EPILOGO

La settimana successiva passò accompagnata da un’ombra d’angoscia, ma ben più spensierata di quanto non sarebbe stata se vissuta senza la consapevolezza che avrebbero trascorso gli anni del college insieme. Lui e Kiyoomi conclusero il training tra chiacchiere, risate e baci. Galopparono insieme ogni giorno fino all’anello di cipressi ed anche oltre, le volte in cui ne avevano voglia. In vita sua, se non – forse – prima dei sei anni, Atsumu non aveva mai provato un tale senso di pace e felicità pari a quello che visse nell’arco di quella settimana. Suo padre adesso sapeva tutto e lo accettava; Kiyoomi provava i suoi stessi sentimenti e persino i signori Sakusa si erano detti entusiasti della loro relazione.
Quando fu l’ora di andare via, per il biondo fu strano salutare il proprio ragazzo con un bacio; lo fu perché consapevole che non lo avrebbe rivisto almeno per un altro mese e mezzo, e lo fu perché gran parte del personale del ranch – compreso suo padre – era lì ad assistere. I turisti, infatti, erano tutti in partenza, e questo aveva comportato una grande affluenza nel cortile anteriore del complesso Inarizaki. Non importava. Atsumu si era ripromesso che non avrebbe sbandierato la propria bisessualità ai quattro venti, ma anche che non avrebbe più finto, e non avrebbe rinunciato a salutare come si deve Kiyoomi per paura di qualche sguardo sbieco o confuso.
«Non dirò smancerie dolci come “Mi mancherai”.» grugnì Sakusa, ed il biondo rise.
«Sempre così romantico, Omi.» l’altro rispose con un mormorio, poi Atsumu aggiunse piano «Mi mancherai anche tu.» il corvino arrossì ed il texano si godette la vittoria.
«Ci sentiamo, d’accordo?» continuò questi «Vediamo quale campus accetta entrambi.» il ragazzo di città annuì.
«Ho diciotto ore di viaggio davanti a me. Aspettati mille messaggi annoiati.» Atsumu rise.
«Ci conto.» unì ancora una volta le loro labbra. Poi, almeno per il momento, lo lasciò andare.

Quella della fiera in North Dakota fu un’occasione, per lui e suo padre, di parlare. Parlarono di lavoro, come sempre; dell’università, ma non solo. Fu imbarazzante per il ragazzo spiegare nei dettaglio – sotto stretta richiesta del genitore – cosa fosse la bisessualità. Miya Chojiro era un vero texano, dopotutto, e non aveva mai avuto un reale motivo per informarsi. Il biondo cercò di aprirgli gli occhi, dunque, ma dopo che si fu confuso per la terza volta, Atsumu capì che ci sarebbe voluto più tempo affinché l’uomo capisse appieno tutte le tematiche LGBTQ+. Conoscere le prime cinque lettere della sigla, d’altronde, era già un traguardo; per il plus ci sarebbe stato tempo.
Gli parlò dei propri progetti per il college. Non aveva intenzione di rinunciare ai piani che si era fatto per il futuro, ma – lo informò – voleva coniugare la cosa con Kiyoomi. Chojiro ne fu felice.
«Studiare è più facile se lo si fa vicino alla persona di cui si è innamorati.» Atsumu arrossì a quelle parole. Due settimane prima aveva detto a Sakusa che credeva di stare iniziando a farlo, ma pochi giorni di separazione erano bastati per fargli comprendere che ormai c’era dentro fin sopra i capelli.
Amava Kiyoomi, e avrebbe tanto voluto dirglielo, ma si impose di aspettare. Non sono parole da dire al telefono, d’altronde, se si ha possibilità di farlo faccia a faccia.
Ne ebbe l’occasione il mese successivo. Mancavano ancora un paio di giorni all’inizio delle lezioni, ma l’accoglienza delle matricole era tutta un’altra cosa, così Miya fece le valige, salutò la sua famiglia e partì senza rimpianti.
Fu a Phoenix, Arizona, infine, che lui e il californiano decisero di iscriversi. Non era così tanto distante da Los Angeles, così furono i signori Sakusa a prenderlo all’aeroporto. Atsumu avrebbe tanto voluto saltare addosso a Kiyoomi, ma decise di non farlo. Era reduce da un lungo viaggio in aereo, dopotutto, e non voleva metterlo a disagio. A quanto da lui stesso affermato la sua misofobia era migliorata dopo la vacanza ad Inarizaki, merito anche il fatto che i suoi genitori avevano iniziato a capire. Ma tornare in città tra smog e confusione non era come cavalcare all’aria aperta. Non ci fu bisogno che Atsumu lo abbracciasse, comunque, perché fu il corvino stesso a buttarsi tra le sue braccia. Il texano accolse con gioia quella possibilità e lo baciò con passione. Gli era mancato come l’aria nel petto. Adesso poteva riprendere a respirare.
«Pronto per il college?» gli chiese sorridendo Kiyoomi non appena si separarono.
«Quasi.» gli rispose Atsumu «Prima devo dirti una cosa.» ebbe l’impulso di mettergli le mani a coppa sul viso, ma si accontentò di stringergli le mani guantate.
«Ti amo, Kiyoomi.» i suoi occhi color pece si inumidirono scoprendo le sfumature di verde che nascondevano, illuminandosi e frantumandosi in mille stelle tra le quali il biondo si perse meravigliato.
«Ti amo anch’io, Atsumu.» fu la meravigliosa risposta. Caricarono insieme i bagagli del ragazzo di campagna in macchina, dopodiché inforcarono l’autostrada e – da lì – l’inizio della loro vita insieme.

n.a.
Come solito mio l’epilogo è molto corto, mi dispiace tanto! A pensarci prima non vi avrei fatto aspettare una settimana…
Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui. Mi è davvero piaciuto scrivere questa minilong che spero vi abbia catturato.
Conosciamo bene la sakuatsu, questa rispetto a come ne scrivo solitamente è una versione più idilliaca, ma d’altronde sono anche più giovani di come ne scrivo solitamente. Adesso inizia la loro vita da adulti, e quindi chissà, magari non sarà tutto rose e fiori, ma partiamo di Atsumu e Kiyoomi! Supereranno tutto, e non appena scopriranno il sesso (tra pochissimo, me li immagino già al primo giorno di college, quei maiali), avranno anche una perfetta scusa per litigare malissimo e poi fare pace!
Grazie ancora e a presto!!