Capitolo undicesimo e ultimo
Mi sembra di morire quando parli
di me in un modo che odio
Aiutami a capire se alla fine di me vedi solo il buono
Sotto questo temporale
Piove sulla cattedrale
Rinunceremo all'oro
Scambiandolo per pane
Chiamami per nome
Solo quando avrò
Perso le parole
So che in fondo
Ci ha stupiti finire qui da soli in questo posto
Ma se poi non mi trovi
Chiamami per nome…
(“Chiamami per nome” – Fedez,
Francesca Michielin)
La mattina dopo, alle prime luci dell’alba,
Theon svegliò Ramsay perché potessero prepararsi per la partenza.
Non fu affatto un’impresa facile: Ramsay odiava svegliarsi presto e, per di più,
quella notte non aveva neanche dormito granché, visto tutto il casino con i
marinai di Yara che avevano voluto parlare con Theon. Il giovane Greyjoy riuscì
a mettere il compagno seduto sul letto, ma Ramsay lo guardava con espressione
vacua, evidentemente il suo neurone solitario era in modalità risparmio energetico!
“Ramsay, svegliati, coraggio, dobbiamo
partire” lo incalzò Theon, iniziando a vestirlo come se fosse un bambolotto. “Yara
è in grave pericolo e i suoi uomini ci aspettano per la partenza sulla nave che
ho fatto allestire, sbrighiamoci!”
Theon, però, era stato fin troppo ottimista.
Quando fu riuscito a mettere Ramsay in posizione verticale e a riportarlo ad
una sufficiente coscienza del mondo (consentendogli di fare una veloce
colazione, unico metodo che con lui funzionava sempre!), si affrettò a condurlo
al porto dove la nave della flotta di Ferro, in effetti, era pronta per la partenza…
ma a bordo non c’era un’anima.
“Ma… dove sono tutti quanti?” mormorò Theon,
guardandosi intorno.
Ramsay, a quanto pareva, si era davvero
ripreso bene dopo la colazione perché fu lui ad accorgersi di un dettaglio
alquanto curioso…
“Theon, chi è quella gente che trascina una scialuppa
laggiù sulla spiaggia?” domandò.
Theon restò sbalordito.
“Sono… sono gli uomini di Yara! Ma che ci
fanno laggiù? Eravamo rimasti d’accordo che saremmo partiti con una nave della
flotta di Ferro per andare a salvarla!”
Eh, sì. Theon poteva vedere e riconoscere
benissimo alcuni dei marinai con i quali aveva parlato la notte prima perché,
stranamente, era una bella giornata di sole limpida e luminosa (come accadeva
tipo cinque o sei volte all’anno in quel di Pyke) e in quel momento, invece di
trovarsi al porto con lui pronti a imbarcarsi per la missione di salvataggio
erano in spiaggia, guidati da un buzzurro che urlava e ordinava loro di mettere
in mare la scialuppa il prima possibile. Ma che accidenti stava succedendo?
Theon si affrettò a raggiungere il gruppetto
degli Uomini di Ferro sulla spiaggia e Ramsay lo seguì, ma non riuscì del tutto
a stargli dietro perché una parte di lui era ancora mezza addormentata e
viaggiava in stand-by. Perciò fu
Theon a raggiungere per primo la scena
del crimine…
“Che fate? Dove state andando? Dobbiamo
imbarcarci subito e partire il prima possibile per andare a salvare Yara!”
esclamò.
Quello che sembrava essersi messo a capo dei
marinai di Yara, un tizio con la faccia da tagliagole che si chiamava Harrag,
guardò Theon con malcelato disprezzo.
“Yara è morta” tagliò corto.
“Non è affatto vero” ribatté Theon. “I
marinai con cui ho parlato stanotte mi hanno detto che Euron l’ha presa
prigioniera, non che l’ha uccisa, altrimenti non sarebbero venuti qui a chiedere
il mio aiuto. E noi dobbiamo partire immediatamente per liberarla!”
Il losco figuro di nome Harrag scoppiò in una
risata sgangherata.
“Beh, se non è morta lo sarà presto e di
sicuro non sarà un vigliacco traditore come te a salvarla. Sappiamo bene di che
cosa sei capace, Voltagabbana,
soltanto di tradire e di fuggire. Anch’io ero uno degli uomini di Yara, ma ora
che Euron l’ha presa non potremo fare niente per lei e tanto meno faremo
qualcosa per te” gli rispose, con il
tono di chi spiega cose ovvie ad un imbecille. “Quindi prenderemo questa
scialuppa e ce ne andremo in cerca di una nave da abbordare, magari una di quei
codardi dei Signori di Westeros, li ammazzeremo tutti e useremo la loro nave
per andare a razziare le coste!”
Gli altri Uomini di Ferro inneggiarono alle
parole di Harrag. Evidentemente erano tutti convinti che un pugno di Uomini di
Ferro su una scialuppa sarebbe stato comunque più forte e in grado di abbordare
una vera nave se vi avesse trovato gente di Westeros. Gli Uomini di Ferro avevano
in generale un’alta stima di se stessi…
“No, non lo farete” replicò Theon. “Noi non
facciamo più queste cose, l’ha detto Yara e lei è la nostra Regina.”
“Yara è morta e, se non lo è, morirà presto”
fu la consolante risposta di Harrag. “E noi faremo quello che abbiamo sempre
fatto. Vuoi impedircelo tu, giovane Theon? Provaci, se ne hai il coraggio,
oppure scappa. Scappa, ragazzino, è quello che sai fare meglio, no?”
Theon cominciava seriamente a perdere la
pazienza. Non era il momento di mettersi a discutere con quel cafone, Yara era
in pericolo e lui doveva andare a salvarla, con Harrag o senza. Si slanciò
contro di lui per colpirlo ma, come ci si poteva aspettare, l’uomo gli rifilò
un cazzotto che lo rovesciò a terra.
Nel frattempo Ramsay, con i suoi tempi, era
riuscito a raggiungere il piccolo gruppo sulla spiaggia e vedere Harrag che
colpiva Theon servì a svegliarlo del tutto, finalmente. Si sarebbe buttato
contro di lui e avrebbe cercato di scorticarlo a mani nude, ma uno dei marinai,
quello che sembrava meno buzzurro e bestiale degli altri (e che era stato colui
che, la notte prima, aveva parlato con il suo Principe chiedendogli aiuto per
la liberazione di Yara) lo fermò appena in tempo.
“Che fai?” reagì Ramsay con rabbia. “Quel
maiale bastardo ha colpito Theon e io voglio farlo a pezzi!”
“No, non spetta a te” gli disse l’uomo che, a
quanto pareva, era uno dei pochissimi Uomini di Ferro a mostrarsi più o meno
sano di mente. “Gli Uomini di Ferro vogliono seguire Harrag e, se Theon non
riesce a farsi rispettare, non gli obbediranno mai e non andremo mai a salvare
Yara. Deve essere lui a mostrarsi più forte e determinato o sarà tutto inutile,
se tu intervieni servirà solo a dimostrare ancora una volta che Theon si fa
proteggere dai Lord di Westeros.”
“Ma io quello lo ammazzo…”
“Puoi farlo, ma non servirebbe ad aiutare né
Theon né Yara” spiegò il marinaio, trattenendo il giovane Bolton con tutte le sue
forze. Non sapeva quanto fosse fortunato: Ramsay in quel momento non aveva un
coltello, altrimenti le cose sarebbero andate molto diversamente… Invece il
coltello non ce l’aveva e dovette stare a guardare Theon che continuava a
rialzarsi e a tentare di abbattere Harrag per poi finire nuovamente a terra.
“Stai giù!” urlava Harrag, imbestialito. “Stai
giù altrimenti ti uccido!”
Ramsay era frustrato e sempre più
innervosito, ma poi sotto i suoi occhi parve accadere una specie di miracolo.
Theon incassava tutti i colpi di Harrag, sembrava più debole ogni volta che
veniva gettato a terra, ma non si arrendeva, non cedeva, ogni volta si rialzava
e si buttava contro il suo avversario e gli Uomini di Ferro cominciavano a
guardarlo con occhi diversi.
“Ti uccido, ti uccido!” gridò ancora Harrag,
sempre più in collera vedendo che Theon non demordeva. I colpi del giovane
Greyjoy non andavano mai a segno e sembrava che Harrag fosse in vantaggio, ma
la rabbia e anche la stanchezza iniziavano a farsi sentire. Per quanto fosse
fisicamente più fragile, Theon era comunque più giovane e aveva sviluppato una
resistenza al dolore che lo rendeva quasi insensibile, era come se le percosse
di Harrag non gli facessero niente mentre il suo avversario era sempre più
stanco, più lento, meno reattivo. Quando vide che Harrag iniziava a vacillare e
che la fatica faceva il suo effetto, Theon sorrise e si gettò ancora contro di
lui, colpendolo con una testata in pieno viso che lo fece cadere all’indietro.
Era proprio il momento che aspettava: con la forza della disperazione gli si
buttò addosso e cominciò a tempestarlo di pugni, schiacciandolo col suo peso e
riempiendogli la faccia di colpi. Certo Harrag non poteva capire che cosa aveva
scatenato con la sua arroganza, ma Theon, dopo le terribili sofferenze e
sevizie subite da Ramsay a Forte Terrore, non avrebbe mai, mai più accettato
che qualcuno gli dicesse cosa doveva fare o che cercasse di abbatterlo con la
violenza.
Ramsay, attonito, assisteva a quell’esplosione
di violenza con un subbuglio di emozioni che lo confondevano. Vedere Theon
capace di tanta forza e cattiveria in parte lo spaventava, cominciava a
rendersi vagamente conto del fatto che ormai non era più lui ad avere il
controllo (sì, se ne accorgeva solo in quel momento! Geniale, vero?); d’altra
parte, però, era anche fiero di Theon che finalmente dimostrava la sua
determinazione e parve perfino capire che i colpi di Harrag non significavano
niente per lui dopo tutto ciò che aveva passato, in confronto a ciò che era
accaduto a Forte Terrore il pestaggio dell’Uomo di Ferro era una passeggiata di
salute per Theon. E, a dirla tutta, si sentiva pure stranamente turbato da quel
ragazzo che mostrava tanto coraggio, un sorprendente calore lo invadeva e gli
faceva tremare i polsi…
Theon, intanto, aveva praticamente ammazzato
di botte Harrag e, seppure a fatica, si era rialzato in piedi, pesto e
sanguinante ma vittorioso. E aveva ancora la forza di incitare i marinai, che
adesso erano dalla sua parte senza alcun dubbio.
“Non per me, non dovete farlo per me”
esclamò, guardandosi attorno. “Per Yara! Per la nostra Regina!”
Ormai conquistati, gli Uomini di Ferro
dimenticarono il loro leader sconfitto.
“Per Yara, per Yara!” urlarono in coro. “Tutti
alla nave!”
I marinai si diressero verso il porto, pronti
a tutto pur di accorrere in soccorso di Yara, e anche l’uomo che aveva
trattenuto Ramsay si unì a loro. Theon, soddisfatto, li guardò correre verso la
nave e poi si diresse lentamente verso il mare, che lambiva la spiaggia con le
sue onde, si inginocchiò nell’acqua e si sciacquò il volto, ripulendosi dal
sangue. Si sentiva una persona completamente nuova, aveva sconfitto un
avversario che era il doppio di lui e aveva conquistato la fiducia e il
rispetto degli Uomini di Ferro.
Insolitamente silenzioso e intimidito, Ramsay
si avvicinò a lui e si inginocchiò nell’acqua, fregandosene se si stava
bagnando tutti i vestiti. Si sentiva molto strano…
“Sei stato bravo, Theon” disse. “Hai
sconfitto quel buzzurro, ora i marinai ti seguiranno qualsiasi cosa deciderai
di fare.”
Theon si voltò verso Ramsay, dovendo
ammettere ancora una volta che, alla resa dei conti, era stato proprio grazie a quel ragazzotto pazzoide e alle
sofferenze che gli aveva inferto se ora era così forte, insensibile al dolore,
pronto a tutto. Non aveva avuto timore di Harrag neanche per un secondo, aveva
pensato solo a Yara e alla rabbia che provava contro quell’uomo bestiale e
grossolano che voleva ostacolarlo, sentiva i suoi pugni e le ferite che gli
causavano ma la sua soglia del dolore era ormai così alta che poteva ignorarli.
Questo era il risultato del suo soggiorno
alla SPA di Forte Terrore!
“Sono davvero molto fiero di te, sai?” gli
disse Ramsay.
Con un sorriso, Theon allungò un braccio e lo
strinse a sé per baciarlo. In fondo era proprio merito suo se aveva asfaltato Harrag!
“E ora andiamo a salvare Yara” mormorò,
stringendo il compagno. Si rimise in piedi e, appoggiandosi a Ramsay, si
diresse verso il porto dove i suoi uomini lo attendevano.
Il corpo esanime di Harrag rimase sulla
spiaggia, ignorato da tutti, proprio la fine ingloriosa che si meritava.
Theon, invece, provava una sensazione di
euforia e si sentiva pronto a tutto, era sicuro che sarebbe riuscito a liberare
la sorella e che nessun ostacolo avrebbe più potuto fermarlo.
“Salveremo Yara e poi torneremo a Pyke” disse
a Ramsay. “Insieme, ormai, possiamo fare qualsiasi cosa e nessun nemico ci
spaventa. Combatteremo per riconquistare le Isole di Ferro e per sostenere Yara
come nuova Regina e lo faremo fianco a fianco.”
Anche Ramsay era contento, seppure ancora
scombussolato dalla vicinanza di Theon che aveva visto così determinato e
combattivo, si sentiva ormai totalmente preso da lui… e la cosa non gli
dispiaceva per niente!
Nessuno dei due poteva immaginare quanti e
quali pericoli, avversità e disavventure avrebbero dovuto affrontare insieme e
non soltanto per Yara… ma in quel momento erano tutti e due sicuri che sarebbero
stati invincibili o quasi, dandosi forza l’un con l’altro.
Pareva proprio che l’accoppiata
Greyjoy/Bolton, per quanto strampalata e grottesca fosse, avrebbe funzionato
nonostante i rischi mortali che l’attendeva dietro l’angolo e di difficoltà ce
ne sarebbero state davvero moltissime… ma questa è un’altra storia e io la racconterò
in seguito, se non vi sarete ancora stancati delle mie follie!
FINE