Anime & Manga > Bleach
Segui la storia  |       
Autore: Bellatrixdulac    11/04/2022    0 recensioni
[Final Fantasy X AU]
Gli Evocatori e i loro Guardiani sono l'unica protezione di Spira contro Sin, il mostro che un giorno potrebbe distruggere il loro continente.
Hinamori Momo è una giovane Evocatrice impegnata nel suo primo ed ultimo viaggio alla ricerca dell'unica arma per fermare Sin e salvare il suo popolo.
Insieme a Toshiro, Rangiku, Izuru e Gin, dovrà affrontare il viaggio già intrapreso da tutti i grandi Evocatori prima di lei, che la porterà a sacrificare tutto pur di difendere le persone che ama.
[Altri personaggi rilevanti: Ichigo Kurosaki, Rukia Kuchiki, Renji Abarai, Zaraki Kenpachi. La maggior parte del cast è parte della storia.
Coppie: HitsuHina, GinRan, RenRuki]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Gin Ichimaru, Hinamori Momo, Hitsugaya Toushirou
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kilika era un villaggio costruito per la maggior parte su palafitte, immerso nell’oceano che congiunge l’isola di Besaid alla sua vicina, appena a Sud rispetto al continente di Spira. Come la maggior parte dei centri abitati, Kilika era un piccolo insediamento che non sarebbe stato rilevante per la popolazione di Spira se non fosse stato per il tempio: la seconda tappa del Pellegrinaggio di ogni Evocatore.

Essendo cresciuto in una delle due uniche città del continente - la Capitale, Bevelle, e la città di Luka, dove si tenevano gli eventi sportivi di Spira - a Toshiro mancava il rumore della città. Sull’isola di Besaid tutto era silenzioso e calmo, e perfino la nave sembrava prendersi il suo tempo per lasciare il porto. L’unica fonte di rumore che potesse riportarlo a casa, nel viaggio tra la piccola isola e l’ancora più piccolo villaggio di Kilika, era la stanza ‘motori’ della nave. Quello che stava portando avanti la nave non era un vero e proprio motore: una serie di giganteschi uccelli gialli, i Chocobo, venivano fatti correre in delle ruote. Nonostante questo, il rumore che i pistoni e i macchinari producevano, oltre al pigolare delle bestie, era abbastanza da assordare i malcapitati che lavoravano nella stanza e, ovviamente, mascherare il rumore di passi di qualcuno che si avvicinava.

Improvvisamente Toshiro sentì una mano toccare la sua spalla e, istintivamente, si voltò per colpire chiunque lo avesse disturbato mentre era assorto nei propri pensieri. Fortunatamente Toshiro si fermò in tempo, perché di fronte a lui si trovava un semplice dipendente della nave: un ragazzo poco più alto di lui, capelli neri che inquadravano il volto spaventato. Il ragazzo lanciò uno strillo di terrore che era quasi inudibile nel rumore della stanza, e alzò le mani per proteggersi il volto.

“Scusa,” disse Toshiro, allontanandosi di un passo. “Non ti ho sentito arrivare.”

Il ragazzo non rispose, scuotendo la testa e tremando dietro alle mani alzate.

“SCUSAMI, NON TI HO SENTITO A-” Toshiro si avvicinò al ragazzo, praticamente gridando di fronte al suo volto coperto, ma questa fu una terribile mossa perché il ragazzo non si era accorto del movimento di Toshiro, e cadde all’indietro appena il Guardiano iniziò a parlare.

Toshiro sospirò, e aspettò un paio di secondi prima di allungare una mano in direzione dell’’altro, offrendo silenziosamente un aiuto affinchè si potesse rialzare.

Finalmente, Toshiro riuscì a scusarsi, ripetendo un paio di volte la sua frase prima che l’altro potesse capire.

“Oh...non c’è bisogno di scusarsi…” il ragazzo rispose in un tono così basso che Toshiro riuscì a capire di più dal movimento delle sue labbra che dal suono della sua voce. “Ma devo chiederti di uscire da qui. Questa stanza è riservata al personale.”

“Capisco. Allora cosa ci fai tu qui?”

“Mi occupo dei Chocobo.” Il ragazzo sembrava sorpreso che Toshiro non lo avesse riconosciuto dall’uniforme, e indicò il cartellino appuntato sul suo petto ‘Hanataro Yamada. Allevatore di Chocobo’. Aveva senso, perché Toshiro non riusciva ad inquadrarlo come macchinista.

Per quanto la vista dell’oceano che scorreva attorno alla nave fosse noiosa, Toshiro non aveva altra scelta che lasciare la sala motori. Fece un cenno con la testa e uscì, il rumore creato dal lavoro dei Chocobo diventò solo un ronzio ovattato appena raggiunto il ponte superiore, e fu solo il silenzio ad accoglierlo una volta raggiunta la coperta.

Era una notte calma, il vento fresco scompigliava i capelli di Toshiro. Poteva tornare alla cabina che condivideva con gli altri guardiani e Momo, ma sarebbe rimasto con gli occhi spalancati ad ascoltare il rumore del respiro di Momo e a chiedersi dopo quanto tempo il viaggio sarebbe finito, dopo quanto tempo non avrebbe più avuto la possibilità di vederla. Non che al momento stesse facendo qualcosa di molto differente, ma il pensiero di passare così tanto tempo con lei senza niente che lo distrasse dai suoi pensieri lo spaventava.
Il ragazzo adesso era nuovamente per conto suo, come lo era nella sala motori, ma questa volta c’era solo il distante rumore delle onde a tenergli compagnia.

In realtà, anche se non si trovava in compagnia, Toshiro non era esattamente solo.
Tre persone erano raccolte in cerchio ad un paio di metri da lui. Toshiro non aveva fatto caso al gruppo, fino a quando uno di loro si avvicinò per parlare con lui.

“Guardiano?” chiese l’uomo, appoggiandosi con il braccio sinistro al parapetto, il volto diretto verso Toshiro. L’uomo era molto più alto di lui che, appoggiandosi con entrambe le braccia alla balaustra, riusciva a stento a far sporgere il collo oltre al legno. In ogni caso Toshiro continuò a guardare dritto di fronte a sé. 

“Già.”

“Allora abbiamo veramente un Evocatore sulla nave. Dobbiamo essere onorati?”

“Fai come vuoi.”
L’uomo rise. “Sei divertente. La maggior parte dei Guardiani, o degli idioti che vivono a Spira, mi direbbero di baciare il terreno dove cammina un Evocatore”

“Puoi farlo, se vuoi. Ma preferisco che gli idioti stiano lontani dalla mia Evocatrice,” disse Toshiro, finalmente voltandosi ad osservare l’altro. 

In tutta Spira nessuno avrebbe parlato così ad un Guardiano: il culto di Yevon rendeva chiaro che gli Evocatori e chi li accompagnava erano eroi, molti di loro erano ammirati e rispettati. Esisteva una sola categoria di persone che odiava gli Evocatori, il motivo per cui Spira non poteva conoscere pace: gli Al-Bhed, un popolo di eretici che preferivano il culto delle loro macchine al rispetto degli insegnamenti di Yevon. Ma l’uomo di fronte a lui non era un Al-Bhed: al posto delle caratteristiche pupille a spirale, l’uomo esibiva un paio di occhi scuri e, anche se freddi e chiaramente pieni d’odio, pur sempre umani.

“Sorpreso? Ti sorprende che un comune essere umano trovi stupide le masse che si accalcano ai templi per adorare un dio che non fa altro che punirci?” chiese l’uomo. La reazione di Toshiro doveva essere stata piuttosto chiara.

“Yevon ci ha anche dato un mezzo per proteggere Spira da Sin.”

“Per una manciata di anni, poi Sin tornerà come...ah già, un ammonimento per i nostri peccati.”

“Pur sempre un mezzo che deve essere rispettato.”

L’uomo sbuffò. “Tu rispetti un sistema che uccide sistematicamente chiunque voglia fare qualcosa di buono?” A Toshiro non piaceva, ma rispettava gli Evocatori che sacrificarono le loro vite per permettere a tutti loro di godersi la calma. “No, hai ragione. Non c’è niente da rispettare in un gruppo di persone che preferiscono suicidarsi che affrontare la realtà. Gli Evocatori cercano solo una via d’uscita facile per sentirsi eroi e non sentir più parlare di Sin, in un modo o nell’altro, non importa se siamo noi a pagarne le conseguenze.”

“Scusa?”

“Mi hai sentito. Gli Evocatori sono inutili vigliacchi…”

Toshiro non diede tempo all’altro di finire la frase. Fortunatamente aveva la sua spada con sé, e in un decimo di secondo era puntata alla gola dell’altro.
“Vuoi che ti getti nell’oceano, ragazzino?” L’uomo chiese, un ghigno divertito stampato sul volto.

“Voglio le tue scuse.”

“Peccato, altrimenti ti avrei accontentato.”

L’uomo fu veloce quanto Toshiro nell’ afferrare la propria arma, una spada a due mani, che fece cadere su Toshiro. Il guardiano rotolò sul ponte della nave, per poi voltarsi in direzione dell'uomo. Ancora una volta, l’altro fu più veloce di lui, e costrinse il Guardiano a parare il suo attacco prima di potersi rimettere in piedi. L’altro era molto più alto di Toshiro, aveva un’arma più pesante e aveva anche il vantaggio di potersi muovere liberamente, mentre Toshiro era costretto a parare i suoi attacchi mentre cercava, invano, di rialzarsi o anche solo di avere il tempo di parare con la forma giusta. 

“Ginjo, non possiamo perdere tempo con questo ragazzino,” era una ragazza, che si avvicinò ai due.
Ginjo sbuffò, continuando ad attaccare Toshiro.
“Finiscilo o lo farò io.”
“Yukio è già andato via?”
Come osava parlare e distrarsi mentre combatteva contro Toshiro? Il ragazzo sentì un’altra ondata di rabbia che gli permise di respingere l’ultimo fendente di Ginjo, facendo schizzare la sua lama verso l’alto e facendogli perdere l’equilibrio per un secondo.

“Ehi, sto cercando di parlare con lei,” disse Ginjo, mentre Toshiro ne approfittava per mettersi in piedi e osservare la situazione. 

Il terzo membro del loro gruppo era scomparso, presumibilmente lo Yukio di cui la ragazza stava parlando. Lei non sembrava voler prendere parte al loro duello, perchè se ne stava a qualche passo di distanza, le braccia incrociate e un’espressione irritata dipinta sul volto. 

“Sì...si sta occupando degli altri Guardiani,” la ragazza continuò con la loro conversazione. Toshiro non si stava concentrando molto su di lei, ma sembrava...esitante?
“Allora vai, anche tu hai un lavoro da fare, Riruka.”

“Non lo so…” Riruka strinse le mani di fronte al petto, distogliendo lo sguardo verso l’oceano che scorreva sotto il ponte. “Quegli uccelli sono così...non ce la faccio, Ginjo.”

“Per l’amor del cielo!” sbuffò l’altro, facendo finalmente calare la spada su Toshiro con un colpo deciso che fece cadere la lama del ragazzo dalle sue mani. “Lo faccio io, d’accordo? Tu prepara una scialuppa.”
“Una scialuppa?” chiese Toshiro, ma non era in condizione di poter esigere alcuna risposta: era disarmato e adesso Ginjo sembrava voler finire l’incontro in fretta.
Per sua fortuna, anche Toshiro era agile, e il fatto che Riruka stesse distraendo Ginjo gli permise di allontanarsi di qualche passo d’altro. 

“Oh...d’accordo,” sbuffò infine Riruka. “Ma tu prometti di non far del male ai Chocobo! Sanno nuotare, puoi semplicemente liberarli nell’oceano. Siamo così vicini a Kilka ormai, troveranno la strada per la terra ferma.”
Ginjo annuì. Quindi uccidere dei Guardiani a sangue freddo era normale routine, ma lasciare che dei polli annegassero era dove i due iniziavano a sentire rimorso.

Ma Ginjo non avrebbe ucciso Toshiro così facilmente, non quando poteva ancora fare qualcosa per combattere. Per prima cosa raggiungere la spada, che al momento si trovava oltre Ginjo. Toshiro non poteva aggirarlo da destra, perché erano troppo vicini al parapetto, e non poteva passare alla sua sinistra, perché Riruka si trovava solo a qualche passo di distanza. Anche se al momento non stava combattendo, Toshiro non le voleva passare troppo vicino. L'unica cosa da fare era quindi passare direttamente dove si trovava Ginjo. Toshiro alzò una mano verso di lui, fingendo di preparare un incantesimo. 

Gli occhi di Ginjo si spalancarono e l'uomo esitò per un secondo, il tempo necessario a Toshiro per correre verso Ginjo, abbassandosi quando lui cercò maldestramente di afferrare il Guardiano, e raggiunge la spada.

Ottimo. Adesso la battaglia sarebbe stata completamente diversa: Toshiro aveva un'idea di come combatesse Ginjo, non sarebbe stato colto di sorpresa una seconda volta. Oltretutto Toshiro doveva sbrigarsi e raggiungere i suoi compagni.

Strinse la spada, ma in quel momento sentì qualcosa colpirlo alle spalle, e la spada cadde di nuovo, questa volta rotolando sul ponte fino al bordo, finendo infine in acqua.

L'impatto aveva lasciato Toshiro senza fiato e senza il controllo degli arti, che erano diventati rigidi. Toshiro si ritrovò a terra, incapace di muovere le braccia o le gambe. Doveva essere stato un incantesimo.

"Mi spiace," disse Riruka. "Sei carino, per essere un Guardiano, ma Ginjo stava solo giocando con te. Ginjo, finisci questa cosa e vai a distruggere la sala motori. Ma mi raccomando! Non ferire i Chocobo!"

"Sì...sì." Ginjo si avvicinò a Toshiro, sollevandolo per una spalla e ghignando quando i loro volti furono alla stessa altezza. 

Queste persone volevano distruggere la sala motori di un traghetto, uccidere dei Guardiani, sembravano perfino sapere che Toshiro non sapeva usare la magia, a giudicare dall'espressione di Ginjo...

"Chi siete?" chiese infine Toshiro.

"Il futuro di Spira," disse Ginjo, prima di colpire il volto di Toshiro con un pugno che fece scomparire la nave, le due persone e lo stesso Toshiro in un oceano nero.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bleach / Vai alla pagina dell'autore: Bellatrixdulac