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Autore: Moodymoon    31/03/2022    0 recensioni
Eleonora si risveglia in un luogo nel quale tutti i suoi sensi eccetto la vista sono assopiti, non ha ricordi del suo passato o di chi sia. Colta dalla disperazione cerca qualcuno che, in quello strano luogo in cui nulla sembra ed è normale, la possa aiutare. Gli occhi violacei di Eleonora incontrano quelli ambrati di Colin, lui sembra l'unico che possa aiutarla, l'unico che possa parlare in quel posto e la aiuterà ad affrontare un viaggio in cerca dei suoi ricordi. Qualcosa però durante il viaggio cambia tra i due, entrambi sono legati da una coincidenza, un destino che li ha portati ad incontrarsi dove nulla è
ciò che dovrebbe, riusciranno a ritrovarsi anche dopo che Eleonora saprà la verità sulla sua condizione?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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  Si ritrovò immersa in un'oscurità profonda, non percepiva alcun suono, alcun movimento intorno a sé, non capiva dove fosse distesa perché il suo senso del tatto sembrava assopito, le sembrava quasi d’essere sospesa nel buio.
Non percepiva il caldo o il freddo e il suo corpo era immobile, tanto da farle venire il dubbio d’averlo ancora; provò a riempire la sua mente totalmente vuota d’un qualsiasi pensiero ma non vi riuscì, poi d’improvviso delle lettere le comparvero davanti, non erano molto chiare così provò a renderle tali, piano piano vide una parola, era un nome: Eleonora; le piacque, in qualche modo le sembrò familiare, l’afferrò con tutte le sue forze e lo riconobbe come suo.
Pian piano l’intorpidimento totale al quale il suo corpo era sottoposto scemò, sentì che un lieve solletico le era procurato dalle ciglia, così capì di avere gli occhi chiusi e decise di doverli aprire; non seppe se farlo piano o velocemente, così optò per la prima opzione e non appena le sue ciglia si separarono dei violenti raggi di una fortissima luce capitolarono nei suoi occhi bruciandoli, li richiuse di scatto, riprovò una seconda volta, stavolta con il secondo metodo e appena furono spalancati vide un limpidissimo cielo azzurro con delle nuvole bianche e rosa pallido. Lasciò che i suoi occhi si abituassero a quella luce, poi notò che il suo braccio era sollevato come se avesse effettivamente afferrato qualcosa, lo abbassò incerta e appena esso toccò terra le sembrò di toccare ruvida asfalto, tuttavia sollevandosi vide una distesa d'erba verde, quindi costrinse le sue gambe a reggerla per permetterle di ammirare il paesaggio intorno a sé: l’erba era lunga e adornata di brillanti goccioline di rugiada mattutina, degli altissimi alberi con foglie grandi e piccole formavano un bosco fitto fitto ma spettacolare, le foglie e i petali dei fiori e degli alberi risplendevano accarezzati dal sole; d’improvviso un forte calore le si propagò per tutto il corpo, si sentì bruciare, non sentì odore di erba bagnata come avrebbe dovuto ma di gas.
Nonostante di suoni dovessero esservene ben pochi in relazione al paesaggio, Eleonora sentì un frastuono di voci urlanti, macchine e clacson a dir poco assordante. Tutto quello che sentiva era in totale contrasto con ciò che vedeva e ciò portò le sue gambe a cedere e farla cadere sulle sue ginocchia, quindi si accasciò confusa e senza apparente ragione dolorante, chiuse gli occhi e si concentrò, pensando che non fosse possibile che sentisse odore di gas e rumori di clacson in una simile radura ricca di verde.
Quando riaprì gli occhi percepì il solletico dell'erba sul suo corpo, un dolce vento leggero accarezzarle la pelle, il profumo della rugiada mattutina e il fruscio delle foglie; si sentì sollevata, il bruciore e il dolore che aveva provato sul suo corpo sparirono. Eleonora si lasciò trasportare per un po' da tutto quello che la circondava, allargò le braccia godendosi il vento, ascoltò la dolce cantilena prodotta dalle gocce di rugiada che si schiantavano al suolo, dal fruscio di foglie e petali secchi che si rincorrevano tra i cespugli e si perse a guardare le dolci nuvole di mille dimensioni e forme diverse. Poi si iniziò a sentire inquieta, la sua testa da vuota divenne talmente pesante per le domande che vi si formarono che le sembrò il suo collo non riuscisse a reggerla:
Cos’è questo luogo? Perché sono qui? Dovrei andarmene? E dove in quel caso? Da dove vengo? Chi sono io? Conosco qualcuno qui? C'è qualcuno in questo luogo incontaminato?
Iniziò ad agitarsi, un’ansia profonda s’impossessò di lei fino a scuotere ogni parte del suo corpo, improvvisamente il cielo non sembrava così azzurro, la dolce cantilena non era così piacevole e nemmeno quel tiepido vento era dolce, diventò fastidioso e le si scaglio sul viso come se volesse ferirla. Eleonora spaventata iniziò a camminare da qualche parte, ma non sapeva dove andare, lì non vedeva nessuno, così iniziò a correre disperata nella prima direzione che le sue gambe scelsero, allontanandosi dal bosco, dalla cantilena e dai profumi dei fiori, ora diventati bruschi e irruenti nelle sue narici.
Corse verso un luogo che non conosceva, abbandonando un altro luogo che non le era familiare; corse velocemente ma il paesaggio sembrava sempre lo stesso, persino le nuvole non cambiavano, chiuse gli occhi perché quel paesaggio sempre uguale la terrorizzava, aumentò la velocità, andando sempre dritto verso il luogo alla quale le sue gambe l’avevano indirizzata, l’unica cosa che sentiva era il suo cuore battere freneticamente, sentì lo sforzo che il suo corpo stava facendo per correre così velocemente, sentì piano piano le gambe diventare pesanti, sempre di più, sentì il cuore battere talmente forte da farle male al petto; sentì le gambe cedere e cadde rovinosamente a terra rotolando su se stessa percossa dal terreno instabile, tenne gli occhi chiusi finché  non si fu fermata, bloccata dal tronco d’un enorme albero scuro; improvvisamente sentì il rumore d'acqua che correva veloce e aprendo gli occhi vide di essere a pochi metri da un fiume, vide che il terreno non era più fatto d’erba ma era spoglio e frastagliato di sassolini, vide che non vi erano che pochi alberi lì intorno, il cielo era meno azzurro e brillante, le nuvole un po’ più grigiastre, l’aria più calda e secca, si sentì affaticata e assetata, quindi gattonando si sforzò di arrivare fino alla riva del fiume e tenendosi ben stretta ad essa infilò la testa sott’acqua rinfrescandosi un po’, per poi tirarla fuori facendosi ricadere l’enorme massa di capelli bagnati sulle spalle a bagnarsi la felpa, quindi prese un po’ d’acqua con le mani a conchiglia e se la portò alle labbra per dissetarsi. Il bruciore che provava ai piedi la scosse e quindi si mise seduta e immerse le gambe in acqua fino al polpaccio sentendo subito il dolore alleviarsi, la mente farsi più lucida e il corpo meno caldo.
Aspettò un po’ di tempo in quella posizione, osservando il sangue proveniente dalle piante ferite dei suoi piedi mischiarsi all’acqua fresca e quando vide che esso cessò di scorrere tirò le gambe fuori dall’acqua e si rimise in piedi, si guardò un’altra volta intorno e vide che il fiume continuava verso la sua sinistra e verso la sua destra invece si interrompeva mischiandosi all’azzurro del cielo. Andò a controllare e vide che quel fiume moriva in un enorme lago con intorno numerosi alberi e piante di vario tipo, vide delle rocce appuntite lungo la cascata e notando quanto fosse ripido quel punto, vi si allontanò: quindi decise che quel punto sarebbe stato il suo sud, osservò oltre il fiume e vide che il suo est era una pianura in cui si alternavano alberi enormi e fiori piccoli e delicati, quindi osservò il luogo da cui era venuta, il suo ovest, e non vide più il dolce prato con le gocce di pioggia e di rugiada sulle foglie e sui fili d’erba se non come un puntino verde in lontananza, si rese conto di quanto aveva corso e le vennero i brividi: quindi decise di proseguire a nord, da dove proveniva il fiume, sperando d’incontrare qualcuno che potesse aiutarla.
Proseguì camminando a passo svelto senza mai fermarsi fino a che il sole non iniziò a calare, intanto il paesaggio intorno a sé si fece più cupo, con il terreno marrone scuro, le pietre dal grigio chiaro al marroncino si fecero più grandi, non erano più sassolini ma pietre grandi quanto la sua testa, lisce lisce, vi era sempre meno verde: solo qualche albero qua e là e qualche pianta incastonata tra le rocce alla riva del fiume.
Quando fu troppo stanca e il cielo si tinse d’un arancione ed un rosso intenso decise di fermarsi, bevve un po’ d’acqua e cercò un luogo dove potersi riposare, quindi si sistemò in posizione fetale sotto un albero non molto lontano dalla riva del fiume, poggiando la testa su una delle radici che andavano ad infiltrarsi nel terreno ora freddo; osservò il cielo farsi scuro, il sole sparire, vide il fiume brillare quasi e piano piano un vento gelido raffreddò il suo corpo accaldato fino a farle sentire freddo, quindi i suoi occhi non ressero, la mente inquieta si arrese e il corpo cedette calando in un sonno profondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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