Quella
notte, Nairobi e Bogotà la trascorrono separati, dopo aver
dormito assieme per
un’intera settimana, durante la quale hanno imparato ad
accettare ed accogliere
uno la presenza dell’altra. Una lenta scoperta di
quell’intenso sentimento
chiamato amore che non credevano possibile poter provare ancora.
Se,
da una parte, c’è Agata, intenta a spiegarsi le
ragioni del comportamento di
Santiago, metabolizzando l’idea che, forse, non la ama al
punto tale da offrirle
la possibilità di scegliere per se stessa,
dall’altra parte c’è proprio
l’ispettore,
chiusosi tra le pareti di quella camera, seduto sul tappeto, con il
viso
rivolto alla finestra e gli occhi fissi su una luna, quella notte
più luminosa
che mai.
Combatte
contro un piccolo io interiore che gli ripete “Lei
è come le altre!”, “Non fidarti
o soffrirai”… pensieri che lo turbano rendendo
difficile guardare all’accaduto
con lucidità.
Avrebbe
molto da rimproverarsi, ma non lo fa! Sente, in fondo, di non essere
nel torto.
Dopotutto,
lui le ha salvato la vita, l’ha portata nella sua casa, le ha
offerto la serenità
e il suo amore, promettendole di proteggerla da chiunque potesse
recarle
offese.
E
Nairobi come contraccambia? Pensando di lasciarlo a Madrid, scappando
via alla
prima occasione con Tokyo e Rio.
Pensa
e ripensa a questo, quando, invece, il suo cuore continua a battere
forte per
Agata. I sentimenti non possono sopprimersi in un battibaleno,
specialmente se intensi
e sinceri.
Se
la testa dice di mandare tutto a puttane e non farsi prendere in giro,
come
accaduto ben sette volte in più di dieci lunghi anni,
l’amore che sente per la
gitana è talmente incisivo da contrapporre a tale freddezza
il peso della sua
stessa coscienza.
Già!
Il cuore gli ribadisce di riflettere sulla sua estrema reazione,
ingiustificata, e su come, al contrario, sarebbe dovuto rimanere
accanto alla
donna, anziché prenderne le distanze.
Quante
volte ha scelto di seguire una logica sbagliata, fatta di
“Chiudo per sempre”, “Basta
prese per il culo”, “La colpa è solo di
lei” … e sta optando, ancora una volta,
per questo modo di pensare tutt’altro che piacevole.
E
mentre rimugina, in silenzio, assistendo, consapevole, ad un litigio
interiore
tra ragione e sentimento, Lopez si estranea dal mondo, e socchiudendo
gli
occhi, lascia che il flash di un passato recente ma di cui non ha mai
avuto nitida
memoria, riaffiorasse come per magia.
FLASHBACK
È
tarda notte e l’ispettore percorre un tratto di strada, a
piedi, per
raggiungere la sua auto, parcheggiata, quel giorno, distante dal
Commissariato.
Ha
ricevuto il messaggio da una delle sue tante ex che gli rammenta
l’assegno di
mantenimento.
Infastidito,
visto il rancore che persiste nei riguardi della ultima delle sue
compagne, le
manda un secco “Ok! Ciao”, non chiedendo neppure
notizie su sua figlia Ivana.
La
relazione con l’ucraina Maria, una donna di incredibile
bellezza, dai capelli biondissimi
e gli occhi celesti, la cui grinta lo lasciò di stucco sin
dal loro primo
incontro casuale, è stata messa a dura prova dalla
lontananza. Lei a Odessa,
lui a Madrid. Una storia che avrebbe potuto avere un prosieguo se non
fosse
stato per un secondo uomo, comparso dal nulla, che seppe conquistarla,
strappandogliela via.
Quindi,
il loro è stato un amore nato all’improvviso e
terminato all’improvviso. Ad unirli
è stata, però, la nascita di una bambina, la
più giovane dei figli di Bogotà,
di cui l’ispettore, ad oggi, sa poco e niente. A parte
qualche fotografia, qui
e lì, e degli sms che si scambiano, sotto la supervisione di
mamma Maria, tra
padre e figlia, così come con gli altri sei eredi, non
esiste legame affettivo
reciproco.
Proprio
quella notte, qualcosa nella vita di lui cambierà,
portandolo a riflettere
sulle priorità di vita. Esattamente dopo ciò che
sta per accadergli, inizierà a
vivere pensando a quanto ha perduto nelle relazioni con i suoi bambini.
Delle
grida spaventose si odono da un vicolo isolato. È notte
fonda, nessuno gironzola
per quelle stradine. È Santiago, che il destino ha voluto da
quelle parti, a notare
il fatto.
“Cosa
cazzo…!” – esclama, correndo nella
direzione da cui sono ben riconoscibili voci
maschili che sovrastano una femminile, evidentemente in pericolo.
Una
donna di cui, ancora adesso, il quarantaduenne ha pochi ricordi,
è tenuta
stretta da un tipo, mentre un altro cerca di alzarle la gonna,
ripetendole di
punirla in qualche modo per qualcosa.
“Che
cazzo state facendo? Lasciatela stare, figli di puttana”
Due
strani tizi, con l’aria tutt’altro che
rassicurante, avevano preso di mira
quella giovane che cerca di ribellarsi, di difendersi come meglio
può, che
grida di non essere toccata.
Ma
uno contro due non è vantaggioso.
Inizia
una colluttazione che si conclude male…molto male!
“Lasciatela
stare, bastardi”
“Altrimenti
cosa ci fai? Sfigato!”
“Vada
via, non si preoccupi”
“Hai
sentito la ragazza? Vattene, che qui vogliamo la nostra
privacy”
Furioso
come non mai, l’ispettore tira fuori la sua di pistola
puntandola contro i due
pericolosi personaggi.
“Uhh
che paura” – ridacchia il più alto dei
malfattori, tirando fuori la sua di arma
– “Vediamo chi la vince questa partita”
“Un
coglione che salva una farfalla indifesa, sei patetico”
– l’altro lo beffeggia.
“Per
favore, lasciatelo stare. Si è solo preoccupato vedendomi
qui. Vengo con voi,
vi supplico, non fategli male” – la preghiera,
sussurrata, dalla donna al suo
molestatore, convince, apparentemente, i due che, al momento, optano
per quella
soluzione.
“Vada
via, prima che cambiamo idea”
Trascinando
la sconosciuta per un braccio, i malfattori ignorano le minacce di
Santiago che
continua ad ordinargli di liberarla.
Così,
lanciandosi un’occhiata complice, i criminali mettono in atto
la mossa finale.
Uno
prosegue il cammino, con la vittima, ben stretta a sé,
l’altro torna indietro, raggiungendo,
con aria di sfida, Lopez.
“Le
consiglio di non intromettersi! Potrebbe finire male”
Lo
sguardo minaccioso e tagliente non spaventa Bogotà che,
mostra il suo coraggio
fino in fondo.
E
proprio quando cerca di schivarlo per correre dietro alla ragazza da
salvare,
condotta chissà dove, Santiago riceve il primo pugno.
Un
pugno che non ha previsto, che non è stato in grado di
respingere. Al primo ne
seguono molti altri.
Segue
una colluttazione che lo mette k.o.
Un
calcio definitivo poi la fuga del malvivente, convinto di aver
eliminato il
problema.
Privo
di coscienza, con gravi danni anche alla testa, Santiago Lopez viene
soccorso per
miracolo.
Di
quella notte, del volto della giovane, così come dei
malfattori, Santiago ha
pochi frammenti. Sa solo che quando ha riaperto gli occhi, era in
ospedale, con
enormi buchi di memoria e lancinanti dolori fisici.
Adesso,
intento a riflettere sulla sua lotta interiore, i frame di quella
notte, riemergono.
Non
sa spiegarsi il motivo. E l’immagine di quella ragazza, di
cui ha sempre avuto
visioni poco nitide, si fa sempre più vivida.
Un
dettaglio, a tratti inquietante, lo fa impallidire.
La
farfalla…
Lo
stesso disegno dell’insegna del Mariposas…
identico… ciondolava al collo della
sconosciuta.
“Cazzo,
era una di loro” – esclama, mentre nella testa
tutto si fa sempre più dettagliato.
I
capelli di lei…gli occhi… la pelle…gli
indumenti…perfino la voce!
Un
tonfo al cuore per lui che, istintivamente, prende il telefonino,
dimenticando
l’orario, e contatta Daniel Ramos, rincasato da Lisbona ben
cinque giorni prima,
senza aver ricavato nulla dalle indagini sul loco.
“Ehi,
amico, ma ti pare questa l’ora di chiamarmi?”
“Scusami,
è che… ho ricordato la notte che sono stato
sparato” – la tensione è percepibile
dal modo in cui parla, dall’affanno, e dalla voce poco chiara.
“Che?”
– chiede, confuso, e assonnato, il trentenne.
“Ecco
perché quel locale mi ha decisamente destabilizzato. Io devo
aver avuto qualche
incontro con gente del posto…e la vittima che ho aiutato
contro dei criminali
era una di loro…”
“Di loro, chi?” – Ramos non connette,
essendo ancora in balia del sonno.
“Una
delle Farfalle! E il suo viso diventa ogni secondo che passa
più chiaro”
“La
conosciamo?”
“Non
solo la conosciamo…è la persona che stiamo
cercando da giorni!! E’ Raquel
Murillo”