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Autore: Ivy001    21/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Torturata” … “l’hanno torturata” … “forse l’hanno torturata”

Le parole di Manila rimbombano violentemente nella mente di Santiago che si scollega, per quei secondi, dalla realtà.

E mentre la ragazza parla, singhiozza la sua paura, e lascia trasparire la gravità della situazione, Lopez non riesce che a pensare a Nairobi, a una donna dalla tempra d’acciaio, piegata in due da qualcosa più grande di lei.

Qualcosa che, oggi più che mai, l’ispettore sente di dover svelare, per epurare tutto lo schifo che si nasconde tra le pareti del Mariposas.

Perché ormai ne è certissimo… il locale è permeato di malvagità. Altro che regole da rispettare e protocolli dei buoni comportamenti… lì ogni dettaglio è studiato a tavolino per rendere la vita di povere donne un vero e proprio inferno.

Manila nel frattempo, si zittisce, appena avverte dei passi sospetti.

“Devo lasciarti! Potrebbero scoprirmi…” – chiude in tutta fretta, lasciando Santiago preda di una crisi interiore e di una rabbia accecante che sfoga gettando a terra tutto quanto ha di fronte.

E quando molta della roba contro cui si è scagliato è sul pavimento, osserva il casino fatto e cerca di calmarsi, respirando profondamente. Lo fa una, due, tre volte…inutilmente.

“Li ammazzo” – ripete, conscio di non sapere neppure chi possa aver recato male ad Agata.

Solo una cosa è per lui certezza assoluta. Il Mariposas chiuderà i battenti. È una promessa che fa a se stesso.

“Li rovino! Li mando tutti in galera, quei figli di puttana!”

Con ancora indosso il pantalone di una vecchia tuta, che utilizza a modi pigiama, corre nella camera di fianco.

Daniel Ramos dorme profondamente, ignaro di quanto appena accaduto.

Santiago non si fa scrupoli a bussare con forza pur di svegliarlo; piuttosto lo chiama anche a gran voce, causando lamentele giustificate di altri clienti dell’Hotel.

“Ehi, amico, che cazzo gridi così? Che succede?” – il trentenne, con l’aria di uno zombie, gli apre la porta, ben dieci minuti dopo, borbottando.

“Finalmente!” – esclama, alquanto seccato, il maggiore dei due.

“Sembri agitato…”

“Agitato è dir poco. Io torno a Madrid”
“Che? Ma bisogna terminare le indagini qui”

“Tornerò appena possibile”

“Cioè mi lasci da solo?” – di fronte all’idea dell’amico, Ramos sembra salutare il sonno e caricarsi di adrenalina.

“Te la senti di farlo? Si tratta di un altro giorno, dopotutto”

“Scusa, puoi raccontarmi come mai hai deciso questo? Prima sei venuto per risolvere il caso Murillo, poi ti dedichi esclusivamente alla faccenda del bambino da ritrovare, e adesso opti per il rientro in Spagna. Non sto capendo più nulla…” – sostiene, alquanto confuso, il ragazzo.

“Hai ragione. È che si tratta di Nairobi e…”

“Ancora lei? Santiago, ma non ti sarai seriamente innamorato? Non ti è mai capitato di prendere a cuore una storia e soprattutto una testimone di un’indagine”

Ma Lopez non replica, piuttosto sposta il discorso sulle ore precedenti.
“Ho sentito Manila, stanotte. Mi ha telefonato”

“La farfalla del Mariposas?”

“Sì, ha detto che… hanno fatto del male alla sua collega”

“Porca puttana, che vuol dire le hanno fatto del male?” – spiazzato, Daniel ha un’immediata reazione di shock. Infatti, la sua mente si focalizza su Stoccolma. Teme che possano aver recato danno anche alla biondina.

“Allora torno con te”

“No, ascoltami. Ci penso io, per il momento. Inoltre, Manila mi ha detto che il locale è stato riaperto. Questo significa che il nostro sostituto ha dato l’ok”

“Cazzo, ora mio padre mi sentirà. Lo telefono e gli faccio una bella predica. Vediamo chi tra noi è quello più indisciplinato. Accusava me di poco cervello e poi lui cosa fa? Affida l’incarico a qualcuno che manda a fanculo tutto il nostro operato?”

Senza esitare afferra il cellulare e contatta il genitore.

Ciò accade mentre Santiago prenota un volo in mattinata diretto proprio nella capitale spagnola.

***************************************************

Manila, dopo la telefonata con l’ispettore, decide di avvertire anche Tokyo in merito alla faccenda della gitana.

Fortuna vuole che la stanza della ribelle del gruppo non sia chiusa a chiave, esattamente come non lo era quella di Nairobi.

Berrotti ha sorvolato su quel dettaglio, avendo piena fiducia delle Mariposas rimastegli fedeli, le quali mai avrebbero disobbedito e interferito in faccende a loro estranee.

E invece…

“Tokyo, sono io! Svegliati, dobbiamo parlare di una cosa importante” – le siede accanto, certa che la collega stia dormendo beata, approfittando delle ore di libertà concessele dal capo.

Non riceve alcuna risposta, tanto da allarmarsi che possa esserle accaduto lo stesso della zingara.

Spaventata, va’ in paranoia cominciando a sentirsi osservata da ogni angolo, percependo, forse per la prima volta, la stessa mancanza di libertà delle due Farfalle anticonformiste del gruppo.

“Avevate ragione voi” – commenta, abbassando lo sguardo, amareggiata. Posa gli occhi sulla dormiente, appurando che respira e ha un sonno tranquillo. Niente a che vedere con quello di Nairobi. Ciò, parzialmente, la rasserena.

Pensa a come agire nei minuti successivi, avvertendo la necessità di spalleggiare le colleghe nel loro muoversi contro l’intero sistema. E lo fa lasciando alla collega un bigliettino, precisamente poco prima di udire, nei corridoi, la voce di Martin.

Questa è la ragione che la costringe a darsela a gambe, raggiungendo in tutta fretta la sua di stanza.

È allora che becca, di sfuggita, lo stesso Berrotti entrare nella camera da letto di Stoccolma.

Manila è nel panico, cominciando a temere per l’incolumità di tutte le Farfalle, perfino della fidata biondina.

Decide di origliare, scegliendo di intervenire semmai sentisse liti o grida dell’amica.

“Cosa succede Palermo?” – domanda la bionda al Boss, chiamandolo con il nome in codice.

Questa modalità di approccio indica, in teoria, una certa complicità e confidenza tra il datore e la dipendente. E Manila sa bene che Martin pretende dalle sue lavoratrici il massimo del rispetto. Solo Nairobi ha sempre avuto la sfacciataggine di rivolgersi a quell’uomo con l’appellativo di città, a ricordargli di essere uno di loro e non al di sopra.

Adesso è Stoccolma a parlargli con fare informale, tanto da alimentare i dubbi della collega intenta a spiare.

“Niente, sono venuto qui per dirti di badare anche alla tua amichetta. Temo che l’alzata di testa della gitana, possa aver condizionato, automaticamente, anche lei”

“Manila è una ragazza seria, fidati. Non è come quelle due casiniste”

“Controllala, e continua a tenerla dalla tua parte”

La riccia annuisce, succube delle pretese dell’uomo. Poi, però, manifesta la sua preoccupazione circa le condizioni della gitana.

“Cosa hai fatto a…?” – domanda, non pronunciando il nome, ma lasciando intuire che si trattasse di Agata.

“Ha avuto la punizione che meritava, vedrai che non si ribellerà più. Ha osato sfidarci, ed eccone le conseguenze. Ho sopportato anche troppo la sua spavalderia, adesso basta.”

“Mi chiedo come possa avere la faccia tosta di ribellarsi, sapendo che suo figlio Axel è nelle vostre mani”

“E’ proprio per questo che lei provoca, lo rivuole indietro”

“Glielo restituirete?”

Quella domanda fa ridere Berrotti che ovviamente risponde – “Certo che no! Ce ne siamo sbarazzati da tempo ormai. Lei crede sia con noi, però liberarci del bambino ci ha ripagati con un bel gruzzoletto, non immagini quanto consistente” – spiega, estasiato al ricordo di denaro in abbondanza.

“L’avete illusa?” – esclama la donna, avvertendo immediatamente pena per quella mamma.

“Beh, cosa pretendeva? Ha accettato le condizioni imposte dal Mariposas quando è arrivata qui. E sapeva benissimo che non sono accolti minori. Di qualsiasi età e sesso”

“Quindi, semmai una di noi rimanesse incinta…?” – chiede Stoccolma, alquanto tesa.

“Ovviamente non succederà. Avete l’obbligo di prendere le pillole, altrimenti noi non ve le regaleremmo tanto facilmente, no?”

“Già” – risponde la bionda, incupendosi.

Eppure, del suo improvviso cambio d’umore, Palermo non si accorge e continua a vantarsi di aver piegato la grintosa gitana.

“Sta di fatto che ho pensato bene di placare anche Tokyo. Dormirà un po', ma quando riaprirà gli occhi, troverà la sua migliore amica che le dirà di non ribellarsi mai più, di tapparsi la bocca e limitarsi a lavorare”

“Si può sapere cosa è capitato a Nairobi?” – insiste la riccia.

“Ascolta, Monica, sei alquanto intelligente da capire a cosa posso riferirmi quando parlo di punizione” – il boss la chiama addirittura per nome, lasciando trasparire il paradossale legame instauratosi.
“Non sarà mica corporea? L’avete torturata?” – seppure da sempre fedele alleata dei padroni, la giovane intuisce che si è superato il limite umano e impallidisce.

“Beh, se l’è cercata, non trovi?” – afferma, rilassato, Berrotti, non dando peso al volto incupito di Stoccolma.

“Non capiterà più come per Lisbona, fidati!” – aggiunge poi.

“Invece non comprendo cosa sia successo a lei. È sparita nel nulla, ma… non mi pare vi disobbedisse”

“Questo non sei tenuta a saperlo, mia cara! Piuttosto, sono venuto qui anche per darti la tua parte!” – rivela, tirando fuori dalla tasca una mazzetta di banconote.

La bionda, impassibile di fronte a tanto denaro, per la prima volta da quando ne riceve, lo fissa alquanto disturbata e amareggiata.

“Ora riposa!” – la saluta, sorridente, avviandosi all’uscita, giusto il tempo, per Manila, di nascondersi dietro una parete, controllando poi il suo passo lento e fiero percorrere i restanti metri che lo conducono alle scale.

Scioccata da quanto udito, trattiene la rabbia, che preferirebbe scagliare contro una traditrice pronta a vendere le socie per soldi.

“Stronza” – commenta, riferendosi a Stoccolma – “Avrà sicuramente raccontato qualcosa contro Nairobi ed ecco spiegato come mai è ridotta così…”

Batte un pugno alla parete, rendendosi conto di avere sempre sostenuto una compagna falsa e ingannatrice.

“Cosa ci fai tu qui?” – è proprio la riccia, udito un rumore, ad aver aperto la porta e riconosciuto la ragazza.

Manila, di spalle a lei, non si volta. Avrebbe voglia di gridarle lo schifo che sente, ma gioca sporco, esattamente come la collega – “Stavo tornando nella mia stanza! Ciao…”

La freddezza della Farfalla è colta al volo da Stoccolma che si pone in allerta.

“Cosa nascondi?”

La mora stringe i pugni, mantenendosi calma, e replica – “Nulla, cosa dovrei mai nascondere… io! Andiamo a dormire, sono le sette del mattino ormai, e sono esausta!”

Non dà modo alla bionda di controbattere o indagare, perché usa al meglio le proprie carte, mostrandosi pacata, come suo solito. Ora sa che Stoccolma potrebbe parlare e raccontare cose a Martin, quindi è bene per Manila tutelarsi.

Chiusasi in camera, si stende sul letto, cercando di trovare pace. Eppure, fatica a farlo. L’immagine di Nairobi, vittima di cattiveria umana, la scuote dentro.

Però ha poche scelte. Non può agire da sola. Sa che contattare Santiago Lopez è stata una mossa positiva; non le resta che attendere il suo arrivo.

************************************************

È tardo pomeriggio quando Tokyo si risveglia da un lungo sonno, di cui è poco conscia.

“Cosa mi è successo?” – si solleva dal letto, avvertendo una strana pesantezza alla testa.

Confusa, la giovane donna cerca di ricordare le ultime ore.

Le basta poco.

“Bastardo, mi ha sedata!” – esclama, rammentando Martin e la loro discussione.

Si mette in piedi, seppure ancora fiacca, e si avvia all’uscio.

Nessuno può permettersi di controllarla come ha fatto il suo capo mettendola k.o.

Però, appena si avvicina alla porta, pronta ad uscire per fronteggiare il nemico, nota un biglietto sul tappeto e lo legge.

“Nairobi ha bisogno d’aiuto. Ho chiamato Santiago Lopez. Arriverà a breve. Perdonami se non ti ho mai appoggiata. Ora sono una di voi… M.”

Sorvolando su chi potesse essere il mittente, la giovane si fionda nella camera della sua migliore amica, mettendo da parte Berrotti e la vendetta contro di lui.

La sua priorità adesso è lei: Agata!

Getta a terra il foglio di carta e si allontana, arrivando, in pochi minuti, alla porta di quella stanza e a pochi passi dalla verità… una verità che le frantuma il cuore e lo carica di sensi di colpa: Nairobi, inerme, stesa sul letto, con abiti strappati e lividi ben evidenti sono la prova di un dramma, l’ennesimo, vissuto dalla gitana.

“Amica mia, che cazzo ti hanno fatto?!” – con voce tremante, Tokyo avanza verso di lei.

Disperata, frustrata, arrabbiata con il mondo intero, si inginocchia di fronte all’amica, le sfiora i capelli morbidi e le sussurra – “La pagheranno, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia!”

Poi, afferrata una cassetta medica, di cui ciascuna Farfalla dispone nella propria camera, si appresta a curarla, covando un odio profondo nei confronti di chi è responsabile di tutto quel dolore, in nome del quale sarebbe disposta a uccidere.

 

   
 
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