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Autore: Kafee91    06/09/2009    3 recensioni
“Beeess!” urlò Timo con uno strano scatto in avanti; la ragazza non notò il movimento ma l’ennesimo intervento dell’amico la stava facendo davvero innervosire. Si voltò verso di lui stizzita quando si accorse della strana posizione del ragazzo: era sdraiato sul tavolino con le mani protese verso di lei. Più chiaramente, esse si trovavano sopra il seno della ragazza, centimetro più, centimetro meno. [...]Era la fine. Timo e Bess si erano messi –come loro solito- a litigare. David guardò verso il cielo: le nuvole iniziavano ad avanzare e il vento si era fatto più forte. Christian portò una mano a coprirsi il volto, non aveva mai vinto l’imbarazzo di stare vicino a quei due mentre litigavano comodamente in pubblico. Il mistero più grande risiedeva nel fatto che quei due lavoravano insieme a diversi lavori di riprese e montaggi video in tutta professionalità e tranquillità. Mai un litigo. Sempre d’amore e d’accordo.
Cinque capitoli per raccontare la vita quotidiana di un gruppo di amici e la vita che li unisce.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Palazzo di Charlottenburg

    Quel giorno, Timo era stato obbligato dalla madre a mettere ordine nel suo disordinatissimo armadio, facendo la cernita degli indumenti da tenere e di quelli da eliminare. Il ragazzo stava lavorando al guardaroba da un’oretta abbondante, il mucchio delle magliette e degli altri vestiti da cestinare cresceva di minuto in minuto. Bess se ne stava seduta sul letto dell’amico e lo osservava, la sua testa era inclinata di lato, non le pareva che Timo stesse seguendo un criterio preciso: dentro a quell’armadio c’erano dei veri e propri scheletri, ma l’impressione che la ragazza aveva era quella che l’amico decidesse di eliminare sistematicamente tutto ciò che gli capitasse a tiro. “Si sarà accorto della massa informe al suo fianco?” si domandava spesso lei.
“Questo no. Questo via..” continuava a dire Timo senza neanche guardare,
“Timo.. – lo richiamò dolcemente Bess – Almeno guardi le cose prima di scartarle?” chiese;
“Sì, ma c’è una quantità maggiore di indumenti che mai più metterò nella mia vita, di quelli che invece indosso..” le spiegò il ragazzo,
“Quindi hai proprio tre cose con cui vestirti!” osservò divertita la ragazza, con la linguetta fuori.
“Ah ah! Simpatica!” sbuffò Timo tirandole in faccia l’ennesima maglietta da eliminare. Bess trasalì e poi osservò la maglietta:
“No!” esclamò,
“Cosa?” domandò l’altro,
“Non vorrai eliminare pure questa!” chiese esterrefatta la ragazza;
“Hai visto la taglia?” le fece osservare Timo,
“Ma è la maglietta di Superman!!” si lamentò Bess.
“Bess, in una s per bambini non ci sto più”, Timo cercò di farla ragionare, effettivamente era nel giusto. Bess fissò un momento la maglietta, da piccola aveva tanto desiderato quella t-shirt, ma sua madre si era sempre opposta. La ragazza si tolse felpa e maglietta, rimanendo davanti a Timo –il quale non aveva avuto il tempo di dire nulla- in canottiera, e si provò così il capo dell’amico. Si alzò in piedi sul letto e si guardò
“Beh, mi sta! -squittì tutta contenta – Posso tenerla io??” domandò con gli occhioni dolci. Timo osservò la sua amica poi si mise a ridere:
“Quanto sei magra Bess? La indossavo a otto anni!”.
A memoria di Timo, quello era l’unico ricordo che aveva di Bess nel quale non avevano litigato, benché fuori dal contesto montaggio video.
    Domenica mattina. Orario non meglio definito. Bess cominciò pian piano a svegliarsi, ma senza aprire gli occhi, era in uno stato di dormiveglia. I sogni della notte si erano oramai volatilizzati, ma c’era qualcosa nell’aria che Bess non riusciva a cogliere. I suoi occhi cercavano di schiudersi, ma la stanchezza e quello stato d’oblio ancora non accennavano ad abbandonare la ragazza. Un odore iniziò a giungere al naso di Bess, qualcosa di buono, qualcosa di familiare. Non era un odore qualsiasi e la ragazza iniziò lentamente a riprendere possesso sul suo corpo e sulla sua mente. Quello che sentiva era un profumo che tante volte aveva annusato e che tante volte l’aveva avvolta. Era il profumo di..di
“..Timo!” esclamò la ragazza drizzandosi e svegliandosi completamente. La testa le doleva leggermente e si sentiva confusa; si guardò un po’ attorno, ricordava solo di essersi addormentata piangendo. L’occhio le cadde sul suo materasso e spalancò gli occhi:
“E questa?” si domandò ad alta voce; aveva dormito abbracciata alla maglietta bianca sporca di vino di Timo. Non si capacitava di come quella maglietta avesse raggiunto il suo letto. Decise infine di alzarsi e raggiungere la cucina, aveva voglia di latte.
    Christian aveva trascorso anche quella notte a casa di Heidi, dopo che la ragazza era stata con Bess fino a quando non si era addormentata.
“Si è addormentata piangendo..” gli disse Heidi  stesa nuda di fianco a lui, appoggiata sui gomiti,
“Deve essere stata una brutta esperienza per lei..” osservò il ragazzo voltandosi di lato.
“Era confusa e terrorizzata, tremava addirittura!” continuò Heidi,
“Cosa pensi succederà? Ormai è chiaro che i rapporti cambieranno..” disse con tristezza Christian, la ragazza lo guardò negli occhi e gli regalò un meraviglioso sorriso del buongiorno.
“Io credo che tutto finalmente si chiarirà!” rispose con sincera convinzione lei,
“Come fai a dirlo?” domandò curioso il ragazzo,
“Forse non se ne è accorta, ma prima di addormentarsi ha estratto da sotto il cuscino la maglia sporca di Timo e ci si è addormentata sopra!” gli disse facendo l’occhiolino. Christian l’ammirò nella sua nuda bellezza e le sorrise pieno d’amore. I loro sguardi erano piuttosto loquaci: potevano tornare a dedicarsi alle loro attività!
    Il sole del pomeriggio splendeva su tutta Berlino, il caldo era mitigato da una piacevole brezza, e Bess, dal suo appartamento all’ultimo piano, poteva ammirare la cupola del Reischtag – la sede del Parlamento tedesco- e i piccolissimi turisti al suo interno. Curiosamente si sorprese con un altro bicchiere di latte in mano, evidentemente sentiva davvero il bisogno di coccole. Guardando il suo cellulare pieno di messaggi e chiamate perse, le immagini della notte prima le tornarono dolorosamente alla mente, e le urla di Timo echeggiavano ancora furiose nelle sue orecchie. Non poteva sopportare una situazione simile. Guardò fuori dalla finestra e ancora portò lo sguardo al Reischtag; doveva prendere in mano la situazione e lo doveva fare immediatamente. Prese il suo cellulare e cercò nella rubrica il numero da chiamare;  il telefono fece diversi squilli a vuoto, poi, chi doveva rispondere rispose:
“Franky, ho bisogno di parlarti” annunciò Bess.
    David, Christian e Heidi si erano nel frattempo riuniti al capezzale di Timo, il quale aveva evidentemente fatto le radici nel suo letto.
“Non vorrà più parlarmi e nel caso sfortunato mi incontri, mi sputerà in un occhio..” profetizzò avvilito il ragazzo, David portò una mano sulla sua spalla, in segno di sostegno.
“Io credo tu debba semplicemente aspettare..” gli consigliò tranquillamente Heidi,
“Sì, così aspetterò fino alla fine del mondo..” osservò ormai privo di speranze Timo. Heidi non lo dava a vedere, ma guardava il suo amico con lo sguardo di chi la sa lunga; Christian la conosceva così bene che lo percepì immediatamente.
“Facciamo un gioco di società?” propose nel più totale sconforto Timo, ma il suo cellulare ricevette un messaggio: Ti aspetto dalla fontana del giardino di Charlottenburg! Il ragazzo rimase senza parole, Bess lo aveva cercato!
“Cosa..cosa devo fare??” domandò balbettando,
“Come cosa devi fare?! – esclamarono in coro i suoi amici – Devi andarci immediatamente!!” gli dissero. Timo, titubante, si preparò per uscire, ma arrivato all’uscio seguito dai suoi amici, si voltò e chiese
“Ma ci saprà arrivare al palazzo di Charlottenburg?”
“Muoviti!!” gli urlarono i ragazzi buttandolo fuori di casa.
    Bess se ne stava seduta sul bordo della grande fontana e guardava con aria trasognante la parte posteriore del palazzo, lo amava sin da bambina e il suo sogno era poterci abitare. Una figura abbagliata dalla luce del sole le stava andando incontro. Era il momento della verità. Timo si avvicinò a passi cauti e ragionati all’amica, preoccupato per la sua sanità fisica e morale, ma, in quel momento, soprattutto fisica. Quando le fu più vicino, notò qualcosa di veramente singolare: Bess indossava la sua maglietta di Superman e le calzava ancora a pennello.
“Ciao”, la salutò cercando di nascondere l’ansia; Bess si alzò in piedi, strizzò un poco gli occhi per il sole e si portò le mani sulla schiena.
“Ciao..” gli sussurrò abbassando lo sguardo; era ovvio che la ragazza pretendesse spiegazioni per la scenata della notte precedente, ne aveva il diritto e lui aveva l’obbligo di sentirsi uno schifo.  Un emerito schifo. Timo esitò per qualche secondo, deglutì cercando di farsi coraggio, chiuse un attimo gli occhi poi iniziò:
“Io..”
“Io ho parlato con Franky” intervenne subito Bess a zittirlo, quasi a voler svuotare velocemente il sacco. Timo rimase imbambolato con la bocca schiusa,
“E..?” provò cautamente a domandare,
“Gli ho detto che è tutto finito.” sentenziò sicura. Ah, ma certo, dopo quello che era successo non si poteva che farla finita,
“Coma scusa??!” domandò Timo riprendendosi dai suoi assurdi pensieri.
“La storia con Frank è chiusa” ripeté con voce soffocata Bess, stava cercando di trattenere le lacrime?
“Come sarebbe a dire?!”, Timo non era davvero in grado di comprendere la situazione, gli sembrava un assoluto nonsense quello che stava vivendo.
“Quando sbaglierò di nuovo fermata della metro, arrivando chissà dove, non voglio che venga lui a recuperarmi..” iniziò a spiegare Bess portando lo sguardo di lato, con la punta della lingua sul labbro superiore. Era un’affermazione apparentemente banale e sciocca, ma alle orecchie e al cuore Timo suonava come manifestazione di un affetto che non credeva Bess potesse riservare per lui. Entrambi sapevano il numero delle volte in cui Timo, armato di grande pazienza, aveva girato per Berlino per ritrovare la ragazza.
“E io non gli cederei mai il mio posto!” le disse Timo guardandola con i suoi penetranti occhi scuri. Bess si sentiva irrimediabilmente attratta da quello sguardo. Rimasero a fissarsi senza parlare per lungo tempo, ma erano ormai entrambi al limite di sopportazione.
“Io ti voglio Bess. E ti voglio solo per me!” le disse apertamente Timo,
“Io non voglio nessun altro!” concluse la ragazza buttandosi tra le braccia del..fidanzato. Bess, che tante volte era stata accolta dall’abbraccio di Timo per non cadere, sentì quelle braccia più grandi e calde, più accoglienti, e l’odore del ragazzo l’inebriava completamente. Chiusa nel suo abbraccio, Timo per la prima volta si rese davvero conto di quanto fosse minuta e fragile Bess, la strinse di più a se; l’avrebbe protetta per sempre.
Il cielo si oscurò e l’aria era più fresca, attorno ai due ragazzi, turisti e passanti percorrevano i viali del giardino parlando e ridendo, ma il rumore non giungeva alle loro orecchie.
“La tua maglietta bianca non ho mai provato a lavarla” confessò Bess portando lo sguardo verso Timo, il suo sorriso allegro e sincero scaldava il cuore del ragazzo.
“Temevo perdesse il tuo odore” gli spiegò con le guance colorite. Timo le sorrise, le accarezzò i capelli e le tempie, la sue labbra si schiusero. Bess si levò in punta di piedi.
    “Perché Bess non è ancora arrivata?!” domandò stizzito Timo sulla sua sedia Starbucks,
“Aveva detto che doveva accompagnare Ella a comprare una nuova schedina di memoria per la fotocamera. Adesso arriverà!” cercò di tranquillizzarlo Heidi. Il cellulare del ragazzo squillò
“Dove caspita sei?!” rispose irritato,
“Da Starbucks di Spandauer Strasse..” mormorò Bess dall’altra parte della cornetta, e dalla parte opposta di dove doveva essere,
“Quando mai ci andiamo?!” le fece notare con impazienza lui, portandosi una mano davanti agli occhi;
“Eeeh..mi sono confusa..” si giustificò lei,
“Arrivo!” le annunciò chiudendo la conversazione. Fece per alzarsi in piedi e i suoi amici lo guardarono interrogativi.
“E’ in uno Starbucks in cui non andiamo mai – spiegò – si è confusa!” disse facendo il verso alla sua ragazza.
“Bess è davvero insopportabile!” sbuffò prendendo la direzione di Spandauer Strasse. David Christian e Heidi lo seguirono con lo sguardo, poi si guardarono tra di loro:
“Ma non stanno insieme?” si domandarono.


Nota conclusiva: waaaah, siamo giunti all'epilogo di questa fanfic!!
Ringrazio davvero tutti coloro che hanno letto e le ragazze che hanno recensito, grazie mille di cuore!!
Mirny, il Matrix è una discoteca berlinese situata nella zona di Alexanderplatz; il particolare che sia all'aperto però l'ho inventato, perchè in realtà è un locale chiuso :)
Allora alla prossima fanfic!! =D
K.
  
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