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Autore: Ivy001    27/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Mariposas ha sempre goduto di ottima fama, nonostante l’anonimato e la posizione occupata in un quartiere poco frequentato della città. Chiunque vi si reca, non può che rimanerne estasiato. Tutto appare a norma: niente sostanze e droghe, né prostituzione delle spogliarelliste. Il protocollo che tutte le Farfalle firmarono al loro arrivo pronuncia proprio questo: il corpo si mette in bella mostra, ma nessuno può permettersi di toccarlo. Vigila la massima tutela delle dipendenti, alle quali, a loro volta, non è concesso di fumare, qualsiasi tipo di roba, né di assumere alcolici offerti dai clienti, per scongiurare rischi alla loro persona.

Al Mariposas, da contratto, ogni farfalla, così come fu deciso di definirle, ha il dovere di intrattenere utilizzando l’erotismo, ma nient’altro.

Questo è stato voluto da chi al potere al momento dell’apertura del locale.

Da allora molto è cambiato, e la sicurezza che si prometteva alle dipendenti del Night Club è divenuta una privazione della loro libertà.

E da presunto rifugio, quell’ambiente diventa una prigione.

Una prigione in cui si è trovata rinchiusa anche Raquel Murillo, della cui sparizione resta il mistero…

Tanto che Santiago Lopez comincia a sospettare che Lisbona possa aver pagato con la vita, come Manila, il prezzo di un’alzata di testa.

 

Nairobi e l’ispettore, rimasti da soli, trascorrono i minuti seguenti ad ignorarsi. Mentre il quarantaduenne rimugina su svariate ipotesi circa il modus operandi del Mariposas, la gitana si chiude nel suo silenzio, con capo basso e occhi fissi a terra, giocando, nervosamente, con gli anelli che adornano le sue affusolate mani.

Un’improvvisa chiamata al cellulare dell’uomo disturba la quiete e riporta i due alla realtà.

Allontanatosi dal salotto, Lopez risponde al collega, interessato a sapere gli sviluppi del suo rientro a Madrid, raccontandogli gli ultimi eventi.

“L’hanno uccisa? Ma stai parlando sul serio? Qui bisogna intervenire, cazzo”

“Si, spero che la polizia sia arrivata e abbia scoperto qualcosa!”

“Cosa vuoi che scoprano se la missione è affidata a quell’incapace di Gandia!” – commenta Ramos, alzando gli occhi al cielo.

“Sarebbe bene che riprendessimo noi le indagini al Night Club!”

“Amico, dubito che mio padre ci concederà anche questo. Ricordi che ha storto il naso quando gli abbiamo chiesto di affidarlo ad altri perché volevamo risolvere la questione in Portogallo?”

“Beh…ma il caso è comunque nostro”

“Intanto pensa a tutelare le ragazze che hai messo al sicuro, fai attenzione, mi raccomando. Non vorrei che questi tizi pericolosi avessero intenzioni peggiori…”

“Avrò sempre un occhio vigile su di loro, fidati”

“E Nairobi come sta?”

“Non voglio infierire, è ancora scossa, si percepisce. Preferisco che sia lei ad aprirsi, appena vorrà farlo”

“Wow” – aggiunge il trentenne.

“Wow, cosa?”

“Sei un ispettore di polizia anomalo, amico mio”

“Cosa vuoi dire?”

“Che per lavoro noi cerchiamo quante più notizie possibili, per chiudere le indagini. Invece tu stai evitando di farlo, perché è ormai palese che non vuoi ferirla”

“E’ pur sempre una donna, un essere umano, non voglio considerarla solo come possibile fonte di informazioni”

“Sei un vero uomo, complimenti! E pensare che hai avuto sette donne…”

“Evidentemente nessuna di loro mi ha portato a cambiare” – precisa, riconoscendo questo merito solo ed esclusivamente ad una spogliarellista di cui conosce poco e nulla e che lo ha fulminato all’istante.

Passano svariati minuti prima che la conversazione si chiuda. L’ispettore raggiunge nuovamente la gitana, seduta sul divano, con gli occhi fissi sul televisore acceso.

Non invaderà la sua intimità, anche se questo significa rallentare le ricerche sul Mariposas.

Così rompe il ghiaccio chiedendole - “Lo vuoi un tramezzino?”

La donna sposta lo sguardo su di lui, distogliendo l’attenzione dallo schermo.

In un momento come quello, il cibo è l’ultimo dei suoi pensieri. Eppure, nella domanda di Santiago, Agata coglie una premura così naturale e spontanea, da non potersi sottrarre.

Anzi, addirittura avanza lei una proposta - “Se mangiassimo un piatto di pasta? Ho sempre amato cucinare, sai?”

Esattamente come il ragazzino a Lisbona, la gitana è appassionata di gastronomia.

Un caso? Per Lopez sicuramente no! Troppe coincidenze.

Imbarazzato dallo sguardo penetrante di lei, l’uomo le sorride timidamente e annuisce, dando l’ok.

Nairobi si avvicina ai fornelli e trascorre i successivi minuti in cucina, alle prese con la preparazione di pietanze italiane che, negli anni, ha appreso, per pura passione.

Lopez, in disparte, la osserva, ammirando la scioltezza della donna e si compiace che lo stia facendo come un indiretto grazie alla ospitalità.  

Nonostante la voglia che la Farfalla mette nel cibo, di ciò che era, della grinta che ebbe quando conobbe l’ispettore, resta molto poco. È visibilmente spenta, come se respirare, parlare, muoversi, fossero mosse meccaniche che mette in atto per sopravvivere. Non c’è più passione e fiamma che arde nei suoi occhi.

Santiago ipotizza che la condizione della zingara scaturisce dalle ultime ore patite in chissà quale luogo, con chissà quali persone, che le hanno recato male fisico e psicologico, di cui, però, lei ancora non vuole parlare.

“È pronto” – comunica poco dopo, invitando il padrone di casa a prendere posto a tavola.

Mentre riempie un piatto di abbondante pasta, Nairobi non si accorge di avere in bella mostra, sulle braccia, alcuni lividi. Lopez li nota subito, stringendo i pugni per mantenere compostezza e autocontrollo. Eppure, avrebbe una gran voglia di colpire qualcuno con un bel gancio sinistro e mettere tutti k.o.

La vendicherà…vendicherà tutte le povere dipendenti del locale… e non vivrà in pace con se stesso fin quando ciò non accadrà!

Intenzionato a non farle ricordare di quei momenti, evitandole un interrogatorio in piena regola, l’ispettore si dedica, piuttosto, ad assaporare e divorare quella prelibatezza.

“È ottimo, hai mai pensato di aprire un ristorante?”

“A dire il vero, no”

La leggerezza dei discorsi che seguono, sciolgono tutte le tensioni, portando i due a raccontare delle rispettive passioni e ad approfondire la conoscenza.

Santiago confessa di avere interesse per il wrestling, e che, in passato, seguì un corso di pugilato, ricevendo il plauso dei maestri.

Agata, invece, ricorda il suo amore per il flamenco, di cui lo stesso Lopez ha avuto visione, spiandola al Mariposas mentre danzava.

“Ti andrebbe di ballarlo?” – le chiede poi.

“Come?” – chiede, stranita, la gitana, inarcando un sopracciglio.

Il quarantaduenne si alza da tavola, programmando con il suo IPhone una serie di musiche di quel tipo, in coda, una dietro l’altra.

Schiacciato play, porge la mano alla zingara, invitandola ad esibirsi. Lei, intanto, continua a fissarlo, sbattendo le lunghe e nerissime ciglia.

“Lasciati andare” – le dice, sorridendole teneramente.

L’esitazione di Nairobi è breve; il ritmo che scorre nelle sue vene non può essere frenato.

Per di più, Santiago sa trasmetterle, come mai nessuno prima, sicurezza e forza.

Ignorando i dolori fisici, la zingara cede e dà prova di un talento indiscutibile, oltre che di una voce pazzesca. Proprio quella voce desta Tokyo, isolatasi per il riposino.

Silene, infatti, si alza e spia, da un angolino della casa, la scena, riconoscendo nello sguardo dell’ispettore, fisso su Nairobi, lo stesso che lei in primis rivolge all’amato Anibal.

“È innamorato, non c’è dubbio!” – conferma, parlando tra sé e sé. E di ciò se ne rallegra. Finalmente qualcuno potrebbe davvero liberare Nairobi dalle ombre e i dolori del passato.

Nessuna più di Agata merita di trovare l’amore, di questo la ribelle delle Mariposas è convinta al cento per cento.

E se l’uomo non rivela i propri sentimenti o cerca di contenersi, sarà proprio Tokyo a fare in modo che esploda la passione. Lo promette a se stessa.

Perso in quella visione fatta di smisurata sensualità, Santiago Lopez si lascia consumare da una fiamma che da giorni domina il suo cuore, un cuore mai così aperto all’amore come adesso.

“Sei bellissima” – senza rendersene conto, inconsapevolmente, è proprio la sua emozione a prendere voce.

E tale complimento, imbarazza Nairobi che si mordicchia, nervosamente, il labbro inferiore.

Lo guarda con la coda dell’occhio, mentre, lusingata dall’essere centrale nei pensieri dell’ispettore, continua a danzare, ad ancheggiare, a muovere magistralmente le mani e battere i piedi, esattamente come una perfetta professionista.

Al cessare della musica, e dell’esibizione, la zingara si ritrova a pochi passi dal suo salvatore.

I due si guardano.

Il desiderio reciproco è percepibile e la stessa Tokyo, ancora intenta a sbirciarli, lo avverte sulla pelle.

“Cazzo, meglio lasciarli soli” – ridacchia, allontanandosi in punta di piedi.

Ed è in quella trovata intimità, che i due, liberatisi dalle loro inibizioni, si lasciano andare al batticuore.

Con delicatezza, lui cerca la mano di lei, intrecciandola alla sua. Nairobi sussulta al contatto fisico, ritraendosi per paura. Tesa ed insicura, manifesta il suo malessere e il suo disagio.
“Sono qui per te, non permetterò a nessuno di farti del male” – sussurra il quarantaduenne.

È il calore dell’uomo che permette ad Agata di abbassare quei muri innalzati per difesa.

Cerca di domare l’agitazione, chiudendo gli occhi, mentre Santiago le sfiora con tenerezza il viso; lo accarezza con estrema cura, sentendo per la prima volta la morbidezza della sua pelle.

Agata gode di quell’attimo di vicinanza all’ispettore, di cui comincia ad apprezzare la dolcezza. Mai nessuno l’aveva toccata in quel modo. Mai nessuno si era interessato a lei così. Mai nessuno ha rispettato la sua privacy e le sue emozioni in tale maniera.

Anche se il respiro si fa’ corto, e aumentano le palpitazioni, la gitana le combatte con forza. Un attacco di panico non può prendere il sopravvento su qualcosa di magico che sta accadendole in questo istante.

Corruga la fronte, respingendo perfino pensieri e ricordi negativi.

Il tutto mentre Lopez continua a offrirle la sua vicinanza. Si avvicina sempre più a lei, ignorando un rossore che gli dipinge, eccessivamente, le gote.

Nairobi e Santiago si trasmettono vibrazioni reciproche…vibrazioni positive…vibrazioni che sono aria pulita, benessere, piacevolezza.

“Affidati a me, non temere del mondo intorno. Ora ci siamo solo io e te” – continua, cingendole la vita, ormai appiccicatasi alla sua.

Lei a quel punto solleva le palpebre, visualizzando l’uomo di fronte a sé.

Quegli occhi scuri indugiano sui suoi.

Lopez non vuole rischiare di spaventarla perciò esita nel mettere in atto il gesto successivo. La vorrebbe baciare. Sì, è questo che sogna da quando l’ha rivista ore prima.

La zingara, invece, in silenzio, non fa una mossa. Posa lo sguardo sulle labbra dell’uomo, come se attendesse l’attimo per vederle fiondarsi sulle sue.

Però Santiago si ripromette di non agire sconsideratamente, perciò, a fatica, non la bacia, deludendo le aspettative perfino di Nairobi.

Lei, infatti, è un continuo susseguirsi di emozioni e desideri contrastanti: vorrebbe ma non vorrebbe; è restia, ma desiderosa di sensazioni forti!

Vive una condizione di totale ambiguità e di lotta interna tra la Nairobi del Mariposas e la Agata del barrio di Madrid, quella donna e madre che ha patito tanto nella vita.

“Resisterti non è facile, sai?” – confessa l’ispettore, ormai arreso al non veder realizzato il proprio desiderio – “Ma so che non saresti pronta a farlo”

Ed è allora, inaspettatamente, che la donna mette in standby le paure e dà un colpo di accelerata al cuore.

Afferra il colletto della camicia del quarantaduenne e, adagia la sua fronte su quella dell’uomo. Il naso di lei annusa il volto del suo salvatore, scoprendolo pian pianino, accompagnandosi con respiri che emettono tutta la sua eccitazione.

Si studiano, si scoprono, l’uno cerca le labbra dell’altra.

“Baciami, ti prego” – la voce, pacata, a tratti quasi supplichevole, di Nairobi, spiazza l’ispettore, il quale lo farebbe volentieri. È ciò che sognava di fare da ore.

Però quella richiesta sembra piuttosto una forma d’aiuto.

In risposta, lui si limita ad abbracciarla, trasmettendole molto più di quanto avrebbe potuto fare tra le lenzuola.

“Non voglio più scopare con te” – le dice, manifestandogli il suo reale stato d’animo.

E tale esposizione colpisce Nairobi, la quale evita di rispondere, convinta che, lasciarsi andare, sia stato l’ennesimo errore. Intuisce in quelle parole un puro rifiuto.

Può rasserenarsi quando il quarantaduenne continua, dicendo - “Voglio fare l’amore, voglio viverti e diventare per te un punto fermo. Non posso pensare di unirmi a te per qualche minuto e poi tornare a vivere come se nulla fosse accaduto. Mi capisci?”

Ma Agata scuote il capo, afferrando il senso del discorso.

“Non posso farlo”

“Perché?”

“Non lo farò di nuovo, non commetterò lo stesso errore di dieci anni fa”

“Quale errore?”

“Innamorarmi. È successo, e sono rimasta incinta”
“Io non ti lascerò mai!” – le promette.

Di fronte tale parole, la gitana non può che accennare una risata ironica – “Lo diceva anche lui”

È così che il momento intimo e di tenerezza si interrompe.

La zingara torna a chiudersi in se stessa, rialzando le barriere, e, ringraziandolo dell’ospitalità con la medesima freddezza di ore prima, si rintana in camera, bombardata dai tanti ricordi e ferite che, purtroppo, tornano dal passato a demolirle il presente.

   
 
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