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Autore: coopercroft    08/03/2022    0 recensioni
Un anno dopo la morte dello zio Rudy, Mycroft sente il bisogno di raccontare a Sherlock una dolorosa verità.
Revisionato marzo 2022
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Baker Street era stranamente silenziosa, Anthea stava aspettando i suoi ordini.

La avvertì che l'avrebbe chiamata più tardi. Oppure subito, se Sherlock l'avesse liquidato senza pietà. Scese dall'auto e salì i pochi gradini della casa, aggrappandosi con forza all'impugnatura del suo fidato ombrello.

Sapeva quello che voleva fare, era conscio di avere la voglia di chiarirsi.

Gli aprì la signora Hudson.

"Mycroft, finalmente! È venuto a trovare Sherlock? Lui è parte della sua famiglia, non se lo scordi." Brontolò, sconcertata: poco tempo prima lo aveva chiamato rettile e lui non aveva nemmeno reagito.

"È per questo che sono qui, come potrei stare lontano dal mio irritante fratellino?" La provocò, memore di quella frase poco gradita. Lei arricciò le labbra e se ne andò seccata, mormorando poche parole incomprensibili.

Aveva un rapporto un po' altalenante con quella donna ovviamente la sua fama di uomo senza sentimenti e autoritario la infastidiva.

La stanza era, come sempre, ingombra di ogni oggetto, in più c'erano i giocattoli di Rosie ovunque. Cercò di evitarli, anche se era piacevole vedere quella casa piena di vita.

"Se il tuo ordine è questo, caro fratello! Si rischia di camminare sui giochi della piccola Watson."

John lo salutò, lo guardò in tralice. Lui alzò la mano smorzando la frase poco felice.

"Mycroft, cosa ti porta qui? Non vieni mai senza un motivo. Abbiamo invaso qualche paese alleato?"

Sherlock non alzò nemmeno lo sguardo, lo accolse infastidito come sempre. Seduto sulla sua poltrona consunta, pizzicava il violino perdendo tempo.

Come erano lontani i tempi quando, da bambino, gli correva incontro e lui lo sollevava da terra facendolo volare. Non era rimasto nulla di quella vicinanza.

Non rispose subito, era arrivato disarmato.

"Una visita di cortesia, se me lo consenti. Ma anche un avvertimento visto che ti sei procurato un altro nemico."

Mycroft si fermò davanti a lui, dritto in tutta la sua statura. L'ombrello al suo fianco.

Il minore scosse i ricci neri, lasciò il violino e portò le mani unite sotto al mento. Sembrava disinteressarsi a lui, ma in realtà lo studiava a distanza.

"Ti hanno fatto visita? Sai che la tua sicurezza assomiglia sempre di più a un colabrodo?" Sentenziò acido

"Lo so, ma cercherò di porvi rimedio." Ironizzò, con la stessa tecnica.

Sherlock riassunse tutto in una sola frase. "Ernest Graham?"

"Bravo, vedo che non perdi un colpo. E di grazia, dove hai ficcato il naso stavolta per fargli credere che fosse una buona idea venire da me?"

"Nei suoi affari che altro! Lo sai che ricatta mezza Londra? Ah! giusto ma vi serve e quindi chiudete un occhio, se non due." Ringhiò Sherlock.

Mycroft non raccolse, non era lì per litigare. La sua protezione era già attiva e non correva pericoli seri.

"Fa pure fratellino, ma bada che è parecchio pericoloso."

"Lo credo visto che si è introdotto in casa tua." Fu ironico mentre Mycroft si allontanava.

Gli parve strano che lo lasciasse a metà. Lo osservò con sospetto mentre appoggiava l'ombrello e si dirigeva verso la nipote.

"Rosie cresce bene, John? Mi sembra molto serena, anche frequentando il mio caro fratellino. Sherlock è un buon padrino?"

Si era avvicinato alla piccola, che allungava le manine vedendo la sua catena dorata. La lasciò fare. John si accorse che qualcosa non andava in Mycroft. Non permetteva a sua figlia di toccarlo. Lanciò un'occhiata al suo coinquilino che sollevò le sopracciglia, gli occhi azzurri intensi e sorpresi.

John fu gentile. "Rosie lo adora, a modo suo. Tuo fratello è una attrazione per lei, certo, qualche volta esce dagli schemi ma lo riporto subito al passo."

Sorrise mentre Rosie cinguettava dal seggiolone cincischiando la catena dell'orologio di Holmes.

Il British Government, accettò di buon grado la compagnia della nipote acquisita, doveva essere proprio sottotono.

Molte rughe erano comparse sulla sua fronte.

Era perplesso e curioso da questa apertura del suo carattere sempre così chiuso.

"Come mai sei passato? Qualche problema? Sai che tuo fratello freme dalla voglia di vederti, vero Sherlock?"

John si voltò verso di lui, che si era appartato in cucina a trafficare sul calendario.

"Certamente Mycroft, non resistevo più dalla voglia di vederti. Cosa vuoi in realtà? Visto che non ti interessa di Graham. Fa che sia una cosa seria."

Sbiascicò, senza guardarlo, sembrava più interessato al calendario, ma John percepì una sottile inclinazione nella sua voce, ebbe la sensazione che fosse preoccupato.

Watson prese in braccio la figlia e restituì la catena a Mycroft.

"Graham te lo cedo fratello, è solo uno stupido arricchito che non sa con chi a che fare. Tu... beh e anche io."

Rispose sospirando rassegnato, mentre si rimetteva in ordine.

"Passavo e mi sono fermato a farvi visita. Nulla di più." Invece tremava dentro, nella testa la voce martellante di zio Rudy. Ma fu bravo a mascherare, quando Sherlock gli si parò davanti. Le labbra strette, gli occhi attenti.

"Questo è assolutamente falso, cerca di essere più convincente." Era come al solito pungente e incalzante. Mycroft tentennò, forse non era stata una buona idea scoprirsi così, sapeva dove poteva arrivare il fratello minore, non gli mancava l'acume e la deduzione.

"Basta Sherlock!" Watson intervenne, vedendo la difficoltà di Mycroft, che non lo rimbeccò come era solito fare, rimase stranamente muto.

E se lo notava lui, doveva notarlo anche Sherlock.

"Non lo ascoltare, prendiamoci un tè." Cercò di smorzare il buon Watson.

Ma lui declinò l'offerta, si allontanò dallo sguardo del fratello, agitando la mano in diniego. Si sentì in dubbio, forse certe cose del passato spettavano solo a lui, e doveva portarne il peso. Era stato stupido a credere di potere parlare serenamente con Sherlock.

Si ritrasse con apparente noncuranza ma il cuore andava a mille. Era presto, non era il momento, temeva che Sherlock non avrebbe capito.

"No, devo andare. Anthea mi aspetta." Fu una scusa banale, ma si sentì improvvisamente stanco. Oggi aveva vinto ancora una volta lo zio Rudy, andarsene era la cosa migliore da fare.

Fece un cenno con il capo, afferrò l'ombrello e accarezzò la testolina di Rosie che era in braccio al padre. Uscì senza voltarsi, John rimase interdetto.

Quella strana carezza sbilanciò Sherlock, rimase pensieroso per pochi attimi, si passò la mano nei capelli, gli occhi stretti in una linea sottile.

Afferrò il cappotto. "Scendo John, credo che abbia bisogno di me." Watson annuì, entrambi avevano visto il disagio di Mycroft Holmes.

 

   
 
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