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Autore: EleAB98    18/03/2022    2 recensioni
[...] Lo squillo del telefonino lo fece sobbalzare. Sbloccò il display.
«Non vedo l'ora di stare con te. Mi sei mancato da morire in questi giorni.»
L'uomo sorrise a quel messaggio. Era mancata tanto anche a lui. «Per me è lo stesso», scrisse infatti. «Ti passo a prendere?»
«Ti aspetto al solito posto, okay?»
Thomas digitò velocemente un «Perfetto, ci vediamo lì» e mise in moto la macchina, le labbra ancora piegate in un sorriso. Il cuore che batteva forte. Tutte le sue fisime scomparvero all'istante. Non c'erano più dubbi: quella ragazza lo mandava in estasi. 
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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*Un'altra Poesia*


 
[...] L'esigenza di starti vicino
/ è più grande ogni giorno che passa / E mi ritrovo da solo a pensarti troppo spesso 
[...]


Una parte di lui stentava ancora a crederci, eppure lo stava facendo davvero. Stava frequentando una sua studentessa. Quella studentessa. Thomas si rigirò il telefonino tra le mani, un sorriso a metà tra il preoccupato e l'eccitato. Non vedeva l'ora di ritrovarsi da solo con lei. Sapeva quanto fosse sbagliato, sapeva quanto fosse rischioso abbandonarsi a una simile prospettiva, però... però sentiva di non poterne fare a meno. Scosse la testa, indignato dal suo stesso comportamento. Non aveva mai varcato un simile confine, aveva sempre mantenuto alto l'onore rispettando il suo ruolo di professore; mai un pensiero poco appropriato nei riguardi delle studentesse, mai una parola fuori posto. Mai uno sgarro. Con Jane McMiller, invece... aveva perso del tutto la testa. O quasi. Si era imposto più volte di mantenere il controllo, quella ferrea disciplina a cui sempre aveva fatto appello – per certi versi ci stava riuscendo, non si erano ancora spinti oltre i baci; tra l'altro si frequentavano da troppo poco e lui voleva andarci cauto –, ma Jane era stata più forte. Lei l'aveva conquistato a suon di battibecchi, con la sua spontaneità, il suo carisma... quella determinazione che scorreva liberamente nelle sue vene. L'uomo si abbandonò a un lungo sospiro. Gli costava non poco ammettere che, in sua compagnia, provava sensazioni sin troppo forti; delle sensazioni che per tanti anni non aveva nemmeno sognato di poter rivivere. Era decisamente attratto da lei. Tanto dal suo fisico, quanto dal suo modo di pensare, che, più di tutto il resto, l'aveva colpito come un pugno nello stomaco; un pugno la cui essenza era tuttora un mistero – che ovviamente sperava di sviscerare in tutti i suoi aspetti. Lo squillo del telefonino lo fece sobbalzare. Sbloccò il display.

Non vedo l'ora di stare con te. Mi sei mancato da morire in questi giorni.

L'uomo sorrise a quel messaggio. Era mancata tanto anche a lui. Per me è lo stesso, scrisse infatti. Ti passo a prendere?

Ti aspetto al solito posto, okay?


Thomas digitò velocemente un Perfetto, ci vediamo lì e mise in moto la macchina, le labbra ancora piegate in un sorriso. Il cuore che batteva forte. Tutte le sue fisime scomparvero all'istante. Non c'erano più dubbi: quella ragazza lo mandava in estasi.



 
*
 
[...] E un'altra ancora io mi troverò solo con te
A stringerti più forte contro me

A domandarti se mi ami o no 
[...]

 
Dopo una ventina di minuti, Thomas parcheggiò nei pressi di Saint Lake Street. Si guardò intorno, con la speranza di vedere la sua Jane. Quando apparve da dietro un cespuglio di fitti rovi, quasi gli mancò il fiato. Come sempre, era stupenda nella sua semplicità. Borsa a tracolla rossa, jeans scuri a sigaretta, camicetta bianca con risvolti. E uno splendido sorriso a incorniciarle il volto gentile e affascinante.

«Finalmente io e te
», gli disse, non appena prese posto a lato del guidatore. Lasciò andare la sua borsa e si gettò su di lui. Per un lungo istante, si abbracciarono. Thomas si sentì di nuovo pieno. Completo. Felice e leggero come una piuma. «Il tuo profumo mi fa impazzire», si lasciò sfuggire, provocando in lui un sorrisetto compiaciuto. Si scostò da lei, quindi inarcò un sopracciglio. «Soltanto il mio profumo?»

Lei ricambiò il suo cipiglio, le guance leggermente imporporate dall'imbarazzo. «Be', forse... anche i tuoi baci non sono poi così male, sai?»

«Proprio quello che volevo sentire», sussurrò lui in risposta. Avvicinandosi del tutto a Jane, le sollevò con dolcezza il mento e, senza perdersi in ulteriori preamboli, accostò le sue labbra a quelle invitanti di lei, regalandole un bacio tanto timido quanto desiderato.

La giovane ricambiò all'istante, sperimentando un sottobosco di sensazioni che da tempo avrebbe voluto esplorare con lui nel modo più intimo possibile. Desiderava ardentemente quell'uomo e non riusciva più a nasconderlo a se stessa. Forse nemmeno a lui. Schiuse le labbra, sperando in un bacio più ardente e passionale. Ma proprio in quel momento, Thomas si scostò e riprese mano sul volante, una leggera carezza sulla guancia accompagnando il gesto a un sorriso enigmatico. Jane rimase tanto affascinata quanto sconvolta dalle sue movenze. Credeva che Thomas, dopo un'intera settimana senza vedersi, avrebbe mandato al diavolo l'autocontrollo e l'avrebbe travolta con impeto e decisione, coinvolgendola in un bacio memorabile e infinito, invece... aveva a malapena sfiorato le sue labbra.


«Che cosa c'è?» domandò lui, notando la sua reazione. Tutt'a un tratto, non gli sembrava più così contenta. Infilò la chiave nel quadro senza scostare gli occhi da lei, quindi attese pazientemente la sua risposta.

«Non te lo immagini? Avevo una voglia matta di baciarti e tu cosa fai? Preferisci tirarti indietro subito e...» Jane non riuscì a terminare la frase. Odiava ammettere quanto l'atteggiamento di Thomas le arrecasse, il più delle volte, assoluta confusione.

L'uomo sospirò. «Jane, ascoltami... tu non immagini nemmeno quanto io ti...» Si morse la lingua. «Quanto io desideri i tuoi baci...» sottolineò, serio. «Soltanto che preferisco un posto più tranquillo, tutto qui.»

L'altra abbassò il capo. Si sentì quasi ridicola, se non una bambina capricciosa cui era appena stata negata una montagna di caramelle. Ma aveva sperato talmente tante volte di convincere Thomas a lasciarsi andare, che adesso quasi stentava nel credere che lui fosse disposto a frequentarla, a conoscerla davvero. Storse la bocca. «Mi dispiace tanto, Thomas», farfugliò, a disagio. «Il mio problema è che ho passato così tanto tempo a fantasticare su di noi e sui nostri futuri incontri, che... che ho tanta paura che tu possa cambiare idea, capisci?» Si torse le mani. «Perdona la mia insicurezza, però... quando sono con te non riesco a ragionare lucidamente. Non volevo aggredirti, dico davvero. Volevo solo...» Sospirò, frustrata. L'occhio le cadde su un particolare che le suscitò notevole curiosità: Thomas non indossava la cravatta. Ed era semplicemente stupendo. Si sforzò d'ignorare quella sorda constatazione e riprese a parlare. «Sono d'accordo con te, meglio non correre rischi; questo non è il posto più adatto per
»

Thomas allungò il braccio destro verso di lei e l'attirò a sé. In men che non si dica, esplorò voracemente la bocca della ragazza, le mani affusolate a sostenerle la testa perché lei potesse seguire il ritmo del bacio, che stavolta non fu tenero, anzi. Quel bacio parve farsi portavoce di un desiderio a lungo covato e non meno sentito. Jane percepì, d'un tratto, le sue ginocchia farsi molli, il respiro di lui più irregolare. Un groviglio di emozioni contrastanti le invase il cuore e le sconquassò il basso ventre. L'uomo prese a mordicchiarle il labbro inferiore e per lei fu davvero difficile trattenere un sospiro più profondo. Dopo un paio di minuti, trascorsi a stuzzicarsi con forte trasporto, Thomas si scostò da lei ma non le sorrise nemmeno, lo sguardo febbricitante. La scrutò con perizia senza dire una parola. Non era sicuro di averla mai vista così nervosa, e sperava tanto che il suo gesto potesse darle, in qualche modo, delle conferme. La ragazza gli sfiorò le guance, ancora senza fiato. Erano perfettamente lisce, morbide come la pelle di un bambino appena nato. O quasi. Accennò un sorriso. Al ché, anche l'espressione di Thomas si fece più distesa. Mise di nuovo in moto e le fece un sorrisetto, che pareva quasi voler dire: Adesso va meglio? Jane si limitò a stringergli la mano destra, riconoscente e non meno emozionata, poco prima di lasciarla andare affinché potessero raggiungere l'abitazione di Thomas.


 
*


 
Thomas si tolse lo scuro cappotto primaverile che lo ricopriva e lo posò sul divano del soggiorno, rivelando una camicia dello stesso colore, che, assieme ai consueti pantaloni classici, fasciava il suo corpo alla perfezione. «Che film vorresti vedere? Sai molto bene che non sono solito festeggiare San Valentino, però... con te sento che potrei anche fare un'eccezione e guardare uno di quei filmetti romantici che piacciono tanto a voi donne.»

Jane alzò gli occhi al cielo. «Perché voi uomini fate di tutto per non apparire romantici agli occhi delle ragazze quando, alle volte... sapete esserlo persino più di noi? Forse perché essere dolci vi fa sentire poco virili? O magari apparire come cuccioli indifesi?»

L'uomo si accostò vicino a lei, che nel frattempo armeggiava con il telecomando alla ricerca di un film degno di nota. «Nulla di tutto questo», obiettò Thomas con fare solenne. «Semplicemente... ci piace spesso prendere il controllo della situazione, le maniere forti, insomma... oltre che i film di spionaggio o del far West, s'intende.»

Jane scosse la testa. «Oddio, non mi dire! Ti piace il far West?! Ti prego, è roba da vecchi, quella lì!»

Thomas le regalò un'occhiata in tralice, fintamente indispettito. «Io sono vecchio, Jane. Rispetto a te lo sono sicuramente», specificò tranquillo, ma senza tradire particolari emozioni, tanto che Jane fu investita da un improvviso  senso di agitazione.

Jane incrociò i suoi occhi e sbuffò, scontenta e... di nuovo a disagio.

L'altro la prese sul ridere. L'espressione di Jane era un tutto dire; a lui fece molta tenerezza. «Avanti, non mi dire che adesso te la sei presa!» Con viva dolcezza, le cinse le spalle e la baciò teneramente sulla guancia. Notando l'impassibilità di lei, cercò immediatamente i suoi occhi azzurri. «Ehi... cosa c'è adesso, si può sapere?»

«Scusa, io non... io non volevo offenderti!» esalò, guardandolo a malapena. «Ho sbagliato un'altra volta...»

«Maddai, non è successo nulla! Non hai sbagliato niente! Io, checché se ne dica, sono un uomo molto scherzoso, quindi sta' tranquilla, okay? Anche se...» Annuì, come se avesse maturato solo in quel momento quella consapevolezza. «Converrai con me sul fatto che, data la profonda differenza anagrafica che ci divide, qualche divergenza nei gusti o nelle idee doveva pur presentarsi nel nostro rapporto di coppia, prima o poi. Non credi?»

A Jane mancò un battito. Nel nostro rapporto di coppia. Lui e lei erano invischiati in un rapporto di coppia. Thomas aveva usato, per la primissima volta da quando si frequentavano, il termine coppia

«Ti ripeto, non hai sbagliato niente, Jane. Anzi... sono io che ho una tremenda paura di sbagliare con te.»

Lei spalancò gli occhi, incredula. Nel suo sguardo, notò un senso di smarrimento che non aveva mai visto in lui. Anche Thomas, più o meno segretamente, nutriva i suoi stessi timori. Malgrado fosse più esperto, più in gamba e, per certi versi, più carismatico di lei. «Tu non sbagli e non sbaglierai mai», soffiò lei, il viso a pochi centimetri dal suo. Il bacio che ne seguì fu spaventosamente dolce. Lei sorrise contro la sua bocca. Si scostò dopo un po', la fronte a contatto con quella di lui. Si sentiva in paradiso. «Ecco... lo vedi? Mi hai appena dato la conferma che cercavo», gli disse, recuperando la sua solita verve.

Lui increspò la fronte. «Ovvero?»

«Sei molto più romantico di me, ecco tutto. E quella scatolina di cioccolatini a forma di cuore che ho intravisto poco fa in cucina è un'ulteriore prova di questo fatto. Il mio primo ragazzo non si è mai premurato di farmi un regalo simile, ma se è per questo... nemmeno io. Insomma, come posso non considerarti un uomo dolce e protettivo quando... quando non fai altro che prendermi per la gola?» Jane ripensò a tutte le volte in cui lui le faceva recapitare, nei pressi del suo dormitorio, cornetti alla panna, buonissimi frullati e... di tanto in tanto, qualche mazzo di fiori freschi, che avevano attirato spesso l'attenzione di Addison e compagni.

L'uomo si passò una mano tra i capelli. Era stato colto in flagrante come uno sciocco. «Ah, sono proprio uno scemo! Ma aspetta...» Inarcò le folte sopracciglia e gli scappò un sorriso furbo. «Chi ti dice che quei cioccolatini siano proprio per te?»

Lei cominciò a giocherellare con il colletto della sua camicia. Thomas ebbe un sussulto. «Ti ho sempre detto che io, a differenza di te, preferivo il cioccolato fondente, e quindi... non ho resistito dal leggere la scritta posta a lato della scatola non appena ti sei distratto per preparare dei toast per entrambi. Si tratta proprio di fondente... per questo ho pensato subito che fossero per me, a meno che...» Uno strano dubbio le si affacciò nella mente. E se... «A meno che non siano per qualcun'altra», disse, dando voce a quell'assurdo pensiero. «Forse, non so... per la tua ex?»

Thomas scosse la testa, le prese le mani e le strinse forte. Un alone di profonda serietà si impossessò del sul viso. «La mia ex? Ma come ti viene in mente?»

Lei scrollò le spalle. «Ho visto bene come ti guarda, Thomas. Priya Singh è ancora molto innamorata di te.»

«Io non lo sono di lei, però», rispose lui, con una convinzione tale da farle tremare il cuore. «Mi sembra di avertelo già detto. Quella storia è finita da tempo. Mi spieghi perché avrei dovuto farle un simile regalo?»

«Non mi fraintendere, io ti conosco come un uomo molto gentile, quindi non mi sarebbe parso troppo strano se tu le avessi fatto un regalo per semplice riconoscenza. Ultimamente ti ha aiutato molto con dei progetti, no?»

«Certo che sì, abbiamo lavorato a stretto contatto. E, a dirla tutta... le ho fatto anche qualche regalo, hai ragione tu», ammise, senza scostare gli occhi da lei. Voleva testare la sua reazione ancora una volta e...

«Dici sul serio?» replicò lei, tradendo un forte interesse per la questione.

L'uomo sorrise, contento del risultato. «Dei semplicissimi caffè al bar possono forse rappresentare una caritatevole offerta per miss Singh? O magari si meritava un qualcosina in più?»

Jane gli diede un pugnetto sulla spalla. «Mi hai fatto prendere un colpo!» esclamò, fingendo di rimproverarlo. Per un momento, aveva creduto che Thomas, nonostante le sue parole, avesse ancora un debole per quella donna.

L'uomo rise di nuovo. «Te l'ho detto prima che amo molto scherzare, no? Ma su una cosa sono serio, Jane. Quei cioccolatini, effettivamente, potevano essere solo per te. Li ho comprati giorni fa, ma poi mi sono dimenticato di nasconderli nella dispensa, di modo che a fine serata potessimo mangiarli insieme. In fin dei conti, credi che regalerei una scatola a forma di cuore a una donna per la quale non provo assolutamente nulla?»

Lei si accoccolò alla sua spalla. Indirettamente, Thomas le aveva appena detto di provare qualcosa per lei. Il suo cuore prese a battere più forte. 
«No, non lo credo», asserì, felice, inspirando ancora una volta il suo profumo. «Soltanto che... non mi sembra vero che tu... sì, insomma, che tu ti sia accorto di me. Mi sembra tutto così surreale...»

Thomas ricambiò l'abbraccio. «Be', gran parte del merito è stato tuo», le rispose, con un mezzo sorriso. «Comunque sia, tornando al discorso iniziale...» Cercò nuovamente i suoi occhi e non mancò di sorriderle. «Tu conosci soltanto una piccola parte di me. La mia parte più romantica, come la chiami tu, di solito esce spontaneamente e mi apparterrà sempre, però... io sono anche altro.» Ripensò all'intenso bacio che si erano scambiati in macchina. Sarebbe stato il primo dei tanti, aveva constatato poi, in preda alla forte eccitazione che lo stesso gli aveva provocato. Era certo che, in un prossimo futuro, non si sarebbe precluso di sperimentare con lei momenti di forte passione fisica; quella passione che aveva ben poco a che fare con il controllo. «Con i giusti tempi, e se lo vorrai, posso garantirti che scoprirai tutto il resto, ogni sfumatura del mio essere. Spero mi permetterai di fare lo stesso con te. Voglio che tu lo sappia una volta per tutte: sono deciso a conoscerti meglio e non mi tirerò indietro.»

Jane rimase senza fiato. Thomas le aveva appena lasciato intendere che, in determinate circostanze, poteva manifestarle quella stessa passione cui erano stati testimoni poco prima nella sua auto? Per non parlare di quel io non mi tirerò indietro. Quelle parole la riempirono di una gioia assoluta.

Prima ancora che lei potesse replicare, Thomas le diede un altro bacio sulle labbra e si alzò dal divano per tornare in cucina. «Torno subito, tu scegli pure il film, intanto. D'accordo?»



 
*
 
[...] E allora, quando saremo sposati, non passerò il tempo a sentirmi frustrata o privata di qualcosa, te lo prometto.
 
Lo hai detto davvero?
 
Cosa?
 
Quando saremo sposati.
 
Credo proprio di sì.
 
Ho dei capelli grigi.
 
Lo so, li ho visti, ma sono troppo educata per fartelo notare.
 
Ho trentasette anni. Sono molto vecchio. Ma ti amo tanto che posso soltanto sperare che ciò non abbia importanza.
 
[...]
 
A che cosa stai pensando?
 
Sto facendo dei calcoli. E non sono mai stata brava nei calcoli mentali.
 
Calcoli?
 
Sì. Lo sai che l'età giusta per il matrimonio è quando la moglie ha la metà degli anni del marito più sette?
 
No.
 
Dunque, tu hai trentasette anni. La metà di trentasette è diciotto e mezzo. E diciotto e mezzo più sette fa...
 
Venticinque e mezzo.
 
Io ne ho ventiquattro e mezzo, siamo abbastanza vicini. Se non avessimo aspettato tre anni e mezzo, l'età sarebbe stata tutta sbagliata. Avrebbe potuto essere un disastro. Così, invece...
 
Di colpo si mise a ridere e lui le baciò le labbra ridenti, e fu un lungo bacio, Jeremy sentì la reazione fisica del proprio corpo, e gli sarebbe parsa un'idea brillante prenderla tra le braccia, portarla da qualche parte e fare l'amore con lei, a lungo e con passione. [...]
 

Alla fine, optò per Ritorno a casa di Rosamunde Pilcher*. Aveva letto il suo romanzo  di circa 800 pagine, tra l'altro – l'estate scorsa e ne era rimasta veramente affascinata. Da tempo avrebbe voluto vederne anche la trasposizione cinematografica, ma ora per un motivo, ora per un altro, non era mai riuscita a ritagliarsi un po' di tempo per farlo. I protagonisti assoluti erano un medico e una ragazza, Jeremy e Judith, che, dopo essere stati tanto lontani l'uno dall'altra (si erano conosciuti quando lei aveva a malapena quindici anni), in seguito a vicissitudini di guerra e altre questioni irrisolte, si ritrovano molti anni dopo, più innamorati che mai e finalmente pronti a viversi davvero. Avevano tredici anni di differenza e, alla fine del romanzo, l'uomo si ritrovava a dirle, tra le altre cose: Ho dei capelli grigi. Jane sorrise, addentando un altro pezzo di toast. Per certi versi, quel film voleva essere una piccola frecciatina contro Thomas, che non mancava quasi mai di richiamare, come aveva fatto poco tempo prima, il concetto inerente alla sacrosanta differenza d'età, dandole fin troppa importanza. Si voltò verso di lui, che le sorrise all'istante. Da quanto tempo la stava guardando? Come spesso faceva durante gli appuntamenti, l'uomo colse la palla al balzo e le strappò un altro bacio, sussurrandole un sei bellissima, che la fece letteralmente volare a tre metri da terra. Quando i loro occhi tornarono sullo schermo piatto del televisore, non senza che lei gli rispondesse un sommesso anche tu, spalancò la bocca, incredula. I due protagonisti del film stavano per abbandonarsi alla passione, e Jane sentì improvvisamente caldo. Avrebbe tanto voluto alzarsi e fuggire via per l'imbarazzo che stava montando a fiumi dentro di lei, ma non fece nemmeno in tempo a pronunciare una sola parola, che Thomas attirò la sua attenzione stringendole la mano sinistra. Deglutì a fatica, quindi si voltò verso di lui. Aveva lo stesso sorrisetto del post-bacio. «Qualcosa non va? Mi sembri un po' tesa», osservò poi, mutando espressione.

Be', io... mi vergogno un po', tutto qui. Quelle parole non le uscirono di bocca. In verità, sentiva proprio di non poterne pronunciare nemmeno una. Nel frattempo, i respiri confusi dei due amanti sul teleschermo raggiunsero le orecchie di Jane. E non solo le mie, immagino, si disse, concentrando l'attenzione sulla camicia indossata dall'uomo.

«Guardami negli occhi.»

Con un certo imbarazzo, alzò la testa e incontrò... la dolcezza pura. «Non c'è nulla di male nel desiderarsi, Jane», le disse, carezzandole il dorso di una mano. «Sai, quando prima eravamo in macchina e ti ho baciata in quel modo, io... ecco, non ti nascondo di aver provato lo stesso desiderio che Jeremy ha nei confronti di Judith.» Sorrise appena. «Non bisogna mai vergognarsi di condividere le proprie fantasie, i propri sogni o qualsiasi altra cosa. Tu mi stai insegnando anche questo.»

Lei rimase a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettata un simile discorso. Questo significava soltanto una cosa: lui non voleva più nascondersi. «Hai ragione, Thomas. Io ho provato esattamente le stesse cose per te, solo che... non mi aspettavo una simile scena nel film e mi sono un po' imbarazzata, ma tu non c'entri niente, figurati... Di solito i film di Rosamunde Pilcher sono molto discreti.»

«E irrealistici, almeno da un lato.» 

Lei sorrise, tornando a suo agio. «Vero, nella realtà ci sono molte più dinamiche. Comunque... come ti ho detto, nemmeno io posso più nascondere quello che sento nei tuoi confronti.» 

«Mi fa piacere sentirlo.» Prese il telecomando e mise il film in pausa, quindi la trascinò in mezzo al soggiorno. «Dai, balliamo un po'», le disse, accendendo lo stereo che si trovava di fianco la televisione. Una melodia simile a un valzer lento si diffuse nella stanza. Occhi negli occhi, labbra contro labbra. Anche stavolta, non resistettero alla tentazione e si scambiarono un bacio appassionato, che accese in entrambi il forte desiderio di procedere oltre. Thomas cercò di buttarla sul ridere, gli sembrava di stare sui carboni ardenti. Anche lei gli sorrise e ridacchiò insieme a lui, le guance in fiamme. Riusciva a percepire una certa tensione nel corpo di Thomas, ma il suo non era da meno. «Misa che se continuo a starti appiccicata così, finirò per strapparti la camicia di dosso», affermò, facendo appello a quel coraggio che non sapeva nemmeno di avere.

Lui rise ancora. «Credo farei più o meno lo stesso con te. Ascolta», le disse poi, in un misto di dolcezza e serietà, «io non voglio bruciare le tappe. Ci frequentiamo da pochissimo tempo e
»

«Ma ci conosciamo da molti mesi!» sputò lei, d'improvviso non provava più quel senso di pudore che l'aveva investita soltanto qualche minuto prima. Che il desiderio stesse prendendo il sopravvento? Decisamente sì, constatò, leggermente impressionata. L'amore per un uomo sortiva davvero quello strano effetto collaterale? Jane trasalì. Aveva appena utilizzato la parola amore. Lo guardò profondamente negli occhi e... ne ebbe la piena conferma. Sì, lei era già innamorata persa di lui. Lo era sempre stata.

Thomas sorrise, di rimando. «Non come vorrei. Ci sono tante cose che non sappiamo l'uno dell'altra. E io voglio scoprirle una per una. Diamo tempo al tempo. Non c'è alcuna fretta.» 

«Provo un qualcosa di così forte per te... un qualcosa che non vorrei più fermare», ribadì Jane, aggrappandosi di nuovo a lui.

Tornarono a girare in tondo, le braccia di lui a cingerle la vita. «Ti prometto che la nostra prima volta sarà davvero speciale, piccola mia. Tengo troppo a te e desidero darti solo il meglio.»

Quella dichiarazione le strappò un'emozione fortissima. Nessun ragazzo le aveva mai rivolto quelle parole. D'improvviso, giudicò quel piccola mia come un qualcosa di profondamente sublime. Seth le aveva spesso affibbiato quel tenero nomignolo, ma a lei non era mai piaciuto troppo. Detto da Thomas, le fece tutto un altro effetto. «Spero di fare lo stesso con te», si limitò a dirgli, mentre continuava a pensare a quanto fosse stata fortunata a trovare la sua poesia.

Una poesia che portava il nome di Thomas Hunt.


 
[...] Io ti conosco, t'inventerai un'altra poesia
In un momento dolce di malinconia
Per non lasciarmi andare sempre via 
[...]



Note: *Le citazioni contenute nella one-shot sono prese da "Un'altra Poesia" (canzone de Gli Alunni del Sole, 1974), mentre il dialogo tra Jeremy e Judith da un estratto di "Ritorno a Casa", romanzo della scrittrice Rosamunde Pilcher (1995).*
   
 
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