Tornata
a casa, dopo una giornata di intenso studio, presso la dimora della sua
docente
privata, quel dì impossibilitata a raggiungere la villa
della Fuentes, la
bambina trova di fronte a sé gente sconosciuta, decisa a
porle delle domande
che, lei stessa, considera alquanto invadenti…che sfiorano,
anzi, penetrano, il
suo privato, un privato che la piccola non ama condividere con
facilità.
“Fidati,
tesoro, è brava gente. Ci aiuteranno a riportare qui la tua
mamma” – Paquita le
tiene la mano durante l’interrogatorio, cercando di placare
la sua evidente
tensione fisica.
“Raccontaci
un po', piccolina. Come era vivere con i tuoi genitori?”
– prima questione
posta da Daniel che, contrariamente all’immagine
istituzionale che avrebbe
dovuto manifestare, si propone e le parla come fosse un amico.
“Ehm…cosa
devo dire? Vivevamo insieme, serenamente. Loro si volevano bene, e me
ne
volevano tanto” – racconta la Vicuña.
“Non
litigavano mai?”
“Si,
li sentivo bisticciare, però finiva subito. Quando arrivavo
io, mamma e papà
smettevano”
Come
è logico che fosse, la coppia non preferiva discutere di
fronte alla minore.
Perciò
tale dettaglio diventa poco rilevante.
“Ti
ricordi il giorno che sei giunta qui a Lisbona?” –
adesso è Santiago a prendere
parola.
E
sembra cogliere nel segno. Il viso della bambina si incupisce.
Si
limita ad annuire, mentre nella sua mente i ricordi riaffiorano
prepotentemente.
“Mi
ha portata qui la mamma. Siamo venute assieme”
“Ok,
e poi lei è andata via?”
“No,
abbiamo trascorso dei giorni assieme alla nonna. Poi
c’è stato l’incidente e
sono rimasta orfana” – racconta, trattenendo le
lacrime. È forte Paula, e non
intende mostrare la fragilità che qualsiasi bambina
proverebbe davanti ad una
vicenda così dura e dolorosa.
“Ci
vuoi raccontare come hai saputo che Raquel…?”
– insiste Lopez, ricevendo però
l’occhiataccia di Paquita.
“Ispettore,
non mi sembra il caso di scavare troppo in profondità.
È pur sempre una bambina
di dieci anni” – interviene la governante.
Ma
è Paula stessa a rispondere all’uomo –
“Era mezzanotte quando ho sentito delle
strane voci provenire dal soggiorno. Ho pensato fosse la nonna. Lei
è solita
alzarsi dal letto e camminare senza meta in tutta casa. Poi ricordo del
suono insistente
del telefono, che mi ha infastidita. Così mi alzai per
rispondere, visto che
nessuno, che abita sotto questo tetto, era intenzionato a
farlo”
“Nessuno
chi? La signora Marivi?” – chiede Daniel.
“No,
con noi abita anche una mia cugina, si chiama Alison, è
inglese” – spiega, poi
riprende – “Mi sono alzata dal letto, diretta al
soggiorno ma prima di arrivare
lì, lo squillo si è interrotto. Non ho capito
granché, in quel momento. Ho
esitato a proseguire, per alcuni minuti. Però poi ho pensato
di recarmi in
cucina per bere dell’acqua…è
lì che ho trovato la nonna a terra, priva di
sensi”
“Cosa
le è accaduto?”
“Non
lo so, lei non ricorda nulla, ovviamente. Solo che mi è
bastato uno dei suoi
post-it per intuirlo. Teneva tra le mani il bigliettino e la
penna”
“Scrive
delle note?” – domanda, interessato, Santiago.
“Sì,
per timore di rimuovere ogni ricordo, lo fa spesso. Venite, vi mostro
il
frigorifero” – conduce, sempre mano nella mano con
Paquita, i due ispettori in
cucina.
Un
gran numero di foglietti colorati riempie il ripiano superiore del
frigo.
Proprio
in tale istante, sotto lo sguardo attento degli uomini che
l’hanno seguita,
Paula rimuove uno in particolare e lo porge loro.
“Incidente…Raquel
è morta…”
Di
fronte a una verità dura e cruda come quella, comunicata
tramite telefono e
annotata su un pezzo di carta, Ramos e Lopez non riescono ad immaginare
il
dolore che Marivi Fuentes possa aver provato in tale istante. La forza
di
mettere per iscritto una cosa del genere è
incredibile…e la freddezza con cui
viene fatto è terrificante.
Probabilmente
averlo rimosso poco dopo dalla mente è stato più
positivo che mai.
“Se
posso permettermi, piccola… per fortuna la realtà
che credevate non è quella
vera. Troveremo tua madre e ti restituiremo un anno di vita che hai
perduto
senza di lei, te lo assicuro” – a parlare
è Santiago, colpito nel profondo
dalla vicenda della bambina.
Il
quarantaduenne guarda le lacrime che rigano le gote della
Vicuña, avvertendo
una fitta al cuore al solo pensiero di quanto, invece, i suoi di figli
possano
aver sofferto la sua assenza.
E
mentre la osserva stropicciarsi gli occhi, ma mantenere forte la sua
posizione
di roccia, il maggiore degli ispettori le porge, istintivamente, una
mano.
Paula
solleva lo sguardo e scruta quello della persona che ha di fronte.
I
lineamenti del viso dell’ispettore con la folta barba le
trasmettono una strana
fiducia che non credeva possibile.
Resta
in silenzio mentre trova in lui cose che desidererebbe rivedere di suo
padre.
“Posso
abbracciarti?” – domanda poi, spiazzando tutti.
Lopez
non esita a dirle di sì e accoglie quell’esile
corpicino tra le sue grosse
braccia.
La
piccola Vicuña sente un forte senso di protezione e ne gode
il più possibile. Sono
dodici mesi che non avverte quel calore umano.
“Va
tutto bene, tesoro?” – chiede Paquita, avendo
assistito, commossa, al momento.
“Si”
– annuisce, poi si rivolge di nuovo all’adulto
–“Scusami ispettore, ho sentito
il bisogno di farlo”
“Tranquilla,
Paula. Sappi che puoi contare su di me, e anche su Daniel. Siamo qui
per
trovare risposte alla sparizione di tua madre, e se tu ci aiuterai,
dicendoci
tutto ciò che sai, torneremo a Madrid con maggiori dettagli
alla mano e più
speranza di giungere, in poco tempo, alla risoluzione del
caso” – le spiega il
quarantaduenne, spostandole un ciuffo dietro l’orecchio.
Chi
l’avrebbe mai detto che il lato paterno si sarebbe
risvegliato così,
all’improvviso?
“Ti
va di parlarci anche di tuo padre?” – interviene
Ramos, pronto ad annotare
qualsiasi cosa detta dalla bambina.
La
questione Alberto è delicata e tocca profondamente la
piccola.
“Mio
padre è morto, hanno trovato il suo cadavere in mare due
giorni dopo che
abbiamo saputo della mamma” - racconta la minore.
“Una
tragedia dopo l’altra” – commenta Jacov,
rimasto in silenzio fino a poco prima.
“Io
di lui sapevo che era partito per un viaggio di lavoro, e mia madre,
per non
tenermi a casa in quei giorni, aveva proposto di venire a Lisbona.
Papà ogni
tanto mandava qualche messaggio, per sapere come stavo. Io gli
rispondevo
sempre che mi mancava molto”
“Come
stai vivendo questa vita qui, assieme alla nonna?”
– altra domanda posta da
Dani.
“Mi
sono abituata. In fondo, sono cresciuta avendola vicino sempre. Per di
più, sto
studiando il portoghese, grazie alla signorina Colmenar,
un’insegnante privata.
Mi tengo impegnata tanto”
“Hai
degli amici qui?”
“Per
ora ne ho due” – racconta Paula, poi si volta verso
Marković e lo indica – “E
sono i suoi figli”
“I
miei bambini le vogliono molto bene. Parlano anche spagnolo, quindi
è facile
comunicare” – spiega Jacov, entusiasta.
“E’
una fortuna avere qualcuno con cui condividere tutto!”
– sostiene Santiago,
riconoscendo all’amicizia un ruolo determinante nel benessere
vitale della
gente.
“Già,
se volete ve li presento!” – aggiunge il croato,
fiero della sua prole ben
educata e generosa.
“Volentieri,
appena avremo finito qui” – risponde
l’ispettore maggiore.
Dopo
una serie di domande legate alla vita nella cittadina portoghese, Lopez
e Ramos
decidono di congedarsi, per il momento. Ciò,
però, non prima di tranquillizzare
la bambina - “Piccola, sappi che rimarremo in zona per almeno
altri due giorni.
Per qualsiasi cosa, ti lascio il mio numero” –
detto questo, il quarantaduenne
estrae un bigliettino dalla tasca dei suoi jeans scuri e glielo porge.
“Non
volete controllare le varie stanze? Magari trovate qualcosa di
utile” – Paula
stessa, sostituitasi alla nonna nel ruolo di padrona di casa, avanza
quella
proposta, come se volesse trattenerli il più possibile
lì con lei.
“Mi
sembra ottimo. Guidaci, come fossi Cicerone” –
afferma Daniel, colpito che sia
stata la bambina a considerare l’opzione di perlustrazione
della dimora.
Così,
nei minuti successivi, i due spagnoli controllano ogni angolo della
villa,
imbattendosi in continui post-it di Marivi, in fotografie custodite in
vecchi
album, in scatole di farmaci, in abiti di ogni tipo conservati per
essere donati
in beneficienza. Di tutto e di più, eccetto indizi necessari
al caso.
“Questa
camera di chi è?” – chiede Ramos alla
minore, constatandone una, con un enorme cartellone
su cui è stampato il “DO NOT DISTURB”.
“Della cugina inglese, Alison! A dire il vero, lei
è una tipa strana, e ci
tiene alla sua privacy” – sottolinea Paula.
Però, se ne infischia e spalanca l’uscio
agli uomini – “Prego, controllate pure”
“Non
credo sia carino entrare lì dentro” –
interviene Jacov, serrando la porta subito
dopo, impedendo l’accesso.
“Perché?
Alison neanche c’è!” –
commenta la bambina.
“Ehm…l’ho
vista dalla finestra e sono corso qui!” – spiega il
croato.
Neanche
il tempo di allontanarsi di qualche metro dal posto, che un rumore dei
passi si
fa sempre più vicino, e in un battibaleno, alle loro spalle,
compare proprio la
straniera.
“Cosa
state combinando qui?” -
una giovane
sedicenne, di bellezza innegabile, con uno zaino in spalla, e
l’aria altamente
irritata, rimprovera i presenti - “Voi chi siete?”
– aggiunge ancora, notando
delle figure a lei sconosciute.
Santiago
e il suo collega sono più che certi della riluttanza da
parte della anglosassone
a collaborare.
E
invece, sbalorditi, la sentono decisamente pronta a testimoniare non
appena
rivelano le loro identità.
“Riportate
qui mia zia, il prima possibile. Io, se volete, posso raccontare quanto
so”
L’interrogatorio
viene condotto nella camera della stessa adolescente, con la porta ben
serrata,
così come le finestre.
Paquita
rimasta in soggiorno con Paula e Jacov, cerca di distrarre la bambina
proponendosi come aiutante nello svolgimento dei compiti scolastici.
Il
croato, invece, resta in silenzio a fissare le scale che conducono al
primo
piano, lì dove Alison è prossima ad esporsi.
“Cosa
ti prende, caro?” – chiede la Sanchez
all’uomo, notandolo alquanto estraniato.
“Nulla,
spero che la Parker non inventi cose, come è solita fare, ed
intralci il caso
dei due ispettori”
“Perché
dovrebbe farlo?” – aggiunge la governante dei
Vicuña, confusa.
“Perché
è una tipa strana” – ribadisce Paula,
intenta a risolvere degli esercizi sul
suo quaderno, mostrando lo scarso legame affettivo con la parente.
Udendo
tali dubbi circa l’autenticità della ragazza
inglese, Paquita si demoralizza
circa la risoluzione del caso in tempi brevi.
Torna
a dedicarsi alla bambina, distogliendo i pensieri da quanto, in
realtà, accade in
quella stanza da letto.
“Allora,
presentati e raccontaci di te” – a parlare per
primo, dando il via alla testimonianza,
è Daniel.
“Mi
chiamo Alison Parker, sono inglese ma vivo qui da circa un anno. Sono
giunta
per un progetto con la scuola, ma ho deciso, poi, di
trasferirmi”
“Come
mai questa decisione?”
“Perché
con i miei non vado d’accordo, mentre zia Marivi ha bisogno
di supporto e
aiuto. Sono qui anche per lei”
“Hai
trascorso del tempo con Raquel?”
“Si,
e le voglio bene, vorrei contribuire per aiutarvi a ritrovarla sana e
salva”
La
tensione che si respira nell’ambiente è segno di
quanto, ciò che la Parker, è
prossima a raccontare, è di notevole importanza.
“Però
giuratemi che ciò che dirò rimarrà
segreto”
“Ti
tuteliamo, stai tranquilla” – la rasserena
Santiago.
E
così, dopo un lungo e intenso respiro, Alison dà
il via alla testimonianza.
“È
capitato spesso che i miei genitori mi portassero in Spagna. Quando ero
bambina
trascorrevo l’estate intera in casa Fuentes. Quindi ricordo
bene com’era zia Raquel
prima del matrimonio, così come è diventata
durante e anche negli ultimi tempi.
Una trasformazione incredibile”
“Quando
parli di trasformazione, ti riferisci al suo stato emotivo?”
“Esattamente.
Era una donna energica, fiera, una forza della natura. Si
fidanzò con Alberto,
e le cose iniziarono a cambiare, soprattutto in prossimità
del matrimonio” – si
interrompe, deglutisce rumorosamente, afferrando subito dopo una
bottiglia d’acqua
posta sulla scrivania. Bevuto un sorso, riprende –
“Ho visto cosa quell’uomo le
ha fatto negli anni”
“La
maltrattava?” – l’ipotesi peggiore a cui
pensa Lopez è quella, e la espone.
“No,
o meglio, io non ho mai assistito a scene simili. Però
è riuscito ad annientare
la sua grinta, la sua vitalità, il suo essere donna. A
pranzo, un giorno, la schiavizzò,
mentre flirtava, palesemente, con una collega che invitò per
un’occasione
importante di lavoro”
“Quindi la tradiva!” – commenta Daniel,
scuotendo il capo, disgustato.
La
sedicenne fa spallucce non potendo confermare al cento per cento il
fatto. Poi
prosegue - “La sera prima del presunto incidente, quando ci
comunicarono la sua
morte, io non riuscivo a dormire. Ero tesa per colpa di un compito di
matematica.
E così, l’ho sentita parlare a telefono con
qualcuno. Essendo notte fonda,
evidentemente, credeva di non essere udita da nessuno. Ma io
l’ho sentita
ripetere cose strane su un luogo dove andare, un posto dove si balla,
non ci
capii granché…”
Santiago
e Daniel si scambiano uno sguardo, ipotizzando, in contemporanea, che
tale sito
potesse essere il Mariposas.
“Hai mai capito con chi stesse conversando?”
– domanda il quarantaduenne, per
trovare conferma alla prima ipotesi saltatale in testa, ovvero Berrotti.
“Solo
un nome ho potuto ben intendere, perché lo ripeteva ogni due
per tre”
“Quale?”
– chiede ancora Lopez, attendendo esattamente quello di
Martin.
“Il
nome di un certo Sergio, e posso assicurare che, dal tono di voce che
aveva,
era molto agitata, impaurita. Se fosse stato questo Sergio a portarla
via?”
Chi
è Sergio?
Perché
conosceva Raquel?
Che
possa esserci lui dietro tutta questa storia?
Sono
tanti i dilemmi da risolvere, e forse, recarsi a Lisbona non ha portato
ad
altro se non a confondere ancora di più le idee dei due
ispettori.