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Autore: AlsoSprachVelociraptor    01/04/2022    0 recensioni
Sabo è stato salvato da una ragazza il giorno in cui decise di prendere il mare, la misteriosa e potentissima Arapophis D. Ryrrys, detta Ray, e da allora sono diventati inseparabili, il loro legame forte quanto il loro destino.
Il passato e l'identità di Ray, così come quella di suo cugino Coamgaldaz Boa Jokull detto Jaki, celano segreti e misteri, tra cui l'antica leggenda degli Imperatori Draghi, l'origine dei Frutti del Diavolo e il destino dell'intero universo.
Il fuoco e l'acqua, uniti per sconfiggere il male.
Cinque Draghi Imperatori, tantissimi poteri, molti nemici, e un unico obiettivo: la libertà!
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(storia del 2010, riscritta e ripubblicata. Da non prendere troppo sul serio! Leggete le premesse prima del capitolo prologo!)
Genere: Avventura, Azione, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Boa Hancock, Nuovo personaggio, Rivoluzionari, Sabo
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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La storia che state per leggere è una Fanfiction di One Piece un po' speciale.

È infatti il remake "ironico" di una vecchissima fic scritta da me in persona ben 12 anni fa e scritta nel corso di due anni, tra il 2010 e il 2011!

In 12 anni One Piece è cambiato parecchio, e anche io sono cambiata. 

Nel 2010 era apparso per la prima volta Sabo, di cui mi ero follemente innamorata a prima vista. Nel 2010 ho letto Eragon e iniziato la saga della Ragazza Drago, e nello stesso anno Bad Romance di Lady Gaga mi era stata inviata tramite bluetooth sul mio Samsung Corby giallo con sfondo il logo della Tecktonik a scacchi in fiamme.

Erano altri tempi.

Ma questa storia, che in origine si chiama "NON PER NOI. STORIA DEGLI IMPERATORI DRAGHI TIRANNI" tutto in maiuscolo, la considero un pinnacolo di arte trash dei primi anni 10, troppo prezioso per venir dimenticato.
 

Una specie di My Immortal nostrano, se così si può definire.

Revisitandola negli anni 20, modificando il meno possibile e rendendola leggermente più fruibile, voglio presentarvela, e sperare che vi divertiate a leggerla tanto quanto mi sono divertita io a scriverla due volte, in una dozzina d'anni di distanza.

In questa storia ogni arco filler dell’anime verrà considerato come canon, e tutto ciò che succede dopo il 3D2Y non è calcolato, per il semplice motivo che quando ho iniziato a scriverla il timeskip doveva ancora avvenire!

In questa revisione appariranno tuttavia alcuni personaggi presenti solo nell’opera dopo il timeskip, solo per il puro gusto di incasinare un po’ le cose. :)

Ho voluto mantenere lo stile originale della storia, ovvero aggiungendo a caso dei flashback (che si capirà sono flashback perchè scritti in corsivo, come nell'originale) e degli avvenimenti onirici, azioni che succedono solo in sogno (e saranno scritto in grassetto perchè andava di moda così su EFP negli anni 2000) per mantenere quell'aria di primi anni 2010, dove ogni storia aveva dei flashback non in ordine temporale sbattuti a casaccio dentro ai capitoli. Bei tempi.
Non prendete troppo seriamente questa storia. Leggetela come una strampalata avventura per due risate, come un disaster movie dell'Asylum. Assaporate il delizioso cringe stagionato dodici anni. Inoltratevi con me in questo viaggio nel tempo, sperando che vi divertiate tanto quanto mi sono divertita io a ritrovare questa gemma, e riscriverla.
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“Terra! Terra!” gridò il vicecapitano, appollaiato sull’albero maestro della loro nave, la Shining Future.

Evelynn Sorriso Smagliante corse sul ponte della nave, stupita tanto quanto la sua nuova timoniera e navigatrice, Lulabelle. “Terra? Qui?”

Con un balzo, il vicecapitano atterrò sul ponte di legno tirato a lucido (come del resto tutta la nave) come un fazzoletto di pizzo trascinato dalla dolce brezza del mare, di fronte alla sua capitana e timoniera. Chiffon, il ragazzo dai capelli bianchi candidi come la neve e gli occhi caldi e dolci, aveva un ampissimo sorriso sul viso. “Sì! Si tratta di un arcipelago vulcanico, formato da più isole che, probabilmente, un tempo erano vulcani…

Lulabelle aveva una cartina in mano, e il log pose sul suo delicato polso puntava tutt’altro, anche se era calibrato per portarli alla prima isola sul loro tragitto. “È possibile che… i vulcani siano ancora attivi, e le isole siano abbastanza recenti. Quando hanno disegnato questa mappa, ancora non erano ancora spuntate dall’oceano. Io vi starei alla larga...”

“Allora sbarchiamo!” gridò Evelynn fuori di sé dalla gioia. “E diamo loro un nome!”

“Magari potremmo renderle la nostra base!” disse il fratello minore di Evelynn, Kean, dai capelli morbidi e setosi dello stesso colore miele della sorella. 

I pirati dal Sorriso Splendente erano partiti da poco per il Grande Blu, ma già erano famosi per la gioia che emanavano, e per la bellezza di tutti i loro componenti. I folti boccoli viola di Lulabelle, uniti ai suoi occhi color mare sul suo viso del colore dell’ebano, Evelynn e Kean, alti e biondi e splendidi, dal sorriso magico che poteva far sciogliere ogni cuore, e Chiffon, dalla pelle morbida e i capelli boccolosi e platino e le movenze da ballerino eleganti.

La Shining Future attraccò sulla spiaggia dalla sabbia di un magenta intenso.

“Polvere di granati!” disse Lulabelle la studiosa, saltando a terra e atterrando sulla sabbia, che si sollevò attorno a lei in una tempesta scintillante.

“Perfetta per noi!”

“La mia isola sarà quella, a me piace il colore verde!” disse Evelynn, più gioviale del solito, indicando la seconda isola per grandezza, dopo quella su cui erano attraccati.

L’isola, quella principale e probabilmente la più vecchia, era una larga isola vulcanica a forma di mezzaluna formata da basalto nero e granati, e ricoperta in buona parte da una fitta savana e dal clima secco. E, cosa più importante, sovrastata da un enorme vulcano.

E da dentro la caldera, un paio di enormi iridi colore della fiamma li stava fissando...

“Ok, farò quello che mi hai detto.” brontolò la ragazzina, il cappotto pesante sul viso coperto, gli occhi arancioni che andavano a fuoco per l’irritazione del momento- Ray odiava i nobili.

Ma se voleva comprarsi la libertà, ripagare il debito di quell’uomo che l’aveva cresciuta ma che aveva fatto tanto bene quanto male, quella era l’unica possibilità di libertà, libera dai Draghi Celesti, dai pirati, dai rivoluzionari… fare la mercenaria, stare agli ordini di quei maledetti nobili, e prendere i loro soldi.

L’uomo, un nobile di Goa -un piccolo regno nel Mare Orientale-, alto e pieno di sé, le stava dando un ruolo che spesso i nobili le affibiavano- controllare che il suo erede si comportasse bene.

Solo che, in questo caso, il ragazzino doveva anche trovarlo, e riportarglielo indietro, in quella villa che puzzava di candeggina. Odori che le riportavano in mente una brutta parte della sua infanzia.

“I soldi me li darai quando te l’avrò trovato. Non ho bisogno di anticipi, solo i soldi che mi servono per dormire qui.”

L’uomo sorrise sotto gli spessi baffi neri. “Oh, se è di tuo gradimento, puoi soggiornare nella nostra villetta degli ospiti.” disse ruffiano.

“No. No, preferirei di no.” si affrettò a dire Ray. Non avrebbe mai più vissuto in mezzo alla nobiltà. Non sarebbe mai più stata rinchiusa in una gabbia dorata. “Voglio mescolarmi meglio nella folla. I soldi per una camera in una locanda sarà sufficiente."

Il nobile sorrise ancora di più nel sapere che, per ora, i suoi soldi erano al sicuro. 

“Mio figlio… quello sciagurato! Lui è scappato, l’ultima volta che l’ho visto è stato qualche giorno fa, per le vie della città bassa. Le causerà un sacco di guai, ne sono sicuro.”

“Vorrà dire che mi pagherai di più.”

Il nobile continuò con una smorfia contrariata. “Ha dieci anni, è alto circa un metro, biondo occhi azzurri, gracile e, da quanto ho visto, estremamente veloce e atletico. Aveva un’arma contundente tra le mani, come un bastone. Stia attenta.”

Stavolta, fu il momento per Ray di sorridere, sfoderando gli enormi canini inferiori. “Oh, non preoccuparti, ho affrontato peggio che dei bambinetti scapestrati.”

Le fu consegnato un sacchetto di monete d’oro, il simbolo di un fiore a sei petali disegnato su esso, e fu scortata fuori dalla villa.

Quando Outlook III si sporse dalla finestra del suo studio per osservare un’ultima volta quella misteriosa mercenaria, lei era già sparita.

Senza nessun preavviso, il vulcano sopra la ciurma del Sorriso Smagliante eruttò con una violenza tale da far spiccare il volo a tutte le strane creature primitive che abitavano la savana.

“Dobbiamo tornare alla nave!” gridò Lulabelle, che era l’unica della ciurma a non avere poteri straordinari.

“Tranquilla, ho la situazione in pugno!” gridò Kean, mettendo le mani a cerchio davanti alla sua bocca e soffiando forte. Dalle sue dita ricoperte da guanti speciali di sua invenzione si generò una bolla di sapone, gigantesca, che presto inglobò tutti e quattro.

Quando un piroclasto scagliato dal vulcano si abbattè su di loro, venne schivata dalla fortissima bolla di sapone, e rimbalzò via.

Un rumore dietro di loro. Onde fortissime, che si abbattevano contro la loro nave di ridotte dimensioni.

“Uno tsunami?!” continuò Lulabelle, quasi in lacrime dal terrore. 

Forse uno tsunami sarebbe stato meglio, perchè dalle onde sbucò una testa da rettile, irta di spine e corna, e poi un lunghissimo collo. E poi spuntò un’altra testa, e un’altra, e ora erano nove teste di drago, tutte attorno alla nave.

I quattro ragazzi rimasero inermi, terrorizzati.

Le nove teste del drago, grosse tanto da inghiottire senza nessun problema qualsiasi dei componenti della ciurma di giovani pirati in un sol boccone, aprirono le loro fauci da coccodrillo piene di affilati e conici dentacci e si avventarono sulla barca, spaccano il legno come se fosse carta, distruggono la loro splendida nave.

“No!” gridò Evelynn, facendo esplodere la bolla per la forza con cui si mosse, correndo piena d’ira verso il drago.

Come osava quella stupida creatura marina distruggere la sua nave!? Evelynn non era solo il capitano della sua ciurma, ma aveva costruito quella nave grazie all’abilità del frutto del diavolo che aveva mangiato da ragazzina, il paramecia Ki-Ki-no-Mi, che le consentiva di creare rami e manipolare il legno.

Creò una passerella sotto ai suoi piedi, che la sollevò dall’oceano fino a una delle teste del drago. Tra le sue mani tremanti dalla rabbia creò un giavellotto di legno, affilato e seghettato, che scagliò contro la gola del mostro, proprio sotto la mascella.

Il giavellotto si conficcò tra le scaglie. O almeno così sembrò a Evelynn, che si accorse dell’errore fatale quando vide che, in realtà, l’asta si era conficcata in un sottile strato di ghiaccio che ricopriva interamente il drago. Il giavellotto venne ricoperto di ghiaccio, e si spezzò in mille frammenti.

Due teste attaccarono Evelynn, e lei riuscì a schivarle, ma un potentissimo getto di acqua congelata, che arrivava da altre teste del drago, la colpì in pieno. Evelynn si sentiva debole, e le articolazioni avevano smesso di funzionarle- l’acqua si stava congelando sul suo corpo, e le stava chiudendo naso e bocca.

Tentò di evocare un ramo dalla sua mano, ma quello uscì storpio, nudo, come un rametto congelato in inverno di una pianta morente. Le unghie iniziarono a raschiare le labbra ormai congelate, tentando di aprire la bocca, ma non c’era verso.

“Jaki! Quella vale più da viva che da morta!” arrivò una voce, forte e bassa, dalla savana. A cavallo di quello che sembrava un dinosauro, un uomo alto e vestito di blu fece la sua comparsa- colui che aveva parlato. Portava un grosso cilindro nero, vecchio e rattoppato sul viso, solo i capelli biondi e ricci facevano capolino da sotto esso, e il viso, così come il suo corpo, era per metà ricoperto da grosse cicatrici, ben visibili anche sotto il giaccone blu.

“Mi stai dicendo che questa mocciosetta ha una taglia sulla testa?! Ma non farmi ridere, Biondo.” ringhiò il drago, tutte le sue teste che parlarono all’unisono.

“20’000’000 Berry per Evelynn Sorriso Smagliante. Non è un granchè, ma è qualcosa.”

 In preda alla disperazione, intontita dal freddo estremo, la passerella di legno di Evelynn crollò, e lei cadde a peso morto verso la superficie dell’oceano- ma prima che potesse cadere del tutto, la coda irta di spine del drago la frustò così forte da farla rimbalzare sulla spiaggia, immobile, e libera dal ghiaccio che si era rotto nel colpo di coda- ma immobile comunque.

“Sorellona!” gridò Kean, correndo verso di lei, mentre Chiffon si voltò verso l’alto uomo biondo, smontato dal suo destriero preistorico.

“Chi siete? Cosa volete da noi!” ringhiò Chiffon, un’espressione di puro odio sul viso tanto bello e armonioso.

“Cosa volete voi! Siete sulla nostra isola!” gli rispose l’uomo, estraendo la sua arma, un lungo tubo di metallo ai cui estremi si protendevano pesanti spunzoni da mazza ferrata, dalla schiena.

Chiffon saltò in aria, leggero come una piuma, e si avventò sull’uomo che lo colpì con forza con la propria arma, ma Chiffon sembrò diventare bi-dimensionale, come se fosse una coperta nel vento, e si aggrovigliò al tubo e al braccio destro dell’uomo, e strinse quanto forte poteva.

Ma l’uomo non reagì.

“Hm, tu devi essere Chiffon, l’uomo-tela.” Disse cautamente, estraendo dalla tasca dei suoi pantaloni azzurri un foglio accartocciato. Erano le taglie della ciurma del Sorriso Smagliante.

“1’000’000 per Kean Bolla di Sapone, 15’000’000 per Chiffon Pizzo Umano e solo 300,000 per Lulabelle l’Esploratrice. Forse con tutte le taglie assieme riusciamo a ri-colorare la nave…” borbottò l’uomo, poco interessato alla presa mortale di Chiffon al suo braccio. Quando se ne accorse, fece una smorfia annoiata. “Tu non li vali, 15’000’000 berry.” e il suo braccio esplose in un tripudio di metallo, provenienti dal suo avambraccio robotico. Chiffon venne strappato in più punti, gridando dal dolore.

Cadde a terra, strappi di tessuto nella sua pelle grondanti di sangue, mentre l’uomo appoggiava un piede sulla sua schiena per tenerlo fermo. 

Lulabelle era a terra, in lacrime, e Kean, giovane com’era, non riusciva a muoversi. Sua sorella maggiore svenuta, il loro combattente più forte sconfitto senza nessuna fatica.

Le sue mani generarono altre bolle, che lanciò verso l’uomo biondo. “Bombe di sapone!” gridò, le lacrime agli occhi, ma non lo raggiunsero nemmeno.

Un altro terremoto scosse l’isola. Il drago dalle nove teste scomparve sott’acqua, e l’uomo biondo si buttò a terra.

Una ventata di aria bollente arroventò la sabbia di granati, investendo i quattro pirati del Sorriso Smagliante. Era aria bollente, calda come un forno, che risvegliarono Evelynn dal quel torpore gelato con un grido di dolore, bruciò i bordi sfrangiati di Chiffon e ustionò sia Kean che Lulabelle.

Kean, appena poté aprire di nuovo gli occhi, si beccò un forte pugno nello stomaco, le nocche del pugno ricoperte da spine. Poi uno sul viso, sul mento, sul petto, in una sequenza troppo rapida. Kean non seppe cosa gli fu addosso, e quando si accorse che quella davanti a lui era un’enorme donna-pesce con otto braccia, grossa il doppio di lui e dalla pelle rossa come il sangue e gli occhi blu mare che lo deridevano, era già a terra, mezzo svenuto.

“Buon lavoro, Vell!” la complimentò l’uomo biondo, che aveva già stretto il corpo di Chiffon con una catenella di agalmatolite. 

Evelynn si era rialzata, e, zoppicante e col fiato corto, cercò di avventarsi sull’uomo biondo. Riuscì a generare solo un fuscello vicino agli stivali scuri dell’uomo, prima che una morsa le stringesse l’intero corpo- e si accorse che la coda spinosa del drago blu d’acqua dalle nove teste era attorno a lei, a stringere sempre di più.

“Allora gli accordi sono che io riscuoto la taglia della capitana- che ho sconfitto io- e voi vi tenete il resto?” fece la stessa voce del drago, che ora non era più un drago.

Era un ragazzo, sui venticinque anni, dai capelli verdi scuro con ciocche blu e gli occhi blu ghiaccio e mutevoli come le onde del mare, e portava dei segni verde acqua sugli zigomi, tra l’occhio e la linea della mandibola, quasi a formare il disegno di denti di drago. Le sue mani erano squamose e dalle dita palmate, dita che culminavano in forti artigli e ricoperti da squame blu e brillanti, e dalla sua schiena spuntava una lunga coda che stava cingendo il corpo martoriato di Evelynn, e dalle squame blu della coda permeava ghiaccio, che stava lentamente ricoprendo di nuovo il suo corpo.

“Quanti berry hai detto che vale questo, Biondo!?” gridò tutta felice la donna-pesce, prendendo Kean, svenuto e intontito per la collottola e sollevandolo.

“E tu cosa farai, con i soldi ricavati dalla taglia di quello che hai sconfitto?”

Il biondo si sollevò il cappello a cilindro dal viso, rivelando un volto giovanile e pallido, per metà straziato da una vistosa bruciatura, per l’altra metà rivelava un bellissimo ragazzo, dai tratti affilati e il sorriso un po’ imbarazzato. “Beh… io pensavo di comprare un regalo per Ray... “

Vell rise così forte che le uscì dell’inchiostro dal naso. “Tipico!”, e il ragazzo biondo arrossì ancora più di prima, l’unica guancia sana che andava in fiamme.

Quando Lulabelle sentì la mano fredda e squamosa del drago- ora umano- sulla spalla, gridò e si accasciò a terra. “No! Ti prego, non farmi del male!” gridò disperata. “Io- io sono l’ultima arrivata nella ciurma, ti prego, io non ho poteri-!!”

Sul volto del ragazzo c’era un sorriso, le labbra tirate in una dolce risata. Dalle mani generò una rosa di ghiaccio, bellissima e trasparente come il cristallo, che porse tra le mani tremanti della ragazza.

“Non ti preoccupare, non ti faremo nulla. Io mi chiamo Jaki Michaelson, sono il Comandante della Prima flotta della squadra dei Draghi Tiranni.”

Massì, Lulabelle li aveva già sentiti, i Draghi Tiranni. Mercenari al soldo di piccoli regni ribelli, cacciatori di taglie, non dalla parte del Governo Mondiale né dei pirati, né dei Rivoluzionari.

“Tu sembri una ragazza razionale e intelligente.” le disse Jaki con i modi più raffinati che Lulabelle avesse mai provato, baciandole il dorso della mano con le sue labbra gelide. “Ti andrebbe di fare parte della nostra associazione? Ci servono, persone sveglie come te. Qual è il tuo ruolo?”

Lulabelle esitò. Era ancora terrorizzata, paralizzata dalla paura, le ginocchia infossate nella sabbia di granati viola e rossi. La coda di Jaki teneva ancora in pugno la sua capitana- o ex?- Evelynn, mentre lui la fissava con quegli occhi blu oltremare, dalla pupilla verticale come quella di una creatura degli abissi…

“Io… sono una navigatrice.” rispose, timidamente. “Ho studiato gli oceani tutta la mia vita…”

“Oh, nella mia flotta ho assolutamente bisogno di una navigatrice esperta!” disse Jaki, per poi rivolgere una smorfia compiaciuta verso il ragazzo biondo sulla spiaggia. “...anche la flotta del Capo ne avrebbe bisogno, eh?”

“Ehi, io sono un ottimo navigatore!” protestò lui. La donna-pesce, al suo fianco, si mise una delle otto mani sotto al mento. “In effetti un navigatore più esperto ci sarebbe utile… ma il capo Ray non sostituirebbe mai e poi mai il suo amato Sabo nella sua flotta!”

   
 
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