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Autore: Ivy001    09/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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12 Capitolo

 

Marivi Fuentes rincasa nel tardo pomeriggio, accompagnata dalla moglie di Jacov Marković, che, di tanto in tanto, si offre di assisterla.

I due ispettori, terminato l’interrogatorio di Alison Parker, si apprestano a lasciare la casa.

Ma l’arrivo della signora cambia i piani.

“Chi è questa gente?” – chiede, intimorita. La progressione della malattia la rende una bambina a tutti gli effetti, tanto da mostrarsi spaventata per la presenza di sconosciuti.

“Ciao, amica mia! Sono Paquita” – la governante le si avvicina e con estremo tatto e garbo, riesce, come ormai è abituata a fare, ogni qualvolta la incontra, a instaurare un rapporto di fiducia.

La sola persona che l’anziana sembra non cancellare dai ricordi è proprio la nipote britannica. Nessuno sa dare una spiegazione a tutto ciò, eppure l’Alzheimer, come è ben noto, è una malattia in cui la logica è carente.

“Riconosce solo lei!” – commenta Paula agli uomini di fianco, manifestando un profondo dispiacere – “Io per ricordarle di me devo sempre mostrarle vecchie foto”

Coscienti che presentarsi è inutile, perché a breve la Fuentes dimenticherà tutto, Santiago e Daniel decidono, ugualmente, di farsi avanti.

Il maggiore dei due mostra il distintivo – “Siamo della Polizia, cerchiamo sua figlia Raquel!”

“Mia figlia Raquel?! Perché? Cosa le è accaduto? Ha problemi con la giustizia? Quando torna a casa, mi sente”

Le parole di Marivi spiazzano gli ispettori, mentre sembrano la normalità per tutti gli altri.

“Ehm, in realtà…” – cerca di spiegare Ramos.

È il collega a fargli segno di lasciar stare.

“Dirglielo significherebbe farle rivivere quel dolore, per l’ennesima volta!” – precisa all’orecchio del socio.

“Non si preoccupi, un piccolo problemino risolvibile, nulla di allarmante” – mente il quarantaduenne.

È il croato a ringraziare per quella bugia a fin di bene, con un sorriso complice.

Di fianco a lui si è posizionata una donna di indubbia bellezza, dai capelli neri come la pece e la carnagione olivastra, con indosso una lunga gonna, e ai polsi vari braccialetti alquanto rumorosi, assieme ad anelli e due pendenti grandi a forma di cerchio.

Chiunque avrebbe pensato ad una zingara, guardandola attentamente.

Una gitana, con precisione. Ed è proprio ciò che la straniera è in realtà, proprio Nairobi.

Incuriosito dalle origini di lei, un mondo ormai entrato nel cuore di Santiago, quest’ultimo le si avvicina, con la banale scusa della presentazione.

“Lei è la moglie del signor Marković?”

“Si, signore, piacere mi chiamo Dolores, per gli amici Lolita!” – spiega, stringendogli la mano.

Lo stesso fa anche con Ramos, lì accanto.

“Vi conviene andare via, almeno diamo modo a Marivi di rilassarsi. Io rimarrò qui, ci sentiamo in serata, ok?” – Paquita chiede loro di congedarsi, con educazione, e il gruppetto lascia la villa.

Non prima, però, di aver salutato due preziosi tasselli delle loro ricerche: un saluto cordiale ad Alison, in costante ansia per la sparizione dell’adorata zia, e un bacio tenero e paterno a Paula, avvinghiatasi al maggiore degli ispettori, come a voler cercare in lui la protezione che, poco prima, gli ha ricordato quanto fosse piccola in quel mondo di grandi.

Jacov invita gli spagnoli nella sua dimora, intenzionato ad offrire la sua totale disponibilità sull’indagine.

La sua consorte, solare e amichevole, gli spalanca le porte di casa sua, offrendogli addirittura delle camere dove pernottare.

 “Sentitevi i benvenuti” – esclama, facendogli segno di sedersi sul divano, porgendogli poi un vassoio con spuntini vari e due birre.

“Avete racimolato informazioni utili?” – domanda il tipo baffuto.

“Speravamo di trovarne di più, ma, per il momento, ci faremo bastare questi”

“Dovete setacciare altre zone?” – aggiunge, ancora, il croato.

“Vorremmo recarci al Commissariato di Lisbona per chiedere dettagli raccolti dai colleghi portoghesi in questo ultimo anno” – spiega Daniel, sorseggiando dalla bottiglia la sua Estrella.

“Posso accompagnarvi io, se vi fa piacere” – Jacov è estremamente disponibile, tanto da insospettire Lopez che, andando contro l’ok del socio, rifiuta l’offerta.

E mentre le conversazioni, sul più e il meno, continuano, il quarantaduenne scruta, silenzioso, il padrone di casa, cominciando a temere di trovarsi nella tana del lupo e di non saperlo.

Forse sono solo sue paranoie, che, però, rimangono impresse come macigni nella sua mente per svariati minuti.

Il tempo di consumare quella sorta di merenda salata e filare via.

“Aspettate, vorrei conosceste i nostri figli” – esclama Marković, quando gli ispettori sono prossimi a lasciare l’abitazione.

“Siamo in ritardo, dovremmo fare un check-in entro le 19, nell’hotel prenotato!” – spiega Santiago, voglioso di esporre le sue ipotesi all’amico il prima possibile.

“Eccoli” – aggiunge Lolita, indicando due bambini che hanno appena oltrepassato il giardino adiacente.

Un maschio e una femmina, decisamente gitani, e poco croati, nei tratti e nei colori.

Si tengono per mano; il primo sembra essere più grandicello di un paio di anni rispetto alla piccola.

“Bambini, vi presento due signori spagnoli che sono qui per trovare la vostra adorata zia Raquel”

Anche loro definivano la Murillo come zia.

“Come vedete abbiamo un legame fortissimo, ci consideriamo un’unica famiglia!” – puntualizza Jacov, fiero.

“Piacere” – dice il trentenne figlio di Augustin Ramos – “Io mi chiamo Daniel, e lui è Santiago”

“Piacere nostro, io mi chiamo Victoria” – la piccina sembra l’esatta copia di sua madre, anche caratterialmente.

Il moretto, di fianco a lei, non sembra aver ereditato la parlantina dei genitori, né l’entusiasmo nel conoscere quelle persone.

E mentre baby Vicky, così dice di farsi chiamare dalle amichette di scuola, dà mostra delle sue doti logorroiche, Lopez fissa, pensieroso, il fratellino maggiore.

C’è qualcosa in lui che non lo convince.

“Tu come ti chiami, ragazzo?” – chiede, incuriosito e, al contempo, sospettoso.

“Perché lo vuoi sapere? Cosa ti interessa?” – replica l’altro, ricevendo l’immediato rimprovero dei genitori.

Lolita lo afferra per un braccio, trascinandolo dentro casa – “Scusatelo, è davvero un ribelle. Non vuole imparare le buone maniere” – per allontanarsi con il figlio, la gitana si congeda, lasciando suo marito e la piccola Victoria assieme agli ispettori.

“Perdonatelo”

“Figurati, è un bambino. È comprensibile” – lo giustifica il maggiore degli ispettori.

“E’ sempre il solito” – brontola la bambina, alzando gli occhi al cielo, con fare quasi da adulta, che fa sorridere gli uomini.

“Sembra una piccola boss, immaginala a capo di un’impresa” – ridacchia Daniel, sussurrandolo al socio.

Santiago accenna un sorriso, eppure qualcosa della figura del ragazzino sembra averlo toccato.

“In lui c’è qualcosa di familiare…di molto familiare” - precisa, prima di uscire dal cancello dell’abitazione.

Il cellulare in tasca comincia a vibrare costringendolo a tirarlo fuori.

“Paquita, dimmi”

“Appena arrivate all’albergo avvisatemi, non fatemi stare in pena” – con fare materno, la governante dei Vicuña ha telefonato per sapere notizie dei due.

“Una donna così tenera non l’avevamo mai conosciuta” – puntualizza il trentenne, colpito piacevolmente.

In quel preciso istante, però, l’IPhone di Lopez lo porta, forse per errore, forse per destino, sulla galleria delle fotografie.

E di fronte agli occhi di Santiago si palesa la ragione dei suoi dubbi.

“Cazzo” – esclama, impallidendo.

“Che succede?”

“Guarda tu stesso” – gli porge l’apparecchio, e Ramos fissa l’immagine ingrandita.

“Chi è?”

“Il figlio di Nairobi”

Il giovane sospira, intuendo che la cotta per la gitana non è ancora superata, e non coglie il filo del discorso – “Amico mio, tu devi andare avanti, possibile che pensi sempre a lei…”
“No, no, devi osservare bene! Non sto tirando in ballo lei, tanto per! Questo bambino non ti ricorda quello che abbiamo appena conosciuto?”

“Chi? Il figlio del croato?” – chiede, confuso, il ragazzo – “Come spiegheresti razionalmente come mai quel gitanito è assieme a questi due, in Portogallo per giunta?”

“Adottato, forse” – trova la giusta motivazione e poi continua - “Se così fosse, sarebbe un vero e proprio fatalità!”

“Non sappiamo neppure come si chiama!”

“Motivo in più per scoprirlo. Preparati, mio caro socio, perché stiamo per tornare di nuovo in quella casa!” – lo prende sottobraccio, ripercorrendo i metri appena superati.

“Uffa, sopportare di nuovo la loro parlantina è qualcosa che sfida la pazienza di chiunque, anche di un santo” – borbotta Ramos.

“Se è lui, io la mia sfida con la vita l’ho parzialmente vinta!”

“Mi devi un favore” - commenta il trentenne, una volta di fronte a quella porta, per la seconda volta.

“Anche più di uno!” – certo delle sue ipotesi, Santiago bussa deciso all’uscio, mentre gli frulla in testa una banale scusa che giustifichi ciò che sta per fare e dire.

Mentre a Lisbona le cose circa la sparizione di Raquel non trovano un pieno risvolto, ma qualcos’altro sembra smuoversi in direzioni sperate, a Madrid, precisamente al Mariposas, la situazione sembra stabilizzarsi, a netto favore di chi ha il potere.

“Hai sistemato la donna al suo posto, Palermo?” – viene chiesto a Martin, tramite una sorta di walkietalkie e un auricolare.

“Si, è qui di fronte a me, sul letto! L’ho anche ben coperta” – spiega Berrotti alla persona dall’altro lato, quella con la maschera che la gitana incontrò ore prima.

“Perfetto”

“Possiamo stare tranquilli?”

“Ha imparato la lezione, non si azzarderà più a lasciare il Club, fidati!”

“Bene” – sorridente e soddisfatto, il proprietario del locale, chiude la conversazione qualche secondo dopo, sollevato come non gli capitava da tempo.

Abbandonata la camera di Agata, il proprietario del Night Club viene richiamato all’ordine da un’improvvisa telefonata.

“Pronto? Si, sono io… sul serio?... bene….grazie”

Breve ma intensa comunicazione che rallegra, se possibile, ancor di più di quanto già fosse, la sua giornata.

Percorre, saltellante, i corridoi del primo piano, avvisando, uno ad uno, i suoi dipendenti della decisione presa all’ultimo secondo.

“Che succede, capo?” – chiede Manila, trovandosi Martin in camera, improvvisamente, mentre era dedita ad una seduta di yoga personalizzata.

“Stanotte si torna a lavorare” – comunica, entusiasta – “Smetti di fare queste stronzate che servono a poco, e preparati”

Questa è la novità che dà a chiunque vive sotto il suo stesso tetto.

Le sole escluse sono Nairobi e Tokyo, prive di coscienze e sconnesse dalla realtà.

“Cosa è cambiato nel giro di ventiquattro ore?” – domanda Stoccolma all’amica, quando, ormai pronte ad accogliere nuovi clienti, si scambiano battute su quanto accaduto.

“Non saprei, e a dire il vero sono preoccupata per le altre”

“Chi? Per quelle due ribelli? Meglio che non ci siano stanotte, altrimenti dovremmo scontrarci sicuramente sull’ennesime loro alzate di testa” – commenta la bionda, sistemandosi uno scollatissimo top rosso.

Manila, però, sente che l’assenza di Tokyo e Nairobi è alquanto fuori dal comune. In fondo, è cosciente che se il Mariposas ha successo è dovuto, in parte, anche alle due Farfalle più grintose.

Così, agitata, chiama in disparte Martin – “Che fine hanno fatto le nostre amiche?”

“Adesso le consideri amiche?” – ridacchia Berrotti – “Lascia perdere, domani le rivedrai. Per oggi le ho tenute in punizione”

“Punizione? Cosa…? Non siamo mica in un carcere” – sostiene.

“Cara ragazza, ti ho appena detto di lasciar perdere. Ora va’, e guai a te se decidi di imitare le altre sciagurate… piuttosto, segui le orme di Stoccolma. Lei sì che è una rispettosa delle regole” – ignorando gli sguardi scioccati della ragazza, Palermo si appresta ad aprire il portone ed accendere l’insegna esterna.

E’ allora che Manila nota sul bancone, all’ingresso, un fax fresco di stampa.

“Le indagini sul locale sono state archiviate. Non è stato riscontrato nulla che possa impedire il vostro operato. Potete riaprire immediatamente. C.G.”

   
 
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