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Autore: EleWar    10/03/2022    5 recensioni
C'è poco da fare, Ryo è un gran vizioso, ma stavolta di quale vizio stiamo parlando? E Kaori sarà ancora disposta a tollerarlo o ricorrerà a drastici rimedi?
Altra avventura per i nostri due super innamorati!
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Spero di non avervi fatto aspettare troppo con il capitolo 4. Ma ora c’è e dateci sotto con la lettura :D
Grazie infinite per la vostra pazienza e per l’interesse che mi dimostrate.
Vi lovvo
Eleonora

 
 
 
Cap 4 - Uno strano via vai
 
Saeko corse alla finestra e vide la Mini parcheggiare accanto al marciapiede.
Si voltò a guardare Kaori con aria colpevole: non voleva che pensasse che lei e Ryo si incontrassero di nascosto, che avessero una tresca o faccende poco chiare… non più di quelle solite, quando cioè gli chiedeva di lavorare per lei promettendogli in pagamento notti d’amore o bottarelle.
Non si era mai sognata, nonostante tutto, di mettersi fra i due, nemmeno quando la loro storia era agli inizi ed erano già innamorati senza saperlo ancora; e adesso non li avrebbe danneggiati per nulla al mondo, anzi, lei e gli altri della banda avrebbero protetto il loro amore da tutte le aggressioni esterne.
 
Ma non ci fu tempo per altri commenti perché, un secondo dopo, si udì il gracchiare del citofono.
Kaori, nel frattempo, aveva radunato le sue cose alla bell’e meglio e indossato giacca e cappellino; le fece un cenno d’assenso, dandole tacitamente il permesso di rispondere al citofono:
 
“Sì? Chi è?” chiese Saeko, pur sapendo benissimo chi fosse, tanto più che aveva la telecamera a mostrarle il viso del visitatore, il quale rispose laconicamente:
 
“Sono io”.
 
“Oh, Ryo, sei tu?” e la portò un po’ per le lunghe, temporeggiando, in modo che Kaori fosse pronta per scappare.
Quando vide che la ragazza era ridiventata il fattorino anonimo di prima, aggiunse: “Ti apro subito. Tanto dove sta l’ascensore lo sai, vero?” Era un modo per indurlo a farne uso, così che Kaori potesse svignarsela giù per la tromba delle scale.
 
“Certo, non è mica la prima volta che salgo da te!” rispose lui, e nuovamente Saeko guardò Kaori con aria colpevole: nonostante tutto desiderava avere un buon rapporto con la sweeper e, diversamente, quella sarebbe stata la serata ideale per approfondire l’amicizia.
Inoltre, si rese improvvisamente conto la padrona di casa, effettivamente nessuno veniva mai a farle visita, ed ora che aveva un ospite se ne stava già andando.
Vero che stava per salire Ryo da lei, ma non le piaceva far scappare via Kaori così, come una ladra; e già pensava che non aveva nessunissima intenzione di essere tirata dentro alle loro litigate, alle loro crisi.
Si ripromise però che, una volta rappacificatisi, perché era sicura che sarebbe successo, li avrebbe invitati entrambi per una cena o una seratina in tranquillità.
 
Poco prima di premere il bottone dell’apertura del portone di sotto, fece sgattaiolare l’amica fuori di casa sussurrandole: “Hai preso tutto?” e poi aspettò che scomparisse giù per le scale, prima di permettere a Ryo di salire.
Sperò che andasse tutto bene anche se, si disse poi, cosa mai sarebbe potuto succedere di male, se i due si fossero incontrati ugualmente?
Allo stesso tempo non voleva che saltasse la copertura di Kaori, in più era curiosa di sapere perché Ryo fosse andato da lei.
 
Attese anche lui sulla porta.
 
Ryo, che fino a poco prima aveva girato a vuoto per le strade del quartiere, senza un vero e proprio motivo si era diretto da Saeko; del resto lei era la sua unica amica di vecchia data, colei che, dopo Kaori, lo conosceva meglio.
Non si era quasi accorto della pioggia che aveva cominciato a venir giù scrosciando, troppo preso a rimuginare sul fatto che Kaori lo aveva lasciato.
Sperava potesse in qualche modo rimediare all’ennesima sciocchezza combinata.
Era attanagliato dalla sua mancanza, che già sentiva prepotentemente, e impossibilitato a tornare a casa sapendo che non l’avrebbe ritrovata lì.
Non poteva pensare di vivere senza di lei.
 
Quando era sceso dall’auto, aveva sostato per un attimo, pensieroso, davanti al palazzo di Saeko, con le mani sprofondate nelle tasche della giacca a giocherellare con i bottoni di Kaori, in cerca di una scusa per salire dalla bella ispettrice.
Aveva visto la luce accesa nel suo appartamento, quindi era sicuro che ci fosse.
Era ormai sera avanzata e, a meno che non fosse impegnata in qualche caso difficile, anche per lei era giunta l’ora di staccare dal lavoro.
 
In qualche modo si era fatto avanti e, scorrendo sulla pulsantiera tutti i nomi, trovato quella della donna, aveva premuto il bottone corrispondente.
Quando era entrato nell’ascensore, aveva ritrovato una traccia di profumo a lui noto: per una frazione di secondo aveva ripensato a quel rider che per poco non aveva investito aprendo la portiera, ma soprattutto a Kaori, la sua dolce Kaori.
Aveva inspirato profondamente e si era dato del malato, nuovamente, perché se bastava una labile scia di profumo per farlo pensare a lei, sospirando, voleva dire che era proprio messo male… o bene?
 
L’ascensore giunse ben presto al piano con un lieve sussulto, e le fredde porte metalliche scomparvero lateralmente, aprendosi e mostrandogli Saeko Nogami che, sulla porta di casa, lo stava guardando con aria divertita.
 
Quando Ryo uscì dalla cabina, le sfuggì detto a mezza bocca:
 
“Che scemi, sempre a rincorrersi”.
 
“Eh?” chiese Ryo, che non aveva capito cosa avesse detto la donna.
 
“Niente, niente” rispose sempre ridacchiando sotto i baffi,“Entra” e lo fece accomodare.
 
Ryo avanzò all’interno dell’appartamento con le mani in tasca, sempre a giocherellare con i bottoni di Kaori; aveva una faccia da funerale e Saeko, sapendo tutti i retroscena, sotto sotto se la godeva.
Non che fosse così sadica da gioire delle sventure altrui, ma vedere il grande Ryo Saeba annientato dopo essere stato lasciato dalla sua mitica socia Kaori Makimura, era davvero uno spasso.
Tra l’altro l’ispettrice era inspiegabilmente fiduciosa, e non credeva che la crisi potesse essere irrevocabile e definitiva.
Sicuramente avrebbero trovato il modo di chiarirsi e superare anche quella: i due si amavano profondamente, da anni, e ne avevano passate di cotte e di crude insieme, quindi non era possibile che i due si separassero per sempre.
Certo, gran parte dello sforzo avrebbe dovuto farlo quel cretino che ora stava ciondolando per casa sua, ma d'altronde anche questa era una costante: Ryo aveva sempre qualcosa da farsi perdonare, era il suo vizio.
 
In ogni caso, all’uomo non sfuggì il fatto che sul tavolo del soggiorno ci fossero due tazze per il tè vuote, e incuriosito chiese all’amica:
 
“Aspettavi qualcuno?”
 
“Sì, te” gli rispose subito con un sorrisetto malizioso.
 
L’ispettrice Saeko Nogami era famosa per essere fondamentalmente una donna sola; bella da togliere il fiato, usava anche il suo fascino per farsi avanti nella vita, ma forse perché estremamente esigente nella scelta, di fatto non aveva un uomo accanto, o almeno così sembrava; era talmente riservata, che della sua vita privata non se ne sapeva nulla o quasi.
Qualcuno dei suoi colleghi e sottoposti mormorava che dopo la morte del suo ex partner Hideyuki Makimura, con cui sembrava avesse una relazione, non si era legata a nessun’altro.
A dirla tutta, nemmeno Ryo sapeva se la donna avesse un qualche tipo di legame con qualcuno, né di che tipo fosse; lei non gliene parlava e lui non chiedeva.
La prassi voleva che lui ci provasse spudoratamente e pesantemente, che lei rifiutasse sistematicamente, ma che, al contrario promettendogli le famose bottarelle, ricorresse a lui per gli incarichi più assurdi e pericolosi; bottarelle che, per inciso, si guardava bene dal concedergli, e lui dall’esigere seriamente.
Ryo aveva pensato che, in un certo qual modo, loro due fossero molto simili, condannati a stare da soli, o almeno di ciò era convinto all’inizio, e questo molto prima che lui conoscesse, e s’innamorasse, della sua Sugar Boy.
In realtà aveva combattuto a lungo perché questa condizione di uomo solo e dannato rimanesse tale, non disdegnando di alleggerire la solitudine con estemporanei amori ed effimere avventure, ma poi alla fine aveva ceduto al sentimento potente e sconvolgente che provava per la sua partner, e si era deciso.
 
Che Saeko avesse visite, e per giunta a quell’ora, era comunque una stranezza, perché a Ryo non risultava che lei avesse altre amiche al di fuori delle ragazze che frequentava suo malgrado, e cioè sua sorella Reika, Kaori o Miki.
Quindi, chi mai poteva essere il o la misteriosa ospite?
In condizioni normali avrebbe tanto voluto saperlo, anche se non glielo avrebbe chiesto direttamente, ma in quel momento aveva altri pensieri più importanti per la testa: Kaori lo aveva lasciato, e lui temeva che stavolta facesse dannatamente sul serio.
 
Il fischio del bollitore lo distolse dai suoi pensieri.
 
“Zucchero?” chiese amabilmente la padrona di casa la quale, dovette ammettere, non le capitava molto spesso di passare una serata così movimentata come quella che stava vivendo, con quei due cretini che giocavano a nascondino, fuori e dentro casa sua.
 
“Eh?” rispose con la faccia da ebete il suo ospite.
 
“Dicevo, vuoi dello zucchero, sucre, sugar?” e calcò sull’ultima parola, sapendo che a volte lui chiamava così la sua fidanzata; Saeko era davvero tremenda quando ci si metteva.
 
Ryo finalmente capì che cosa le stava offrendo la donna, ma in bocca a lei, quella parola, zucchero in inglese, stonava tantissimo, e sentì come una piccola puntura di fastidio.
 
Si sedettero entrambi al tavolo, e vedendo che il suo amico sweeper non emetteva parola alcuna e il silenzio rischiava di gravare su loro due, la Nogami cercò di alleggerire la tensione esordendo con:
 
“Se sei venuto per riscuotere i tuoi crediti, lo sai, caschi male. Ho concordato con Kaori che tutti i debiti che ho con voi vengano monetizzati e che io debba pagarveli, a rate, un po’ alla volta…” sperava di strappargli almeno una battuta, e sapendo che in quel momento – e chissà dove – Kaori riusciva a sentire la loro conversazione, si augurò che Ryo non dicesse delle fesserie in merito, o che facesse cose di cui poi si sarebbe potuto pentire.
 
“Lo so, lo so” rispose invece, con un’intonazione strana, che non era tanto rimpianto, ma disinteresse; non era venuto lì per parlare delle sue mancate notti d’amore con Saeko.
 
“Allora posso sapere, di grazia, perché sei qui stasera?” domandò infine l’ispettrice, andando dritto al punto.
 
“Non lo so” ammise Ryo sinceramente, portandosi alle labbra la tazza fumante.
 
“Un gran chiacchierone non lo sei mai stato” lo stuzzicò quindi la donna “ma direi che mi merito molto di più di un lo so, non lo so, non credi?” concluse leggermente esasperata.
 
“Hai ragione…” e già stava per alzarsi, con l’evidente intenzione di andarsene.
 
Saeko si allarmò.
Così distrutto, Ryo non lo aveva visto mai: era perfino messo peggio di come si era immaginata.
Cercò un modo di trattenerlo ed eventualmente dimostrare sbalordimento quando lui le avrebbe detto la verità… che già conosceva, pertanto si affrettò a dirgli:
 
“Aspetta… se non ne vuoi parlare va bene, ma non te ne andare…” fu tutto ciò che riuscì a dire, ma in qualche modo funzionò perché lui si rimise a sedere.
 
Ryo, con un sospiro, tirò fuori un bottone di Kaori e, guardandolo intensamente, dopo una breve pausa disse:
 
“Kaori mi ha lasciato”.
 
Saeko, da attrice consumata qual era, nonché bluffatrice nata, manifestò un accettabile stupore, condito da rammarico e tristezza; l’altro, troppo affranto, non notò la falsità della sua espressione, e in qualche modo proseguì:
 
“Il fatto è che… nonostante mi sia deciso a ricambiare i suoi sentimenti, e credimi, sono l’uomo più felice sulla faccia della terra, ancora non riesco a smettere di fare lo stupido quando vedo una bella donna…”
 
Saeko taceva e pensava a Kaori, che in quel momento aveva la possibilità di ascoltare tutto e da una posizione privilegiata, perché il bottone era vicinissimo a Ryo.
 
“Cioè, voglio dire… è più forte di me” riprese lo sweeper “L’ho fatto per così tanto tempo, il gusto del corteggiamento…” e fu interrotto dalla poliziotta che tossicchiò, per attirare la sua attenzione sul fatto che quello poteva dirsi tutto tranne corteggiamento “…dicevo” riprese allora Ryo, “il piacere della caccia, della seduzione…” e qui Saeko alzò impercettibilmente gli occhi al cielo.
Come faceva quell’idiota ad essere così serio nel dire che quelli erano corteggiamento e seduzione, quando erano, al contrario, pesanti avances che sfioravano la molestia?
Ma lui non parve accorgersene e proseguì imperterrito:
 
“Ho sempre pensato che avrei voluto farmi più donne possibili, che non avrei mai lasciato nulla d’intentato, che ogni bella donna incontrata avrebbe potuto essere la mia compagna di giochi – e niente più – che mi sarei divertito un sacco con loro, che la vita va vissuta fino in fondo, che non sai mai cosa può succederti e allora è meglio prendere a piene mani tutto quello che ti capita di buono… E il sesso e le donne sono le uniche cose per cui vale la pena vivere e nient’altro”.
 
Saeko sapeva che per Ryo non era solo questo, almeno non negli ultimi anni della sua vita, ma non riusciva a dargli tutti i torti; veniva da un passato pesante, di morte e sofferenza, precario come solo può esserlo quello di un guerrigliero, un mercenario, un assassino prezzolato che ogni giorno sfida la sorte.
Meglio non avere legami e godere fino all’ultimo dei piaceri che può offrirti la vita, senza chiederti cosa ne sarà domani.
Nonostante ciò, però, le sue parole la intristirono: sperava che la vicinanza di Kaori avrebbe potuto migliorarlo, e in parte così era stato, ma ora le stava facendo quel discorso strano e non sapeva cosa pensare.
Si mosse a disagio.
 
“Ma poi…” e lo sweeper si fermò incerto, dopo la tirata appena fatta; alzò gli occhi dal bottone, che aveva fissato tutto il tempo mentre se lo rigirava fra le dita, a quelli imperscrutabili della sua ospite “…ma poi è arrivata Kaori” e si strinse nelle spalle “All’inizio era solo la sorellina di Hide, una ragazza casinista che mi era quasi piovuta dal cielo, capace di sconvolgermi casa e vita, ma era divertente. Confesso che avrei voluto provarci anche con lei, era già molto bella e mi stuzzicava l’idea di portarmela a letto. Poi però si è intestardita a voler essere la mia partner di lavoro, e allora a quel punto mi sono messo un freno: sesso con Kaori no, e ho fatto di tutto per dissuaderla nel qual caso si fosse innamorata di me. E poi la sua gelosia… ragazzi! Quante martellate avrò preso a causa dei suoi epici scoppi di gelosia? A volte mi ha impedito di rovinare tutto con le clienti che ospitavamo a casa o per cui lavoravamo, ma la sua ferrea moralità mi ha anche impedito di concludere con donne che nulla avevano a che fare con noi come City Hunter… Il più delle volte era divertente farsi beccare da lei, e anzi, più menava forte e più sapevo che teneva a me, mi amava. Ti stupiresti se ti dicessi che facevo apposta?”
 
Saeko scosse la testa.
Il suo amico aveva dato la stura alle confidenze e non lo avrebbe interrotto per nulla al mondo.
 
“Voglio dire…” riprese “ho avuto lo stesso le mie avventure, ma di quelle lei non ne ha mai saputo niente”.
 
La Nogami immaginò come si stesse sentendo ora la sua amica, udendo la confessione del suo fidanzato… o ex… o quello che era.
 
“Niente di serio, come sempre, ma ecco, le più eclatanti erano quelle che mi mandava in fumo lei” e ridacchiò; per un attimo si perse nei suoi ricordi, con un sorrisino divertito stampato sul volto, poi ricominciò: “Voglio dire… provarci con le donne, sempre e comunque, fa parte di me, anche se con quelle non volevo e non voglio concludere perché… c’è lei!” e di nuovo fissò la sua interlocutrice che, in silenzio, sorseggiava ciò che restava del suo tè.
 
Ryo aspettò che l’altra commentasse, ma lei non gli diede la benché minima soddisfazione, anche perché fondamentalmente non sapeva cosa dirgli.
Non gli avrebbe di certo detto “Hai ragione” o “Hai fatto bene”, dal suo punto di vista tutto in Ryo era esagerato e come gestiva i suoi affari sentimentali era a dir poco disastroso.
Era fortunato che quella santa di Kaori era rimasta con lui nonostante tutto, e che si fosse stancata proprio ora era inevitabile; Ryo era un bamboccio, e come sempre doveva arrivarci da solo al nocciolo di certe questioni.
Il suo mutismo mise a disagio il suo amico, ma Saeko non si scompose.
 
Lo sweeper riprese a parlare, un po’ meno sicuro di prima:
 
“Dai, lo sai anche tu come sono fatto, no? Mi piace fare casino, e poi se una donna è bella, io non posso non provarci… ne va della mia fama di stallone” e assunse una posa da saccente seduttore.
 
“Allora qual è il problema?” lo interruppe Saeko, senza guardarlo, intenta a scrutare i fondi di tè nella sua tazza.
E visto che Ryo era rimasto di stucco, lei alzò gli occhi a guardarlo, invitandolo a rispondere.
 
“Il problema dici?” ripeté come un ebete.
 
Saeko non perse il suo solito aplomb, e sospirando spazientita disse:
 
“Senti Ryo, cosa stai cercando di dirmi? Sei piombato in casa mia senza un perché, mi dici che Kaori ti ha lasciato, e dio solo sa come ha fatto a sopportarti tutto questo tempo, e poi mi fai un discorso strampalato come a convincermi che tu sei fatto in un certo modo e che non c’è niente di male in questo. Quindi… cosa pensi che dovrei dirti? Cosa ti aspetti da me?”
 
Ryo, colpito, raddrizzò la schiena e si abbandonò sullo schienale della seggiola.
La guardò incredulo e poi le disse:
 
“Kaori mi ha lasciato perché non sopporta più che io faccia il play boy, o che ci provi a farlo, che è meglio…” concluse a mezza voce.
 
“E ha fatto bene!” esclamò allora spazientita Saeko “Direi che ha ragione da vendere e non venirmi a dire che tu sei così, prendere o lasciare, perché qui, bello mio, caschi male. Se ti piace tanto farla soffrire, se vai ancora in giro a cercare, vuol dire che non la ami abbastanza, che non ne sei innamorato, e quindi è giusto che vi separiate. Lei merita di meglio, merita un amore tutto suo, e non da dividere con chicchessia!” e nel dirlo batté il palmo sul tavolino facendo tintinnare tazze e teiera.
Ryo balzò all’indietro.
 
Ecco ci risiamo” si disse l’uomo “anche lei pensa che non la ami abbastanza, ma non è vero!!!!” si piccò.
 
Rimise il bottone nella tasca e si alzò dalla seggiola, e senza guardare in faccia la sua interlocutrice, le disse:
 
“Tu non capisci”.
 
“Ah, perché tu sì?” s’impuntò la donna.
 
“Io so come vanno le cose” rispose lui, ermetico; si era chiuso nuovamente in sé stesso.
 
Forse Saeko aveva capito molte più cose di quelle che lui sarebbe stato disposto ad ammettere, ma non poteva sapere quanto grande fosse il piacere che si provava nel correre dietro alle pollastrelle, a veder premiati i propri sforzi, alla soddisfazione che si ha quando la seduzione va a buon fine.
E soprattutto non poteva sapere che tipo di relazione complicata ci fosse con la sua socia, frutto di anni e anni di rimandi, cortine di fumo, parole non dette e mezze verità, in cui le cose andavano intuite, piuttosto, e quasi mai dette chiaramente.
Una vita viziata da tanti, troppi sottintesi, una vita su cui entrambi si erano adagiati, fino ad un certo punto, e il passo successivo, quello che con tanto sforzo avevano compiuto, ancora non aveva avuto il potere di spazzare via certe abitudini, così, da un giorno all’altro.
E mentre s’incamminava verso la porta, Ryo si disse che non sapeva spiegarsi perché fosse ricorso a Saeko Nogami, ma ora era sicuro di aver fatto uno sbaglio, ad andare a casa sua.
 
Saeko, dal canto suo, non voleva che si lasciassero in quel modo, con Ryo che era vistosamente tormentato dalla crisi che stava vivendo con la sua fidanzata – che nonostante tutto amava più di sé stesso – e che lei aveva cercato di scuotere e punzecchiare per farlo reagire.
Era anche consapevole che Kaori aveva ascoltato tutto e, in quella surreale chiacchierata a tre, voleva che ne venisse fuori qualcosa di buono.
Pertanto, addolcendo il tono della voce, ma allo stesso tempo ammonendolo, gli disse:
 
“Se la ami veramente, vai a cercarla e riportala a casa con te”.
 
L’uomo sostò un attimo sulla soglia della porta; avrebbe voluto gridarle che sì, per dio, l’amava da impazzire, ma una sorta di pudore e orgoglio glielo impedirono.
Gli bruciava che lei avesse messo in dubbio i suoi sentimenti, e non aveva voglia di giustificarsi ancora, di spiegarle quanto profondo fosse il suo attaccamento per Kaori.
Fece quindi un gesto con il braccio alzato, a mo’ di saluto, e scomparve dietro la porta.
 
Saeko sospirò e si abbandonò sulla seggiola.
Fissò la tazza del suo ospite… e improvvisamente si sentì enormemente sola.
Solitamente scacciava dalla testa quei pensieri insidiosi che le ricordavano quanto fosse vuota la sua vita, e cercava di colmare le assenze con il lavoro e con le amicizie: poche ma buone.
Si era anche convinta che le sarebbe bastato essere felice per i suoi amici in coppia, per le relazioni riuscite, anziché soffermarsi su quelle problematiche o sofferte; che Ryo e Kaori si fossero messi definitivamente insieme per lei era una gioia autentica.
E si riteneva fortunata a non dover dibattersi in tutte le rogne derivanti da una vita di coppia traballante, o sbilanciata, con uno dei due che ama più dell’altro, i tradimenti, la noia, la routine che inaridisce il rapporto.
Però poi c’erano volte in cui si diceva che se è vero, che stando da sola ti perdi il peggio, in sostanza ti perdi anche il meglio…
Il calore di una presenza, qualcuno che ti aspetta alla sera, che ti chiede come è andata la giornata, che ti abbraccia e ti consola, ti dice semplicemente “ci sono”… qualcuno che pensa a te, che ti colma di tenerezza e coccole, e molto di più.
Qualcuno che non vedi l’ora di rivedere, di raggiungere ovunque egli sia, per condividere una gioia, una pizza, una serata o una passeggiata in compagnia, senza pensieri.
Qualcuno che ti ama per ciò che sei.
 
Si versò dell’altro tè nella tazza, ma era ormai freddo.
 
   
 
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