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Autore: loverrrr    06/04/2022    1 recensioni
Edward e Bella viaggiano sullo stesso aereo, ognuno per affari diversi. Lui è un uomo molto preciso, non sopporta le persone ansiose e ama la tranquillità. Lei è una donna tremendamente ansiosa e disordinata, ma sopratutto ha paura di prendere l'aereo. Che cosa succederà?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ci siamo raga, eccomi con il secondo capitolo di questa nuova avventura. Non vi anticipo nulla e lascio a voi le recensioni. Alla prossima settimana con il nuovo capitolo.

 

 

Bella fermò il tassista mentre stava per premere sull’acceleratore e bussò al finestrino. 

«Ancora tu? Ma allora è una persecuzione?!» esclamò Edward, infastidito dalla sua presenza. 

«Veramente sei tu che stai occupando il mio taxi» precisò lei.

«Lo hai comprato per caso?» 

«Anche fosse? Cos’è, è vietato comprare taxi?» incalzò lei sulle sue. 

«Ehm, signori, scusate ma…» 

Nemmeno l’intervento del tassista riuscì a farli smettere di litigare: lei continuava a dargli del cafone, maleducato e lui della psicopatica ruba taxi. 

Il rumore improvviso di un clacson li fece sobbalzare, smisero di urlare e diventarono entrambi rossi sul volto.

«Posso andare?» chiese poi il tassista. 

«Certo, prego» replicò Edward. 

“Stronzo!” pensò Bella mentre si allontanò per lasciarlo partire e chiamò un altro taxi. 

Arrivata da Rosa, raccontò alla cugina del cafone, si fecero due risate e quest’ultima le disse di non pensarci più e di godersi il matrimonio. Il rientro a casa fu sofferto, Bella era sempre molto triste quando doveva salutare sua cugina; per lei, era come una sorella. 

Scesa dall’aereo, ricevette una chiamata dall’amica che l’informava di non prendere nessun taxi in quanto le aveva mandato una macchina, che l’avrebbe portata al museo dove teneva la mostra. Bella si diede un colpetto sulla fronte, l’aveva dimenticato. Arrivò al parcheggio e notò una macchina blu scuro molto grande. “Sicuramente l’avrà mandata Alice, quella è matta!” pensò avvicinandosi con la valigia. Bussò al vetro. 

«Mi scusi, questa macchina è stata mandata da una certa Alice Cullen?»

«Bella Swan, giusto?» le rispose l’autista, e lei annuì.

«Non ci posso credere, di nuovo tu!» Edward era sconvolto.

«Tu piuttosto, che diavolo ci fai qui?» Bella a quel punto pensò di essersi confusa, eppure l’autista aveva fatto il suo nome.

«Non lo vedi?»

«Che spiritoso, hai fatto qualche corso di teatro comico?» chiese con sarcasmo, mentre l’autista scese e si occupò della valigia di Bella.

«Mi stai chiedendo se conosco qualche corso per te? Non pensavo che volessi fare l’attrice comica» la prese in giro lui. 

Bella aprì la portiera dell’auto seccata, e sedendosi gli disse: «Non so chi tu sia e nemmeno mi interessa saper…»

«Molto piacere, Edward Cullen e tu?» Edward le allungò la mano notando come gli occhi della ragazza si spalancarono d’improvviso.

«Alice non… lei… io non credevo che tu…» Bella si agitò.

«Lo so, faccio sempre questo effetto alle ragazze.» Edward rise.

«Perché non mi ha detto che ci sarebbe stato anche suo fratello alla mostra?» O forse Alice lo aveva fatto, ma Bella era così impegnata a finire di sistemare la valigia da non essersene nemmeno accorta.

«Da quando tu e mia sorella siete amiche?»

«Senti Edward,» iniziò a dire Bella «tu non mi sei simpatico e nemmeno io ti sono simpatica, ma non possiamo rovinare la mostra di Alice. Almeno su questo sei d’accordo con me?»

«Quindi?»

«Potremmo evitare di litigare fino a che non finisce la mostra?»

«D’accordo, ma non prov…» La risposta di Edward fu interrotta da una chiamata sul suo telefono. Guardò il display e sospirò.

«Devo rispondere, è importante.»

Bella annuì e si concentrò su quello che Alice le aveva raccontato sulla mostra, cercando di ignorare la presenza di Edward. Se ne pentì mezz’ora dopo, quando, per sbaglio gli rovesciò addosso un calice di vino rosso.

«Guarda cos’hai fatto al mio abito!» Edward era furioso.

«Ti ho detto che non l’ho fatto apposta.» Bella alzò leggermente il tono della voce, Edward fece altrettanto.

«Ah no? Be’ io invece dico di sì e…»

Alice li divise mettendosi in mezzo tra i due con una mano davanti al fratello e l’altra davanti all’amica. Nessuno avrebbe rovinato la sua mostra, così come nessuno dei due avrebbe lasciato il museo. 

«Adesso basta!» li rimproverò Alice. La sua voce decisa e autoritaria riuscì a fermare la lite. Guardò alternativamente Edward e Bella con uno sguardo severo. «Siete qui per la mostra, non per litigare. Ora andatevi a sistemare e ricordatevi che siete qui per me e per la mia arte, quindi comportatevi di conseguenza.»

Edward e Bella si scambiarono uno sguardo imbarazzato, annuirono entrambi e si allontanarono per sistemarsi. Alice li osservò fino a che non furono fuori dal suo campo visivo e poi sospirò.

Sbuffarono entrambi girandosi dall’altra parte con le mani incrociate al petto come due bambini. Edward imprecò qualcosa contro Bella, e lei rispose dandogli del cafone, cosa che non passò affatto inosservata a Edward. Si girò, pronto a inveire contro di lei, ma intervenne Alice.

«Edward, non fare il bambino, e anche tu Bella, smettetela!» Alice era stanca e anche agitata per la mostra.

«Hai sentito "bambino"?» Bella si girò.

«RAGAZZIIIIIIIII!!!!!» strillò Alice.

Sospirarono entrambi, Edward si passò una mano tra i capelli e si scusò con la sorella.

«Sì, scusami anche tu Alice» seguitò poi Bella. «Non volevo rovinare la tua mostra e so che tieni molto alla mia presenza, e anche io ci tengo, ma forse è il caso che vada a casa.»

«Tu non vai da nessuna parte,» continuò rivolgendosi al fratello «e nemmeno tu, Edward.»

Il fratello sbuffò.

«Che sia ben chiaro, resto solo perché so che ci tieni» sottolineò Edward in tono nervoso e se ne andò.

«Quel cafone» bofonchiò Bella rendendosi subito conto di aver appena offeso suo fratello e si scusò nuovamente con lei.

***

Ad attenderla a casa c’era Jacob, il suo fidanzato. Bella lo salutò con un bacio a stampo, lui però cercò di approfondirlo venendo poco dopo allontanato da lei con dolcezza. 

«Stanca?» chiese Jacob portandole la valigia in camera.

«Lascia stare» raccontò «in fianco a me c’era un cafone… lo avrei strangolato.» 

«Amore, ma cosa ci hai messo dentro la valigia? Pesa un casino!»

«Forse Rosa deve avermi messo qualche pacco di pasta o qualche altra cosa tipica di Montepulciano» replicò lei togliendosi le scarpe.

Raggiunse Jacob in camera e aprì curiosa la valigia, ma non trovò nulla di suo. 

«Posso spiegarti, Jacob» disse agitata, mentre il suo compagno strinse le mani a pugno dalla rabbia.

Jacob, con uno sguardo gelido, la interruppe: «Non mi raccontare balle, Bella. Questa storia non ha senso. Per due anni ti sei tenuta da parte, dicendo che non eri pronta, mentre ti divertivi in Italia con questo Michele.»

Bella, con le lacrime che le rigavano il viso, rispose: «Jacob, non capisci. Non è successo nulla tra me e Michele. È solo un malinteso.»

Jacob sbuffò con disprezzo. «Malinteso?»

Bella, con gli occhi lucidi, cercò di spiegarsi: «Jake, per favore, ascoltami. Non c'è nulla tra me e Miche…»

Jacob, con uno sguardo severo e il volto irrigidito, la interruppe bruscamente: «E secondo te, io dovrei crederti? Bella, questa valigia  valigia contiene indumenti da uomo.»

Bella si sentì come se per due anni avesse vissuto al fianco di un altro. Dov'era finito il dolce e premuroso Jacob? Lui non avrebbe mai dubitato di Bella, nemmeno per un istante. Scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani.

«Dimmi la verità, ti sei divertita con Michele?»

Bella, con voce rotta e gli occhi gonfi di lacrime, rispose: «Non è vero, Jacob. Michele è solo un amico, e non c'è mai stato nulla di intimo tra noi.»

Jacob, però, rimase freddo e scettico: «Ti ho dato il mio cuore, la mia pazienza. E tu, mi hai tradito con un altro.»

Bella, con voce spezzata e le lacrime che continuavano a scorrerle sul viso, disse: «Non puoi pensarlo veramente, Jacob. Io ti amo, ti amo da morire.»

«BUGIARDA!» gridò Jacob.

Prese la valigia e si diresse verso l’ingresso della porta, Bella lo seguì.

«Jake, cosa stai facendo?» chiese ansiosa.

Accadde in un attimo: Jacob le afferrò con violenza un braccio e la trascinò fuori di casa gettandole vicino la valigia.

«Non mi cercare più, VATTENE BELLA, VATTENE VIA!» le gridò guardandola con occhi pieni di rabbia e sguardo disgustato. «VATTENE!» urlò ancora e sbatté forte la porta.

Bella, tra un singhiozzo e l’altro chiamò Alice…

   
 
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