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Autore: The_Storyteller    25/03/2022    1 recensioni
Anche se è stato nominato Maestro Assassino, la vita di Arno Dorian non è cambiata molto: scoprire i piani dei Templari, eliminare bersagli, cercare informazioni. La solita routine, come le sue visite alla tomba di Élise.
Se non fosse che, una mattina d’inverno, uno strano incontro annuncerà un nuovo capitolo della sua vita.
Madeleine Caradec è una semplice ragazza bretone, un po’ ingenua ma di buon cuore.
Ciò che non sa, tuttavia, è che si trova in un gioco più grande di lei, pedina nell’eterna lotta fra Assassini e Templari. Cosa sarà più forte: una lealtà che dura da anni o i sentimenti nati da un nuovo incontro? Chi è il diavolo e chi l’angelo?
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Arno Dorian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Parigi, fine aprile 1795.
Anzi, fiorile 1795. Madeleine doveva ancora abituarsi al nuovo calendario repubblicano. E ai sentimenti che provava per Arno.
Dopo quella specie di confessione di qualche giorno prima, i due avevano sviluppato la loro amicizia: la ragazza gli raccontava aneddoti della sua infanzia e gli cantava qualche canzone bretone, mentre l'Assassino le aveva concesso l'uso della sua biblioteca personale e le aveva spiegato alcune cose in più riguardo la Confraternita e i Frutti dell'Eden.
Allo stesso tempo la giovane aveva stretto amicizia con Laurent, che scoprì essere originario di Nantes e quindi bretone come lei. Le piaceva scambiare qualche chiacchiera nella propria lingua, e lui ormai aveva preso l’abitudine di chiamarla amichevolmente plac’h, ragazza.
In realtà la ragazza si sentiva confusa da quella situazione: temeva che la sua amicizia con gli Assassini avrebbe potuto compromettere il compito che le aveva affidato la sua padrona. E, contemporaneamente, più scopriva i vili piani dei Templari durante la Rivoluzione e più non sapeva cosa pensare di madame Beauchesne.
 
Durante una mattina Madeleine stava al mercato per le solite commissioni di Babette. Stava osservando con curiosità alcune stoffe, quando avvertì una presenza al suo fianco.
-Quanto tempo- disse con una punta di sarcasmo una voce femminile.
La ragazza si girò per vedere chi fosse la donna sconosciuta e rimase stupita nel vedere Thérèse Beauchesne in carne ed ossa.
-Madame! N-non sapevo foste qui a Parigi!- farfugliò.
-Ovviamente, altrimenti avresti fatto di tutto per metterti in contatto con me. Non è vero?- chiese acidamente la donna.
Senza nemmeno aspettare la risposta della ragazza, Thérèse strappò dalle sue mani la lista della spesa di Babette e quindi chiamò la sua fidata serva Geneviève, che Madeleine notò solo in quell’istante: -Geneviève, occupati di comprare queste cose e aspettami qui in piazza. Io e Madeleine abbiamo una piccola chiacchierata da fare...- disse, senza nascondere una punta di fastidio. La vecchia serva annuì, quindi madame Beauchesne portò la bretone in un edificio poco distante, dove salirono una rampa di scale ed entrarono in una stanza ben arredata.
Thérèse si accomodò su una poltroncina, mentre Madeleine rimase in piedi dov’era.
La donna la guardò per qualche secondo, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona. Quel silenzio sembrò durare ore invece di minuti, e la povera bretone si sentiva sudare dall’ansia.
Finalmente, dopo quella che era sembrata un’eternità, Thérèse si decise a parlare: -Sono piuttosto delusa, Madeleine. Quasi quattro mesi qui a Parigi e non ho mai ricevuto nulla, né informazioni su Dorian né sulle sue attività. Come lo spieghi?- domandò in tono infastidito.
Madeleine protestò: -Come potevo scrivervi? Non mi avete lasciato un indirizzo, o altro...-
Thérèse la interruppe: -Stupidaggini! Se ci tenessi così tanto a me e a questa importantissima missione, ti saresti adoperata a contattarmi. Ma forse non è così, cara?- chiese, fingendosi offesa.
-No, no! Io vi devo molto, madame! Non intendevo offendervi.-
La Beauchesne sorrise trionfante: -Lo so, mia piccola Madeleine. E ti perdono per la tua sfrontatezza di prima.-
Si alzò dalla poltroncina e si avvicinò alla ragazza. Le accarezzò il braccio con dolcezza, fino ad arrivare alla guancia: -Dopo tutto, sei una dei pochi ancora vivi. Il signor Dorian deve fidarsi molto di te, se sei ancora qui...-
Madeleine deglutì a fatica, avvertendo freddi brividi di paura lungo la schiena: -Che cosa intendete dire?-
Thérèse si avvicinò a un tavolino per prendere un ventaglio, che iniziò a sventolare vezzosamente sotto il mento: -Oh, quanti sacrifici bisogna fare per la giustizia! Alcuni miei amici avevano avuto la mia stessa idea, cioè mandare qualcuno a carpire i segreti di Dorian e dei suoi alleati. Ma, ahimè, sono stati quasi tutti uccisi da quegli assassini! Capisci perché ero così preoccupata per te?- spiegò, sbattendo le ciglia per enfatizzare il concetto.
La bretone impallidì. Arno le aveva spiegato ciò che faceva, senza tralasciare gli aspetti più cruenti. Si aspettava che potesse avere molti nemici, ma quanti esattamente? Possibile che i Templari lo volessero morto ad ogni costo? C’era un altro motivo, oltre alla loro guerra eterna?
Ma una domanda in particolare preoccupava la giovane: Thérèse Beauchesne era una Templare?
Stringendo il suo ciondolo per darsi coraggio, si rivolse alla sua padrona: -Ho saputo che monsieur Lefebvre e madame Delacroix sono morti, signora. E che facevano parte di un gruppo chiamato Templari. Voi ne sapete nulla?-
Madame Beauchesne fece un’espressione sorpresa, portandosi il ventaglio all’altezza della bocca: -Templari?! Non ne ho proprio idea. Pensavo non esistessero più da almeno tre secoli, o quattro. È la prima volta che ne sento parlare- rispose concitata.
Madeleine stava per ribattere, ma Thérèse parlò per prima: -Il tuo tempo sta per scadere, mia cara. Sappi soltanto che presto avrai un compito importantissimo per la nostra missione: ho saputo da fonti certe che Dorian dovrà recarsi in un certo posto per un certo evento, e tu dovrai andare con lui. Mi sono spiegata?-
La giovane voleva chiedere altre informazioni, ma lo sguardo accigliato della donna la fece desistere. Chinò appena la testa, sentendosi quasi schiacciata da quell’occhiata arcigna: -Sì, madame- mormorò.
Soddisfatta, Thérèse la congedò e le fece segno di andare. Si mise alla finestra e osservò la giovane che prendeva la spesa che le aveva fatto Geneviève e andarsene in direzione del Café.
Avvertì un cigolio dietro di sé, e presto due mani le strinsero dolcemente i fianchi.
-Sapevo che avevi un certo ascendente sulle persone, ma non fino a questo punto- esclamò Gauthier Marchand, uscito dal suo nascondiglio.
Thérèse ridacchiò, godendosi intanto i piccoli baci che il suo amante stava tracciando lungo il suo collo: -Modestamente, mon amour. Ma devo ammettere che Madeleine è stata molto brava, finora. Mi sembra di capire che Dorian le abbia rivelato qualcosa su Assassini e Templari. Deve fidarsi molto di lei...-
-E questo “certo posto per un certo evento” a cui dovranno andare? Ne sai qualcosa?-
La Beauchesne si girò e baciò sulle labbra Gauthier: -Ma ovvio. È un bel posticino dove presto andremo anche noi, mio caro. Dopotutto, il marchese non è l’unico che sa come procurarsi certe cose...-
 
Se c’era un posto che Arno odiava con tutto il cuore era la Corte dei Miracoli. E se c’era qualcosa che più odiava di quel posto era avere a che fare con De Sade.
Si era rivelato utile in passato, è vero, e lo aveva anche aiutato più di una volta, ma ogni volta che pensava a lui gli veniva l’orticaria.
Borbottò fra sé e sé, quindi Arno percorse le vie fangose e maleodoranti della Corte dei Miracoli: ad ogni angolo si vedevano mendicanti vestiti di stracci, ubriachi che cantavano canzonacce da osteria, ma soprattutto un numero imprecisato di prostitute. Distolse lo sguardo, arrossendo appena per l’imbarazzo, quando alcune “signorine” lo chiamarono in modo ammiccante mentre facevano sfoggio delle loro grazie in modo più o meno seducente.
Finalmente giunse al “palazzo” del marchese e notò che il numero di prostitute e libertini era persino maggiore che nelle strade.
Fece un profondo respiro e, cercando di non fare caso a certi “rumori” che provenivano da oltre una porta, marciò con passo deciso verso un divanetto dove stava mezzo sdraiato un uomo sui cinquant’anni, vestito con una camicia dal colore sgargiante e un semplice paio di culottes.
-Arno! Che piacere rivederti! Posso offrirti qualcosa?- esclamò De Sade sornione.
L’Assassino grugnì a malapena un saluto, prese una busta dalla tasca interna della giacca e la lanciò su un tavolino lì a fianco: -Non ho tempo da perdere, De Sade. Ora rispetta il patto e dammi ciò che mi hai promesso.-
Il marchese sorrise divertito. Si alzò appena dal divanetto e si allungò per afferrare un calice di vino. Bevve un lungo sorso, senza mai perdere di vista l’Assassino, infine sfilò una busta dalla manica della camicia e la tese ad Arno: -Ogni promessa è debito, amico mio.-
L’Assassino l’afferrò rudemente e la mise al sicuro nella sua giacca. Salutò nuovamente il marchese, ma venne subito interrotto da quest’ultimo: -Ma come? Te ne vai di già? Non vuoi trattenerti un po’?- chiese con finta sorpresa.
Arno rispose di malavoglia: -Al contrario di te, io ho molto da fare. E non azzardarti mai più a coinvolgere Léon nelle tue macchinazioni!-
De Sade ridacchiò: -Quel ragazzino! Così giovane e così sveglio! E con un ottimo spirito di osservazione: dopo aver lasciato la mia lettera al Café, è venuto da me e mi ha raccontato di una nuova lavorante. Una giovane piuttosto carina, a quanto mi ha detto...-
A quelle parole un lungo brivido percorse la schiena di Arno. Si avvicinò al marchese, scuro in volto: -Se provi a coinvolgerla nei tuoi giochetti...-
Il libertino spalancò gli occhi, sorpreso, e il sorriso sul suo volto si allargò ancora di più: -Ah! Ma come siamo protettivi! Ci devi tenere parecchio a questa signorina, hm?- domandò incuriosito.
Facendo un enorme sforzo per non tirargli un cazzotto in faccia, Arno gli si rivolse in tono minaccioso: -Lei deve restare fuori da questa faccenda e da quelle future. Chiaro?- e se ne andò senza dire altro.
De Sade lo osservò mentre usciva, prendendo nuovamente il calice di vino: -Oh, ma sarai tu stesso a farla entrare nel gioco...-
 
Mentre ritornava al Café Théâtre l’Assassino si lasciò scappare un respiro esasperato. De Sade non prestava mai aiuto senza avere qualcosa in cambio, e questa volta non si differenziava dalle precedenti. Purtroppo per lui il marchese era l’unico che aveva potuto aiutarlo per la missione che doveva portare a termine: infiltrarsi a una festa al palazzo di Versailles, trovare alcuni documenti importanti e portarli al Concilio. Una cosa facile, in apparenza.
Dopo essere entrato in camera sua, Arno prese la busta di De Sade e l’aprì per prenderne il contenuto: un biglietto d’invito per un tale Pascal de Saint-Pierre e la sua signora. E la sua signora...
In quel preciso momento, Arno sarebbe stato l’esempio perfetto per descrivere il termine “pietrificato” in una nuova edizione dell’Encyclopédie di Diderot e d'Alembert: era rimasto così sconvolto da quella scoperta che non riusciva a reagire, mentre guardava quel biglietto con un’incredulità così intensa che sembrava non respirare nemmeno.
Tutto ad un tratto si rianimò, lasciandosi scappare epiteti ben poco cortesi nei confronti di De Sade.
“Quel grandissimo figlio di...” stava pensando, quando vide la porta aprirsi e Madeleine fare capolino da dietro.
-Tutto bene?- chiese lei titubante.
Arno le fece segno di entrare e intanto scuoteva la testa: -Magari. È per una missione piuttosto urgente, ma a quanto pare sono nei guai.-
Notando lo sguardo confuso della ragazza, l’Assassino le spiegò il problema: -Domani sera dovrò andare a un ballo in maschera a Versailles per recuperare alcuni documenti. Purtroppo non sapevo che l’invito valesse per due persone, e io sono da solo.-
In quel momento a Madeleine ritornarono in mente le parole di madame Beauchesne: doveva andare a quell’evento con Arno.
Cercando di sembrare disinvolta, la ragazza chiese: -Non ci sono Assassine che possono venire con te?-
L’uomo sospirò: -Sfortunatamente non ci sono molte Assassine nella Confraternita francese, e quelle poche sono già impegnate in altre missioni. Non so proprio cosa fare-
Madeleine non poteva credere a quel colpo di fortuna, ma temeva comunque il diniego dell’uomo.
-Posso venire io con te- propose.
Arno rimase sorpreso. Per qualche secondo rimase in silenzio, quindi si rivolse alla ragazza con uno sguardo preoccupato: -Apprezzo la tua disponibilità, Madeleine. Ma potrebbe essere pericoloso, non vorrei che ti succedesse qualcosa- ammise.
La bretone si morse l’interno delle guance, improvvisamente nervosa: -Temi che ci possano essere Templari?-
L’uomo annuì: -Non solo loro, ma anche che certi uomini possano essere molesti con te. Credimi, sono della peggiore specie.-
-Ho presente- rispose la ragazza, sorprendendo di nuovo l’Assassino.
-La mia vecchia padrona mi portava spesso alle feste a cui era invitata, in qualità di dama di compagnia, e ho avuto modo di osservare e studiare i comportamenti di certe persone. So come evitarle, non devi preoccuparti per me.-
Di nuovo Arno rimase in silenzio, pensieroso. Rimuginava sulle parole della giovane mentre si teneva il mento in mano, valutando le opzioni a lui disponibili.
Finalmente, dopo un lieve sospiro, l’Assassino diede il suo responso: -Prepara un bagaglio leggero: domattina partiremo per Versailles.-
 
Il giorno seguente, dopo un viaggio in carrozza durato ore, Arno e Madeleine giunsero finalmente al paese di Versailles. La bretone osservava con meraviglia il piccolo villaggio, che aveva un’atmosfera più tranquilla rispetto al caos cittadino di Parigi: i contadini con i loro carretti carichi di ortaggi, le donne che si scambiavano qualche pettegolezzo, i bambini che giocavano per strada. Per un attimo le parve di essere ritornata nel villaggio bretone della sua infanzia, anche se l’ambiente era un po’ diverso.
Ad un certo punto, guardando dal finestrino della carrozza Madeleine vide che si stavano avvicinando a una villa signorile. E dopo qualche metro si fermarono proprio davanti all’ingresso.
-Destinazione raggiunta!- esclamò Laurent, che aveva voluto andare con loro e che aveva guidato il mezzo fin da Parigi.
Arno uscì per primo e aiutò la giovane a scendere dalla carrozza. Madeleine rimase a bocca aperta di fronte a tale magnificenza: oltrepassato un ampio cortile d’ingresso, davanti a lei vide una splendida villa con due ali laterali, con la facciata decorata da piccole colonne di pietra che guidavano lo sguardo fino al timpano in alto, scolpito a bassorilievo.
-Benvenuta a Villa De la Serre!- esclamò l’uomo sorridendo, facendo un ampio gesto del braccio per enfatizzare le sue parole.
-De la Serre? Ma non era il signore che ti aveva adottato?- chiese la giovane, ricordandosi ciò che le aveva raccontato l'Assassino.
Dopo aver preso i bagagli, Arno raggiunse la ragazza e la guidò verso l'edificio: -Esatto, qui è dove sono cresciuto dopo la morte di mio padre, e dove ho trascorso gli anni più spensierati della mia gioventù- spiegò con una punta di nostalgia.
I due, seguiti da Laurent, entrarono finalmente nell'edificio: ancora una volta Madeleine ammirò con stupore la ricchezza delle stanze e dei corridoi, la raffinatezza dei mobili e degli altri decori.
Stava ancora osservando ogni angolo della villa, quando la ragazza udì Arno chiamare qualcuno: dopo un paio di minuti, dal piano superiore arrivarono un uomo e una donna bionda piuttosto giovani che salutarono con affetto l'Assassino.
Dopo aver scambiato qualche chiacchiera Arno fece le presentazioni: -Laurent, Madeleine, questi sono Hélène e Jacques: vivono qui e si occupano della villa. Hélène, Jacques: loro sono Laurent, un mio collega, e Madeleine, una… mia cara amica.-
Madeleine notò con sorpresa quella lieve pausa, ma non ci prestò attenzione. Insieme a Laurent salutò i due, che li accolsero con cortesia e li condussero poi a un salottino.
Mentre Hélène offriva agli ospiti alcune tazze di tè, Arno spiegò alla coppia il motivo della sua visita: -Vi chiedo scusa se non vi ho avvertito prima, ma purtroppo questa missione mi è stata affidata con pochissimo preavviso.-
Jacques rispose: -Non preoccuparti, Arno. Io e Hélène saremo felici di aiutare te e i tuoi amici.-
L'Assassino lo ringraziò per la sua disponibilità, quindi spiegò cosa dovevano fare: -Fortunatamente nulla di pericoloso: dobbiamo andare alla festa di questa sera alla reggia per prendere alcuni documenti piuttosto importanti. E come potete notare ci servono abiti adatti per l'occasione.-
A quelle parole Hélène sorrise dalla gioia: -Lascia pure fare a noi, Arno! Non te ne pentirai!-
-Bene- disse Arno alzandosi dal divanetto dov'era seduto, -Io e Laurent andremo con Jacques. Hélène, ti affido Madeleine. Ci vediamo tutti al piano terra quando saremo pronti.-
 
A questo punto si formarono due gruppi: gli Assassini, guidati da Jacques, andarono verso le stanze che furono del signor De la Serre; Hélène, dopo aver preso sotto braccio Madeleine, la condusse dall'altra parte della villa.
Durante il tragitto la bretone notò un quadro posto sopra la porta che stavano per oltrepassare: ritraeva una giovane dai lunghi capelli rossi e mossi, con un ciuffo alla sua destra. Indossava un elegante abito scuro con le maniche corte e decorato con pizzo bianco, mentre in mano teneva un ventaglio semiaperto. Madeleine rimase colpita dall'eleganza e dalla ricchezza di abito e gioielli, ma la cosa che più la colpì fu lo sguardo della ragazza ritratta: quel bel viso, quasi da bambolina, tratteneva a stento una smorfia, come se fosse annoiata o infastidita dall'immobilismo a cui era costretta.
-Chi è quella donna?- chiese la bretone.
Hélène guardò dove stava indicando Madeleine e i suoi occhi si riempirono di malinconia: -Quella era Élise, l'unica figlia del signor De la Serre.-
Madeleine si pentì immediatamente della sua domanda: -Perdonami, non avrei dovuto chiedere.-
La bionda le rivolse uno sguardo interrogativo: -Arno ti ha parlato di lei?-
Madeleine annuì: -Mi ha raccontato di come il signor De la Serre lo prese con sé dopo l'omicidio del padre. Mi ha anche detto chi era e cosa faceva, ma non mi ha mai raccontato esattamente il rapporto con Élise, so solo che si amavano.-
Mentre chiacchieravano, la bretone non si era accorta che Hélène l'aveva portata in un'ampia sala dalle pareti chiare, con un grosso armadio lungo una parete e un tavolino da toeletta dalla parte opposta; l'ampia finestra dava sul parco della villa, dalla quale si intravvedeva quello che doveva essere un frutteto.
Hélène invitò la bretone a sedersi con lei su un divanetto in mezzo alla stanza, quindi iniziò a raccontare: -Come ti ho detto prima, Élise era l'unica figlia dei signori De la Serre. Fin da bambina è stata istruita per diventare la futura Gran Maestra Templare: lezioni di scherma, di equitazione, armi da fuoco, strategie e via dicendo. Per questo era sempre stata diversa dalle altre bambine nobili, preferendo i giochi da maschio piuttosto che le bambole. Aveva anche un carattere molto forte, quando voleva era parecchio testarda, ma aveva anche un animo gentile.-
-Lei mi salvò, anni fa, da una situazione terribile. Ed è stata sempre lei a portarmi a Parigi, dove ho conosciuto il mio caro Jacques. E quando mia suocera ci ha scritto della sua morte… è stata molto dura.-
Madeleine le mise una mano sulla spalla per consolarla: -Mi dispiace.-
Hélène le sorrise, quindi proseguì: -Lei e Arno si sono conosciuti da bambini, quando assassinarono il signor Dorian. Da quello che mi raccontò la signorina hanno legato subito, divertendosi a combinare scherzi agli inservienti. Anzi, spesso era Arno che la aiutava a togliersi dai guai. Era naturale che, passando così tanto tempo insieme, da una semplice amicizia nascesse l'amore. Ma immagino tu sappia già cosa è successo dopo la morte del signor De la Serre.-
La bretone annuì: -Arno, Laurent e gli altri Assassini mi hanno raccontato cosa successe, fino alla morte di Élise.-
Hélène sospirò e raccontò l'ultima parte: -Dopo la sua morte ci arrivò una sua ultima lettera, in cui diceva che Arno sarebbe passato a prendere alcuni suoi oggetti personali, tra cui il suo diario. Tuttavia c'era un altro uomo, un certo Ruddock, che in realtà lavorava per dei nemici dei De la Serre. Mi catturò e minacciò di portarmi in Inghilterra, per prendere la ricompensa che i Carroll avevano messo sulla mia testa. Ma per fortuna Arno e il signor Weatherall, il vecchio maestro d'armi di Élise, lo uccisero. E da allora ogni tanto Arno viene a farci visita, e noi siamo più che felici di ospitarlo. Anche perché è stato lui a ristrutturare la villa, dopo le devastazioni della Rivoluzione.-
Madeleine aveva ascoltato con attenzione tutto il discorso della donna e aveva notato un nome in particolare: -Carroll? Chi sono?-
-Una famiglia templare di Londra, degli arroganti avversi a ogni cambiamento che possa modificare il loro "ordine". Erano nemici dei De la Serre e molti anni fa tentarono di far uccidere la signora De la Serre, e dieci anni più tardi anche la signorina. E sono gli stessi che avevano mandato Ruddock per uccidere me e il signor Weatherall.-
La bretone sentì dei lunghi brividi lungo la schiena: durante il loro esilio dalla Francia rivoluzionaria, madame Beauchesne l'aveva portata a Londra, ospitate per un po’ di tempo da alcuni suoi amici. E ricordava benissimo il sorrisetto arrogante di Peter Carroll, la mano sfregiata di sua moglie e i ritratti della loro figlia, uccisa a tradimento un anno prima della Rivoluzione.
 
Hélène batté le mani, come per porre metaforicamente fine a quei discorsi: -Ma basta ora con queste cose tristi. Parlami un po’ di te e di come hai conosciuto Arno.-
E così Madeleine le raccontò di come aveva incontrato l’Assassino, del suo lavoro al Café e di come era venuta a conoscenza della Confraternita. Ovviamente non disse nulla riguardo madame Beauchesne e la sua ambiguità nei rapporti coi Templari.
Hélène ascoltò con attenzione: -Sembra che tu e Arno andiate piuttosto d’accordo- disse ad un tratto.
La bretone ammutolì e, contemporaneamente, si sentì arrossire le guance: -Ecco... Io sono affezionata ad Arno, è sempre gentile con me...- rispose quasi a giustificarsi.
La bionda rise: -Ciò che intendo è che anche lui sembra tenere molto a te.-
Madeleine sobbalzò, sorpresa: -Siamo solo amici, tutto qui...-
Hélène sorrise: -Forse è come dici tu. Ma credimi, dal modo in cui ti guarda per lui significa più di una semplice amicizia.-
Sentendosi arrossire ancora di più, la bretone decise di cambiare discorso: -Ehm... oh, ma come vola il tempo! E dobbiamo ancora cercare l'abito per stasera!-
Trattenendo una risata divertita, Hélène le fece un cenno e si diresse verso l'armadio, lo aprì e mostrò alla ragazza cinque abiti eleganti al suo interno: -La signorina odiava i ricevimenti formali, questi sono i suoi unici vestiti da festa. Dà pure un'occhiata e scegli quello che preferisci.-
-Davvero posso?- chiese titubante.
La bionda annuì: -Ormai sono anni che non vengono più indossati. Preferisco che li usi qualcuno, piuttosto che condannarli alle tarme- rispose rassicurandola.
Madeleine si avvicinò, quasi con reverenza, e osservò quei vestiti meravigliosi: le vennero in mente i suoi giochi da bambina, quando fingeva di danzare in saloni maestosi volteggiando nel suo immaginario abito da ballo. Accarezzò con delicatezza le sete, i pizzi, il taffetà degli abiti, osservando con occhio esperto i ricami e i decori.
Riconobbe l'abito del ritratto, ma lo scartò perché le sembrava sconveniente indossare il vestito presente nell'unica immagine rimasta di Élise. Prese quindi un abito blu scuro, dalle maniche lunghe e dallo scollo che lasciava scoperte le spalle, ma scartò anche quello perché le provocò una sensazione spiacevole allo stomaco.
Come se le avesse letto nella mente, Hélène disse: -Quello è l'abito che indossò la sera in cui fu assassinato suo padre.-
Madeleine rimase sorpresa dal proprio istinto, quindi passò al terzo abito: un voluminoso vestito verde, pieno di nastri e pizzi e altri fronzoli. Troppo esagerato, la bretone lo scartò per il rischio di risultare troppo ancien régime.
Rimasero solo due abiti, uno giallo ambra e l'altro rosa pallido. Entrambi erano stupendi, con numerosi ricami e nastri che conferivano loro un'aria elegante ma non pomposa.
-Oh cielo! Non so quale scegliere!- esclamò.
Hélène la rassicurò: -Tranquilla, abbiamo abbastanza tempo per provarli entrambi. Fidati di me, alla fine saprai quale abito indosserai al ballo.-
Madeleine, però, appariva ancora titubante: -Apprezzo molto il tuo aiuto, Hélène. È solo che questi abiti sono un po’ fuori moda. Se io e Arno dobbiamo passare inosservati dovremo fare qualche modifica.-
E così, armate di aghi, filo e forbici, le due giovani si misero al lavoro per sistemare l’abito prescelto.
 
Erano passate almeno due ore, ma le due donne non erano ancora uscite dalla stanza.
Al piano terra Jacques stava aiutando Arno a nascondere un paio di pugnali all’interno della giacca, mentre Laurent camminava impaziente vicino alla porta d’ingresso.
-Capisco che gli abiti femminili siano più impegnativi di quelli maschili, ma ci stanno mettendo troppo! Rischiamo di arrivare in ritardo!- brontolò l’uomo.
Arno, che si stava sistemando la lama celata, cercò di tranquillizzarlo: -Via, Laurent. Siamo ancora nella tabella di marcia. Scommetto che entro mezz’ora saremo già in viaggio per la reggia.-
Il bretone stava per ribattere, ma un rumore di passi attirò la loro attenzione; i due Assassini e Jacques volsero lo sguardo verso la scala che portava al piano superiore, dalla quale stavano scendendo Hélène e Madeleine.
Hélène aveva un sorriso fiero sul volto e, con un gesto della mano, invitò i tre uomini a guardare la bretone: indossava uno splendido abito rosa pallido dalla scollatura quadrata, decorata con un bordino arricciato. Al centro del vestito, partendo dallo scollo, partiva un altro strato di stoffa a fiori che scendeva fino al bordo della gonna, anch’essa decorata con bordi arricciati. Piccoli fiocchi di una tonalità più scura erano posti tra le due stoffe, mentre un nastro dello stesso colore circondava la vita della ragazza. Le maniche arrivavano fino al gomito e presentavano lo stesso bordo di stoffa, giusto un po’ più largo rispetto a quello in fondo all’abito.
La giovane aveva i capelli raccolti in un’acconciatura elegante, una specie di chignon con un paio di trecce intorno e alcune ciocche lasciate libere ai lati del volto. Aveva un trucco leggero, giusto un po’ di cipria e le labbra tinte dello stesso rosa del vestito. Un paio di orecchini d’oro decorati con zirconi era l’unico gioiello che aveva addosso.
I tre uomini erano rimasti in silenzio a osservare con meraviglia Madeleine, che cominciava a innervosirsi per tutto quel mutismo: -Come sto?- chiese timorosa.
Jacques fu il primo a rispondere: -Stai benissimo! Tu e Hélène avete fatto un ottimo lavoro a modificare quel vestito!-
Anche Laurent si congratulò: -Sei uno schianto! Scommetto che farai girare parecchie teste, al ballo. Che ne dici, Arno?-
L’Assassino era rimasto a guardare la ragazza a bocca aperta, colpito dalla sua eleganza. Per la prima volta la vide sotto una luce diversa: non più solo la sarta del Café, non più solo una sua amica, ma una splendida fanciulla di rara bellezza.
-Sei stupenda...- disse guardandola dritta negli occhi, come se ci fossero solo loro due. Madeleine sorrise un po’ imbarazzata, mentre Laurent scambiava occhiate complici con Jacques.
Un lieve colpo di tosse interruppe quell’atmosfera. Hélène si avvicinò alla bretone e le porse una maschera bianca decorata con un bordo dorato: -Ricordati di indossare questa stasera. Peccato però, non si vedranno i tuoi begli occhi- le disse.
Madeleine prese la maschera, ma d’un tratto notò che aveva ancora al collo il ciondolo di sua madre. Lo prese in mano e lo strinse, improvvisamente turbata: -Non posso indossarlo al ballo. È troppo caratteristico.-
-Temo che dovrai lasciarlo qui, plac’h- intervenne Laurent con rammarico.
A malincuore, Madeleine si tolse la collana e la affidò a Hélène. Avvertì immediatamente la sensazione di vuoto intorno al collo, ed ebbe quasi l’impressione di non avere più una parte del proprio corpo.
Cercò di placare il proprio nervosismo, ringraziando ancora una volta la bionda per il suo aiuto. Si diresse poi da Arno, che la osservava con uno sguardo preoccupato. Madeleine gli sorrise per rassicurarlo, quindi affermò di essere pronta ad andare.
Gli Assassini e la bretone salutarono Hélène e Jacques e uscirono dalla villa per dirigersi alla carrozza; Laurent si mise al posto di guida mentre Arno aiutò Madeleine ad entrare.
Una volta sistemati Arno diede il segnale di partenza e l’Assassino più anziano fece schioccare le briglie. Finalmente la carrozza si mise in moto, con il sole che stava cominciando a calare.
Destinazione: reggia di Versailles.

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Per l'abito di Madeleine mi sono ispirata al vestito di questo link: https://www.pinterest.it/pin/523262050432070063/
   
 
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