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Autore: Undomiel Hufflepuff    15/04/2022    5 recensioni
“Hey prof, tu sai tutto sui Patroni non è vero?” Domanda allegra lei accavallando le gambe sul tavolo per seguire l’esempio di Sirius, Lupin fa spallucce “non proprio” a quella risposta Sirius emette una sonora pernacchia “puttanate” sputa “non credergli, è bravissimo in questa materia. È solo fastidiosamente modesto”
Remus, Tonks e Sirius passano una tranquilla serata insieme a Grimmauld Place.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Racconti di Felicità
 
“Cioccolata calda ?!”
Tonks pone quella domanda entrando nella vecchia e logora cucina di Grimmauld Place mentre l’odore del cioccolato si diffonde per la casa risalendo le scale. Sirius e Remus si scambiano un’occhiata interrogativa senza riuscire a comprendere cosa Tonks voglia dire con quell’esclamazione, come se una cioccolata calda con quel freddo pungente del pieno inverno fosse la cosa più strana al mondo. Dora arrossisce imbarazzata infilando le mani in tasca e incassando il capo nelle spalle scrollandole, con Remus nelle vicinanze era come se non riuscisse a formulare pensieri e frasi con un minimo di senso logico.
“È stata un idea di Sirius!” Esordisce Remus girandosi verso i fornelli e continuando a mescolare il denso cioccolato nel pentolino di rame.
“No, cioè…intendevo che ne vorrei anche io una tazza” afferma subito Tonks sedendosi su una delle sedie usurate del lungo tavolo spoglio ma lucido, il mago agita la bacchetta a mezz’aria e un bricco di latte gli vola tra le mani, lo aggiunge al pentolino allungando la dolce bevanda. Sirius annusa l’aria come farebbe un cane inebriandosi di quell’odore e Tonks lo vede leccarsi i baffi con l’acquolina in bocca, la ragazza poggia il muso sulle mani intrecciate sul piano del tavolo e domanda “perché non usi il cacao in polvere?”, Sirius storce il naso come se Dora avesse appena finito di bestemmiare “non dire sciocchezze, è più buona se fai sciogliere le tavolette intere nel latte caldo” poi si rivolge al suo amico “dico bene prof?!” ride. Lupin, girato di spalle, si limita ad annuire pigramente.
Porge loro delle vecchie tazze sbeccate e facendo fluttuare il pentolino fumante comincia a servirli, Tonks appella un barattolo di biscotti e ognuno si serve da solo immerso nei propri pensieri lì nel silenzio della fatiscente casa deserta. Fuori Londra viene ricoperta pian piano dalla prima neve, Tonks ha il naso rosso per il raffreddore e la cioccolata calda comincia a scioglierle il respiro congestionato e inizia a sentire caldo, da dietro la sua tazza lancia un occhiatina maliziosa a Lupin che beve a piccoli sorsi la sua bevanda ignorandola, forse non se ne è neanche accorto e lei preferisce cosi, non ha ancora avuto il coraggio di dichiararsi e per il momento osservalo di soppiatto desiderosa è l’unica cosa che riesce a fare quando sono insieme nella stessa stanza o fuori in missione. “Passi qui il Natale Tonks?” Domanda Sirius vago, “non lo so” taglia corto lei scuotendo il folto caschetto giallo limone. “A noi farebbe molto piacere” gli annuncia teneramente il cugino e Dora si sente lusingata.
“Ci saranno anche i ragazzi” continua Sirius con i baffetti sporchi, Dora e Remus ridacchiano nel vederlo e lui si pulisce passandoci sopra la lingua, “verrà anche Hermione?” Domanda Tonks e Sirius conferma, “tutti, Harry, Arthur, Molly, i gemelli. Molly vorrebbe invitare anche quell’idiota del figlio, Percy. Ma dubito fortemente che leggerà anche solo la lettera della madre. Che testa di minchia!” Lupin fa uno sbuffo divertito e Dora sghignazza mentre suo cugino digrigna i denti quasi disgustato. Nel sentir parlare dei Weasley a Tonks viene in mente l’estate appena passata, Fred e George avevano compiuto la maggior età e avevano preso a fare magie di continuo, avevano chiesto a Lupin di insegnarli un Incanto Patronus, nonostante la sua risposta positiva non avevano mai trovato tempo.
Torna a concentrarsi su Remus questa volta senza nascondersi “Hey prof, tu sai tutto sui Patroni non è vero?” Domanda allegra lei accavallando le gambe sul tavolo per seguire l’esempio di Sirius, Lupin fa spallucce “non proprio” a quella risposta Sirius emette una sonora pernacchia “puttanate” sputa “non credergli, è bravissimo in questa materia. È solo fastidiosamente modesto”
“quello che non sei tu Felpato” gli ride in faccia l’amico, Sirius lo ignora e continua a parlare “ha insegnato l’incanto ad Harry, se non fosse stato per lui credi che un ragazzo per quanto abile sarebbe riuscito ad impararlo? Ai nostri tempi, quando Moody ci insegnò ad evocare un Patronus lui fu il primo tra noi quattro a riuscirci”
“davvero?! Ma è fantastico prof!” Esulta Tonks facendo rapidamente cambiare colore ai capelli.
Lupin si fa un po’ rosso per l’imbarazzo e beve un altro sorso di cioccolata calda, poi le si rivolge “che ti serve sapere?” Domanda gentile
Tonks estrae la bacchetta dalla tasca dei pantaloni “è da un po’ di tempo che il mio Patronus fa le bizze” spiega “insomma non è normale”
“che intendi dire?” Domanda Remus senza capire bene “puoi farci vedere? Per favore?”
Tonks annuisce, sia lei che Sirius poggiano i piedi a terra e si fanno più concentrati, Sirius è davvero curioso e glielo si legge chiaro in faccia. Tonks si concentra sul suo ricordo o meglio alla sua fantasia. Arrossisce e prega che nessuno se ne accorga mentre pensa alle mani di Remus che tengono le sue, mani calde e callose ma dalla presa sicura, quelle mani che avrebbe desiderato tanto stringere più volte e sentirla che la toccano, pensa alle sue braccia e al suo abbraccio che, è sicura, deve essere caldo e rassicurante, protettivo anche. Pensa alle sue labbra screpolate e tagliate che devono essere piacevoli da baciare, ne è convinta. Ai suoi occhi chiari nei quali ama perdersi e i capelli che desiderava accarezzare e affondarvi la mano mentre sono a letto insieme. Sente le farfalle nello stomaco e il suo cuore batterle forte nel petto riscaldandolo emozionato. “Expecto Patronus!” Esordisce raggiante mentre i suoi capelli diventavano rosa e dalla sua bacchetta fuoriesce una luce perlacea ma brillante che offusca quella delle candele della cucina facendole tremolare e inondando l’itera stanza emanando bagliori luminosi che si riflettono azzurrini su ogni superfice, una piccola lepre prende a saltellare gaia per tutta la tetra cucina.
“Uh, una lepre” esclama Sirius seguendola col dito “mi piace, cos’ha che non va?” domanda voltandosi verso la cuginetta, “aspetta” le dice lei e torna a concentrarsi sull’incantesimo incrociando sul petto le braccia, quando la lepre si ferma comincia ad appannarsi e diventa una buffa nuvola informe, il suo aspetto inizia a mutare senza prendere una forma definitiva , compaiono i tratti della lepre, poi si formano una coda lunga e delle grosse zampe, il suo aspetto continua a cambiare in questa maniera bislacca fino a che non si dissolve.
“Strano” riflette Remus grattandosi il mento “non ho mai visto un Patronus fare così, sei sicura di aver usato un ricordo intenso e felice?” Dora si fa se possibile ancora più rossa e scuote la testa affermativa “credimi, è il più bello ed inteso che ho” afferma imbarazzata “qual è?” domanda subito Sirius piegandosi leggermente in avanti, Tonks avvampa e si torce la bacchetta fra le mani, non risponde e si rivolge a Lupin che sta ancora guardando il punto in cui l’incantesimo è scomparso, “allora Remus, che sai dirmi?” Lui non risponde subito, si prende un po’ di tempo per pensare e dopo riafferra con delicatezza la sua tazza e ricomincia a bere la sua cioccolata che ormai ha smesso di fumare “penso che potrebbe star cambiando forma” dichiara in fine come se fosse la cosa più normale del mondo, Tonks strabuzza gli occhi ma Sirius la batte sul tempo “e possono farlo? Com’è possibile?”
Lupin ci ragiona un momento “credo che possano farlo, magari con una forte emozioni, un trauma, uno shock o roba simile. Non deve essere per forza qualcosa di negativo, magari un momento positivo che influenza le tue emozioni e di conseguenza il tuo Incanto!” Spiega con la sua aria da professore che Dora adora.
“Che ricordo usi?” Insiste Sirius poggiando le mani sul sedile della sedia in mezzo alle gambe e dondolandosi allegro, felice di farsi i suoi affari. Dora sbuffa, “quello che uso sempre” ribatte secca “sì ma quale?” la rimbecca Sirius ostinato e Remus ride, Dora si emoziona di nuovo nel sentirlo.
“Non è proprio un ricordo…più un mmh un pensiero, una fantasia felice che faccio!” Ammette lei prendendo a fissare il soffitto, Sirius non demorde, sembra averne fatto una ragione di vita, una questione di vita o di morte “e che cosa immagini?” Ridomanda petulante e Remus alza gli occhi al cielo esasperato quanto la diretta interessata. Dora si arrende, sa che non avrà pace finché non glielo avrà detto, afferra la sua cioccolata e comincia a sorseggiarla lentamente per nascondere il rossore “uh…solo uno che mi piace” bofonchia “penso ad uno che mi piace”, vede Remus incrociare le braccia e rilassare la schiena sullo schienale della vecchia sedia facendo una smorfia che non riesce bene ad interpretare, Sirius invece ghigna malizioso “e chi sarebbe mai?!” Domanda mentre Remus mormora qualcosa che Dora non capisce. “È roba privata” ribatte lei con decisione abbassando la tazza sbeccata, Sirius mette il broncio e scivola un po’ giù dalla sedia stendendo di nuovo le gambe sul tavolo mentre Remus ridacchia divertito. A quel punto Dora decide che è il suo turno di fare l’impicciona “e invece che mi dici di te Sirius? Quale ricordo usi?” Sirius si volta a guardarla quasi stupito facendo ondeggiare la sua chioma corvina “eh! Dici a me?"
“vedi altri Sirius qui?”Chiede lei sorridendo.
Lui si gratta il mento pensieroso e volge gli occhi in alto “un bel po’…cioè di quelli che ho ancora!” Si incupisce e abbassa il capo, Dora si pente subito di averglielo chiesto e comincia a balbettare migliaia di scuse mortificata, Sirius si scrolla le spalle e alza il capo verso il suo amico guardandolo curioso il quale anche lui ha uno sguardo un po’ cupo “e tu?” gli domanda, Remus fa un sorriso triste e beve gli ultimi sorsi della sua cioccolata.
“Non lo immagini?” Domanda pacato con voce soffice
Sirius ghigna felice e Tonks passa rapidamente lo sguardo dall’uno all’altro senza capire “cosa?” Chiede curiosa e Remus le risponde “la prima volta che Sirius, James e Peter vennero alla Stamberga Strillante. Mi svegliai il giorno dopo e loro erano lì a dormire l’uno addosso all’altro in forma animale” Tonks sorride intenerita cercando di immaginare la scena che nella sua testa appare dolcissima. Sirius esplode in una fragorosa risata simile al suo solito latrato che Dora ha imparato ormai a conoscere “avresti dovuto vedere la faccia di Lunastorta, non capiva che pesci prendere e nemmeno che cazzo stesse succedendo”
Remus sorride “ad ogni modo sono questi i ricordi che uso, tutte le mattine che mi svegliavo e vi trovavo li vicino a me!”
A Tonks le si stringe il cuore per la dolcezza e non può fare a meno di pensare quanto sia buono Remus. Sentendo di nuovo il suo viso farsi rosa Dora afferra le tazze di tutti e le getta nel lavello dando loro le spalle e cominciando a lavarle. Passano i minuti, alla fine non si avverte nient’altro che il rumore dell’acqua scorrere, il fuoco crepitare nel caminetto e i lamenti di Kreacher da qualche parte nella casa. Dora si asciuga le mani su un vecchio straccio pieno di aloni scuri e lo getta su una sedia accomodandovisi, Sirius dondola sulla sua con lo sguardo puntato sul soffitto e le braccia incrociate dietro al capo perso nei suoi pensieri. Tonks si chiede se non sia arrivato il momento per lei di ritirarsi ma le parole che seguono dopo la bloccano sul posto perplessa.
“La mia fuga da Azkaban” sussurra lento Sirius.
Smette di dondolare e poggia i piedi per terra, ma continua a guardare in alto. Remus e Dora si scambiano un occhiata scioccata senza capire “cosa?” domanda la cugina scuotendo la sua chioma ora nera.
“Mi hai chiesto un ricordo felice che uso… La mia fuga da Azkaban!” gli risponde monocorde lui,
“la tua fuga…è felice?” domanda Lupin perplesso guardando la donna che alza le spalle
Sirius intreccia le mani sul grembo e comincia a raccontare “è un po’ difficile da spiegare…per tutti quegli anni ero stato rinchiuso un cubicolo minuscolo, era come essere sepolti vivi. Mi sembrava di non star nemmeno respirando” impallidisce e rabbrividisce, Dora comincia a provare pietà per lui “quando sono evaso…quando l’ho fatto, io…mi è sembrato di nascere, davvero, ero convinto di star nascendo da capo. È stato bellissimo” esala quasi estasiato. “Ho pianto di gioia, credo di aver passato ore racimolato su quella spiaggia a piangere, ero disperato e allo stesso tempo felice. Non so spiegarlo, era così e basta.” Deglutisce a fatica “per anni non avevo provato altro che dolore e disperazione ed ero annichilito, ma quando sono evaso ho sentito che potevo respirare di nuovo, potevo vivere. Non ho pensato né a James o a Peter o alla mia vendetta, solo a me stesso. Mi sono accorto di riuscire a provare di nuovo la felicità…non credevo ci sarei mai più riuscito. Ero felice di poter essere felice!” Rimangono in silenzio per qualche istante poi Sirius pare riprendersi, abbassa il capo e stringe i pugni in grembo “scusate, mi sono fatto trasportare” mugugna imbarazzato e Tonks corre ad abbracciarlo soffocandolo, Sirius ricambia teneramente l’abbraccio chiudendo gli occhi e stringendola.
È mezzanotte quando Dora prende finalmente la decisione di andarsene. Lupin e suo cugino l’accompagnano all’ingresso, afferra il giubbino e si stringe intorno al collo fin sotto al naso la sua sciarpa lilla. Remus le augura buona notte prima di salire al piano di sopra e con un po’ di malinconia Dora lo guarda salire le scale.
All’esterno la neve si è depositata completamente e ormai ricopre interamente Londra col suo manto candido, Sirius fuori alla porta saltella da un piede all’altro e si stringe nelle spalle per tentare di riscaldarsi “fammi sapere se vieni a Natale” le dice “ci organizziamo”. Tonks annuisce e fa per andarsene, ma prima che Sirius possa chiudere la porta lei lo ferma “Hey Sirius!” l’uomo la guarda, “grazie per esserti confidato con noi”
Sirius ghigna “mi dici chi ti piace?” domanda allegro
Tonks lo squadra male, “giuro che non ho raccontato quella storia per farti pietà e farmelo dire come “premio di consolazione” spiega subito mortificato
Dora sospira e una nuvoletta di condensa esce dalle sue labbra raffreddate, poi gli sussurra il nome all’orecchio e Sirius si illumina. “Tranquilla, da me non lo verrà mai a sapere!” la saluta con un sorriso prima di chiudere la porta.
E nella notte, sotto la neve Tonks si avviò verso casa.




 
   
 
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