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Autore: Ivy001    08/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Paula Vicuña Murillo, figlia di Raquel e Alberto, ha quasi dieci anni quando, per la prima volta nella sua giovane vita, diventa testimone di un’indagine in corso di rilevante importanza. Trattasi non di un caso qualsiasi, di banale conto, bensì fondamentale avendo come vittima proprio sua madre.

Tornata a casa, dopo una giornata di intenso studio, presso la dimora della sua docente privata, quel dì impossibilitata a raggiungere la villa della Fuentes, la bambina trova di fronte a sé gente sconosciuta, decisa a porle delle domande che, lei stessa, considera alquanto invadenti…che sfiorano, anzi, penetrano, il suo privato, un privato che la piccola non ama condividere con facilità.

“Fidati, tesoro, è brava gente. Ci aiuteranno a riportare qui la tua mamma” – Paquita le tiene la mano durante l’interrogatorio, cercando di placare la sua evidente tensione fisica.

“Raccontaci un po', piccolina. Come era vivere con i tuoi genitori?” – prima questione posta da Daniel che, contrariamente all’immagine istituzionale che avrebbe dovuto manifestare, si propone e le parla come fosse un amico.

“Ehm…cosa devo dire? Vivevamo insieme, serenamente. Loro si volevano bene, e me ne volevano tanto” – racconta la Vicuña.

“Non litigavano mai?”

“Si, li sentivo bisticciare, però finiva subito. Quando arrivavo io, mamma e papà smettevano”

Come è logico che fosse, la coppia non preferiva discutere di fronte alla minore.

Perciò tale dettaglio diventa poco rilevante.

“Ti ricordi il giorno che sei giunta qui a Lisbona?” – adesso è Santiago a prendere parola.

E sembra cogliere nel segno. Il viso della bambina si incupisce.

Si limita ad annuire, mentre nella sua mente i ricordi riaffiorano prepotentemente.

“Mi ha portata qui la mamma. Siamo venute assieme”

“Ok, e poi lei è andata via?”

“No, abbiamo trascorso dei giorni assieme alla nonna. Poi c’è stato l’incidente e sono rimasta orfana” – racconta, trattenendo le lacrime. È forte Paula, e non intende mostrare la fragilità che qualsiasi bambina proverebbe davanti ad una vicenda così dura e dolorosa.

“Ci vuoi raccontare come hai saputo che Raquel…?” – insiste Lopez, ricevendo però l’occhiataccia di Paquita.

“Ispettore, non mi sembra il caso di scavare troppo in profondità. È pur sempre una bambina di dieci anni” – interviene la governante.

Ma è Paula stessa a rispondere all’uomo – “Era mezzanotte quando ho sentito delle strane voci provenire dal soggiorno. Ho pensato fosse la nonna. Lei è solita alzarsi dal letto e camminare senza meta in tutta casa. Poi ricordo del suono insistente del telefono, che mi ha infastidita. Così mi alzai per rispondere, visto che nessuno, che abita sotto questo tetto, era intenzionato a farlo”

“Nessuno chi? La signora Marivi?” – chiede Daniel.

“No, con noi abita anche una mia cugina, si chiama Alison, è inglese” – spiega, poi riprende – “Mi sono alzata dal letto, diretta al soggiorno ma prima di arrivare lì, lo squillo si è interrotto. Non ho capito granché, in quel momento. Ho esitato a proseguire, per alcuni minuti. Però poi ho pensato di recarmi in cucina per bere dell’acqua…è lì che ho trovato la nonna a terra, priva di sensi”

“Cosa le è accaduto?”

“Non lo so, lei non ricorda nulla, ovviamente. Solo che mi è bastato uno dei suoi post-it per intuirlo. Teneva tra le mani il bigliettino e la penna”

“Scrive delle note?” – domanda, interessato, Santiago.

“Sì, per timore di rimuovere ogni ricordo, lo fa spesso. Venite, vi mostro il frigorifero” – conduce, sempre mano nella mano con Paquita, i due ispettori in cucina.

Un gran numero di foglietti colorati riempie il ripiano superiore del frigo.

Proprio in tale istante, sotto lo sguardo attento degli uomini che l’hanno seguita, Paula rimuove uno in particolare e lo porge loro.

“Incidente…Raquel è morta…”

Di fronte a una verità dura e cruda come quella, comunicata tramite telefono e annotata su un pezzo di carta, Ramos e Lopez non riescono ad immaginare il dolore che Marivi Fuentes possa aver provato in tale istante. La forza di mettere per iscritto una cosa del genere è incredibile…e la freddezza con cui viene fatto è terrificante.

Probabilmente averlo rimosso poco dopo dalla mente è stato più positivo che mai.

“Se posso permettermi, piccola… per fortuna la realtà che credevate non è quella vera. Troveremo tua madre e ti restituiremo un anno di vita che hai perduto senza di lei, te lo assicuro” – a parlare è Santiago, colpito nel profondo dalla vicenda della bambina.

Il quarantaduenne guarda le lacrime che rigano le gote della Vicuña, avvertendo una fitta al cuore al solo pensiero di quanto, invece, i suoi di figli possano aver sofferto la sua assenza.

E mentre la osserva stropicciarsi gli occhi, ma mantenere forte la sua posizione di roccia, il maggiore degli ispettori le porge, istintivamente, una mano.

Paula solleva lo sguardo e scruta quello della persona che ha di fronte.

I lineamenti del viso dell’ispettore con la folta barba le trasmettono una strana fiducia che non credeva possibile.

Resta in silenzio mentre trova in lui cose che desidererebbe rivedere di suo padre.

“Posso abbracciarti?” – domanda poi, spiazzando tutti.

Lopez non esita a dirle di sì e accoglie quell’esile corpicino tra le sue grosse braccia.

La piccola Vicuña sente un forte senso di protezione e ne gode il più possibile. Sono dodici mesi che non avverte quel calore umano.

“Va tutto bene, tesoro?” – chiede Paquita, avendo assistito, commossa, al momento.

“Si” – annuisce, poi si rivolge di nuovo all’adulto –“Scusami ispettore, ho sentito il bisogno di farlo”

“Tranquilla, Paula. Sappi che puoi contare su di me, e anche su Daniel. Siamo qui per trovare risposte alla sparizione di tua madre, e se tu ci aiuterai, dicendoci tutto ciò che sai, torneremo a Madrid con maggiori dettagli alla mano e più speranza di giungere, in poco tempo, alla risoluzione del caso” – le spiega il quarantaduenne, spostandole un ciuffo dietro l’orecchio.

Chi l’avrebbe mai detto che il lato paterno si sarebbe risvegliato così, all’improvviso?

“Ti va di parlarci anche di tuo padre?” – interviene Ramos, pronto ad annotare qualsiasi cosa detta dalla bambina.

La questione Alberto è delicata e tocca profondamente la piccola.

“Mio padre è morto, hanno trovato il suo cadavere in mare due giorni dopo che abbiamo saputo della mamma” - racconta la minore.

“Una tragedia dopo l’altra” – commenta Jacov, rimasto in silenzio fino a poco prima.

“Io di lui sapevo che era partito per un viaggio di lavoro, e mia madre, per non tenermi a casa in quei giorni, aveva proposto di venire a Lisbona. Papà ogni tanto mandava qualche messaggio, per sapere come stavo. Io gli rispondevo sempre che mi mancava molto”

“Come stai vivendo questa vita qui, assieme alla nonna?” – altra domanda posta da Dani.

“Mi sono abituata. In fondo, sono cresciuta avendola vicino sempre. Per di più, sto studiando il portoghese, grazie alla signorina Colmenar, un’insegnante privata. Mi tengo impegnata tanto”

“Hai degli amici qui?”

“Per ora ne ho due” – racconta Paula, poi si volta verso Marković e lo indica – “E sono i suoi figli”

“I miei bambini le vogliono molto bene. Parlano anche spagnolo, quindi è facile comunicare” – spiega Jacov, entusiasta.

“E’ una fortuna avere qualcuno con cui condividere tutto!” – sostiene Santiago, riconoscendo all’amicizia un ruolo determinante nel benessere vitale della gente.

“Già, se volete ve li presento!” – aggiunge il croato, fiero della sua prole ben educata e generosa.

“Volentieri, appena avremo finito qui” – risponde l’ispettore maggiore.

Dopo una serie di domande legate alla vita nella cittadina portoghese, Lopez e Ramos decidono di congedarsi, per il momento. Ciò, però, non prima di tranquillizzare la bambina - “Piccola, sappi che rimarremo in zona per almeno altri due giorni. Per qualsiasi cosa, ti lascio il mio numero” – detto questo, il quarantaduenne estrae un bigliettino dalla tasca dei suoi jeans scuri e glielo porge.

“Non volete controllare le varie stanze? Magari trovate qualcosa di utile” – Paula stessa, sostituitasi alla nonna nel ruolo di padrona di casa, avanza quella proposta, come se volesse trattenerli il più possibile lì con lei.  

“Mi sembra ottimo. Guidaci, come fossi Cicerone” – afferma Daniel, colpito che sia stata la bambina a considerare l’opzione di perlustrazione della dimora.  

Così, nei minuti successivi, i due spagnoli controllano ogni angolo della villa, imbattendosi in continui post-it di Marivi, in fotografie custodite in vecchi album, in scatole di farmaci, in abiti di ogni tipo conservati per essere donati in beneficienza. Di tutto e di più, eccetto indizi necessari al caso.

“Questa camera di chi è?” – chiede Ramos alla minore, constatandone una, con un enorme cartellone su cui è stampato il “DO NOT DISTURB”.
“Della cugina inglese, Alison! A dire il vero, lei è una tipa strana, e ci tiene alla sua privacy” – sottolinea Paula. Però, se ne infischia e spalanca l’uscio agli uomini – “Prego, controllate pure”

“Non credo sia carino entrare lì dentro” – interviene Jacov, serrando la porta subito dopo, impedendo l’accesso.

“Perché? Alison neanche c’è!” – commenta la bambina.

“Ehm…l’ho vista dalla finestra e sono corso qui!” – spiega il croato.

Neanche il tempo di allontanarsi di qualche metro dal posto, che un rumore dei passi si fa sempre più vicino, e in un battibaleno, alle loro spalle, compare proprio la straniera.

“Cosa state combinando qui?” -  una giovane sedicenne, di bellezza innegabile, con uno zaino in spalla, e l’aria altamente irritata, rimprovera i presenti - “Voi chi siete?” – aggiunge ancora, notando delle figure a lei sconosciute.

Santiago e il suo collega sono più che certi della riluttanza da parte della anglosassone a collaborare.

E invece, sbalorditi, la sentono decisamente pronta a testimoniare non appena rivelano le loro identità.

“Riportate qui mia zia, il prima possibile. Io, se volete, posso raccontare quanto so”

L’interrogatorio viene condotto nella camera della stessa adolescente, con la porta ben serrata, così come le finestre.

Paquita rimasta in soggiorno con Paula e Jacov, cerca di distrarre la bambina proponendosi come aiutante nello svolgimento dei compiti scolastici.

Il croato, invece, resta in silenzio a fissare le scale che conducono al primo piano, lì dove Alison è prossima ad esporsi.

“Cosa ti prende, caro?” – chiede la Sanchez all’uomo, notandolo alquanto estraniato.

“Nulla, spero che la Parker non inventi cose, come è solita fare, ed intralci il caso dei due ispettori”

“Perché dovrebbe farlo?” – aggiunge la governante dei Vicuña, confusa.

“Perché è una tipa strana” – ribadisce Paula, intenta a risolvere degli esercizi sul suo quaderno, mostrando lo scarso legame affettivo con la parente.

Udendo tali dubbi circa l’autenticità della ragazza inglese, Paquita si demoralizza circa la risoluzione del caso in tempi brevi.

Torna a dedicarsi alla bambina, distogliendo i pensieri da quanto, in realtà, accade in quella stanza da letto.

“Allora, presentati e raccontaci di te” – a parlare per primo, dando il via alla testimonianza, è Daniel.

“Mi chiamo Alison Parker, sono inglese ma vivo qui da circa un anno. Sono giunta per un progetto con la scuola, ma ho deciso, poi, di trasferirmi”

“Come mai questa decisione?”

“Perché con i miei non vado d’accordo, mentre zia Marivi ha bisogno di supporto e aiuto. Sono qui anche per lei”

“Hai trascorso del tempo con Raquel?”

“Si, e le voglio bene, vorrei contribuire per aiutarvi a ritrovarla sana e salva”

La tensione che si respira nell’ambiente è segno di quanto, ciò che la Parker, è prossima a raccontare, è di notevole importanza.

“Però giuratemi che ciò che dirò rimarrà segreto”

“Ti tuteliamo, stai tranquilla” – la rasserena Santiago.

E così, dopo un lungo e intenso respiro, Alison dà il via alla testimonianza.

“È capitato spesso che i miei genitori mi portassero in Spagna. Quando ero bambina trascorrevo l’estate intera in casa Fuentes. Quindi ricordo bene com’era zia Raquel prima del matrimonio, così come è diventata durante e anche negli ultimi tempi. Una trasformazione incredibile”

“Quando parli di trasformazione, ti riferisci al suo stato emotivo?”

“Esattamente. Era una donna energica, fiera, una forza della natura. Si fidanzò con Alberto, e le cose iniziarono a cambiare, soprattutto in prossimità del matrimonio” – si interrompe, deglutisce rumorosamente, afferrando subito dopo una bottiglia d’acqua posta sulla scrivania. Bevuto un sorso, riprende – “Ho visto cosa quell’uomo le ha fatto negli anni”

“La maltrattava?” – l’ipotesi peggiore a cui pensa Lopez è quella, e la espone.

“No, o meglio, io non ho mai assistito a scene simili. Però è riuscito ad annientare la sua grinta, la sua vitalità, il suo essere donna. A pranzo, un giorno, la schiavizzò, mentre flirtava, palesemente, con una collega che invitò per un’occasione importante di lavoro”
“Quindi la tradiva!” – commenta Daniel, scuotendo il capo, disgustato.

La sedicenne fa spallucce non potendo confermare al cento per cento il fatto. Poi prosegue - “La sera prima del presunto incidente, quando ci comunicarono la sua morte, io non riuscivo a dormire. Ero tesa per colpa di un compito di matematica. E così, l’ho sentita parlare a telefono con qualcuno. Essendo notte fonda, evidentemente, credeva di non essere udita da nessuno. Ma io l’ho sentita ripetere cose strane su un luogo dove andare, un posto dove si balla, non ci capii granché…”

Santiago e Daniel si scambiano uno sguardo, ipotizzando, in contemporanea, che tale sito potesse essere il Mariposas.
“Hai mai capito con chi stesse conversando?” – domanda il quarantaduenne, per trovare conferma alla prima ipotesi saltatale in testa, ovvero Berrotti.

“Solo un nome ho potuto ben intendere, perché lo ripeteva ogni due per tre”

“Quale?” – chiede ancora Lopez, attendendo esattamente quello di Martin.

“Il nome di un certo Sergio, e posso assicurare che, dal tono di voce che aveva, era molto agitata, impaurita. Se fosse stato questo Sergio a portarla via?”

Chi è Sergio?

Perché conosceva Raquel?

Che possa esserci lui dietro tutta questa storia?

Sono tanti i dilemmi da risolvere, e forse, recarsi a Lisbona non ha portato ad altro se non a confondere ancora di più le idee dei due ispettori.

 

 

 

   
 
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