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Autore: Missmilkie    13/03/2022    3 recensioni
Ok non ci stava ufficialmente capendo più niente. Peraltro lui disprezzava il baseball, era Akane quella brava in quello sport. Aveva trovato un’altra cosa in cui lei era migliore di lui nel giro di pochi minuti. Quanto adorava guardarla di nascosto durante l’ora di educazione fisica quando gli altri non lo vedevano. Ricordava ancora la prima pallina che lei gli aveva piantato in faccia. Che figuraccia che aveva fatto, i suoi super riflessi di artista marziale messi al tappeto da un bel visino in calzoncini corti.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 – Ce la puoi fare

 
Casa Tendo.

Akane entrò in cucina, non prima di aver letteralmente volato Ranma nel laghetto del giardino. Dopo tutto lui voleva farsi un bagno, no? E lei lo aveva accontentato. Col cavolo che gli avrebbe permesso di vederla nuda! O almeno non in quel modo, cioè magari ecco sì in altre condizioni… oddio ma che stava pensando? Riuscivano ad imbarazzarla addirittura i suoi stessi pensieri.

Comunque, parlando di cose serie, quella mattina lei aveva sconfitto Ranma Saotome, l’artista marziale imbattuto! La felicità di Akane era quasi tale da farle dimenticare che era già ora di pranzo e non avevano fatto alcun progresso riguardo la loro inversione. E di Happosai non c’era nessuna traccia.

“Ahhh ma è bollente!!!” gridò dolorante.

Era così sovrappensiero che non aveva fatto caso a sua sorella.

“Oh scusami tanto Ranma, in realtà è della stessa temperatura di sempre” si giustificò Kasumi che sperava di aver fatto cosa gradita restituendole le sembianze maschili.

“Va tutto bene, non preoccuparti” si riprese subito Akane. Non voleva mortificare la sorella animata, come sempre, da nobili intenzioni. Ma davvero Ranma era solito usare dell’acqua tanto calda per tornare normale? In effetti si era sempre chiesta se ci fosse una temperatura precisa al di sopra o al di sotto della quale la maledizione degli sciagurati si attivasse. Magari avrebbe fatto delle prove più tardi.

Un braccio intorno alle spalle interruppe i suoi pensieri trascinandola nell’altra stanza. Era suo padre.

“Ranmaaa, un uccellino mi ha detto che hai passato tutta la mattinata chiuso in palestra con la mia bambina, eh?” le domandò con tono inquisitore.

Akane rabbrividì. Oddio e adesso che cosa stava insinuando suo padre? Sentiva già il volto andarle a fuoco.

“Ehm, ma non è successo assolutamente niente n-noi ci stavamo s-solo allenando, lo giuro papà... cioè intendevo dire Soun!” una risposta balbettata in perfetto stile Ranma imbarazzato.

“Ahahah figliolo ma non devi giustificarti con me, in fondo siete fidanzati, no? Per quanto mi riguarda potete fare quello che volete, purché ciò avvenga col consenso della mia piccina naturalmente!” si fece talmente serio nell’ultima parte della frase e che per un attimo Akane temette di ritrovarselo nella sua terribile versione Oni.

“E comunque mi piace questa cosa che adesso mi chiami papà” aggiunse Soun dalla sala da pranzo.

Akane cercò di riprendersi da quello scambio. Non riusciva a credere che suo padre stesse esplicitamente dando a Ranma il permesso di fare certe cose con lei. Ok che aveva precisato la parte del consenso, ma suvvia erano discorsi da farsi al giorno d’oggi!?


Ranma scostò le tende della cucina in cerca di Akane, che di tanto in tanto orbitava intorno ai fornelli.

“Oh eccoti qua finalmente. In realtà non vedendoti arrivare mi sono portata avanti, ma i contorni sono ancora da preparare. Così come il dolce, quello lo lascio interamente a te!” e così dicendo Kasumi porse a Ranma un grembiule da cucina.

“C-che significa?” lui davvero non capiva.

“Ti avevo promesso che oggi avremmo preparato il pranzo assieme, ricordi? Puoi pensare alle verdure?” sorrise lei di rimando disponendo tagliere e coltello sul tavolo.

Ranma fissava con orrore il grembiule che aveva in mano. Aveva delle galline e delle uova ricamate dappertutto. Col cavolo che lo avrebbe indossato!

Notando lo smarrimento sulla faccia della sorella, Kasumi le si avvicinò prendendole entrambe le mani.

“Oh Akane non temere, ci sarò io a guidarti passo passo. So che ce la puoi fare!” la incoraggiò.

L’ottimismo di Kasumi non aveva limiti. Eppure di occasioni Akane ne aveva avute tante in cucina e tutte le volte c’era qualcosa da temere.

Ranma maledisse il tempismo con cui era entrato in cucina. Sarebbe stato meglio farsi quel bagno dopotutto. E ora come faceva a tirarsi indietro? Dov’era il maschiaccio quando c’era bisogno di lei?

 
Poco più tardi la maggiore e la minore di casa fecero il loro ingresso in sala da pranzo con le mani piene di vassoi.

Tutta la famiglia aveva già preso posto, inclusa la mezzana di rientro da una mattinata economicamente proficua, e guardava con un velo di terrore in direzione di quello che in realtà era Ranma. Akane era la più stupita di tutti e, alla vista del fidanzato con quel grembiule puccioso, non riuscì a trattenere le risate.

Un cazzotto in testa da parte del padre di Ranma la interruppe, costringendola a portarsi le mani nel punto in cui era certa sarebbe presto spuntato un bernoccolo.

“Non fare il cafone brutto idiota e prova ad essere riconoscente una volta tanto alla tua fidanzata che ha cucinato per noi!” lo rimproverò Genma.

Akane si voltò stupita verso di lui pensando che allora anche il signor Saotome sapeva essere premuroso alle volte.

Genma si avvicinò quindi al figlio, proseguendo a bassa voce per non farsi sentire dagli altri.

“Devo forse ricordarti che, continuando ad offendere la cucina di Akane, rischi di mandare all’aria il fidanzamento con la conseguenza che noi ci ritroveremmo in mezzo alla strada? È vero che le sue pietanze sono immangiabili ma sii uomo e affronta le sfide che la vita ti mette davanti!” concluse con una sonora pacca sulla schiena di Akane.

Come non detto.

“Akane è stata semplicemente strepitosa oggi!” la celebrò Kasumi davanti a tutti “Non ne ha sbagliata una, su assaggiate le sue verdure!”

A quel commento Akane spostò lo sguardo prima su Ranma e poi sulle pietanze appena servite. Decise quindi di essere la prima ad effettuare il test e - caspita - le verdure erano deliziose. Ranma l’aveva nuovamente umiliata in cucina, proprio come quella volta in cui cucinarono con la zia Nodoka. La rabbia era tale da farle dimenticare la vittoria di prima in palestra.

“Che cosa c’è Ranma, non sei contento dei progressi di Akane?” indagò Nabiki.

Non le sfuggiva proprio niente a quella.

“Quanto a te, sorellina, che cos’è quella faccia? Devo ammettere che sei stata bravissima e sai che non sono il tipo che dispensa complimenti gratuiti” aggiunse ora in direzione di Ranma.

“Non credo che tu abbia mai dispensato niente gratuitamente” constatò Ranma a bassa voce prendendo posto.

La vittoria culinaria che aveva portato a casa lo faceva solo vergognare ancora di più. E la dolce Kasumi rincarò la dose.

“Akane torni come me di là a finire di decorare il dolce? Avreste dovuto vedere come ha montato a neve le uova e tutto a mano!” commentò sorridente la maggiore delle sorelle.

Nel frattempo la vera interpellata spezzò le bacchette di legno con sguardo assassino. Pure il dolce si era messo a fare quello!?

Terminata l’agonia del pranzo, i due fidanzati si alzarono contemporaneamente annunciando che sarebbero usciti per raggiungere degli amici.
 

Per le vie di Nerima.

Un po’ di aria fresca era decisamente quello che ci voleva per raccogliere le idee ed escogitare qualcosa per uscire da quella situazione.

“E così sai montare le uova a neve, eh? C’è forse qualcosa che non sai fare?” domandò acida Akane.

“Oh senti, non infierire. E comunque è tutta colpa tua: sei tu che ti eri accordata con tua sorella per cucinare con lei oggi” rispose Ranma dall’alto della ringhiera a ridosso del torrente dove era solito camminare.

“Ti sarei molto grata se non facessi vedere le mie mutandine a tutta Nerima. Scendi subito di lì!” lui indossava nuovamente il vestito bianco di stamattina.

Il cambio d’abito era stato un affare non da poco fatto di “chiudi gli occhi” e “faccio io”.

“Tranquilla tanto sarei sceso comunque, non mi sento per niente al sicuro con il tuo equilibrio” disse portandosi di fianco ad Akane “dove pensi sia andato il vecchio?”

“Non ne ho la minima idea, ma suggerisco di iniziare la ricerca dai suoi percorsi della “pesca grossa”. Ormai li conosco a memoria, considerate tutte le volte in cui ho riportato la biancheria alle ragazze derubate da quel depravato” rispose lei metodica.

“Akaneee siamo qui!”

I due si bloccarono per voltarsi nella direzione di quel richiamo. Yuka e Sayuri erano ad un centinaio di metri da loro e si stavano sbracciando per salutare Akane.

Akane si picchiettò la testa, ricordando solo in quel momento l’impegno preso con le amiche.

“Non dirmi che dovevi vederti con loro” le chiese Ranma sconsolato.

“Ehm, in effetti sì” ammise la fidanzata “avevo promesso che avrei aiutato Yuka a scegliere l’outfit per il suo appuntamento di stasera. Non posso darle buca” disse girandosi verso di lui con aria supplichevole.

“Akane ti prego non farmi questo, abbiamo altre priorità oggi” tentò Ranma.

Ma sapeva bene quanto valeva la parola di Akane. Lei non avrebbe mai lasciato un’amica in difficoltà, anche se la difficoltà in questione consisteva nello scegliere degli stupidi vestiti.

“Ci vorrà pochissimo vedrai! Non deluderla e non deludermi” lo pregò Akane giungendo le mani.

Ranma la osservò in silenzio. E come poteva dirle di no?

“Uff e va bene. Ci vediamo tra mezz’ora esatta al parco al solito posto” si arrese Ranma andando incontro alle ragazze che nel frattempo lo avevano quasi raggiunto.

Akane lo ricompensò con uno dei suoi migliori sorrisi. Anche se i connotati erano decisamente diversi, lui riusciva comunque ad avvertirne il solito calore.

Mentre il fidanzato si allontanava, Akane fece per dirigersi verso il parco quando un versetto familiare attirò la sua attenzione.

“P-chan!” esclamò con un sorriso.

 
Grandi magazzini di Nerima.

Ranma se ne stava seduto fuori dai camerini insieme a Sayuri aspettando che l’amica uscisse. Che stress, Yuka aveva già provato cinque cambi diversi ma nessuno di quelli - a quanto pareva - la faceva sentire seducente-ma-non-troppo. E poi quelle due non gli erano mai state simpatiche, sempre a dubitare di lui e a giudicarlo anche quando non era colpa sua. Sperava solo non mettessero strane idee in testa ad Akane.

“Siete pronte ragazze?” chiese Yuka da dietro la tenda del camerino “questo l’ho pensato per il dopo-cena non so se mi spiego...” concluse con un risolino.

Ranma incrociò le braccia al petto. No non si era spiegata, ma chi se ne importava. Guardò l’orologio. Altri cinque minuti al massimo e avrebbe levato le tende.

Ma proprio in quel momento la compagna di classe spalancò la porta del camerino con fare scenografico.

A Ranma per poco non venne un colpo quando la vide uscire avvolta solo da una micro sottoveste di pizzo. Non tanto per lei, sebbene Yuka fosse una ragazza discretamente carina, non gli faceva il benché minimo effetto. Ma - chissà perché - non poteva fare a meno di immaginarsi Akane conciata in quel modo. E quell’immagine sì che gli faceva effetto.

“Tesoro sei una bomba! Non sei d’accordo con me Akane?” la incitò l’altra.

“Ehm sì stai bene, adesso però devo proprio andare. In bocca al lupo per il tuo appuntamento” salutò Ranma dandosi alla fuga.

La sua parte l’aveva fatta.

“Akane aspetta un momento, perché prima di andare non provi qualcosa del genere anche tu?”

Ranma si bloccò preso in contropiede.

“C-cosa? Io? Guarda che non devo andare a nessun appuntamento” rispose smarrito guardando le due ragazze.

“Ma certo lo sappiamo che sei fidanzata sciocchina! Intendevo dire, perché non prendi un completino da indossare quando sei con Ranma?” la presero in giro le arpie come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“In c-che senso quando sono con R-Ranma?” se continuava così si sarebbe fatto scoprire. Akane non era il tipo da balbettare in quel modo imbarazzato. Lei se l’era sempre cavata molto meglio di lui in quelle situazioni.

“Akane, per favore, non prenderci per delle ingenue. Vivi da anni col tuo fidanzato, che per inciso è un gran pezzo di figo, e vorresti farci credere che tra voi non è mai successo niente?” insinuarono le amiche con fare eloquente.

In effetti no. O comunque non quello che intendevano loro e che Ranma era riuscito ad afferrare solo in quel momento. Ad ogni modo, sbagliava o gli avevano appena dato del gran pezzo di figo? Forse quelle due non erano poi così antipatiche.

“Ehm noi veramente… io preferirei non parlarne” farfugliò lui imbarazzato.

Genio, era riuscito ad uscirne alla grande. Nessuno avrebbe potuto sindacare sul desiderio di privacy di una pudica ragazza.

“Cosa cosa? Però non hai negato! Hai sentito Yuka la nostra Akane ci nasconde qualcosa!” sghignazzò Sayuri dando una gomitata all’amica ancora mezza svestita.

“Su dicci la verità: fino a che punto vi siete spinti?” lo incalzò Yuka avvicinandosi famelica.

Ranma indietreggiò di un passo.

Ma che diavolo, quelle due erano peggio di Hiroshi e Daisuke! Di solito erano loro a fare quelle domande a lui, ma non erano comunque così insistenti. Forse c’entrava qualcosa il fatto che Ranma minacciasse spesso di pestarli. Oggi avrebbe dovuto inventarsi un’altra via d’uscita.

“Io proporrei una terza base, dico bene*? Allora ci ho preso? Oppure siamo addirittura già alla quarta?” Yuka non mollava.

“Cosa??? Akane, se sei arrivata in quarta base senza dirci nulla, giuro che non ti rivolgo più la parola! Queste sono cose da condividere obbligatoriamente con le tue migliori amiche” esclamò con un’espressione eccessivamente offesa l’altra.

Ok, non ci stava ufficialmente capendo più niente. Peraltro lui disprezzava il baseball, era Akane quella brava in quello sport. Aveva trovato un’altra cosa in cui lei era migliore di lui nel giro di pochi minuti. Quanto adorava guardarla di nascosto durante l’ora di educazione fisica quando gli altri non lo vedevano. Ricordava ancora la prima pallina che lei gli aveva piantato in faccia. Che figuraccia che aveva fatto, i suoi super riflessi di artista marziale messi al tappeto da un bel visino in calzoncini corti.

In realtà non era sicuro che stessero ancora parlando di baseball ma decise di accontentarle. Tutto pur di togliersi velocemente di lì.

“Direi piuttosto una seconda” sparò a caso.

Sperava tanto che quello sarebbe stato sufficiente.

“Ahhh ne ero sicura! Però mica male, hai capito la nostra Akane” le due adesso annuivano quasi sollevate, come se ricevere quella conferma fosse stato di vitale importanza.

Bene, era libero.

“E dai dacci qualche dettaglio in più! Tipo com’è messo Ranma senza maglietta?”

“Scommetto che ha degli addominali da urlo… tutti quegli allenamenti daranno i suoi frutti, eh?”

No, non lo era.

E mentre sperava in un aiuto dall’alto, non poté fare a meno di chiedersi: era di questo che parlavano di solito con la vera Akane?

 
 
* riferito all’associazione delle fasi di un rapporto con le basi del baseball diffusa in America.

 
   
 
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