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Autore: LadyOfMischief    10/03/2022    4 recensioni
Dopo gli eventi di Crait le misteriose connessioni tra Rey e Ben continuano, nonostante la morte di Snoke, nessuno dei due è in grado di controllarle e diventano sempre più intense. Ignorarsi non porterà a nulla, i due dovranno imparare a fidarsi l'uno dell'altra per imparare a controllare quel legame e confrontarsi su ciò che è successo tra loro esplorando i propri sentimenti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La partenza repentina del Generale Organa aveva sollevato numerose domande tra le fila della Resistenza poiché quest’ultima aveva non aveva condiviso la destinazione del viaggio neppure a chi aveva i gradi più alti e aveva espresso la richiesta che ad accompagnarla fosse soltanto Rey. Era ormai noto che lei fosse un’abile pilota, ma raramente le venivano affidati incarichi per le proprie capacità e la maggior parte dei ribelli la riduceva soltanto al suo ‘ruolo’ di Jedi, alcuni di loro la trattavano quasi come se fosse una creatura mitologica piuttosto che come una persona comune, cosa che la faceva sempre sentire a disagio. Cosa si aspettavano che facesse? Che andasse a cercare Kylo Ren – di cui soltanto lei e Finn conoscevano la vera identità – e lo uccidesse per far tornare tutto com’era prima? La verità, almeno dal punto di vista di Rey, era che neppure prima le cose fossero tanto meglio rispetto alla situazione politica attuale, lei l’aveva sperimentato sulla propria pelle e l’aveva visto qualche settimana prima a Taris. C’era ancora povertà, sfruttamento e schiavitù nella galassia, in particolar modo nell’Orlo Esterno, ma nessuno aveva mai fatto nulla di concreto per cambiare le cose, nemmeno la Nuova Repubblica. Forse era quella la ragione per cui in quell’angolo della galassia la politica non faceva alcuna differenza tra Nuova Repubblica e Primo Ordine, in ogni caso le persone erano abbandonate a se stesse o alla mercé di esseri come Unkar Plutt, che non si faceva scrupoli con nessuno.
Rey non aveva mai avuto interesse per questioni politiche, ma aveva una vaga idea di ciò che c’era stato prima e nulla sembrava cambiato da allora, non per chi viveva in posti come Jakku o Taris, perciò non poteva biasimare coloro che non appoggiavano né l’una né l’altra fazione. Cos’aveva da offrire la Resistenza? Non poteva mettere in piedi da un momento all’altro un’altra Repubblica, non era rimasto più nessun senatore o rappresentante – a parte il Generale Organa – perché quasi tutti erano morti con la distruzione di Hosnian Prime e altri erano spariti nel nulla. Se anche fossero riusciti a localizzare, cosa che stavano provando a fare da settimane, e liberare le persone scomparse cosa avrebbero potuto fare? Le risorse erano limitate, non erano abbastanza per formare un governo nuovo – uno migliore – e per dare stabilità alla galassia, ricostruire dove i conflitti avevano distrutto e migliorare le condizioni nei luoghi che i precedenti governi avevano trascurato. A malincuore, però, Rey aveva constatato che non era quella la priorità della Resistenza perché in fin dei conti non era altro che un’organizzazione militare e, in quanto tale, era stata fondata con l’unico obiettivo contrastare l’ascesa del Primo Ordine.
Beh, peccato che le cose fossero andate diversamente e che quel conflitto fosse andato avanti per anni, ma adesso si poteva davvero definire tale? Da quando Snoke era stato ucciso qualcosa era cambiato e Rey sapeva che se il Primo Ordine aveva smesso di braccarli era soltanto perché Ben aveva dato l’ordine di non farlo, ma agli occhi dei ribelli quella sorta di tregua non era altro che una strategia per fare in modo che abbassassero la guardia per poi distruggerli quando sarebbero stati più vulnerabili. Il Generale Organa non aveva mai espresso il proprio parere a riguardo e neppure Rey l’aveva mai fatto perché dubitava che fosse quella la reale motivazione, tuttavia dar voce a quel pensiero avrebbe potuto destare qualche sospetto nei suoi confronti e, quindi, se le chiedevano la sua opinione in merito la sua risposta era sempre “Kylo Ren è una persona imprevedibile”. Non era del tutto una bugia, Ben aveva dato prova di essere imprevedibile ma non necessariamente in maniera negativa, se lei era ancora viva era soltanto grazie al suo essere stato imprevedibile e aver ucciso il suo maestro anziché fare quanto gli aveva ordinato; Rey avrebbe dovuto raccontare com’erano andate davvero le cose quel giorno, eppure non l’aveva ancora fatto perché era consapevole che – in un certo senso – aveva tradito la Resistenza abbandonando la propria missione per andare dal nemico. Non era nemmeno riuscita a dirlo al Generale Organa, le avrebbe soltanto dato un dispiacere raccontandole che suo figlio aveva scelto di restare dove fosse, anche se adesso lei sapeva il perché visto che era stato lui stesso a confessarglielo.

“Cosa ti aspettavi? Che tornassi con te da Leia, dopo ciò che ho fatto, come se nulla fosse?”

Era quella la ragione principale per cui Ben non era andato via con lei, era convinto che sua madre non l’avrebbe accettato né perdonato per le sue azioni, ma in realtà nessuno poteva sapere cosa passasse per la testa dell’ex senatrice perché trascorreva la maggior parte del tempo da sola e non parlava mai della propria vita privata. Da quel punto di vista avevano qualcosa in comune poiché anche lei si stava comportando nello stesso modo, trascorrendo quasi tutto il tempo libero a studiare i testi dei Jedi o semplicemente da sola per fare pratica con la Forza, dal momento che aveva mai ricevuto un vero e proprio addestramento, e quelle abilità potevano essere utili in numerose situazioni. Quella non era, tuttavia, l’unica ragione per cui tendeva ad emarginarsi, Rey aveva trascorso tutta la sua vita da sola e ormai era così abituata alla solitudine che faceva fatica a stare tra tante persone, che fondamentalmente la vedevano soltanto come l’ultima Jedi rimasta in tutta la galassia.
C’erano dei momenti in cui avrebbe voluto precisare che lei non era una Jedi, neppure si poteva definire un’apprendista visto che non aveva alcuna guida o maestro, e che lei non era la soluzione loro problemi perché la situazione in cui si trovavano non si poteva certamente risolvere con dei colpi di spada laser o sollevando qualche roccia. Forse Ben non si era sbagliato così tanto quando le aveva detto che era giunto il tempo di lasciar morire tutto ciò che apparteneva al passato, entrambe le parti erano ancora troppo legate alle vecchie ideologie e la storia di stava ripetendo anziché andare avanti, commettendo ancora una volta gli stessi errori e facendone pagare il prezzo alla nuova generazione.
Questa volta le cose non si sarebbero risolte con una guerra, provocando soltanto altra morte e distruzione, era il momento di spezzare quel circolo vizioso e trovare altre vie per porre fine al caos che dilagava nella galassia. E se fosse stato proprio quello il ruolo di Rey in tutto ciò? La Forza aveva messo in moto gli eventi che l’avevano messa su quel cammino e adesso non poteva tornare indietro. 
Rey aveva sperato – e creduto – che Luke avrebbe potuto aiutarla a capire quale fosse il suo ruolo in quella vicenda che, apparentemente, non la riguardava, ma nel breve periodo di tempo trascorso con lui aveva capito di essersi sbagliata; così come si era sbagliato Ben quando le aveva detto che lei non avesse alcun ruolo in quella storia cominciata anni prima e che coinvolgeva principalmente la sua famiglia. Adesso stava cominciando a capirlo da sola, lei era l’unica a poter fare da mediatrice tra le due parti e ad avere i mezzi per farlo, forse il legame tra lei e Ben esisteva proprio per quello scopo e recidendolo avrebbero soltanto sprecato l’unica possibilità di porre fine a quella situazione in maniera pacifica, tuttavia quella non era la sola ragione.

“Perché ti interessa così tanto mantenere il nostro legame?” 

“È la mia unica certezza...io non voglio sentirmi di nuovo sola”

“E i tuoi amici?”

“Ci sono cose che loro non possono capire, tu invece sì” 


Rey si sentiva in colpa per ciò che aveva detto perché i suoi amici ci provavano a farla sentire parte del gruppo, includendola nelle loro conversazioni, ma quasi sempre sfociavano in aneddoti della loro infanzia, adolescenza o che riguardavano le loro famiglie, persino Finn aveva qualcosa da raccontare visto che era cresciuto con altri bambini come lui e che aveva considerato come fratelli e sorelle. Lei, invece, non aveva molto da raccontare e si limitava ad ascoltare perché le sue giornate erano sempre state tutte uguali; non aveva mai avuto amici o conoscenti, i cerca-rottami tendevano tutti a starsene per conto proprio perché non si fidavano di nessuno e, anzi, spesso discutevano, si aggredivano o si rubavano i componenti a vicenda pur di assicurarsi un pasto.
C’erano stati giorni in cui lei aveva patito la fame perché i pezzi recuperati dai vari relitti erano in pessime condizioni o non avevano alcun valore per uno scambio, ma il pensiero che i suoi genitori potessero tornare un giorno era l’unica cosa che l'aveva spinta ad andare avanti. Col passare degli anni Rey aveva capito che i suoi genitori non sarebbero più tornati, tuttavia aveva rifiutato di accettarlo e aveva continuato a illudersi del contrario perché aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi per sopravvivere.
Quando ascoltava Rose e Poe raccontare storie riguardanti le rispettive famiglie, o Finn quando raccontava di come lui e gli altri bambini si aiutassero a vicenda durante l’addestramento, Rey nutriva un briciolo d’invidia nei loro confronti perché nonostante le difficoltà almeno avevano avuto qualcuno accanto. Era qualcosa di cui si vergognava profondamente ed era quasi certa che tra amici non dovesse esserci alcuna forma d’invidia, avrebbe dovuto essere sollevata nel sapere che almeno loro non avessero mai provato la sua stessa solitudine, ma una parte di sé riusciva soltanto a pensare che proprio per questo motivo non avrebbero mai potuto capirla. Ben, invece, era l’unico in grado di farlo perché aveva percepito in lui la stessa solitudine che provava lei, mista a un senso di abbandono. Dal punto di vista di un bambino essere spedito dal proprio zio era comunque una forma di abbandono da parte dei genitori, soprattutto se lo zio era al tempo stesso un maestro e, pertanto, doveva trattare tutti gli allievi allo stesso modo, anche il suo stesso nipote.
Essere abbandonati dai propri genitori, seppur per ragioni completamente diverse, in preda alla solitudine e bramando affetto era un tipo di dolore che non poteva essere compreso da chi non l’aveva mai vissuto, era un tipo di dolore che portava a chiedersi cosa ci fosse di così sbagliato in se stessi per meritarsi quella sorte. C’era stato un periodo, intorno ai dieci o undici anni, in cui Rey si era chiesta cosa ci fosse che non andasse in lei e che potesse aver spinto i genitori ad abbandonarla, ma neppure col passare del tempo non aveva mai trovato una risposta a quella domanda e adesso sapeva perché: ai suoi genitori importava più dell’alcool che di lei.
Quando Ben le aveva rivelato la verità su di loro l’aveva accettata senza dubitare delle sue parole, che erano state soltanto la conferma di ciò che aveva sempre saputo e aveva sempre rinnegato prima di quel momento, ora, però, non ne aveva più la necessità. Certo, lui non gliel’aveva detto in maniera delicata, era stato diretto e aveva fatto una pessima scelta di parole nel cercare di dirle che per lui non era una nessuno venuta dal nulla, ma era stato proprio ciò di cui lei aveva bisogno per chiudere definitivamente con quel capitolo della propria vita e andare avanti. A volte, una verità detta in maniera brutale era l’unico modo per spronare una persona a reagire alle difficoltà e a prendere in mano la propria vita perché crescere significava anche questo.
Nel giro di qualche mese Rey sentiva di essere cambiata – cresciuta – in positivo e di aver acquisito una maggiore consapevolezza di chi fosse davvero, di cosa fosse capace e di quanto valesse; non era più una semplice cerca-rottami che lottava per la propria sopravvivenza, per alcuni rappresentava un simbolo di speranza, ma non era soltanto quello, era qualcuno che avrebbe potuto concretamente fare la differenza in quella vicenda. Avrebbe agito a modo suo, come aveva sempre fatto, e se qualcuno non fosse stato d’accordo avrebbe agito da sola, esattamente come aveva fatto quando aveva lasciato l’isola. 
Da dove poteva cominciare? Non poteva parlare a nome di nessuna delle due parti interessate, non senza prima sapere se sarebbero state disposte all’ascolto e al dialogo.
Quel breve viaggio con il Generale Organa poteva essere una buona occasione per sondare il terreno e capire se quella via fosse davvero possibile, senza, però, rivelarle tutta la verità perché non si sentiva ancora pronta a farlo e perché voleva procedere a piccoli passi. Il tempo era fondamentale per mettere in atto la sua idea, soprattutto perché sapeva che non sarebbe stato facile convincere Ben, che era la persona più testarda che avesse mai conosciuto, così come non sarebbe stato facile convincere la Resistenza, neppure se avesse avuto l’appoggio del Generale Organa.
Rey non si sarebbe arresa tanto facilmente, quante altre persone dovevano perdere la vita in nome di vecchi ideali o per qualcosa in cui, magari, nemmeno credevano? Finn ne era l’esempio vivente, l’orrore della guerra l’aveva colpito così nel profondo da farlo andare contro il condizionamento mentale e scegliere di non uccidere per qualcosa in cui non credeva, ma forse non era stato l’unico. Quanti assaltatori avevano ucciso i ribelli, dimenticando che non si erano uniti al Primo Ordine di propria volontà? Si poteva definire ‘nemico’ qualcuno che non aveva la minima idea di cosa stesse facendo o per cosa stesse combattendo? 
Quanti ufficiali e piloti si erano uniti volontariamente al Primo Ordine sulla base di false promesse di pace, ordine e pari opportunità per tutti gli abitanti della galassia? 
Nessuno tra i membri della Resistenza sembrava mai porsi quelle domande né le poneva ad alta voce ad altri, la maggior parte di loro ragionava soltanto in termini di alleati e nemici, ma se c’era una cosa che Rey aveva imparato era che un nemico poteva diventare un alleato inaspettato.

*****
 
Le coordinate fornite dal Generale Organa non erano sconosciute a Rey, era già stata a Taris qualche settimana prima e quel posto era abbastanza difficile da dimenticare, un’immensa ed unica città, che un tempo doveva essere stata molto bella, ridotta alla miseria e allo squallore.
La prima volta che era stata lì non vi aveva trovato alleati o simpatizzanti della Resistenza né gli ex senatori che cercavano, ma soltanto persone che cercavano di sopravvivere con ciò che avevano, cos’era cambiato in così poco tempo per spingere il Generale ad andare in quel luogo di persona?
Il viaggio a bordo del Falcon – tornato quasi come nuovo dopo le riparazioni – era stato abbastanza breve, il Generale Organa aveva preferito viaggiare a bordo del vecchio mercantile nonostante fossero soltanto loro due e Rey comprendeva il perché, quella nave era tutto ciò che le restava di Han. Non c’era stato modo di dialogare granché durante il viaggio e Rey si era limitata soprattutto ad ascoltare gli ultimi aggiornamenti sulla loro situazione attuale, che andava sempre più a migliorare poiché Poe e un gruppetto di altri piloti erano riusciti a mettere le mani su vecchi ala-x risalenti ai tempi dell’Alleanza Ribelle. Erano piuttosto malandati ma chiunque avesse un minimo di competenze meccaniche – inclusa Rey – ci stava lavorando su per renderli nuovamente funzionanti, anche se in cuor suo non trovava così entusiasmante l’idea di riorganizzarsi e raggruppare risorse per un possibile, e futuro, attacco alla flotta del Primo Ordine. Sarebbe stato soltanto un ulteriore massacro tra le due fazioni, altre vite perse e uno spreco di risorse poiché la Resistenza era in gran svantaggio numerico, con a malapena duecento ribelli ancora vivi.
Il piano di Rey, se così si poteva definire, doveva riuscire a ogni costo e non solo per il bene di tutti, ma anche perché una parte di sé – quella che ancora non comprendeva fino in fondo – temeva per l’incolumità di Ben, un pensiero alquanto ridicolo considerando che lui aveva anni di addestramento alle spalle. Nel caso in cui la Resistenza fosse riuscita a portare a buon fine un attacco contro la flotta, e distruggerla, ci sarebbe stata una minima possibilità di fuga per lui, ma se i ribelli avessero perseguito una strada diversa avrebbero mandato lei stessa a catturarlo, o peggio. In quel caso Rey non era del tutto sicura che sarebbe riuscita a eseguire gli ordini, se anche le avessero ordinato di catturarlo per poi deciderne la sentenza sarebbe stata comunque una condanna a morte assicurata, in fondo non era un segreto tra i ribelli che quasi tutti lo volessero morto perché neppure conoscevano la sua vera identità.
Saperlo avrebbe fatto una differenza? Per rispetto e affetto del Generale Organa sarebbero stati più clementi?
Quei pensieri, tuttavia, non erano di alcun aiuto e lei doveva focalizzarsi sul presente affinché quelle ipotesi non si tramutassero in realtà, o almeno provarci perché al momento non aveva altre opzioni.
Il sole stava cominciando a calare, se non fosse stato per l’inquinamento atmosferico il tramonto sarebbe stato bello da vedere, ma la luce filtrava a malapena dalla spessa coltre di nebbia perenne che avvolgeva Taris e sembrava più sera che tardo pomeriggio. 

“Dove siamo dirette Generale?” Rey ancora non era a conoscenza del motivo per cui fossero lì né aveva alcuna idea di dove andare.

“Da vecchi amici, conosci già la strada” rispose la donna, accennando un sorriso gentile.

“Ma...allora non sono mai stati rapiti?” chiese lei confusa ma allo stesso tempo sollevata “Non capisco”

“È per questo che siamo qui, ho ricevuto un messaggio da parte loro e vogliono parlare di persona” quella faccenda sembrava alquanto strana, erano spariti per settimane – o forse mesi – e adesso erano riapparsi dal nulla “Per quanto possa essere inaspettato, sono sicura che la loro spiegazione chiarirà ogni cosa” aggiunse il Generale, a volte Rey dimenticava che, pur non avendo mai avuto un addestramento da Jedi, anche lei era in grado di avvalersi della Forza e captare i pensieri altrui.
Taris era un vero e proprio labirinto di strade, settori e livelli, ma grazie ai collegamenti tramite ponti, ascensori e piattaforme era possibile spostarsi più rapidamente. Dalla piattaforma di atterraggio su cui si trovava il Falcon era possibile accedere a due ascensori, uno per i livelli inferiori – e più poveri – della città e uno per i livelli intermedi – quelli più malfamati – ma, fortunatamente, gli ex senatori che stavano cercando abitavano nel livello superiore della città, che, nonostante fosse misero, offriva qualche speranza in più di sopravvivenza. Rey non sapeva molto di quel luogo, da quel poco che era riuscita ad intuire durante la sua visita precedente era abbastanza chiaro, però, che nei livelli intermedi fossero i sindacati criminali a farla da padrone e che non esistesse alcun governo lì, ma che ogni livello sembrasse avere le proprie regole.
Quell’immensa città era il caos più totale, abbandonata a se stessa e sull’orlo del collasso, era il risultato della negligenza di coloro che avevano governato per anni e non avevano mai fatto nulla per cambiare le cose. A giudicare dal modo in cui il Generale Organa si stava guardando intorno, sembrava che lei sapesse già delle condizioni in cui si trovava Taris e che ne fosse profondamente amareggiata.

“La Nuova Repubblica doveva essere migliore di così” commentò la donna mentre osservava un edificio basso con le finestre sbarrate da pannelli di metallo arrugginito “Abbiamo fallito”

“Perché nessuno ha mai fatto niente per queste persone?” era una domanda che Rey aveva tenuto per sé a lungo, Taris era soltanto uno dei tanti luoghi dove la Nuova Repubblica non era mai esistita e voleva sapere il perché, cos’aveva spinto i politici a scegliere di abbandonare intere popolazioni alla miseria o schiavitù?

“Sai, quando avevo più o meno la tua età me lo chiedevo sempre anch’io e col tempo sono giunta alla conclusione che soltanto a pochi di noi importava davvero di migliorare la galassia, di renderla un posto sicuro e prosperoso per i nostri...figli” dal modo in cui il Generale aveva indugiato sulla parola ‘figli’ era chiaro che per un attimo avesse pensato a Ben.

“E non vi hanno permesso di farlo?” chiese Rey confusa, a volte provava imbarazzo per non essere così informata riguardo la politica e come funzionasse davvero “Non potevate agire da soli?”

“Temo che non funzioni così in democrazia” rispose la donna, che cercava di tenere il suo stesso passo “Senza il voto e l’appoggio della maggioranza non eravamo autorizzati ad agire né a ricevere i fondi per farlo, la priorità è stata data ai sistemi che hanno sempre fatto parte della Repubblica, anche prima dell’Impero. Agire di propria iniziativa quando il Senato si rifiutava di ascoltare e di intervenire portava sempre a delle conseguenze, alcuni di noi non erano pronti ad affrontarle, ma altri sì” 

“Immagino che lei fosse una di loro” commentò Rey, adesso aveva un’idea più o meno chiara di come fossero andate le cose e non era affatto positiva “È così che è nata la Resistenza? Nessuno ha cercato di fermare il Primo Ordine?” quella domanda era un azzardo considerando le questioni personali del Generale in quella storia, eppure quest’ultima non sembrò turbata o infastidita dalla domanda che le era stata posta.

“Non si può fermare qualcosa di cui non si crede l’esistenza” fu la risposta del Generale “Avevo cercato di avvertire il Senato, avevo agito di mia iniziativa e con le mie risorse avevo fornito delle prove, ma non hanno mai voluto darmi ascolto”

Il racconto dell’ex senatrice si dimostrò più lungo e intricato del previsto, tuttavia alleggerì il tragitto da percorrere per raggiungere l’appartamento e si rivelò illuminante per Rey, che non aveva mai avuto ben chiare le dinamiche di quel conflitto. L’ex senatrice le raccontò della sua missione non autorizzata dal Senato, che inizialmente prevedeva soltanto un’indagine riguardo una banda criminale e che alla fine l’aveva messa sulle tracce di un’organizzazione imperialista che agiva per conto del Primo Ordine, di cui nessuno sospettava neppure l’esistenza. La sua credibilità era stata messa ancora di più in dubbio a causa della rivelazione dell’identità del suo vero padre, avvenuta opportunamente proprio in quel periodo.
Rey apprese che il Generale Organa non aveva mai detto a nessuno – neppure a suo figlio – che lei e suo fratello fossero i figli di Darth Vader, temendo proprio ciò che era accaduto e perché, in fin dei conti, erano stati la regina Breha e suo marito Bail Organa i suoi genitori. Rey avrebbe voluto chiederle perché l’avesse tenuto nascosto persino a Ben, che alla fine l’aveva scoperto ugualmente e, probabilmente, in maniera distorta, ma preferì non toccare quel tasto.  
La Resistenza era nata a seguito di quella missione, all’inizio era soltanto un piccolo gruppo, composto da coloro che avevano preso parte alla missione, col passare del tempo – e con l’ascesa del Primo Ordine – era diventata una vera e propria organizzazione militare indipendente dalla Nuova Repubblica, che si ostinava a sottovalutare la minaccia.
Per chi viveva nei posti dimenticati dalla Nuova Repubblica tutto ciò era una realtà distante, che non li toccava personalmente e di cui non preoccuparsi affatto poiché avevano già i loro problemi, era stato così anche per Rey, che ne aveva sentito soltanto parlare in modo vago.
Il sole era quasi calato del tutto quando le due raggiunsero il palazzo malandato in cui vivevano gli amici dell’ex senatrice e le strade erano quasi completamente deserte, più che una metropoli sovrappopolata Taris sembrava una metropoli fantasma.

“Proprio il posto in cui si rintanerebbero” commentò la donna osservando il palazzo, tuttavia Rey non capì se fosse una cosa negativa o positiva.

“Cosa intende?”

“Keiran e Hiram non hanno mai amato il lusso, anche quando c’era l’Impero hanno sempre devoluto tutti i loro crediti ai rispettivi popoli e vissuto nella povertà”

“Perché hanno abbandonato la politica allora?” la curiosità di Rey era tanta e non poteva fare a meno di fare domande, anche a costo di risultare una bambina o petulante.

“Loro sono stati i primi a rendersi conto che la Nuova Repubblica sarebbe stata esattamente come la precedente e che avrebbe commesso gli stessi errori, forse avrei dovuto dargli ascolto” 

“Forse non è troppo tardi per sistemare le cose” fu l’unico commento di Rey, poi premette il pulsante che permetteva alle doppie porte di metallo di aprirsi. Le porte si aprirono con un cigolio che echeggiò nel silenzio del vicolo desolato, annunciando così il loro arrivo, non più così discreto.

L’appartamento era facilmente riconoscibile dalla porta arrugginita poiché era l’unico del pianerottolo a non averla in legno marcio o di scarti di diversi metalli fusi insieme in modo piuttosto raffazzonato; Rey era in procinto di bussare alla porta quando questa si aprì, rivelando un twi’lek poco più alto di lei e dalla carnagione arancione chiaro.
Il twi’lek squadrò prima lei con aria confusa, poi il Generale Organa e soltanto allora esibì un sorriso, a cui mancava qualche dente.

“Leia, da quanto tempo! Non sei cambiata affatto!” esclamò il twi’lek.

“Nemmeno tu, è un piacere rivederti” per la prima volta, dopo settimane, Rey vide l’ex-senatrice assumere un’espressione serena e rilassata.

“Ti stavamo aspettando, anche se credevo che saresti venuta con Han” il fatto che il twi’lek non fosse a conoscenza della morte di Han Solo la diceva lunga, la notizia si era diffusa abbastanza rapidamente tramite Maz e chiunque lo conoscesse ne era stato informato.

“Abbiamo molto di cui parlare” si limitò a dire la diretta interessata, senza scomporsi affatto e mantenendo la stessa espressione, una cosa che faceva spesso per mascherare le proprie emozioni.

L’interno dell’appartamento – ovviamente – non era cambiato dall’ultima volta in cui Rey c’era stata, fatta eccezione per la finestra che era stata ‘riparata’ con del nastro isolante nei punti in cui il vetro presentava delle crepe, una soluzione che non sarebbe durata troppo a lungo, tuttavia adesso che l’ambiente era pulito aveva un aspetto più accogliente. L’ex senatore che le aveva accolte sembrava stare piuttosto bene, anche se la casacca beige e i pantaloni marroni che indossava sembravano stargli un po’ troppo larghi, ma ciò poteva anche dipendere dallo stile di vita che conduceva e non un indizio che fosse stato prigioniero.
Il twi’lek fece loro cenno di prendere posto su uno dei due divanetti scoloriti, che avevano comunque un aspetto comodo, per poi prendere posto su quello opposto. Tra i due divanetti c’era un tavolino basso in metallo, in più punti il metallo si era scurito e gli spigoli erano un po’ ammaccati.

“Keiran arriverà a momenti, sta preparando qualcosa di caldo da bere” annunciò il twi’lek “Allora, dov’è Han? E suppongo che la ragazza sia la vostra seconda figlia”

“Ehm...io non sono la loro figlia” si affrettò a dire Rey in preda all’imbarazzo per quella supposizione, per qualche ragione l’idea che qualcuno potesse pensare che fosse la sorella minore di Ben la imbarazzava.

“Ti sei perso molte cose Hiram, io e Han abbiamo avuto soltanto un figlio” rispose la donna restando vaga.

“Perdonate il malinteso, a volte vivere qui è come vivere scollegati dal resto della galassia”

In quel momento l’altro ex-senatore fece il suo ingresso nel soggiorno, portando un vassoio con dei bicchieri fumanti, un tempismo per cui Rey fu grata perché la conversazione stava sfociando in argomenti che il Generale Organa preferiva tenere per sé. L’uomo dalla folta chioma argentea e la carnagione candida come la neve doveva avere all’incirca sessant’anni, anche lui era piuttosto magro ed era più alto del twi’lek, apparendo quasi come una figura spettrale. 

“Servitevi pure” annunciò poggiando il vassoio sul tavolo e prendendo poi posto sul divano “Se ricordo bene ti piacciono le tisane” aggiunse rivolgendosi alla donna.

“Hai davvero un’ottima memoria Keiran” commentò lei rivolgendogli un sorriso.

“Ogni tanto torna utile, se non avessi ricordato il tuo codice per contattarti ora non saresti qui”

“A dire il vero vi ho cercati anch’io, ma sembravate spariti nel nulla, ho temuto il peggio” confessò l’ex-senatrice.

“Beh...in un certo senso non ti sbagliavi” intervenne il twi’lek “È successo prima della distruzione di Hosnian Prime”

“Cosa di preciso?”

“Non lo sapevi? Chiunque fosse sospettato di simpatizzare o avere contatti con la Resistenza era stato arrestato dal Primo Ordine” rispose l’umano, confermando le ipotesi dei ribelli.

“Scusate l’intromissione, ma allora chi vi ha fatti fuggire?” chiese Rey dopo aver preso un sorso di tisana “Non siamo mai riusciti a localizzare nessuna prigione del Primo Ordine”

“Questo perché non esistono, i prigionieri vengono trasferiti nei cantieri e nelle armerie per lavorare, senza neppure avere la possibilità di dimostrarsi innocenti. Noi siamo finiti in un cantiere navale su Corellia, nella periferia della capitale, ma non siamo fuggiti...siamo stati liberati dal nuovo Leader Supremo” a Rey per poco non andò di traverso la tisana per quelle parole, mentre il Generale Organa non reagì affatto, quasi fosse rimasta paralizzata da quella rivelazione. Neppure Rey si sarebbe mai aspettata una cosa del genere da parte di Ben, nonostante lui fosse stato piuttosto chiaro che non intendeva seguire le orme di Snoke, e in cuor suo provò gioia nel sapere che avesse fatto la cosa giusta di propria iniziativa. 

“Lo so che può sembrare assurdo, ma è andata proprio così e ha fatto in modo che ognuno ritornasse a casa” disse il twi’lek per interrompere il breve silenzio che era calato.

“Perché pensate che l’abbia fatto?” domandò l’ex-senatrice riponendo il bicchiere mezzo vuoto sul vassoio, a Rey non sfuggì il lieve tremore alla mano e anche se cercava di non darlo a vedere era abbastanza scossa da quella notizia.

“Oh, in realtà è stato molto esplicito” replicò l’altro “Ritiene che abbiamo avuto un trattamento ingiusto e che tutti meritino la possibilità di scegliere da che parte stare”

“E ha anche offerto l’opportunità di far pare del nuovo governo che sta creando, senza escludere nessun pianeta” aggiunse l’umano “Non è ciò per cui ci siamo sempre battuti anche noi? Che nessuno fosse escluso e abbandonato” 

“Dunque l’ha fatto con secondo fine” affermò il Generale mantenendo un tono impassibile, tuttavia Rey poté percepire il sollievo della donna e anche una nota d’orgoglio nei confronti di suo figlio, che da quel punto di vista le somigliava molto. Sia madre che figlio stavano perseguendo lo stesso obiettivo, un motivo in più per cui valeva la pena di trovare un compromesso da entrambe le parti e agire per il bene comune.

“Non è andata così, nessuno è stato costretto ad accettare in cambio della libertà” 

“Ma io e Keiran stiamo pensando di accettare” aggiunse il twi’lek  posando il suo bicchiere vuoto sul vassoio “Queste persone non hanno avuto qualcuno che li rappresentasse per troppo tempo, è da quando siamo arrivati qui trent’anni fa che sono i sindacati criminali a dettare legge e con l’appoggio di questo nuovo governo potremmo cambiare le cose in meglio qui”

“Comprendo il vostro punto di vista, la Nuova Repubblica ha commesso degli errori, ma davvero siete disposti a schierarvi dalla parte di coloro che l’hanno distrutta e di chi vi ha tenuti prigionieri?” replicò la donna con una nota di rammarico nel proprio tono di voce.

“A volte bisogna scendere a compromessi per ottenere dei risultati, non dimenticheremo tutto ciò che il Primo Ordine ha fatto, ma sappiamo anche che il nuovo Leader Supremo non è come il suo predecessore” 

“Credete che sia davvero possibile costruire qualcosa di positivo insieme?” Rey colse quell’opportunità – fornita involontariamente dalla coppia – per cercare di capire cosa ne pensasse il Generale.

“Io credo di sì, questa volta abbiamo a che fare con qualcuno abbastanza ragionevole e che non sembra agire spinto dalla sete di potere” rispose l’umano, Rey dovette sopprimere una risatina perché ‘ragionevole’ era l’ultimo aggettivo con cui avrebbe descritto Ben, ma evidentemente si mostrava testardo soltanto con lei.

“Non vorrei sembrare di parte, ma lo credo anch’io” intervenne il twi’lek “Questa non è più una guerra, possiamo tentare una via diplomatica e pacifica”

“Vorrei avere il vostro stesso ottimismo, purtroppo la diplomazia non è servita a nulla negli ultimi sette anni e dubito possa farlo ora che non c’è più la Nuova Repubblica” affermò il Generale “Tuttavia non posso costringervi ad appoggiare la Resistenza o cambiare idea, posso soltanto accettare la vostra decisione e sperare che abbiate ragione”





Spazio Autrice:

Scusate se non ho aggiornato per tutto questo tempo né questa storia né l’altra, è stato un periodo decisamente pessimo per me (e lo è ancora) e non me la sono sentita di scrivere fino a qualche giorno fa.
Questo è soltanto un capitolo di passaggio (lo so, avevo etichettato questa storia come raccolta, ma credo funzioni meglio come long) per ritornare a pubblicare e per una volta non ho seguito il canone per quanto riguarda la situazione politica di Taris.
La missione di cui parla Leia invece l’ho ripresa direttamente dal romanzo canonico Bloodline, ambientato sei anni prima de “Il Risveglio della Forza” e che vi consiglio se volete approfondire l’argomento.

P.S. Ho provato ad aggiungere spazi tra i dialoghi per facilitare la lettura da ogni dispositivo, ma se risulta troppo caotico provvederò a eliminarli
   
 
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