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Autore: Ivy001    28/03/2022    1 recensioni
RIECCOMI CON UNA NUOVA FANFICTION, STAVOLTA DAI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO GIALLO, CON LA SPARIZIONE DI UNA DONNA E LE INDAGINI CONDOTTE DA ISPETTORI CHE ERAVAMO ABITUATI A CONOSCERE CON I PANNI DI RAPINATORI. SPERO VI PIACCIA. ATTENDO DI SAPERE COSA NE PENSATE PERCHE’ QUESTO MONDO CHE RACCONTO NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA TRAMA DE “LA CASA DI CARTA”
BESITOS A TODOS
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quel quasi bacio dà consapevolezza a Santiago Lopez di quanto la presenza di Nairobi riesca a disarmarlo, a mandarlo in crisi, a destabilizzarlo.

Sedendosi sul suo divanetto, approfittando della solitudine, si sdraia, liberandosi delle scarpe, e, con telecomando alla mano, cerca di distrarsi da quanto accaduto, provando a superare il “cosa sarebbe potuto accadere” se solo lui avesse acconsentito alla richiesta della gitana del bacio.

Invece, ciò che ottiene dal tentativo di rimozione del ricordo, è tutt’altro. Nella sua mente continuano a farsi spazio frame della loro notte di passione. Crede di impazzire quando sente perfino riecheggiare nelle sue orecchie i gemiti di lei.

“Ok, ora basta” – si mette in piedi, prendendosela con se stesso – “Placa questi ormoni, cazzo, Santiago. Hai quarant’anni suonati… porca puttana”

Non sono però gli ormoni i responsabili, e forse, Lopez, inconsciamente, lo sa.

È il cuore a metterlo di fronte a ciò che in realtà prova.

Esce fuori in giardino, osservando il verde che circonda la villetta.

Quante estati ha trascorso lì assieme a sua madre. Momenti unici impressi nella memoria.

Difficile rimuovere le parole della mamma quando, all’ennesimo fallimento in amore, l’ispettore le confessò di non volerne più sapere.

“Troverai la persona giusta per te; non avere fretta, figlio mio. E ti assicuro che quella giusta la riconoscerai a pelle, al primo impatto”

“Ti ricordo che mi hai detto queste cose ogni volta e ad oggi siamo a quota sette storie”

“E sette nipoti” – puntualizza la donna, entusiasta del piccolo dettaglio chiamato figli generati per errore.

“A proposito, la tua ultima ex, abita dove?”

“Ucraina!”
“Bene, amo quel Paese. Credo che ci sia tanto da imparare da quel popolo”

“Ok, vedo che hai in programma di andare anche ad Odessa, dico bene?”

“Certo” – afferma la signora, sistemandosi gli occhiali da vista, mentre continua, attenta, a dipingere, all’aria aperta, sulla sua bella tela da pittrice – “E tu verrai con me. Se c’è una cosa che non devi fare, è abbatterti di fronte alle delusioni. Lei ti ha mollato?! Tu sii superiore. Comportati da bravo genitore, aiutala con la bambina in arrivo e poi metti un punto a tutto. Ovviamente io sarò lì con te, al tuo fianco”

Santiago sorride al ricordo della simpatica e solare signora Lopez.

Quanta nostalgia ha della sua amata mamma, una persona speciale deceduta per colpa di un brutto male, anni addietro, della quale gli rimane in eredità un’immensa villa, oltre alla somiglianza fisica.

Deciso a non pensare a Nairobi, si accinge a raggiungere la stanza da letto della padrona di casa.

Apre la porta, con discrezione, come se sentisse alle spalle la voce materna che lo rimprovera di non badare alla sua privacy.

Mette piede tra quelle pareti, bloccandosi davanti al dipinto centrale.

Un quadro di grandi dimensioni realizzato proprio su commissione della donna, qualche anno prima della sua scomparsa, domina la scena.

“Mi manchi tanto” – commenta lui, sfiorando l’immagine che rappresenta una prorompente signora sulla sessantina circa, dai capelli biondo cenere, legati in una lunga treccia, vestita con una camicia bianca e un pantalone di seta celeste, seduta in quello stesso giardino, su una sedia da esterno, con lo sguardo sereno, volto in cielo.

“Chissà cosa mi avresti detto oggi sulla storia di Agata” – aggiunge poi.

Accarezza il dipinto come se lo stesse facendo con la donna in questione, fermandosi, poco dopo, sulla firma incisa nell’angolo della tela.

“Alla dolcissima Leticia, un caro amico”

Mentre pensa e ripensa alla adorata mamma, Santiago non si accorge che qualcuno, alle sue spalle, lo sta osservando.

Tokyo, infatti, svegliatasi dopo aver sentito Nairobi cantare, ed elettrizzata da cosa possa essere accaduto tra i due amanti, non ha preso più sonno, e ha optato per un giro perlustrativo nella gigantesca villa.

“Chi è questa bellissima signora?” – chiede, facendo sobbalzare l’ispettore – “Ops, scusami non volevo spaventarti. È che ho notato la tua commozione di fronte a questo dipinto”

“Tranquilla, è che sono abituato a vivere da solo e devo abituarmi ad avere altre persone sotto il mio stesso tetto” – spiega, invitandola ad avvicinarsi.

“Caspita, è davvero un capolavoro questo quadro” – esclama, estasiata, la giovane.

“Si, ma anche il soggetto ritratto era, per natura, un capolavoro di persona”

Gli occhi lucidi e lo sguardo commosso permettono a Silene di intuire, così da avanzare la sua ipotesi – “E’ tua madre?”

“Caspita, potresti lavorare con noi in Polizia. Hai un sesto senso fuorimisura” – le sorride, prendendola anche un po' in giro, stanco di concentrarsi solo su emozioni tristi o nostalgiche.

“In un’altra vita, per ora direi che il vostro mondo non mi appartiene affatto” – aggiunge Tokyo, ridacchiando. Poi torna seria – “Dove si trova adesso?”

E la non risposta dell’uomo vale più di mille parole.

“Ok, ho capito. Perdonami, ti sembrerò una ficcanaso”

“Non preoccuparti. È una questione che ho tenuto per me troppo a lungo. Forse parlarne con qualcuno può farmi stare meglio… lei non c’è più! Un tumore me l’ha portata via cinque anni fa”

“Mi dispiace, però sono sicura che sarà fiera dell’uomo che sei”

Seduti su un divanetto accanto alla finestra, a pochi passi dallo stesso dipinto, il quarantaduenne si mette a nudo, finalmente, e lo fa tirando fuori dalla tasca il suo portafogli.

“Questi sono i miei sette figli”

“Cosa? Sette?” – esclama, scioccata – “Stai scherzando, vero?”

“No, sono serio!” – e così, uno ad uno, li presenta all’ospite, che non riesce a credere ai suoi occhi.

“Ad oggi loro vivono lontani, è dura non esserci, ma sapere che stanno bene e vivono le loro vite in serenità è ciò che mi interessa di più”

“Quindi hai avuto varie storie”

“Si, tutte andate male. Forse per questo motivo, dopo la nascita della più piccola, Ivana, ho deciso di smetterla”

“Come mai?”

“Mia madre soffriva per me nel vedermi sconfitto in amore, e con una prole in aumento e un cuore a pezzi. Però… ad oggi, sento che qualcosa è cambiato”

Le sue ultime parole fanno sorridere Tokyo, convinta che Santiago si riferisce ad Agata. Perciò, indossando i panni di Cupido, tenta di far scattare la scintilla definitiva.

“Prima tra voi cosa è successo? Intendo...tra te e la mia migliore amica! Ammetto di avervi sbirciati, poi ho preferito andarmene, insomma non volevo di certo assistere a…ehm…”

“Nulla! Non è successo nulla! Lei si è chiusa in camera”

“Ma no!” – commenta, delusa, la ragazza, vedendo sfumare il suo sogno d’amore per Nairobi. In piedi, di fronte a lui, cerca di pensare a un modo per agire e toccare il cuore della gitana, ancora scossa da vicende terrificanti.

“Devi trattarla con i guanti gialli, innanzitutto. Ha bisogno di stabilità, di certezze. E di amore, tanto tanto amore”

“Io non voglio affrettare i tempi. Lei ha sofferto e non le serve qualcuno che la pressi”
la tenerezza di Santiago sono la prova che è davvero lui l’uomo giusto per Agata.

Felice di questo, Tokyo aggiunge – “A lei servi tu…solo tu puoi guarire il suo dolore. Nessun altro è in grado di farlo”

“E come potrei? Ho avuto storie pessime, evidentemente non ho il tatto adeguato”

“No, la realtà è che sette ragazze erano sbagliate per te. È Nairobi quella giusta. Il destino ha parlato chiaro, siete fatti l’uno per l’altra”

“Vorrei solo che sapesse di poter contare su di me”

“Cosa ti direbbe tua madre se fosse qui?”

“Beh…” – riflette un po', immaginandosi Leticia seduta in mezzo a loro, con la sua smisurata dolcezza, accompagnata sempre dal giusto grado di fermezza – “Mi direbbe di buttarmi, senza esitazioni!”

“Esattamente!” – conferma Silene – “Per sentirti vicina a lei, forse, potresti…non so…cominciare utilizzando un nome di città”

“Eh?” – ripete, confuso, l’uomo – “Cosa c’entra il nome di città con questo?”

“Dai, diciamo che è un primo approccio. Pian piano entrerai nel suo mood, nel nostro mondo, e lei capirà che può fidarsi”

“Lei poco fa stava davvero cedendo, quindi non sarà il nome Santiago a bloccarla, no?”

“Si, dico però che potrebbe essere un modo per rompere il ghiaccio e farla sorridere”

Lopez è riluttante di fronte a quella che sembra una stupidaggine.

Silene continua, domandandogli – “Le hai fatto qualche strana proposta?”

“Certo che no!” – alza le mani lui – “Le ho solo promesso di esserci sempre”
“Allora, ascoltami, io sono sicura che Nairo si sbloccherà se ti vedrà diverso dal suo passato”

“Suggerimenti? A parte l’idiozia del nome di città…”

“Non è un’idiozia. E poi, rifletti, potresti camuffarti bene dietro un appellativo misterioso. Può esserti addirittura utile per le indagini. Direi di iniziare così. Trovane uno, va’ da lei, e confessale ciò che provi. Basta indugi, basta giri di parole, basta inibizioni. Parlale anche dei tuoi figli…si sentirà ancora più in sintonia con te, avendone uno anche lei”

Adesso sì che il discorso della moretta sembra avere una logica, secondo l’ispettore che, raccolto il coraggio, si mette in piedi e dice - “Hai ragione! Sei una brava consigliera, cara  la mia Tokyo”

“Ovvio” – risponde lei, fiera di se stessa, con l’aria di chi sa di poter vincere facile.

Dopo un batti cinque tra i due, la giovane lo accompagna fino alla stanza della gitana. Ma prima di congedarsi gli pone un’ultima domanda - “Hai pensato al nome?”

Qualche minuto di esitazione, poi lui annuisce.

“Letizia è il nome di una città della Colombia, lo sapevi?”

“Vuoi chiamarti Leticia? Direi fin troppo femminile” – sostiene la ribelle delle Farfalle, ridacchiando al pensiero di Santiago con tale appellativo.
“No, Tokyo, certamente no, però conosco un’altra città della Colombia che potrebbe fare al caso mio”

“Quale?”

E così Santiago Lopez finisce per diventare Bogotà!

*******************************

A proposito del Mariposas, le ore successive alla fuga delle due farfalle ribelli, con il conseguente k.o. di Manila, hanno conseguenze su tutti coloro che vivono e lavorano tra quelle mura.

Helsinki aiuta Martin Berrotti a liberarsi dalle corde alla sedia. Quest’ultimo dà poi ad Oslo l’ordine di controllare l’uscita secondaria, richiedendogli la consegna delle telecamere esterne.

Ciò che è accaduto è ormai storia.

All’altro serbo, invece, è dato il compito di raccogliere il corpo di Manila.

Correndo con la collega in spalla, il buttafuori, visibilmente scosso, raggiunge la camera di lei e la adagia sul letto.

“E’ morta?” – domanda Palermo, scuro in volto.

“Ha perso tanto sangue” – spiega Helsinki, coprendo la ferita con delle garze.

“Inutile che la curi. Non vedi che è morta?!”

“Il cuore batte ancora, signore” – dice, invitandolo ad appurarlo.

Il proprietario del Night Club, turbato, afferra il polso della ragazza e verifica. Il battito è molto debole…ma c’è!

“Lasciala a me, ci penso io” – le parole di Martin non tranquillizzano il serbo – “Posso aiutare” – aggiunge lo straniero, in ansia per le sorti della collega.

“Ti ho detto di andartene. Va’” – tuona l’altro, facendogli segno di lasciare la camera.

Rimasto solo con Manila, Palermo le siede accanto.

“Potrei salvarti la vita e rimediare agli sbagli del passato, in fondo non eri tu che meritavi questa condizione…” – preso il suo strumento di contatto con il superiore assoluto, chiede – “Che si fa ora?”

La risposta è immediata - “Portala qui”

“Le fuggitive?”

“Vedrai che torneranno strisciando! Ho già in mente un’idea per punire i traditori e, soprattutto, per infangare chi si immischia nei nostri affari”

La voce malefica non mostra il benché minimo dispiacere per le condizioni della giovane morente, piuttosto opta per sfruttarne la quasi morte per propri tornaconti.

All’ordine del Boss, Berrotti non può che eseguire ed accettare quanto da lì in poi accadrà.

Nel frattempo, un’abbattutissima Stoccolma percorre i corridoi, con passo lento e faticoso, reso ancora più insopportabile dai singhiozzi isterici.

Si sente più sola che mai. Non ha nessuno. Manila è morta. Lisbona è sparita nel nulla. Perfino le due ribelli, con cui discuteva la maggior parte delle volte, le sembrano, adesso, un’ancora di salvezza dalla solitudine. Purtroppo anche di loro non c’è più traccia.

“Sono rimasta l’unica…” – e il fatto non è piacevole.

Accovacciatasi a terra, nasconde il volto tra le mani, mentre fiumi di lacrime continuano a sgorgare e bagnarle le guance.

“Dovrei farla finita” – arriva perfino a pensieri malati verso se stessa.

Ed è in quel momento che una figura avanza verso di lei.

“Io per te, tu per me! Non sei sola”

La bionda si volta verso Helsinki che, nel frattempo, le si è seduto di fianco.

È diventato, improvvisamente, il compagno di sopravvivenza che fa al caso suo.

La perfetta soluzione al suo dramma.

Teneramente, il serbo l’accoglie a sé – “Mi mancherà Manila” – confessa, commosso.

“Tu sai chi è stato?”

La riccia scuote il capo, afflitta dal dolore. La vicinanza dell’omone grosso e docile la porta a raccogliere il coraggio e confidargli un segreto che va sistemato.

“Mi aiuteresti a risolvere un problema?”

“Quale?”

“Ho bisogno di una pillola per abortire”

Mentre tutto ciò accade, la polizia ha raggiunto l’esterno del locale.

Miguel Fernandez, rimasto lì in attesa, trepidante per il ruolo che gli è stato assegnato, racconta a due agenti di aver saputo di giri di droga nel luogo, la prima menzogna che salta alla mente dell’informatico per spingere i poliziotti ad entrare e perlustrare.

“La ringraziamo, ora può andare. Ce ne occuperemo noi” – dice uno dei due in divisa.

È questo l’ultimo minuto che il giovane trascorre lì, certo che chi di dovere si occuperà del caso.

E proprio quando è ben distante e prossimo ad entrare nella sua abitazione, i due agenti si scambiano qualche parola - “Angel, hai sentito? Dici che dovremmo entrare?”

“No, Suarez, è tutto a norma qui. Andiamocene, ho sonno e merito un bel riposo”

Fatta la loro comparsa, i poliziotti tornano alle loro priorità, ignari del disastro combinato nel Night Club e di quanto, da lì in poi, sarebbe accaduto.

   
 
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