prima cosa, spero che il capitolo non fosse eccessivamente romantico, e spero di non aver scritto i personaggi OOC.
Ora passiamo alle cose serie…
* Teoricamente questa ff è ambientata nel gennaio del 2025, quindi Steve non dovrebbe saperne nulla. Inoltre questo non è certo il luogo ideale per parlarne, ma ne sentivo il bisogno.
In sostanza, la guerra a cui accenna Steve, e riguardo cui non ho scritto altre informazioni, è un riferimento alla situazione che sta vivendo l’Ucraina in questo periodo.
È una situazione che sento particolarmente vicina per motivi personali, e scriverci su qualcosa è stato anche un modo per riflettere.





 
  
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