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Autore: Ivy001    25/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I minuti precedenti lo sparo, di cui nessun cliente si è accorto, dato il caos e la musica alta, vedono Stoccolma chiudersi in una toilette riservata ai dipendenti, per colpa di una fortissima nausea.

“Eccoti, finalmente! Credevo stessi fuggendo da me, ti ricordo che abbiamo un piccolo conto in sospeso noi due, biondina” – la voce maliziosa, alle spalle della donna, appartiene ad Arturo Roman, uomo facoltoso, di buona fama, nonché direttore della Zecca nazionale.

Le mani di lui, si adagiano, con arroganza, sul posteriore della riccia che, abituata ad essere l’oggetto sessuale del cliente, non si ribella.

Continua, intanto, ad aggiustarsi allo specchio. Le occhiaie in risalto non sono state ben coperte dal trucco, il che la dice lunga sul suo malessere fisico, visto che Stoccolma è una fin troppo attenta alle apparenze, specialmente se riguardano il make-up.

“Vuoi farlo qui? Lo trovi più eccitante?” – le sussurra Arturo, slacciandosi la cintura dei pantaloni.

“No” – risponde lei, respingendo le avance.

“Come?” – chiede Roman, spiazzato – “Non mi ami più?”

Convinto che la bionda nutrisse per lui dei sentimenti forti, il direttore della Zecca di Spagna ha sempre sfruttato a suo vantaggio quella situazione. Stavolta, al contrario, vede la spogliarellista ritrarsi.

Monica non risponde, continua ad aggiustare il trucco, intenzionata a tenere per sé un piccolo grande segreto e, per farlo, sa di dover celare il pallore e la debolezza in ogni modo.

“Cazzo, mi puoi dire che succede?”

È solo allora che un rumore fa sussultare i due, colti alla sprovvista.

“Cos’è stato?” – esclama l’uomo, spaventato.

Stoccolma si pietrifica per un istante; qualcosa non va. La normalità è diventata, ormai, una rarità.

Qualcosa dentro di lei la convince ad andare a dare un’occhiata.

Ha il presentimento e il timore che la situazione stia sfuggendo di mani a tutti.

Ed è proprio così.

Un proiettile da arma da fuoco diretto alle tre donne in fuga colpisce in pieno una di loro.

Santiago Lopez ha davanti a sé l’intera scena e ciò che resta negli istanti successivi al colpo.

Un corpo steso a terra, inerme, colpito di spalle, inaspettatamente… una vita spezzata in una notte di ricerca della verità. Una notte in cui una donna dice addio al suo sogno di libertà. Una notte durante la quale qualcuno mette la parola fine alla lotta di una persona, una lotta che le costò fatica, soldi, dolore, fisico e psicologico, e le diede l’opportunità di abbandonare i panni di Juanito per indossare quelli che ha sempre sognato: le vesti di Julia.

Tokyo non ha mai considerato Manila come una fidata socia, piuttosto l’immaginava come l’amichetta del cuore di Stoccolma, e quindi, come lei, una falsa e traditrice, da cui doversi tutelare.

Le ultime ore, quelle precedenti alla fuga, sono state segnate, invece, da un’alleanza firmata per salvare Nairobi, e per salvare loro stesse da un mondo che rivelava, ogni giorno di più, i suoi lati oscuri.

Quanto del passato vorrebbe cancellare adesso…quante liti inutili… quanto rancore.

Juanito, Julia, Manila…tre identità in un solo corpo che saluta per sempre una realtà che aveva appena imparato a disprezzare.

Manila non è ciò che Nairobi e Tokyo credevano; Manila si è mostrata per ciò che è in realtà, una donna coraggiosa, pronta a fare da scudo umano per proteggere le due compagne di fuga dal colpo fatale.

Già…. Perché quel proiettile puntò proprio Tokyo…e Manila, accortasi in tempo di un piccolo dettaglio, ha spinto via la ragazza, cedendole l’intero peso del corpo di Nairobi, e posizionandosi da muro, davanti le compagne.

La ragazza gridò con forza alla collega di spostarsi e nascondersi, ma accadde tutto troppo velocemente. Tokyo non fece in tempo a rendersi conto che la minaccia del Mariposas incombeva su di loro anche fuori da quelle mura.

L’ispettore corsole incontro, le rivolge parola, la invita a correre, le grida di scappare, eppure nella testa della donna rimbomba quel rumore, e la visione di Manila che, con occhi lucidi, si lascia cadere sulle ginocchia, e la saluta con una lacrima che le riga il volto, è impresso nella sua mente e ne controlla le emozioni.

“Manila, perché l’hai fatto?” – ripete, restando immobile al suo posto, ignorando i richiami di Santiago.

“Cazzo, Tokyo! Che fai lì? Spostati” – a quel punto, adagiata Nairobi a terra, in un punto sicuro, il quarantaduenne torna indietro, afferrando, seppure a fatica, la ribelle che, non riesce a distogliere gli occhi dal corpo della compagna.

“No, lasciami! Lasciami” – cerca di liberarsi dalla presa dell’uomo, fin troppo grosso e robusto per cedere a pugni e calci - “Dobbiamo aiutare Manila! E’ svenuta…non possiamo lasciarla lì”

Ma Lopez sa bene che quella coraggiosa Farfalla non è priva di sensi.

“E’ troppo tardi, Tokyo!”

“No, possiamo ancora salvarla!” – cerca di autoconvincersi lei - “Dobbiamo abbandonarla a questi mostri? No! Io li ammazzo tutti…”

Intanto uno strano movimento, probabilmente il Mariposas si è mobilitato dopo lo sparo, costringe Santiago ad affrettarsi, ammutolendo Tokyo ponendole una mano sulla bocca, trascinandola, così, via da quell’inferno.

Pochi passi ed eccoli di nuovo vicini a Nairobi.

La gitana, lentamente, sembra riprendere coscienza. E sono le urla furiose della sua migliore amica a portarla ad aprire definitivamente gli occhi.

“Come hai potuto? Dovresti lavorare per noi innocenti…” – singhiozza la mora, tuonando contro chi le ha appena salvato la vita.

“E’ ciò che sto facendo! Eri esposta al pericolo”

“Cattureranno Manila e la tortureranno, come hanno fatto con Nairobi, cazzo” – la giovane sfoga la sua frustrazione, non accettando di aver perduto quella che poteva essere davvero un’amica, quella che si è sacrificata per garantirle la libertà.

“Chi è morto?” – la voce, fiacca, di Agata attira subito l’attenzione dei due.

È un miscuglio di emozioni quello che vivono sia Tokyo che l’ispettore.

La prima, dopo un pianto di rabbia, piange di gioia, sedendosi di fianco all’amica e abbracciandola. Saperla accanto le dà la forza necessaria ad affrontare lo shock.

L’altro, invece, al solo suono del parlare della sua ex amante, ritrova un senso di serenità che credeva smarrito nelle ultime giornate.

“Riesci ad alzarti?” – le chiede poi, avvicinandosi e porgendole una mano.

Nairobi lo guarda, poi abbassa lo sguardo, e senza rispondere, si mette in piedi, non esigendo nessun aiuto.

Poi si stringe a Tokyo e versa, insieme a lei, altre lacrime.

È durante il ricongiungimento tra amiche che Santiago nota un improvviso vociare.

Sospettoso, si avvicina all’aiuola, ben attento a possibili minacce, e spia quanto accade sul luogo del delitto.

L’arrivo di Stoccolma e Helsinki è immediata.

La bionda impallidisce e trattiene un grido di terrore, riconoscendo la collega a terra, priva di vita.

Il serbo, invece, amareggiato, ingoiando l’ennesimo boccone amaro, si occupa del gesto successivo. Carica la mora sulle spalle, sporcandosi di sangue, ma poco gli importa, e dice all’altra - “Io porto dentro lei. Tu occupati di qui, a Martin non piace se si vede traccia…capito?”

Intanto Stoccolma è rimasta pietrificata, vorrebbe urlare la sua disperazione... la disperazione di chi ha appena perduto una socia a cui teneva particolarmente.

Distrutta emotivamente, la donna esegue l’ordine del collega; afferra una pompa d’acqua, sistemata esattamente di fianco all’ingresso (un caso bizzarro, ma al Mariposas mai nulla è fatto senza una ragione) e la adopera per lavare via dalla stradina il sangue e le tracce dello sparo su Manila.

Mai come allora, la bionda fedele di Berrotti sente di aver commesso un oltraggio non solo alla sua amica, ma alla sua stessa dignità di essere umano pensante ed emotivo.

“Che mostri” – pensa Lopez, disgustato da quanto visto.

Dopo aver appurato il rientro dei dipendenti, assieme alla povera Manila, all’interno del Night Club, l’ispettore si riavvicina alle due Farfalle.

“Andiamo via da qui, immediatamente” – dice loro.

“Manila merita di essere seppellita dignitosamente, e non qui…potrebbero darla in pasto agli animali pur di disfarsi delle prove” – spiega Tokyo.

“La polizia sarà sul posto quanto prima, ho fatto in modo che venisse allertata. Una cosa però è necessaria…assicurarvi un posto sicuro in cui nascondervi”

Seguendo il loro salvatore, le due sentono finalmente, e sempre più vicina, l’aria di libertà.

O forse è solo un’illusione?

“Ecco, salite in auto” – dice lui, giunti al parcheggio dove Santiago ha sistemato la sua vettura.

Preso posto nei sedili posteriori, le donne avvertono il bisogno di piangere ancora una volta; un pianto di vittoria meritata, un pianto di amarezza per il sacrificio di chi aveva tutti i diritti di festeggiare assieme a loro e che invece è stata vittima della crudeltà di quella gente.

Il veicolo percorre svariati chilometri fino a giungere, fuori città, ad una villa talmente sfarzosa da essere il luogo giusto in cui celare due spogliarelliste.

“Eccoci, siamo arrivati” – comunica l’uomo.

“Cazzo, di chi è questo palazzo?” – chiede, scioccata, Tokyo, sgranando gli occhi.

“E’ la casa di mia madre. Lei abitava qui”

“E ora dove si trova?” – domanda, curiosa, Nairobi.

“Lontano” – si limita a dire l’ispettore, invitandole ad entrare in casa.

Di fronte alle due c’è il paradiso, altro che casetta.

“Per ora vivrete qui” – spiega il quarantaduenne.

“Per ora?” – chiede Tokyo – “Io vorrei andare dal mio ragazzo, se possibile. Non ci tengo a rimanere qui a reggere le candele…”

“Come?” – chiedono in coro gli altri due, imbarazzandosi subito dopo.

“Ecco, appunto” – commenta la ribelle, sorridendo di fronte al rossore sui volti di Nairobi e del grosso omone della polizia.

“Ad avvisare Cortes ci penso io. Tu piuttosto vedi di fare la brava, nessun’alzata di testa, mi raccomando. Ho imparato a conoscerti, anche se si tratta di pochi giorni. Perciò… vi mostro le vostre camere, così potrete rilassarvi” – dopo la piccola ramanzina, Santiago le conduce nelle stanze.

La moretta ribelle opta per una ampia e luminosa, con un letto matrimoniale decisamente ingombrante nel quale immagina di poter ospitare il suo fidanzato.

Agata, invece, casualmente, finisce nella camera di fianco a quella che è sempre stata di Santiago.

“Destino” – commenta poi, osservando, con la coda dell’occhio, l’uomo, imbarazzarsi.

“Ehm…bene, direi che potete già sistemarvi. Preparo uno spuntino se vi va. Sarete affamate”

“Io ho solo molto sonno!” – spiega la minore delle due Farfalle, sbadigliando – “Buonanotte…” – saluta l’amica con un bacio sulla guancia. Poi, rivolgendosi all’ispettore gli dice – “Grazie per avermi salvato prima, e non aver badato alla mia cocciutaggine. Adesso, probabilmente, avreste pianto anche me, oltre che Manila! Ammetto che avrei voluto condividere questa gioia anche con lei, però conto su di te, ispettore! Ti supplico, facci giustizia, e fanne soprattutto a lei”

“Promesso” – conclude lui, annuendo deciso – “Quei bastardi pagheranno. Non si può uccidere una donna indifesa e passarla liscia”

   
 
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