Il
Mariposas ha sempre goduto di ottima fama, nonostante
l’anonimato e la
posizione occupata in un quartiere poco frequentato della
città. Chiunque vi si
reca, non può che rimanerne estasiato. Tutto appare a norma:
niente sostanze e
droghe, né prostituzione delle spogliarelliste. Il
protocollo che tutte le
Farfalle firmarono al loro arrivo pronuncia proprio questo: il corpo si
mette
in bella mostra, ma nessuno può permettersi di toccarlo.
Vigila la massima
tutela delle dipendenti, alle quali, a loro volta, non è
concesso di fumare,
qualsiasi tipo di roba, né di assumere alcolici offerti dai
clienti, per
scongiurare rischi alla loro persona.
Al
Mariposas, da contratto, ogni farfalla, così come fu deciso
di definirle, ha il
dovere di intrattenere utilizzando l’erotismo, ma
nient’altro.
Questo
è stato voluto da chi al potere al momento
dell’apertura del locale.
Da
allora molto è cambiato, e la sicurezza che si prometteva
alle dipendenti del
Night Club è divenuta una privazione della loro
libertà.
E
da presunto rifugio, quell’ambiente diventa una prigione.
Una
prigione in cui si è trovata rinchiusa anche Raquel Murillo,
della cui
sparizione resta il mistero…
Tanto
che Santiago Lopez comincia a sospettare che Lisbona possa aver pagato
con la
vita, come Manila, il prezzo di un’alzata di testa.
Nairobi
e l’ispettore, rimasti da soli, trascorrono i minuti seguenti
ad ignorarsi. Mentre
il quarantaduenne rimugina su svariate ipotesi circa il modus operandi
del
Mariposas, la gitana si chiude nel suo silenzio, con capo basso e occhi
fissi a
terra, giocando, nervosamente, con gli anelli che adornano le sue
affusolate
mani.
Un’improvvisa
chiamata al cellulare dell’uomo disturba la quiete e riporta
i due alla realtà.
Allontanatosi
dal salotto, Lopez risponde al collega, interessato a sapere gli
sviluppi del
suo rientro a Madrid, raccontandogli gli ultimi eventi.
“L’hanno
uccisa? Ma stai parlando sul serio? Qui bisogna intervenire,
cazzo”
“Si,
spero che la polizia sia arrivata e abbia scoperto qualcosa!”
“Cosa
vuoi che scoprano se la missione è affidata a
quell’incapace di Gandia!” – commenta
Ramos, alzando gli occhi al cielo.
“Sarebbe
bene che riprendessimo noi le indagini al Night Club!”
“Amico,
dubito che mio padre ci concederà anche questo. Ricordi che
ha storto il naso
quando gli abbiamo chiesto di affidarlo ad altri perché
volevamo risolvere la
questione in Portogallo?”
“Beh…ma
il caso è comunque nostro”
“Intanto
pensa a tutelare le ragazze che hai messo al sicuro, fai attenzione, mi
raccomando. Non vorrei che questi tizi pericolosi avessero intenzioni
peggiori…”
“Avrò
sempre un occhio vigile su di loro, fidati”
“E
Nairobi come sta?”
“Non
voglio infierire, è ancora scossa, si percepisce. Preferisco
che sia lei ad
aprirsi, appena vorrà farlo”
“Wow”
– aggiunge il trentenne.
“Wow,
cosa?”
“Sei
un ispettore di polizia anomalo, amico mio”
“Cosa
vuoi dire?”
“Che
per lavoro noi cerchiamo quante più notizie possibili, per
chiudere le
indagini. Invece tu stai evitando di farlo, perché
è ormai palese che non vuoi
ferirla”
“E’
pur sempre una donna, un essere umano, non voglio considerarla solo
come possibile
fonte di informazioni”
“Sei
un vero uomo, complimenti! E pensare che hai avuto sette
donne…”
“Evidentemente
nessuna di loro mi ha portato a cambiare” –
precisa, riconoscendo questo merito
solo ed esclusivamente ad una spogliarellista di cui conosce poco e
nulla e che
lo ha fulminato all’istante.
Passano
svariati minuti prima che la conversazione si chiuda.
L’ispettore raggiunge
nuovamente la gitana, seduta sul divano, con gli occhi fissi sul
televisore
acceso.
Non
invaderà la sua intimità, anche se questo
significa rallentare le ricerche sul
Mariposas.
Così
rompe il ghiaccio chiedendole - “Lo vuoi un
tramezzino?”
La
donna sposta lo sguardo su di lui, distogliendo l’attenzione
dallo schermo.
In
un momento come quello, il cibo è l’ultimo dei
suoi pensieri. Eppure, nella domanda
di Santiago, Agata coglie una premura così naturale e
spontanea, da non potersi
sottrarre.
Anzi,
addirittura avanza lei una proposta - “Se mangiassimo un
piatto di pasta? Ho sempre
amato cucinare, sai?”
Esattamente
come il ragazzino a Lisbona, la gitana è appassionata di
gastronomia.
Un
caso? Per Lopez sicuramente no! Troppe coincidenze.
Imbarazzato
dallo sguardo penetrante di lei, l’uomo le sorride
timidamente e annuisce,
dando l’ok.
Nairobi
si avvicina ai fornelli e trascorre i successivi minuti in cucina, alle
prese
con la preparazione di pietanze italiane che, negli anni, ha appreso,
per pura
passione.
Lopez,
in disparte, la osserva, ammirando la scioltezza della donna e si
compiace che
lo stia facendo come un indiretto grazie alla ospitalità.
Nonostante
la voglia che la Farfalla mette nel cibo, di ciò che era,
della grinta che ebbe
quando conobbe l’ispettore, resta molto poco. È
visibilmente spenta, come se respirare,
parlare, muoversi, fossero mosse meccaniche che mette in atto per
sopravvivere.
Non c’è più passione e fiamma che arde
nei suoi occhi.
Santiago
ipotizza che la condizione della zingara scaturisce dalle ultime ore
patite in
chissà quale luogo, con chissà quali persone, che
le hanno recato male fisico e
psicologico, di cui, però, lei ancora non vuole parlare.
“È
pronto” – comunica poco dopo, invitando il padrone
di casa a prendere posto a
tavola.
Mentre
riempie un piatto di abbondante pasta, Nairobi non si accorge di avere
in bella
mostra, sulle braccia, alcuni lividi. Lopez li nota subito, stringendo
i pugni
per mantenere compostezza e autocontrollo. Eppure, avrebbe una gran
voglia di
colpire qualcuno con un bel gancio sinistro e mettere tutti k.o.
La
vendicherà…vendicherà tutte le povere
dipendenti del locale… e non vivrà in
pace con se stesso fin quando ciò non accadrà!
Intenzionato
a non farle ricordare di quei momenti, evitandole un interrogatorio in
piena
regola, l’ispettore si dedica, piuttosto, ad assaporare e
divorare quella
prelibatezza.
“È
ottimo, hai mai pensato di aprire un ristorante?”
“A
dire il vero, no”
La
leggerezza dei discorsi che seguono, sciolgono tutte le tensioni,
portando i
due a raccontare delle rispettive passioni e ad approfondire la
conoscenza.
Santiago
confessa di avere interesse per il wrestling, e che, in passato,
seguì un corso
di pugilato, ricevendo il plauso dei maestri.
Agata,
invece, ricorda il suo amore per il flamenco, di cui lo stesso Lopez ha
avuto
visione, spiandola al Mariposas mentre danzava.
“Ti
andrebbe di ballarlo?” – le chiede poi.
“Come?”
– chiede, stranita, la gitana, inarcando un sopracciglio.
Il
quarantaduenne si alza da tavola, programmando con il suo IPhone una
serie di musiche
di quel tipo, in coda, una dietro l’altra.
Schiacciato
play, porge la mano alla zingara, invitandola ad esibirsi. Lei,
intanto,
continua a fissarlo, sbattendo le lunghe e nerissime ciglia.
“Lasciati
andare” – le dice, sorridendole teneramente.
L’esitazione
di Nairobi è breve; il ritmo che scorre nelle sue vene non
può essere frenato.
Per
di più, Santiago sa trasmetterle, come mai nessuno prima,
sicurezza e forza.
Ignorando
i dolori fisici, la zingara cede e dà prova di un talento
indiscutibile, oltre
che di una voce pazzesca. Proprio quella voce desta Tokyo, isolatasi
per il
riposino.
Silene,
infatti, si alza e spia, da un angolino della casa, la scena,
riconoscendo nello
sguardo dell’ispettore, fisso su Nairobi, lo stesso che lei
in primis rivolge
all’amato Anibal.
“È
innamorato, non c’è dubbio!” –
conferma, parlando tra sé e sé. E di
ciò se ne
rallegra. Finalmente qualcuno potrebbe davvero liberare Nairobi dalle
ombre e i
dolori del passato.
Nessuna
più di Agata merita di trovare l’amore, di questo
la ribelle delle Mariposas è
convinta al cento per cento.
E
se l’uomo non rivela i propri sentimenti o cerca di
contenersi, sarà proprio Tokyo
a fare in modo che esploda la passione. Lo promette a se stessa.
Perso
in quella visione fatta di smisurata sensualità, Santiago
Lopez si lascia consumare
da una fiamma che da giorni domina il suo cuore, un cuore mai
così aperto all’amore
come adesso.
“Sei
bellissima” – senza rendersene conto,
inconsapevolmente, è proprio la sua
emozione a prendere voce.
E
tale complimento, imbarazza Nairobi che si mordicchia, nervosamente, il
labbro
inferiore.
Lo
guarda con la coda dell’occhio, mentre, lusingata
dall’essere centrale nei pensieri
dell’ispettore, continua a danzare, ad ancheggiare, a muovere
magistralmente le
mani e battere i piedi, esattamente come una perfetta professionista.
Al
cessare della musica, e dell’esibizione, la zingara si
ritrova a pochi passi
dal suo salvatore.
I
due si guardano.
Il
desiderio reciproco è percepibile e la stessa Tokyo, ancora
intenta a sbirciarli,
lo avverte sulla pelle.
“Cazzo,
meglio lasciarli soli” – ridacchia, allontanandosi
in punta di piedi.
Ed
è in quella trovata intimità, che i due,
liberatisi dalle loro inibizioni, si
lasciano andare al batticuore.
Con
delicatezza, lui cerca la mano di lei, intrecciandola alla sua. Nairobi
sussulta
al contatto fisico, ritraendosi per paura. Tesa ed insicura, manifesta
il suo
malessere e il suo disagio.
“Sono qui per te, non permetterò a nessuno di
farti del male” – sussurra il
quarantaduenne.
È
il calore dell’uomo che permette ad Agata di abbassare quei
muri innalzati per
difesa.
Cerca
di domare l’agitazione, chiudendo gli occhi, mentre Santiago
le sfiora con
tenerezza il viso; lo accarezza con estrema cura, sentendo per la prima
volta la
morbidezza della sua pelle.
Agata
gode di quell’attimo di vicinanza all’ispettore, di
cui comincia ad apprezzare
la dolcezza. Mai nessuno l’aveva toccata in quel modo. Mai
nessuno si era interessato
a lei così. Mai nessuno ha rispettato la sua privacy e le
sue emozioni in tale
maniera.
Anche
se il respiro si fa’ corto, e aumentano le palpitazioni, la
gitana le combatte
con forza. Un attacco di panico non può prendere il
sopravvento su qualcosa di
magico che sta accadendole in questo istante.
Corruga
la fronte, respingendo perfino pensieri e ricordi negativi.
Il
tutto mentre Lopez continua a offrirle la sua vicinanza. Si avvicina
sempre più
a lei, ignorando un rossore che gli dipinge, eccessivamente, le gote.
Nairobi
e Santiago si trasmettono vibrazioni reciproche…vibrazioni
positive…vibrazioni
che sono aria pulita, benessere, piacevolezza.
“Affidati
a me, non temere del mondo intorno. Ora ci siamo solo io e
te” – continua, cingendole
la vita, ormai appiccicatasi alla sua.
Lei
a quel punto solleva le palpebre, visualizzando l’uomo di
fronte a sé.
Quegli
occhi scuri indugiano sui suoi.
Lopez
non vuole rischiare di spaventarla perciò esita nel mettere
in atto il gesto
successivo. La vorrebbe baciare. Sì, è questo che
sogna da quando l’ha rivista
ore prima.
La
zingara, invece, in silenzio, non fa una mossa. Posa lo sguardo sulle
labbra dell’uomo,
come se attendesse l’attimo per vederle fiondarsi sulle sue.
Però
Santiago si ripromette di non agire sconsideratamente,
perciò, a fatica, non la
bacia, deludendo le aspettative perfino di Nairobi.
Lei,
infatti, è un continuo susseguirsi di emozioni e desideri
contrastanti:
vorrebbe ma non vorrebbe; è restia, ma desiderosa di
sensazioni forti!
Vive
una condizione di totale ambiguità e di lotta interna tra la
Nairobi del
Mariposas e la Agata del barrio di Madrid, quella donna e madre che ha
patito
tanto nella vita.
“Resisterti
non è facile, sai?” – confessa
l’ispettore, ormai arreso al non veder realizzato
il proprio desiderio – “Ma so che non saresti
pronta a farlo”
Ed
è allora, inaspettatamente, che la donna mette in standby le
paure e dà un
colpo di accelerata al cuore.
Afferra
il colletto della camicia del quarantaduenne e, adagia la sua fronte su
quella
dell’uomo. Il naso di lei annusa il volto del suo salvatore,
scoprendolo pian
pianino, accompagnandosi con respiri che emettono tutta la sua
eccitazione.
Si
studiano, si scoprono, l’uno cerca le labbra
dell’altra.
“Baciami,
ti prego” – la voce, pacata, a tratti quasi
supplichevole, di Nairobi, spiazza
l’ispettore, il quale lo farebbe volentieri. È
ciò che sognava di fare da ore.
Però
quella richiesta sembra piuttosto una forma d’aiuto.
In
risposta, lui si limita ad abbracciarla, trasmettendole molto
più di quanto
avrebbe potuto fare tra le lenzuola.
“Non
voglio più scopare con te” – le dice,
manifestandogli il suo reale stato d’animo.
E
tale esposizione colpisce Nairobi, la quale evita di rispondere,
convinta che,
lasciarsi andare, sia stato l’ennesimo errore. Intuisce in
quelle parole un
puro rifiuto.
Può
rasserenarsi quando il quarantaduenne continua, dicendo -
“Voglio fare l’amore,
voglio viverti e diventare per te un punto fermo. Non posso pensare di
unirmi a
te per qualche minuto e poi tornare a vivere come se nulla fosse
accaduto. Mi capisci?”
Ma
Agata scuote il capo, afferrando il senso del discorso.
“Non
posso farlo”
“Perché?”
“Non
lo farò di nuovo, non commetterò lo stesso errore
di dieci anni fa”
“Quale
errore?”
“Innamorarmi.
È successo, e sono rimasta incinta”
“Io non ti lascerò mai!” – le
promette.
Di
fronte tale parole, la gitana non può che accennare una
risata ironica – “Lo
diceva anche lui”
È
così che il momento intimo e di tenerezza si interrompe.
La
zingara torna a chiudersi in se stessa, rialzando le barriere, e,
ringraziandolo
dell’ospitalità con la medesima freddezza di ore
prima, si rintana in camera, bombardata
dai tanti ricordi e ferite che, purtroppo, tornano dal passato a
demolirle il
presente.