Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: EleWar    20/03/2022    7 recensioni
C'è poco da fare, Ryo è un gran vizioso, ma stavolta di quale vizio stiamo parlando? E Kaori sarà ancora disposta a tollerarlo o ricorrerà a drastici rimedi?
Altra avventura per i nostri due super innamorati!
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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… E niente, stasera mi andava di farvi leggere anche il capitolo 6, che dite, gradite?
Grazie ancora *_*
Eleonora

 
 
 
Cap. 6 Ad ognuno il suo menage
 
“Ehi, Ryo, anche tu qui?” lo interpellò Mick allegramente, scrollandosi dai capelli l’acqua che aveva preso uscendo di corsa dalla macchina per infilarsi nel negozio.
Ma gli bastò guardarlo bene in viso per capire che qualcosa non andava.
Immediatamente s’incupì e si augurò che in tutto questo non c’entrasse Kaori; sarebbe stato comunque inutile cercarla lì nella bottega, perché di sicuro non lo avrebbe seguito fin lì.
Si chiese inoltre perché l’amico fosse da Gen, con una serata del genere, e non a casa, al caldo fra le braccia della sua compagna.
Angel si disse che apparentemente era una faccenda seria, e presto o tardi sarebbe riuscito a scucire, al grande stallone di Shinjuku, il motivo del suo cruccio: doveva sapere.
 
In ogni caso Ryo annuì in risposta.
Sembrava a disagio, e in procinto di rivelargli qualcosa che gli stava particolarmente a cuore, e Mick si preoccupò ancora di più.
 
“Già che sei qui, volevo farti una domanda” disse infine lo sweeper nipponico.
 
“Spara, sono tutt’orecchi” replicò l’americano, mettendosi idealmente a sua disposizione.
 
Gen si defilò discretamente, e li lasciò soli.
 
Ryo gliene fu intimamente grato, perché già era difficile aprirsi con il suo ex-collega, inoltre far sapere i suoi più segreti pensieri ad un rivenditore di film porno, nonché suo maggior informatore, non era il massimo; se poi i discorsi riguardavano anche Kaori, era fuori discussione metterlo a parte di certe cose.
 
Rimasti soli, per una volta Ryo scelse la via della schiettezza e, quasi a bruciapelo, chiese a Mick:
 
“Ma tu… come fai a restare fedele a Kazue?”
 
Mick, e Kaori in ascolto, trasalirono.
 
Superato il momentaneo smarrimento, l’americano rispose con altrettanta schiettezza:
 
“Ma io non lo sono!”
 
Ryo, e Kaori in ascolto, sussultarono.
 
La ragazza sgranò tanto di occhi nella semioscurità dello scantinato: questa rivelazione non se l’aspettava, e d’improvviso si sentì in imbarazzo a spiare anche Mick.
Tutta quella situazione assurda riguardava solo lei e Ryo e ciò che avrebbe detto lui a sua insaputa, non le faccende intime dei suoi amici.
 
“Eh?” si limitò ad esclamare Ryo.
 
“Sì” e Mick gli sorrise in maniera sorniona; poi, soddisfatto dello stupore che leggeva sul viso all’amico, si dispose a spiegare: “All’inizio della nostra storia, finché ero ancora, come dire, convalescente, filavamo d’amore e d’accordo, ero ancora troppo debole per pensare di spassarmela con altre donne, andare in giro per locali, e provavo un attaccamento quasi morboso per Kazue, che vedevo come la mia salvatrice. Eravamo felici così e non ci mancava niente. Ma con il passare del tempo, mano a mano che mi rimettevo in forze, gli antichi vizi sono tornati fuori e ho iniziato a mordere il freno. Riprendere ad uscire per locali, con te o da solo… tutte quelle belle donne disponibili, quelle avventure facili a portata di mano… Anche se non dovevo conquistare le donne delle mie vittime come un tempo, mi piaceva il gioco della seduzione, il corteggiamento, l’epilogo scontato e desiderato” e nel dirlo i suoi occhi brillavano di malizia e lussuria, ricordando le donne che aveva avuto. “Era un gioco, e il fatto che ora fossi legato ad una donna in particolare e non dovessi farmi scoprire da lei, rendeva tutto più piccante e stimolante” e gli rivolse un sorriso smagliante.
 
Nonostante tutto Ryo provò come un senso di disagio, di tristezza, a saper Kazue tradita sistematicamente, lei che aveva così tanto sofferto perdendo il suo fidanzato; non si meritava un trattamento del genere dal suo amante, Mick era sleale con lei… come lo era lui con Kaori? si chiese.
 
Ma l’americano proseguì:
 
“Pensavo di poter andare avanti così per sempre; amavo Kazue, ma amavo anche la mia vita da libertino, e il fatto che lei dovesse stare così tanto tempo fuori casa e facesse anche i turni di notte, come stasera ad esempio, mi rendeva tutto molto più facile. Quando tornavo da lei, lo facevo con rinnovato slancio, e insomma ero l’uomo più felice del mondo…”
 
“Mi sembra d’intuire che c’è sotto un però, o sbaglio?” l’interruppe Ryo.
 
“Esatto, amico” e il sorriso californiano di Mick si spense.
Dopo una breve pausa riprese il racconto: “Stava andando tutto bene quando, un giorno, ho voluto fare una sorpresa a Kazue e la sono andata a prendere all’aeroporto, di ritorno da una convention di medici e dottori a Fukushima, e lì l’ho vista che passeggiava a braccetto di un uomo bellissimo, un occidentale, alto e distinto, davvero affascinante. Si parlavano fitto fitto, e si vedeva che erano intimi. Si guardavano negli occhi intensamente e quando lui ha fatto per baciarla sulla bocca, lei non si è ritratta, anzi, ha ricambiato con trasporto. Per poco non sono svenuto davanti a quella scena, e il mio mondo è andato in frantumi. Il cuore pareva volermi schizzare dal petto e, non so come, sono riuscito a nascondermi dietro una colonna, prima che i due mi passassero accanto senza vedermi. In quel momento sono riuscito anche a carpire un brandello di conversazione… si stavano dicendo che erano stati bene insieme, e che magari avrebbero potuto rivedersi in qualche altra occasione, e lei sorridendogli maliziosamente, con quei suoi occhi da gatta, gli ha risposto perché no! Si sono salutati con un lungo bacio appassionato, poi quel bellimbusto, che ho scoperto essere addirittura un italiano, ti rendi conto? I-ta-li-a-no” scandì “se n’è andato, ridacchiando soddisfatto e compiaciuto”.
 
Kaori nello scantinato tratteneva il respiro, nonostante il naso avesse preso a colarle a più non posso e l’umidità delle pareti, e del pavimento di cemento, le stesse penetrando nelle ossa, appiccicandosi ai già zuppi vestiti.
 
Ryo dal canto suo ascoltava con aria impassibile.
Gli aveva fatto una semplice domanda, per sapere come si regolasse il suo amico alle prese con una relazione fissa e seria e come riuscisse a destreggiarsi con i suoi medesimi vizi, e non immaginava che ne venisse fuori una storia del genere.
 
Mick riprese:
 
“Lì per lì mi trattenni dal farle una scenata di gelosia davanti a tutti, ma quando è tornata a casa e mi ha trovato che l’aspettavo, ho dato fiato al mio orgoglio di maschio tradito e ne è venuta fuori una violenta litigata, perché, quando le ho detto di averla vista all’aeroporto con quell’italiano, ha finito per confessarmi che quella non era la prima volta fra loro due, anche se non avevano una relazione stabile. Succedeva solo quando capitava d’incontrarsi per lavoro o altro. A quel punto ho scoperto che pure Kazue aveva delle avventure galanti. Non che se le cercasse, quello no, però, ecco, se capitavano non si tirava indietro; d'altronde, mi disse, sapeva che anche io non le ero fedele e allora, se andava bene per me, perché non sarebbe dovuta andare bene anche per lei? Effettivamente all’inizio, quando mi vedeva fare lo scemo con le altre donne, s’infuriava, mi minacciava, strepitava che non l’amassi abbastanza, che odiava essere tradita, umiliata e via discorrendo. Io la rabbonivo come meglio potevo, l’assicuravo che quello era solo un gioco, cose da poco, solo per divertirsi e nulla più. Riuscivo sempre a spuntarla, lei mi credeva e mi facevo perdonare. In realtà, come ti ho detto, io le mie avventure le ho avute lo stesso, e a quanto pare le ha avute anche lei”.
 
Fece una pausa e parve raccogliere le idee:
 
“Non potevo pretendere da lei ciò che non ero in grado di garantirle io, non sono un tipo all’antica e al contrario sono di vedute aperte, così giungemmo alla conclusione che se sentivamo l’esigenza di avere altre esperienze al di fuori della nostra relazione, avremmo potuto farle, a patto di confessarcele a vicenda. Così ho dovuto mettere da parte il mio orgoglio, se volevo continuare a fare il playboy in giro per la città. Certo, sapere che la mia Kazue se la spassa con altri uomini non mi fa impazzire, ma del resto anche io lo faccio con le altre donne e quindi lo stesso deve valere per lei”. Fece spallucce, poi aggiunse: “Però debbo dire che da quando abbiamo fatto questo patto, mi è passata un po’ la voglia di tentare la sorte con le altre, e anche lei pare essersi calmata… sembra quasi che andiamo di pari passo: se non tradisco io, non tradisce nemmeno lei…”
 
Detto questo, Mick divenne improvvisamente pensieroso e rivolse lo sguardo in un punto lontano.
 
Kaori, attaccata ai suoi auricolari, non riusciva a credere alle sue orecchie, ma per quanto sconvolgente potesse sembrarle quella storia, dovette ammettere che era anche verosimile.
Mick non era un cavernicolo, e in fatto di flirt e avventure era molto aperto e disinvolto, mentre Kazue, pur essendo figlia del Sol Levante, era anche emancipata e volitiva: se non poteva tenersi il bell’americano tutto per sé, perché restarsene chiusa in casa a torturarsi il cuore, stretto nella morsa della gelosia, come invece faceva lei per colpa di Ryo?
Le venne quasi da dire che l’infermiera faceva bene, anche se lei, Kaori, non ci si vedeva a svolazzare da un uomo all’altro così, unicamente per rendere pan per focaccia al compagno, o solamente per avere altre esperienze: era troppo innamorata di lui per poter anche solo pensare di guardare un altro.
Fra i due lo smanioso era Ryo, colui che si vantava di essere lo stallone di Shinjuku; lei voleva solo una storia d’amore semplice, autentica ma esclusiva.
Sospirò.
 
Ma poi fu richiamata dai suoi pensieri quando sentì chiara la voce di Mick interrompere quel breve silenzio e dire:
 
“Perché me lo hai chiesto, Ryo?”
 
E qui, si disse Kaori, la cosa si faceva interessante.
 
“Così…” si limitò a rispondere l’amico recisamente, forse troppo sconvolto per spiegargli che pure lui sentiva il richiamo delle altre donne, che non poteva impedirsi di corrergli dietro; però non gli interessava concludere, come faceva l’americano, perché amava Kaori e voleva stare solo con lei.
Per via di questo suo brutto vizio, lei lo aveva lasciato, ma ancora non riusciva a confessarglielo.
 
Mick non era uno stupido, però: loro due erano molto simili e vedeva come Ryo continuava a comportarsi ancora adesso con Kaori, quindi non ci mise molto a capire che lui gli stava chiedendo un consiglio su come fare.
Pertanto gli disse, con fare sornione:
 
“Se vuoi seguitare a rincorrere le puledrine, caro il mio bello stallone, fai pure, basta che lasci anche a Kaori la libertà di avere le sue esperienze, le sue avventure. Fate come me e Kazue e vedrete che sarete felici!”
 
“Questo mai!” esclamò Ryo con fervore “Kaori è mia e di nessun altro, ed io non la tradisco né ho intenzione di farlo! Io la amo e lei lo sa, e se dovesse avere un’avventura con chicchessia, io ne morirei!”
 
Sapeva che con questa affermazione avrebbe sconcertato l’amico, e sperava di averlo spaventato a sufficienza, tanto da indurlo a lasciar perdere, almeno lui, quella deprecabile condotta; perché Kaori non si meritava di essere tradita, non lei…
A pensarci bene nemmeno Kazue, ma era successo una sola volta e lui si era inventato tutta quella storia solo per impressionare il suo amico.
Parzialmente soddisfatto dalla reazione di Ryo, continuò con aria scettica e sardonica insieme:
 
“Comunque è difficile da credere, che non la vuoi tradire, quando invece ti trasformi in un maiale voglioso non appena ti capita a tiro una bella donna, e dai ad intendere che non aspetti altro che saltarle addosso”.
 
“Quello non vuol dire niente” rispose stizzito lo sweeper.
 
“E invece sì. Inoltre, nella tua smania di possesso, anche quando non volevi ricambiare i suoi sentimenti hai fatto comunque in modo di tener alla larga chiunque da quella povera donna, tutti i suoi spasimanti, perché li hai terrorizzati o dissuasi con la tua sola presenza. Non le hai permesso di avere esperienze di sorta e, in pratica, ha avuto solo te”.
 
Kaori arrossì fino alla punta dei capelli, e si sentì avvampare nonostante il freddo che le faceva quasi battere i denti.
 
A quel punto Mick guardò Ryo con occhi furbi e maliziosi, e abbassando il tono della voce aggiunse:
 
“Io credo che non debba accontentarsi solo di te, ma che dovrebbe avere altre occasioni… Non so, aprire i suoi orizzonti… se capisci cosa intendo…” e ridacchiò untuosamente.
 
Ma lo sweeper, che stava per avere un travaso di bile e si era fatto verde di rabbia, sibilò tra i denti:
 
“Kaori è più che soddisfatta di ciò che ho da offrirle, e non ha bisogno di altro, meno che meno delle tue attenzioni, con buona pace di Kazue, e l’avvertimento è sempre valido: non provare ad avvicinarti a lei, altrimenti proverai cosa vuol dire amoreggiare con la mia Python” e si batté la mano nella fondina sotto la giacca.
 
“Lasciamo decidere a lei…” lo stuzzicò l’americano, socchiudendo gli occhi con l’aria di saperla lunga.
 
Ma Ryo lo prese per il bavero e lo attirò a sé:
 
“Ho detto che lei è felice così” gli alitò sul viso.
 
L’altro, per nulla impressionato, con uno sguardo irridente gli disse:
 
“Allora perché adesso sei qui?” alludendo al locale, al quartiere, e ai discorsi appena fatti.
 
Immaginava che ci fosse aria di maretta fra i due, anche se non sapeva fino a che punto fossero arrivati, e poi si divertiva un sacco a prenderlo in giro, a rigirare il coltello nella piaga; quando c’era di mezzo Kaori, Ryo perdeva la testa.
Si aspettava che avrebbero concluso la serata con una sana scazzottata fra uomini, e già sentiva l’adrenalina pompargli nelle vene, ravvivandolo; ultimamente erano così rare le volte in cui finivano per darsele di santa ragione, che, pensò, sarebbe stato divertente.
Ma Ryo, a quella domanda, lo lasciò andare di colpo, e allontanando le mani bofonchiò:
 
“Non sono cose che ti riguardano”.
 
E da lì, l’americano seppe che era una faccenda dannatamente seria e si preoccupò veramente: cosa stava succedendo ai suoi amici?
Cosa mancava ancora alla loro felicità?
 
Di sotto nello scantinato, Kaori stentava a riprendersi dopo aver sentito quello scambio di battute.
Conoscendo bene i due uomini aveva potuto immaginarsi la scena di loro due fronteggiarsi, come se li avesse lì davanti, e dal tono delle voci, inequivocabile, aveva percepito tutta la tensione e il nervosismo, soprattutto in Ryo, che aveva animato la conversazione.
Si era stupita della sincerità con cui Mick aveva messo in piazza le sue faccende private, sue e di Kazue, ma, si disse, lui e Ryo si conoscevano da tempo e forse fra uomini era così che andava, così che ci si esprimeva; non era la prima volta che origliava i loro discorsi e anche le altre volte aveva scoperto cose molto interessanti.
Più di tutto era però sconvolta dalla veemenza con cui Ryo aveva difeso il loro amore, la sicurezza che aveva messo nelle sue parole: aveva detto che non la tradiva né che era sua intenzione farlo, nonostante quel suo comportamento da maniaco; aveva detto che lei era sua e non avrebbe retto ad un suo tradimento.
Kaori sentì il cuore riempirsi d’amore e orgoglio, tanto che, credette, le sarebbe scoppiato in petto.
Un velo di sudore le imperlò la fronte, e brividi freddi si alternarono a quelli bollenti percorrendole la schiena e le braccia.
 
Aveva sentito tutto quello che c’era da sentire?
Aveva ancora bisogno di sapere altro sul conto di Ryo?
Certo né lei né lui avevano capito il motivo che spingeva ancora Ryo a comportarsi da cretino, umiliandola in quel modo.
Non era forse per quello che era andato da Umi a chiedere consiglio, e da Saeko?
Trovando Mick per caso, non gli aveva posto il medesimo quesito?
Evidentemente il suo compagno ce la stava mettendo tutta per cercare di capire dove stesse sbagliando e come fare per migliorare.
Poteva essere sufficiente per lei?
In fondo era ancora relativamente poco che stavano insieme, e soprattutto per il suo fidanzato era stato un bel cambiamento: passare, da un giorno all’altro, dalla libertà di folleggiare in giro per locali alla monogamia, il passo doveva essere stato molto impegnativo per lui.
Nel giro di poco tempo, aveva rinunciato ad una parte importante della sua vita per lei, solo per lei.
Certi vizi sono duri a morire.
 
A forza di ragionarci su, Kaori si accorse di avere la testa pesante, peggio, sentiva avvicinarsi una di quelle emicranie che solitamente la spedivano a letto con un analgesico; peccato che dietro non ne avesse nemmeno uno, e si disse che avrebbe dovuto passare in farmacia e prendere qualcosa.
E poi tutti quei brividi… ma era inevitabile: era zuppa come un pulcino, fra tutto aveva passato un’ora in quello scantinato buio e trasudante umidità che, nonostante la stufetta, non era il posto ideale in cui trascorrere una serata come quella.
 
Attese di vedere la lucina, indicante Ryo allontanarsi, sullo schermo del piccolo computer che le illuminava il viso con la sua luce azzurrina.
Sentiva il bisogno di uscire di lì, di tornare all’aria aperta, ma se poteva essere sicura di non trovare Ryo di sopra nel negozio, diversamente non sapeva nulla sulla presenza o meno di Mick.
Quella sera non voleva incontrarlo: non era sicura di riuscire a guardarlo di nuovo negli occhi senza arrossire ripensando al ménage che aveva con la bella infermiera e, soprattutto, non le andava di dovergli spiegare perché era lì e per come.
Voleva stare da sola, in pace, e rimuginare sulle informazioni che aveva raccolto.
 
Per fortuna di lì a poco si sentì chiamare da Gen che, immaginando la ritrosia della ragazza ad uscire dal suo nascondiglio, sporgendosi da in cima alle scale le disse:
 
“Puoi uscire. Se ne sono andati!”
 
Riconoscente, raccolse tutte le sue cose e lasciò ben volentieri il suo riparo.
Si stupì però della fatica che ci mise a risalire le scale, e alla leggera vertigine che provava muovendo la testa.
 
Quando si ritrovò fra gli scaffali dei video si guardò fugacemente in giro, piena d’imbarazzo: erano arrivati alcuni clienti, nel frattempo, e non li voleva incrociare.
Non vedeva l’ora di andarsene, ma non voleva essere scortese con Gen, pertanto gli fece un profondo inchino e gli disse:
 
“Grazie di avermi tenuta nascosta e non aver detto niente né a Ryo né a Mick. Sei stato gentilissimo” e scoccandogli un fugace bacio sulla guancia, uscì in fretta.
 
L’ometto, che dalla sorpresa era rimasto lì imbambolato con un sorriso ebete sul viso, quando si riprese sospirò: nonostante fosse il re incontrastato di un negozio di video porno, al centro di un quartiere a luci rosse dove il sesso si respirava a pieni polmoni e trasudava anche dai muri, un semplice bacio innocente, dato per riconoscenza e affetto, lo aveva sconvolto più di una tempesta devastante.
Si portò la mano rugosa alla guancia, e si disse che Kaori era la persona più bella e buona che avesse mai conosciuto, un fiore sbocciato nel deserto, e mentalmente, le augurò ogni benedizione.
 
   
 
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